I tre operai lasciano il silo. E Alcoa chiude. Dopo aver valutato le possibili offerte, alla fine non si è trovato un acquirente. ”Dal 1 agosto non abbiamo ricevuto nessuna nuova e concreta manifestazione di interesse da parte di potenziali acquirenti dell’impianto Alcoa di Portovesme”. Lo ribadisce la multinazionale statunitense parlando del rincorrersi, in questi giorni, “di una grande quantità di congetture e commenti”. L’azienda ricorda che “ha condotto un processo di vendita che si è concluso il 31 agosto senza tuttavia arrivare a firmare una lettera di intenti con un soggetto interessato all’acquisto dello smelter”.
Il processo, spiega Alcoa in una nota, “è stato accurato e corretto, abbiamo dato aggiornamenti sui nostri progressi nel corso di riunioni con tutte le parti interessate in maggio, luglio e agosto, durante le quali tutti sono stati liberi di fare domande. All’inizio diversi potenziali acquirenti hanno preso in considerazione la possibilità di acquisto, ma l’elenco si è poi ridotto a solo due aziende che hanno poi dato indicazioni preliminari scritte di interesse. Ad entrambe abbiamo dato il pieno accesso ai nostri dati, allo smelter e al suo personale così da consentire alle due società di fornire manifestazioni finali scritte di interesse, che sono arrivate entrambe a giugno”.
Una di queste offerte è stata rifiutata perché, argomenta l’azienda, le condizioni poste “erano irrealistiche in materia di fornitura di energia e perché estremamente costose per Alcoa. Siamo andati avanti con l’altra, nella speranza di poter arrivare alla stesura di una lettera di intenti, ma il processo è fallito senza arrivare alla firma prima del 31 agosto”. Il 1 settembre è quindi arrivata la comunicazione ai sindacati per l’inizio del processo di chiusura. “Una volta conclusa la chiusura della maggior parte delle unità produttive, provvederemo alla corretta manutenzione dello smelter – assicura Alcoa – così che sia pronto a essere riavviato da un altro operatore, nel caso si facesse avanti. Manterremo lo smelter in questa condizione per un altro anno – ribadisce la multinazionale – e continueremo a impiegare i nostri dipendenti fino alla fine del 2012. Per mantenere viva questa possibilità – conclude Alcoa -, è di vitale importanza portare avanti il processo di chiusura in modo ordinato e tempestivo secondo il piano definito dal management dello stabilimento”.
La protesta degli operai sul silo a 70 metri di altezza andava avanti da quattro giorni. Uno di loro è cardiopatico, e aveva già accusato un malore. “In un primo momento il nostro collega non voleva scendere”, ha riferito Rino Barca della Cisl. “Ci ha detto che l’avrebbe fatto soltanto assieme agli altri due compagni, i quali, per solidarietà, sono venuti giù con lui”. L’operaio è stato accompagnato dai colleghi da un medico di fiducia per essere visitato.
Ma il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, ci sono state “un po’ troppe esternazioni che danno per scontato che si potrebbe cessare l’attività. Noi non pensiamo che si possa cessare”.
Confermata la linea dura nella lotta in attesa della riunione al Mise di lunedì: previsto il blocco degli straordinari e sciopero di 24 ore. Niente prestazioni straordinarie per i lavoratori diretti e per quelli delle imprese d’appalto, con il blocco di tutte le attività, ad eccezione delle emergenze.
Lavoro & Precari
Alcoa, nessun nuovo acquirente. Gli operai si arrendono
L’azienda ricorda che “ha condotto un processo di vendita che si è concluso il 31 agosto senza tuttavia arrivare a firmare una lettera di intenti con un soggetto interessato all’acquisto dello smelter”. I lavoratori, che da giorni manifestavano, hanno deciso di lasciare il silos che occupavano
I tre operai lasciano il silo. E Alcoa chiude. Dopo aver valutato le possibili offerte, alla fine non si è trovato un acquirente. ”Dal 1 agosto non abbiamo ricevuto nessuna nuova e concreta manifestazione di interesse da parte di potenziali acquirenti dell’impianto Alcoa di Portovesme”. Lo ribadisce la multinazionale statunitense parlando del rincorrersi, in questi giorni, “di una grande quantità di congetture e commenti”. L’azienda ricorda che “ha condotto un processo di vendita che si è concluso il 31 agosto senza tuttavia arrivare a firmare una lettera di intenti con un soggetto interessato all’acquisto dello smelter”.
Il processo, spiega Alcoa in una nota, “è stato accurato e corretto, abbiamo dato aggiornamenti sui nostri progressi nel corso di riunioni con tutte le parti interessate in maggio, luglio e agosto, durante le quali tutti sono stati liberi di fare domande. All’inizio diversi potenziali acquirenti hanno preso in considerazione la possibilità di acquisto, ma l’elenco si è poi ridotto a solo due aziende che hanno poi dato indicazioni preliminari scritte di interesse. Ad entrambe abbiamo dato il pieno accesso ai nostri dati, allo smelter e al suo personale così da consentire alle due società di fornire manifestazioni finali scritte di interesse, che sono arrivate entrambe a giugno”.
Una di queste offerte è stata rifiutata perché, argomenta l’azienda, le condizioni poste “erano irrealistiche in materia di fornitura di energia e perché estremamente costose per Alcoa. Siamo andati avanti con l’altra, nella speranza di poter arrivare alla stesura di una lettera di intenti, ma il processo è fallito senza arrivare alla firma prima del 31 agosto”. Il 1 settembre è quindi arrivata la comunicazione ai sindacati per l’inizio del processo di chiusura. “Una volta conclusa la chiusura della maggior parte delle unità produttive, provvederemo alla corretta manutenzione dello smelter – assicura Alcoa – così che sia pronto a essere riavviato da un altro operatore, nel caso si facesse avanti. Manterremo lo smelter in questa condizione per un altro anno – ribadisce la multinazionale – e continueremo a impiegare i nostri dipendenti fino alla fine del 2012. Per mantenere viva questa possibilità – conclude Alcoa -, è di vitale importanza portare avanti il processo di chiusura in modo ordinato e tempestivo secondo il piano definito dal management dello stabilimento”.
La protesta degli operai sul silo a 70 metri di altezza andava avanti da quattro giorni. Uno di loro è cardiopatico, e aveva già accusato un malore. “In un primo momento il nostro collega non voleva scendere”, ha riferito Rino Barca della Cisl. “Ci ha detto che l’avrebbe fatto soltanto assieme agli altri due compagni, i quali, per solidarietà, sono venuti giù con lui”. L’operaio è stato accompagnato dai colleghi da un medico di fiducia per essere visitato.
Ma il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, ci sono state “un po’ troppe esternazioni che danno per scontato che si potrebbe cessare l’attività. Noi non pensiamo che si possa cessare”.
Confermata la linea dura nella lotta in attesa della riunione al Mise di lunedì: previsto il blocco degli straordinari e sciopero di 24 ore. Niente prestazioni straordinarie per i lavoratori diretti e per quelli delle imprese d’appalto, con il blocco di tutte le attività, ad eccezione delle emergenze.
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Il Cairo, 18 mar. (Adnkronos/Afp) - Il ministero degli Esteri egiziano ha condannato gli attacchi aerei notturni condotti da Israele sulla Striscia di Gaza, definendoli una "flagrante violazione" del cessate il fuoco entrato in vigore il 19 gennaio.
Gli attacchi costituiscono una "pericolosa escalation che rischia di avere gravi conseguenze per la stabilità della regione", si legge nella dichiarazione dell'Egitto, che ha mediato il cessate il fuoco a Gaza insieme al Qatar e agli Stati Uniti.
Varsavia, 18 mar. (Adnkronos) - Polonia, Estonia, Lettonia e Lituania vogliono ritirarsi dall'accordo internazionale che mette al bando le mine antiuomo, noto anche come Trattato di Ottawa. "Le minacce militari agli Stati membri della Nato che confinano con Russia e Bielorussia sono aumentate in modo significativo - si legge in una dichiarazione rilasciata dai ministri della Difesa di quattro Paesi - Riteniamo che nell'attuale contesto di sicurezza sia fondamentale garantire alle nostre forze di difesa flessibilità e libertà di scelta per utilizzare potenzialmente nuovi sistemi e soluzioni d'arma per rafforzare la difesa del vulnerabile fianco orientale dell'Alleanza".
Il Trattato di Ottawa del 1997 è sottoposto a crescenti pressioni a causa della guerra di Mosca contro l'Ucraina, mentre gli Stati in prima linea stanno rafforzando i loro confini con la Russia. All'inizio del mese, il primo ministro polacco Donald Tusk ha detto che la Polonia avrebbe iniziato a prendere misure per uscire dal trattato. I quattro Paesi avevano a lungo meditato un ritiro e volevano prendere una decisione regionale congiunta. Si tratta di un segnale politico per Mosca, più che del riflesso di un'immediata necessità militare, sottolinea Politico.
"Le decisioni riguardanti la Convenzione di Ottawa dovrebbero essere prese in solidarietà e coordinamento all'interno della regione. Allo stesso tempo, al momento non abbiamo piani per sviluppare, immagazzinare o utilizzare mine antiuomo precedentemente vietate", ha affermato il ministro della Difesa estone Hanno Pevkur. All'inizio del mese, il capo di stato maggiore della difesa lettone, il maggiore generale Kaspars Pudāns, ha dichiarato a Politico che le priorità del Paese restano le mine anticarro e i proiettili di artiglieria. Il ministro della Difesa finlandese Antti Hakkanen ha affermato che anche Helsinki sta valutando la possibilità di abbandonare il Trattato, ma non è tra i firmatari della dichiarazione odierna.
Washington, 18 mar. (Adnkronos/Afp) - Israele "deve immediatamente e completamente" cessare la colonizzazione nella Cisgiordania occupata ed "evacuare tutti i coloni". Lo ha dichiarato l'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Volker Türk in un a nota, aggiungendo che "il trasferimento di Israele di parti della popolazione civile nel territorio che occupa costituisce un crimine di guerra".
Ankara, 18 mar. (Adnkronos/Afp) - La Turchia ha definito l'ondata di nuovi attacchi di Israele a Gaza come "una nuova fase" della sua "politica di genocidio", affermando che il governo del primo ministro Benjamin Netanyahu ha sfidato l'umanità violando il diritto internazionale.
"Il massacro di centinaia di palestinesi negli attacchi israeliani a Gaza... dimostra che la politica di genocidio del governo Netanyahu è entrata in una nuova fase", ha affermato il ministero degli Esteri turco in una nota.
Washington, 18 mar. (Adnkronos/Afp) - L'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani Volker Turk si è detto "inorridito" dalla ripresa dei bombardamenti israeliani sulla Striscia di Gaza, che hanno provocato molte vittime, e ha chiesto che "l'incubo finisca immediatamente".
"L'unica via da seguire è una soluzione politica, coerente con il diritto internazionale. L'uso di una forza militare ancora maggiore da parte di Israele non farà altro che accumulare ulteriore miseria su una popolazione palestinese che già soffre di condizioni catastrofiche", ha scritto Turk in una nota.
Roma, 18 mar (Adnkronos) - "Il governo italiano - che per bocca di Crosetto evita accuratamente di attribuire la rottura della tregua al rifiuto di Israele di passare alla seconda fase dell'accordo che prevedeva il ritiro delle sue truppe e alla violazione della tregua con il blocco umanitario e continue attacchi - abbia il coraggio di condannare l'ormai evidente piano di sterminio di Netanyahu, chiedendo all'Unione europea di imporrare sanzioni economiche e diplomatiche a Israele, interrompendo ogni rapporto commerciale e finanziario, ogni consegna di fornitura militare e richiamando tutti gli ambasciatori europei come strumento di pressione diplomatica sul governo Netanyahu". Lo dicono i capigruppo M5s delle commissioni Esteri di Camera e Senato Francesco Silvestri e Bruno Marton.
"L'Europa che aspira a una sua autonomia strategica abbia il coraggio di smarcarsi dalla posizione degli Stati Uniti apertamente schierati con gli estremisti criminali che guidano Israele", aggiungono.
Milano, 18 mar. (Adnkronos) - "Vengo spesso interpellato dai media, in questi giorni, sulla nuova vicenda Sempio sulla quale non posso parlare perché la Procura non mi ha ancora abilitato al deposito della nomina al contrario, almeno da quanto leggo dalla Cassazione, sembra aver interloquito con la difesa Stasi". Lo precisa all'Adnkronos Gian Luigi Tizzoni, legale della famiglia di Chiara Poggi uccisa a Garlasco il 13 agosto 2007.
Si tratta di un atto necessario affinché l'avvocato della famiglia della vittima possa costituirsi parte offesa nel procedimento che riguarda Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara, indagato per omicidio. La Procura di Pavia, dopo una prima archiviazione, ha riaperto le indagini sul trentasettenne per un delitto che ha già portato alla condanna in via definitiva a 16 anni di carcere per l'allora fidanzato Alberto Stasi. Ora, senza quella nomina, la parte offesa - cioè i consulenti della famiglia Poggi - non potranno partecipare alla rilettura delle analisi sul Dna trovato sotto le unghie di Chiara Poggi o sul dispenser portasapone del bagno dove, per le sentenze, si lava l'assassino.