Continua la lenta ritirata dell’ideologia liberista. Nel Novembre 2011, com’è noto, la strategia annunciata da Monti fu: ‘Austerità e Riforme Strutturali’.

Fece tre promesse :

  1. Abbatteremo gli spread, in fretta

  2. Non ci sarà nessuna grave recessione

  3. Il PIL potenziale – la capacità produttiva – aumenterà anche dell’11%

Corollari della strategia: non c’è bisogno di chiedere

  • BCE nel ruolo di ‘prestatore di ultima istanza’

  • politiche di stimolo della domanda “effimere”.

Risultati conseguiti.

  1. SPREAD – Monti (20 Luglio): “Era nostra speranza che sia il risanamento che le riforme strutturali generassero gli effetti positivi sui mercati in termini di riduzione dello spread e dei tassi… purtroppo, questa è la principale delusione, questo movimento in discesa c’è stato (solo grazie ai soldi-tampone della BCE, ndr) ma si è prima arrestato e poi addirittura invertito 

  1. CRESCITA – Monti, 2 Maggio : all’Italia «non basterà poco tempo, per quanto possano essere brillanti i governi, perché la nostra scarsa crescita deriva da peculiarità culturali del nostro Paese», e “non si realizza senza interventi radicali… che non sono stati fatti per decenni». Ma ora Monti ci dice che i provvedimenti per gli obiettivi (1) e (3) “hanno aggravato una congiuntura già difficile (lui la chiama “rallentamento”). Lui sapeva: “Solo uno stolto poteva pensare” il contrario. 

  1. Almeno, la capacità produttiva del paese sta crescendo?! I sacrifici non sono vani?! Vediamo. 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il ‘rallentamento’ ha provocato il crollo degli investimenti. Le imprese riducono la capacità produttiva: perché rinnovare i macchinari quando non ci sono clienti

L’effetto sulla sostenibilità del debito pubblico emerge nel grafico qui sotto (dati mensili). Per anni, fino al 2008, il debito è cresciuto assieme al PIL, restando a un livello poco superiore. Con la crisi globale, il crollo della domanda ha fermato la crescita del PIL (nominale). La divaricazione fra debito e PIL ha reso il primo insostenibile. Si noti negli ultimi sei mesi (Gen–Giu 2012) l’accelerazione impressa al debito dagli spread, mentre la recessione piega il reddito nazionale.

debito pubblico e pil

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 Cosa si poteva fare in alternativa? Austerità, ma ad impatto ritardato. Sostegno alla domanda con politiche a impatto zero sul bilancio. Soprattutto, un vero leader avrebbe indicato con chiarezza all’Europa una via d’uscita (e i guadagni di ciascuno); avrebbe aperto un dibattito su soluzioni efficaci, confidando che il tempo sarebbe stato galantuomo.

Ora Monti è in mezzo a un guado. Sarà attaccato a causa della sua sincerità. Ma la sua sincerità ci può salvare. Nel Vangelo leggo: “La verità vi farà liberi”. Nessun altro, nell’élite al potere, sembra in grado di dire la verità: né Alfano, né Bersani, né Casini, né Napolitano, né Montezemolo, né i grandi giornali. La verità è che il c.d. “breve termine” si sta dimostrando più lungo, le sue conseguenze più nefaste, di quanto non credessero Monti e Draghi. Chi era quello che diceva: “Nel lungo termine, siamo tutti morti”?

Monti dice e non dice, minimizza, chiede alle parti sociali di togliere le castagne dal fuoco; perché non vuole trarne le conseguenze. Ma se dicesse: “Mi sono sbagliato, è colpa mia”. Se ne traesse le conseguenze di politica economica. Se presentasse all’Europa un “Piano Verità” keynesiano – cioè incentrato sul c.d. ‘breve termine’ che breve non è, sulla domanda, sul PIL. Se ne traesse le conseguenze anche sul piano della governance europea, anche per fermare definitivamente gli spread. In quel caso, l’impatto sarebbe enorme. Un uomo che ammette i suoi errori pubblicamente acquista una forza straordinaria. Se vede chiaro, diventa leader. In caso contrario, si vada subito a votare. Non si sprechi quest’ultimo periodo di relativa calma procurato dalla BCE.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

La Corte tedesca agevola i tassi dell’asta di Bot e il Tesoro incassa 12 miliardi

next
Articolo Successivo

Elkann: “Fiat guadagna”. Ma Mirafiori torna in cassa integrazione

next