Glencore ha inviato questo pomeriggio alle 18,30 una lettera di interesse per Alcoa al ministero dello Sviluppo economico. Secondo diverse fonti sindacali, l’inizio della trattativa è tuttavia subordinato alla rimozione di alcune condizioni giudicate “essenziali” dalla multinazionale svizzera.
I nodi rimangono tre: le tariffe elettriche, le infrastrutture, e l’efficientamento dell’impianto. In quest’ultimo caso si tratterebbe di rivedere anche la forza lavoro portando avanti una trattativa con i sindacati, che si sono già detti disponibili. Per quanto riguarda le infrastrutture, la soluzione sarebbe nella realizzazione del piano straordinario del Sulcis, che prevede tra l’altro il rilancio e l’adeguamento del porto. Da sciogliere ancora invece la questione energetica. Attualmente Alcoa grazie ad un trattamento particolare paga l’elettricità tra i 32 e i 35 euro a Mw. Una cifra che, secondo le stesse fonti, Glencore punterebbe ad ottenere anche per il futuro.
Con questi prezzi le industrie ad alto consumo energetico “sono destinate a sparire”, spiega il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi. “Quella dell’Alcoa -afferma- è una crisi legata a uno dei nodi del sistema Paese, che è appunto il costo dell’energia. Portovesme si può dunque salvare, ma solo se si trovano le condizioni per avere un’energia a prezzi competitivi. E volendo, si può fare”. Tutto sta dunque a volerlo, come sottolinea indirettamente anche il segretario della Cgil, Susanna Camusso. “Il nostro Paese -dichiara- non può permettersi di lasciare chiudere grandi imprese. Perchè quando si dice che c’è una luce in fondo al tunnel, bisognerebbe anche dire che tipo di Paese ci si immagina. Un Paese senza industria – sottolinea senza mezzi termini – è un’Italia che non ha futuro”.
La lettera di oggi fa riferimento alla precedente missiva inviata da Glencore il 12 aprile scorso e alle interlocuzioni già avute con il ministero. La multinazionale svizzera, riferiscono le fonti sindacali, dichiara il suo interesse per la fabbrica di Portovesme e si dice disponibile ad avviare una trattativa a patto che siano risolti i problemi che al momento ostacolano a suo parere l’investimento.
Il ministero dello Sviluppo Economico sta continuando a sondare potenziali investitori, anche riattivando i contatti con gruppi che già in precedenza avevano manifestato il loro interesse. Per quanto riguarda la Glencore, è in attesa di conoscere entro venerdì – come da impegno della società – se la multinazionale svizzera intende avviare il confronto con Alcoa per rilevare lo stabilimento di Portovesme.
Ma continua la protesta degli operai che da ieri stazionano sul silos dello stabilimento a 70 metri d’altezza. Gli operai e i sindacati presidiano l’area del silos comunicando via radio con i tre, che hanno passato la prima notte sfidando il vento e la pioggia. Pericolosamente attaccati alla ringhiera che circonda il solaio del serbatoio hanno spiegato ai giornalisti, prima di chiudersi in silenzio stampa, che” non scenderanno fino a quando Alcoa non darà garanzie sullo slittamento della procedura di fermata delle celle dei terzi blocchi”. Dopo la notizia di un interesse della Glencore, il presidente della Regione Sardegna, Ugo Cappellacci, in diretta Tv, ha chiesto ad Alcoa un congelamento della fermata delle celle elettrolitiche “per pochi giorni, perché questo non cambia nessuna prospettiva, neppure quella di Alcoa”, ha spiegato. Per i possibili acquirenti, invece, si tratterebbe di iniziare a produrre con difficoltà e maggiori costi per il riavvio. In Sardegna, intanto, si scatena anche la polemica politica sullo slittamento della seduta del Consiglio regionale dedicato alle crisi industriali dell’Isola e c’è chi chiede al Parlamento misure normative straordinarie per evitare la chiusura della fabbrica nel caso la cessione degli impianti non venga formalizzata. Nel frattempo i sindacati del Sulcis stanno mettendo a punto la trasferta di lunedì 10 a Roma. Circa 450 operai, 350 con il traghetto Tirrenia da Olbia per Civitavecchia, e i restanti 100 in aereo da Cagliari, si sposteranno da domenica 9 nella Capitale per un presidio, l’indomani, in concomitanza con la riunione decisiva al Mise. Adesioni alla mobilitazione arrivano da tutto il territorio: amministratori locali, commercianti, pastori e da semplici cittadini.
Lavoro & Precari
Spiragli per Alcoa, i sindacati: “La Glencore è interessata all’acquisizione”
La trattativa con la multinazionale svizzera è condizionata da tre nodi "essenziali": le tariffe elettriche, le infrastrutture e l’efficientamento dell’impianto. In quest’ultimo caso si tratterebbe di rivedere anche la forza lavoro portando avanti una trattativa con i sindacati, che si sono già detti disponibili
Glencore ha inviato questo pomeriggio alle 18,30 una lettera di interesse per Alcoa al ministero dello Sviluppo economico. Secondo diverse fonti sindacali, l’inizio della trattativa è tuttavia subordinato alla rimozione di alcune condizioni giudicate “essenziali” dalla multinazionale svizzera.
I nodi rimangono tre: le tariffe elettriche, le infrastrutture, e l’efficientamento dell’impianto. In quest’ultimo caso si tratterebbe di rivedere anche la forza lavoro portando avanti una trattativa con i sindacati, che si sono già detti disponibili. Per quanto riguarda le infrastrutture, la soluzione sarebbe nella realizzazione del piano straordinario del Sulcis, che prevede tra l’altro il rilancio e l’adeguamento del porto. Da sciogliere ancora invece la questione energetica. Attualmente Alcoa grazie ad un trattamento particolare paga l’elettricità tra i 32 e i 35 euro a Mw. Una cifra che, secondo le stesse fonti, Glencore punterebbe ad ottenere anche per il futuro.
Con questi prezzi le industrie ad alto consumo energetico “sono destinate a sparire”, spiega il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi. “Quella dell’Alcoa -afferma- è una crisi legata a uno dei nodi del sistema Paese, che è appunto il costo dell’energia. Portovesme si può dunque salvare, ma solo se si trovano le condizioni per avere un’energia a prezzi competitivi. E volendo, si può fare”. Tutto sta dunque a volerlo, come sottolinea indirettamente anche il segretario della Cgil, Susanna Camusso. “Il nostro Paese -dichiara- non può permettersi di lasciare chiudere grandi imprese. Perchè quando si dice che c’è una luce in fondo al tunnel, bisognerebbe anche dire che tipo di Paese ci si immagina. Un Paese senza industria – sottolinea senza mezzi termini – è un’Italia che non ha futuro”.
La lettera di oggi fa riferimento alla precedente missiva inviata da Glencore il 12 aprile scorso e alle interlocuzioni già avute con il ministero. La multinazionale svizzera, riferiscono le fonti sindacali, dichiara il suo interesse per la fabbrica di Portovesme e si dice disponibile ad avviare una trattativa a patto che siano risolti i problemi che al momento ostacolano a suo parere l’investimento.
Il ministero dello Sviluppo Economico sta continuando a sondare potenziali investitori, anche riattivando i contatti con gruppi che già in precedenza avevano manifestato il loro interesse. Per quanto riguarda la Glencore, è in attesa di conoscere entro venerdì – come da impegno della società – se la multinazionale svizzera intende avviare il confronto con Alcoa per rilevare lo stabilimento di Portovesme.
Ma continua la protesta degli operai che da ieri stazionano sul silos dello stabilimento a 70 metri d’altezza. Gli operai e i sindacati presidiano l’area del silos comunicando via radio con i tre, che hanno passato la prima notte sfidando il vento e la pioggia. Pericolosamente attaccati alla ringhiera che circonda il solaio del serbatoio hanno spiegato ai giornalisti, prima di chiudersi in silenzio stampa, che” non scenderanno fino a quando Alcoa non darà garanzie sullo slittamento della procedura di fermata delle celle dei terzi blocchi”. Dopo la notizia di un interesse della Glencore, il presidente della Regione Sardegna, Ugo Cappellacci, in diretta Tv, ha chiesto ad Alcoa un congelamento della fermata delle celle elettrolitiche “per pochi giorni, perché questo non cambia nessuna prospettiva, neppure quella di Alcoa”, ha spiegato. Per i possibili acquirenti, invece, si tratterebbe di iniziare a produrre con difficoltà e maggiori costi per il riavvio. In Sardegna, intanto, si scatena anche la polemica politica sullo slittamento della seduta del Consiglio regionale dedicato alle crisi industriali dell’Isola e c’è chi chiede al Parlamento misure normative straordinarie per evitare la chiusura della fabbrica nel caso la cessione degli impianti non venga formalizzata. Nel frattempo i sindacati del Sulcis stanno mettendo a punto la trasferta di lunedì 10 a Roma. Circa 450 operai, 350 con il traghetto Tirrenia da Olbia per Civitavecchia, e i restanti 100 in aereo da Cagliari, si sposteranno da domenica 9 nella Capitale per un presidio, l’indomani, in concomitanza con la riunione decisiva al Mise. Adesioni alla mobilitazione arrivano da tutto il territorio: amministratori locali, commercianti, pastori e da semplici cittadini.
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Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Vogliamo il pilastro europeo dell'Alleanza atlantica e non lo delegheremo alla Francia e alla Gran Bretagna". Lo ha affermato il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, nella dichiarazione di voto sulle risoluzioni presentate sulle comunicazioni del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo. "Per avere i granai pieni -ha aggiunto- bisogna avere gli arsenali pieni, la difesa è la premessa della libertà e della democrazia".
Bruxelles, 18 mar. - (Adnkronos) - Le sedici aziende dell’Alleanza “Value of Beauty”, lanciata a febbraio 2024, hanno presentato a Bruxelles uno studio commissionato a Oxford Economics sull’impatto socioeconomico del settore. Il Gruppo L’Oréal, Kiko Milano, Beiersdorf, Iff, e altri grandi marchi dell’industria vogliono inserirsi nello spiraglio aperto dalla Commissione europea per favorire la semplificazione normativa in vari ambiti, e per chiedere un dialogo strategico sul futuro del settore, come già successo per agricoltura e automotive.
Il settore guarda con attenzione alle proposte su una legge europea vincolante per le biotecnologie e alla strategia per la bioeconomia, che la Commissione si impegna a presentare entro la fine dell’anno. Ma guarda con attenzione anche agli sviluppi nelle relazioni commerciali in Occidente alla luce della recente entrata in vigore dei dazi di Washington sull’import dall’Unione europea.
“Cinque delle sette più grandi aziende del settore hanno la loro sede nell’Ue”, ha sottolineato l’amministratore delegato del Gruppo L’Oréal, Nicolas Hieronimus.
A Bruxelles i sedici membri dell’Alleanza chiedono politiche per la produzione sostenibile di ingredienti e la formazione di personale per sbloccare il potenziale del settore. Un aspetto legato, secondo l’amministratore delegato di Kiko Milano, Simone Dominici, all’impatto positivo che la cura del corpo e dell’estetica ha sull’autostima e sulla salute mentale dei consumatori. Aspetti non trascurati dallo studio dell’Oxford Economics presentato all’ombra dei palazzi delle istituzioni europee. Il rapporto mostra che la spesa dei consumatori nell’Ue per i prodotti di bellezza e cura della persona ha superato i 180 miliardi di euro e dato lavoro a oltre tre milioni di persone, un numero che supera il totale della forza lavoro presente in 13 Stati membri dell’Ue. Troppi anche gli oneri per l'industria della cosmetica che rendono necessaria una revisione della direttiva sulle acque reflue. Forte dei 496 milioni di euro generati ogni giorno e dei 3,2 milioni di posti di lavoro, la cordata dei grandi nomi dell’industria della bellezza chiede che tutti i settori che contribuiscono ai microinquinanti nelle acque siano ritenuti responsabili, in linea con il principio “chi inquina paga”.
I riflettori dell’Alleanza, che guarda anche agli interessi di tutti gli attori della filiera - dagli agricoltori ai vetrai, importanti nella catena del valore quanto le case di fragranze - sono rivolti in primis sull’attesa revisione del regolamento Reach (Regulation on the registration, evaluation, authorisation and restriction of chemicals), che regolamenta le sostanze chimiche autorizzate e soggette a restrizione nell’Unione europea. L’Alleanza chiede che a questa iniziativa, annunciata nel 2020 come parte del pacchetto sul Green deal, si aggiunga anche una revisione del regolamento sui prodotti cosmetici.
L’appello ha come obiettivo la riduzione degli oneri amministrativi e lo stimolo all'innovazione, senza sacrificare l’approccio basato sul rischio per la salute e la responsabilità per la tutela dell’ambiente. Trasmette ottimismo l’iniziativa della Commissione di considerare delle esenzioni per alcune imprese colpite dalla direttiva della diligenza dovuta che imponeva oneri considerati sproporzionati alle piccole e medie imprese, la colonna portante del settore.
“Vogliamo impiegare più tempo alla sostenibilità, piuttosto che alla rendicontazione amministrativa”, è stato l’appello degli amministratori delegati durante la conferenza stampa che ha preceduto gli incontri istituzionali al Parlamento europeo, tra cui quello con la presidente dell’istituzione, Roberta Metsola. Lo studio presentato dimostra che una parte consistente della cura per la sostenibilità ambientale passa anche dalla cosmetica. L’Oréal ha già annunciato che entro il 2030 il 100% della plastica utilizzata nelle confezioni sarà ottenuta da fonti riciclate o bio-based.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Mandare soldati in Ucraina mentre ci sono i bombardamenti è una pazzia e l'Italia non farà questa scelta". Lo ha affermato il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, nella dichiarazione di voto sulle risoluzioni presentate sulle comunicazioni al Senato del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Gli inglesi sono usciti dall'Europa e adesso ci convocano una volta a settimana, facessero domanda per rientrare nell'Unione europea". Lo ha affermato il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, nella dichiarazione di voto sulle risoluzioni presentate sulle comunicazioni al Senato del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Dei Servizi segreti non si parla nell'Autogrill, si parla nel Copasir, io all'Autogrill ci vado a comprare il panino". Lo ha affermato il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, nella dichiarazione di voto sulle risoluzioni presentate sulle comunicazioni al Senato del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Da oggi sono autorizzato a dire che la Meloni non smentisce l'utilizzo di intercettazioni preventive nei confronti di un giornalista che attacca il Governo. È una cosa enorme, che ha a che fare con la dignità delle Istituzioni. Se non vi rendete conto che su questa cosa si gioca il futuro della libertà, allora sappiate che c'è qualcuno che lascia agli atti questa frase, perchè quando intercetteranno voi, in modo illegittimo, con i trojan illegali, saremo comunque dalla vostra parte per difendere il vostro diritto di cittadini, mentre voi oggi vi state voltando dal'altra parte". Lo ha affermato Matteo Renzi nella sua dichiarazione di voto sulle risoluzioni sulle comunicazioni al Senato del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo.
"Giorgia Meloni va al Consiglio europeo senza una linea, senza sapere da che parte stare, senza aver avuto il coraggio di rispondere a quella frase che lei stessa aveva detto: 'come diceva Pericle la felicità consiste nella libertà e la libertà dipende dal coraggio'. Se la felicità e la libertà dipendono dal coraggio, Giorgia Meloni -ha concluso l'ex premier- non è felice, non è libera".
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Proprio perché sono una patriota metterò questa nazione in sicurezza, perché come dice la nostra Costituzione difendere la Patria è un sacro dovere del cittadino". Lo ha affermato il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nella replica al Senato sulle comunicazioni in vista del prossimo Consiglio europeo.