Acquisti senza un limite prefissato, ma con una stretta condizionalità. Sono due dei punti chiave del piano Outright Monetary Transactions (Omt) della Banca Centrale europea per sostenere i Paesi in difficoltà comprandone i titoli di Stato, che è stato approvato stamattina dall’atteso direttivo dell’Eurotower a voto non unanime. Una sola, però, la voce fuori dal coro ed è facile indovinare quale, come ha suggerito lo stesso Mario Draghi al termine della riunione. E cioè quella del presidente della Bundesbank che nelle scorse settimane aveva ingaggiato un duro braccio di ferro con Draghi proprio sul varo di questo piano. Al punto da minacciare le dimissioni che erano rientrate solo in vista del direttivo di oggi dove Jens Weidmann si riprometteva di far valere la sua posizione, ma che ora potrebbero tornare di stretta attualità.
Tuttavia per Draghi, che difende fermamente la legittimità della decisione e, quindi, della sua posizione a tutela “dell’integrità della politica monetaria dell’Eurozona”, “l’accusa di liralizzazione dell’euro è una caricatura: il voto è stato quasi unanime e dimostra che non è una posizione sentita solo dai Paesi meridionali”. Il programma di acquisto di titoli di Stato sul mercato secondario della Bce “ci permetterà di affrontare le gravi distorsioni nel mercato dei bond governativi che hanno origine, in particolare, da timori ingiustificati da parte degli investitori sulla reversibilità dell’euro”, ha assicurato il numero uno dell’Eurotower ricordando che ”l’acquisto diretto di bond è previsto dall’articolo 18 dello statuto” della Bce e precisando che si tratta di uno strumento a disposizione della politica monetaria.
IL PIANO. Quanto ai dettagli del piano, la ”dimensione” degli acquisti di titoli con scadenza tra uno e tre anni sarà “adeguata al conseguimento degli obiettivi: non ci saranno limiti quantitativi ex ante”, saranno sulla parte breve della curva dei rendimenti e verranno sterilizzati. Dettagli che erano trapelati ieri e che avevano suscitato il niet parziale del cancelliere tedesco, Angela Merkel. L’Eurotower, che ha deciso anche di ampliare le garanzie che le banche possono fornire in cambio di liquidità, comprerà titoli in quantità adeguate “al conseguimento degli obiettivi”. Le operazioni non avranno però come obiettivo riportare i tassi di finanziamento pagati da Italia e Spagna sotto un limite specifico “perché la riparazione dei meccanismi di trasmissione di politica monetaria è un concetto complesso. Dovremo considerare una varietà di questioni. Il livello dei rendimenti è certamente una di queste ma ci sono anche gli spread e i credit default swap e, più in generale le condizioni di liquidità”.
Gli interventi dovranno essere accompagnati da analoghe operazioni sul mercato primario da parte del fondo salva-Stati Efsf e del suo successore Esm, previo il via libera della Corte costituzionale tedesca il cui verdetto è atteso per il 12 settembre e, in casi da decidere singolarmente, da un’eventuale sostegno del Fondo Monetario Internazionale. Un altro punto fondamentale è costituito dalla rinuncia dello status di creditore privilegiato da parte di Francoforte, come era avvenuto nel caso della Grecia. Ciò dovrebbe evitare un allontanamento degli investitori privati dal mercato del debito. Il numero uno dell’Eurotower ha inoltre promesso più trasparenza: quantità, valore, provenienza e scadenza dei titoli acquistati verranno comunicati con intervalli mensili o settimanali.
LA CONDIZIONALITA’. Altro punto essenziale, la condizionalità: la Bce interromperà le proprie azioni di acquisto titoli in caso di mancato rispetto degli accordi da parte dei Paesi. “Abbiamo dato un contesto di condizionalità ai governi e il consiglio direttivo manterrà la propria indipendenza in merito ai criteri”, ha garantito Draghi spiegando che “la condizionalità degli interventi della Bce non è stata ideata per spingere verso le riforme Paesi specifici, in particolare l’Italia o la Spagna, ma in un quadro più generale”. L’impegno dei governi alle riforme e la realizzazione dei programmi concordati, infatti “sono elementi necessari perché la Bce possa intervenire sui bond”. “Occorre cercare il coinvolgimento del Fondo monetario internazionale”, ha poi chiosato riferendosi in particolare al monitoraggio dei paesi aiutati e precisando, casomai ce ne fosse stato bisogno, che “le pressioni esterne non hanno nessun peso sulle decisioni prese. Bisogna pensare con la propria testa: l’Istituto Centrale manterrà la propria indipendenza”. Infine l’ultima dose di ottimismo: “questa volta l’intervento della Bce, che evidenzia molte differenze con i programmi precedenti, funzionerà“, ha garantito.
LE REAZIONI. E gli investitori sembrano avergli creduto, visto che mentre parlava gli interessi dei titoli di Stato dei Paesi considerati più a rischi hanno ingranato la retro. Spagna in testa con il Bonos che ha chiuso al 5,96%, per uno spread sul Bund (in lievissimo rialzo, non paragonabile alla discesa dei titoli spagnoli) di 440 punti. In decisa discesa anche i rendimenti del Btp decennale al 5,24%, che ha portato lo spread a quota 368 punti. Euforiche, poi, le Borse, con Piazza Affari in gran spolvero per un rialzo finale del 4,31 per cento. Ignorato, quindi, il peggioramento delle stime di crescita nell’Eurozona per il 2012 e per il 2013. “Le previsioni di settembre dello staff macroeconomico della Bce per l’area euro – ha annunciato Draghi – prevedono una contrazione del Pil su base annua tra lo 0,6 e lo 0,2% per il 2012”, mentre per il 2013 il Prodotto interno lordo dovrebbe variare tra “un meno 0,4% e un +1,4%”. Draghi dunque prevede che la crescita economica dell’area euro resterà “debole, con le tensioni in corso sui mercati finanziari ed un’accresciuta incertezza che pesa sulla fiducia”. L’inflazione, poi, resterà sopra il 2% per tutto il 2012. “A causa dei prezzi dell’energia e dell’aumento delle tasse indirette in alcuni Paesi dell’area euro – ha detto Draghi – ci aspettiamo che i tassi di inflazione restino sopra il 2% durante il 2012, per scendere sotto quel livello di nuovo nel corso del prossimo anno”.
”La Bce agisce in modo indipendente, nel quadro del suo mandato e del suo statuto. E’ la Bce che è responsabile della stabilità, del valore della moneta e che prende le decisioni opportune”, ha nel frattempo commentato Angela Merkel, al termine dell’incontro alla Moncloa con il premier spagnolo Mariano Rajoy. “Tutte le misure che servono la stabilità monetaria, come quelle della Bce, non possono sostituire le azioni politiche”, ha aggiunto.
A pochi minuti dall’annuncio di Draghi il ministro dell’Economia tedesca Philipp Roesler ha invece ribadito come la priorità debba restare l’avvio di riforme nei Paesi in crisi. “L’acquisto di titoli da parte della Bce non deve essere una soluzione a lungo termine” ha commentato. “La cosa più importante resta quella di imporre condizioni a questo acquisto temporaneo di titoli: condizioni che devono essere definite al più presto possibile per i singoli Paesi”.
Positiva, invece, la risposta del Fondo Monetario Internazionale che “accoglie con favore” la decisione della Banca Centrale Europea di varare un nuovo programma di acquisto titoli. Lo ha sottolineato il direttore dell’Fmi Christine Lagarde che ribadisce la “disponibilità del Fondo a cooperare” a tale intervento “all’interno del nostro quadro normativo”. La Lagarde evidenzia poi come “una decisiva attuazione di questo nuovo programma di interventi contribuirà a riparare i canali di trasmissione monetaria e a sostenere lo sforzo dei singoli Paesi per assicurarsi finanziamenti a costi ragionevoli nel momento in cui intraprendono impegnativi aggiustamenti macroeconomici”. L’azione della Bce, conclude, “è un passo importante per il rafforzamento della stabilità e della crescita nell’Eurozona”.
Non ha tardato ad arrivare anche una formalizzazione dello scontento della Bundesbank, con Weidmann che si è detto “contrario al piano di acquisti illimitati di titoli di Stato da parte della Bce”. Lo ha detto la Banca centrale tedesca in una nota, precisando che il piano “potrebbe far slittare le riforme” nei Paesi a rischio. Per il numero uno della Bundesbank il piano annunciato da Draghi “è in pratica un finanziamento ai Paesi stampando banconote”. La politica monetaria, prosegue il comunicato, “rischia di essere assoggettata a politiche di bilancio. Non deve essere permesso al piano di acquisti di titoli di mettere in pericolo la capacità della politica monetaria di salvaguardare la stabilità dei prezzi nell’Eurozona”.
Reazioni positive ma con distinguo, invece, da parte dell’Europarlamento: “Questa decisione coraggiosa è un passo in avanti fondamentale”, ha dichiarato il presidente Martin Schulz, avvertendo però che non è “una panacea”.