Avere 24 anni ed essere già assessore alla polizia municipale, sicurezza e immigrazione. Accade alla giovanissima amministratrice romagnola Martina Monti, nata nel 1988 a Lugo ed entrata in giunta a Ravenna con il sindaco Fabrizio Matteucci dopo aver iniziato a far politica nell’Italia dei Valori. Ma dall’insediamento a Palazzo Merlato, avvenuto dopo la vittoria dell’attuale primo cittadino, eletto nel maggio 2011 al primo turno con quasi il 55% dei voti, è stata tutt’altro che semplice per l’assessore ultra green. Che sarebbe “colpevole”, secondo l’opposizione, di non vestirsi come imporrebbe il suo ruolo istituzionale. “Pretestuoso”, rispondo lei, “non hanno altro da criticare”.
In via cronologica, l’ultimo affondo non è stato sul suo operato, ma sul suo abbigliamento, troppo giovanile per il consigliere ravennate del Pdl Alberto Ancarani. Il quale, sul suo profilo Facebook, annuncia di aver aperto la sua giornata indossando “i mocassini di ordinanza. Con fierezza”. Tra un attacco a Obama, “profondamente inadeguato a guidare la più importante potenza militare del mondo” dopo i fatti di Bengasi, e un invito a seguire in diretta streaming qualche altro rimbrotto alla giunta, Ancarani prosegue nel commentare proprio il modo di vestire di Martina Monti.
“Continuo a trovare intollerabile”, ha scritto martedì scorso il consigliere d’opposizione, “che si presenti al cospetto del comandante dei carabinieri e del sindaco che l’ha nominata (mi chiedo anzi perché continui a consentirglielo) così abbigliata. Datemi pure del bacchettone ma ci sono casi in cui l’abito fa il monaco. Lei già è un pessimo monaco di suo, in più non si mette neppure l’abito che la renda più ‘monaco’. Imbarazzante da ogni punto di vista”.
Per spiegare, Ancarani inserisce il link a un articolo di Ravenna Notizie in cui più delle parole ha potuto la fotografia. Il summit del comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica segue una sparatoria di qualche giorno fa a Ponte Nuovo e Monti in questa occasione ha dichiarato che “il controllo del territorio e la presenza visibile delle forze dell’ordine è una scelta che il Comune apprezza moltissimo”. Ma nello scatto, accanto ai carabinieri in divisa, l’amministratrice indossa t-shirt, golfino, scarpe da ginnastica e borsa sportiva a tracolla.
Dunque, più che un più o meno reale rischio per la sicurezza pubblica, a far andare su tutte le furie il consigliere Ancarani è stata la tenuta. Ma se l’argomento sembra faceto, di fatto si pone in una scia a una serie di attacchi contro Martina Monti. Non più di una decina di giorni fa un altro esponenti dell’opposizione Pdl, Maurizio Bucci, aveva presentato una mozione di sfiducia nei confronti dell’assessore a causa politiche definite “inutili e inefficaci” nel contrasto a “prostituzione, spaccio, fatti sangue, corruzione, cellule anarco-insurrezionaliste”.
Il sindaco Matteucci aveva preso le difese della giovane esponente della sua giunta siglando come “assolutamente inverosimile” la mozione e relativa richiesta di sospensione. Ma ancora lo scorso aprile era accaduto qualcosa di analogo. In quel caso, oltre al Pdl, erano scesi sul piede di guerra anche Lega Nord e la Lista per Ravenna. Era successo dopo un’altra sparatoria avvenuta in via Bassano del Grappa e si erano invocate le dimissioni di Monti mettendo in dubbio che “una persona della sua età possa interagire con sufficiente competenza in tutte le sedi in cui è chiamato a operare interloquendo con le altre autorità competenti con la dovuta autorevolezza”.
“Sono convinta che sia molto più facile attaccare me in quanto donna e per la mia giovane età”, afferma l’assessore Martina Monti. “Così si parla alla pancia della gente, ma reali motivazioni per mettere in discussione il mio operato finora non ci sono viste. Le parole dell’opposizione sono pretestuose e il mio abbigliamento sembra sia l’unico elemento su cui far leva. Poi va detto che le questioni della pubblica sicurezza sono di competenza dello Stato, ma il Comune è il primo fronte istituzionale per il cittadino e dunque noi rispondiamo anche di questioni al di fuori della nostra diretta pertinenza”.
Che fare, allora, per rispondere alle accuse di incompetenza? “Ciò su cui intendo lavorare”, prosegue l’assessore ravennate, “è quello di riequilibrare la percezione di sicurezza con la situazione oggettiva. I reati sono aumentati in tutta Italia e Ravenna ne risente di più perché è sempre stata una città tranquilla. Ma come assessore mi rendo conto che la limitatezza delle risorse economiche ci consente di realizzare solo un milionesimo di ciò che vorremmo. Confidiamo dunque nella Regione e nel bilancio 2013 per avere più disponibilità. Intanto, per quello che mi riguarda, non mi dimetto e mi si giudichi per qualcosa di più sostanzioso delle mie scarpe”.