Un’imbarcazione di migranti è naufragata al largo delle coste occidentali della Turchia e 61 di loro sono morti, la metà erano bambini. L’incidente è avvenuto intorno alle 5 di mattina, le 4 in Italia, a 100 metri dalla riva vicino all’isola di Samos, Grecia.
Il bilancio della sciagura si è aggravato con il passare delle ore. Inizialmente infatti, Tahsin Kurtbeyoglu, viceprefetto di Menderes, un distretto della provincia di Izmir dove si è verificato il naufragio, aveva riferito che erano “stati ripescati 21 cadaveri mentre 45 persone, tra cui due membri dell’equipaggio” erano stati tratti “in salvo”. In serata sono arrivati i dati definitivi: i piccoli morti sono, secondo le prime ricostruzioni, 31 tra i quali 3 neonati; gli adulti 30, anche se proseguiranno per tre giorni le ricerche di altre possibili vittime e magari di qualche sopravvissuto. Gli scampati sono 46 inclusi il capitano e il suo secondo, entrambi turchi ed entrambi arrestati. Stipati, come sempre, in un peschereccio di 20 metri, sono finiti sugli scogli di Ahmetbeyli, piccola località turca all’altezza di Smirne, da dove si vedeva già Samos, isola greca e già Europa, porta d’ingresso verso Paesi più ricchi e, era la speranza dei migranti, in grado di accoglierli.
L’Alto commissariato per i rifugiati dell’Onu (Unhcr) esprime “cordoglio per questa ennesima tragedia del mare che colpisce profondamente anche perchè, da quanto si apprende, i naufraghi sarebbero cittadini iracheni e siriani in fuga dal conflitto”. Secondo la portavoce Laura Boldrini “è dunque tanto più inappropriato e fuorviante riferirsi alle vittime di questo naufragio come clandestini”. Boldrini si rivolge in particolare ai mezzi d’informazione, visto che “purtroppo i media continuano a non prestare la dovuta attenzione al linguaggio che invece è determinante nella percezione del fenomeno migratorio”. Infatti “clandestino – conclude la portavoce – è una parola piena di pregiudizio tanto più inopportuna in una situazione come questa. Non a caso tutti i media internazionali parlano di 58 rifugiati morti, solo quelli italiani li definiscono clandestini”.