Cosa hanno in comune Beppe Grillo, Giulio Tremonti, timoniere del Titanic, Daniela Santanché – insieme al caimano, suo utilizzatore (politico) finale – e Bobo Maroni, l’ex tutore del Trota?
Invocano tutti insieme appassionatamente un referendum sull’euro, riempiendosi la bocca di democrazia e popolo sovrano. Ad essi fa da codazzo un vociferante gruppo di bloggers e accademici saliti in cattedra per meriti portaborsistici (l’equivalente universitario di Gigino a’ Pulpetta), nonché i quotidiani di Berlusconi pagati dal contribuente.
Non nutro la pretesa che politicanti, mestatori, demagoghi e portaborse di lusso conoscano la Costituzione della Repubblica Italiana. Ma tre dei personaggi menzionati sono stati membri del Governo e sulla Costituzione hanno giurato. Inoltre due asseriscono di avere una laurea in Giurisprudenza e uno si fregia del titolo di professore universitario. L’altra, stando a Wikipedia, sarebbe laureata in Scienze Politiche (in inglese approssimativo si definisce, senza ironia, ex Undersecretary to the Minister of Platform Accomplishment).
Sulla Costituzione vale la pena di rinfrescare la memoria ai seguaci dei contaballe. L’articolo 75, secondo comma recita: “Non è ammesso il referendum per le leggi tributarie e di bilancio, di amnistia e di indulto, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali”. Ergo, l’adesione alla moneta unica al momento non può essere oggetto di referendum. Ma quisquilie come il dettato costituzionale non hanno mai scoraggiato i venditori di pozioni miracolose, i cyber santoni e i pifferai magici. La rodata tecnica propagandistica consiste nel promettere la Luna e inveire contro forze oscure, cospirazioni, nemici esterni che impediscono di ottenerla (Berlusconi in questo rimane insuperato, ma gli imitatori incalzano da vicino).
Allora consideriamo l’ipotesi che nel 2013 un eventuale governo Casaleggio riesca a modificare la Costituzione, si raccolgano le firme e nel 2014 si indica il referendum sul Trattato di Maastricht (ora inglobato nel Trattato di Amsterdam).
Prima di tutto del Trattato non si possono scegliere solo gli articoli che piacciono. O si rinnega tutto il trattato o lo si accetta in toto. I trattati non sono menu del ristorante, come vorrebbero far credere i pattaccari. Ne consegue che se si rigetta l’unione monetaria si esce contestualmente dall’Unione Europea e dal mercato unico. Alle frontiere dei paesi civili un cittadino italiano sarebbe trattato come un tunisino e peggio di un rumeno. Idem per le merci italiane. Ma questi sono meri dettagli.
Il nocciolo della questione è di gran lunga più serio. Facciamo un salto nel futuro e immaginiamo che
1) La data del referendum sia imminente, diciamo tre mesi
2) I sondaggi diano un risultato in bilico
Come reagireste voi, inclusi quelli favorevoli all’ uscita dall’ euro? Se avete un conto in banca dovreste contemplare la prospettiva che il vostro gruzzoletto verrà ridenominato in una valuta che, nel migliore dei casi, si svaluterà del 30-50%. Inoltre i vostri stipendi non saranno più sufficienti per pagare la benzina o il computer nuovo e tantomeno l’ultimo smart-phone. Quella è roba che si paga in dollari o in euro, non con i pronunciamenti allucinati sui siti web o le grida isteriche profferite da labbra siliconate nei talk show.
Forse con la svalutazione gli esportatori ritroveranno il nirvana, come credono gli ebeti, ma voi avete un salario da statale, una pensione, un negozietto, o lavorate in una piccola impresa di servizi, e quindi gli eventuali benefici, se mai si materializzeranno, vi toccheranno solo marginalmente e dopo chissà quanti anni. Guardate i vostri figli e senza starci a pensare troppo aprirete alla svelta un bel conto bancario in Germania o in Olanda o dove più vi aggrada e ci trasferirete i soldi dal vostro conto italiano.
Ma ovviamente non sarete i soli a ragionare così. Le casse delle banche italiane inizieranno a svuotarsi, prima lentamente, poi quando anche i cervelli candeggiati delle irriducibili trote berluschine a 5 Stelle intuiranno la situazione, le banche italiane non avranno più fondi per rimborsare tutti i depositi. Quindi molto prima della data del referendum il sistema bancario sarà al collasso.
Ma i depositi bancari non sono assicurati dallo stato? Certo, in teoria si. Ma già oggi non si pagano i fornitori, figuratevi un po’ quando vedreste questi rimborsi. In ogni caso non prima del referendum. Nel frattempo vi toccherebbe una dieta di cicorie bollite (se avrete i soldi per il gas).
Ma non dovrebbe intervenire la Bce per tenere a galla le banche? Non credo. Innanzitutto i poteri della Bce in materia di banche sono tutti da decidere. Ma in ogni caso la banca centrale è tenuta a sostenere le banche illiquide. Quelle insolventi vanno fatte fallire. Insomma a Francoforte lascerebbero il governo italiano e i suoi stimati elettori cuocere nel loro brodino tossico di furbizia.
L’ESM potrebbe farsi carico di un salvataggio, ma la sua dotazione sarebbe insufficiente e bisognerebbe battere cassa a Berlino. La Corte costituzionale tedesca però ha deciso che per allargare i cordoni della borsa si impone il voto del Bundestag. Vi lascio immaginare l’entusiasmo e l’abnegazione dei parlamentari tedeschi verso un paese che minaccia di uscire dall’euro e che probabilmente non onorerà mai i debiti. Con il sistema bancario in coma i titoli di stato italiano varrebbero meno della cicoria di cui sopra. Nel giro di qualche giorno il governo non sarebbe in grado di pagare in euro pensioni, stipendi e fornitori.
Morale della favola. Non ci sarebbe alcun bisogno di far svolgere il referendum indetto dagli apprendisti stregoni. Saremmo usciti dall’euro molto prima di entrare nei seggi. Quanto al governo e alla sua cricca, per usare un’espressione ossessivamente resa celebre in rete, le pale degli elicotteri inizierebbero a girare vorticosamente.
Fabio Scacciavillani
Economista e asset manager
Zonaeuro - 15 Settembre 2012
Caimani, Trote, Grilli e Camaleonti: Il Bestiario del referendum sull’euro
Cosa hanno in comune Beppe Grillo, Giulio Tremonti, timoniere del Titanic, Daniela Santanché – insieme al caimano, suo utilizzatore (politico) finale – e Bobo Maroni, l’ex tutore del Trota?
Invocano tutti insieme appassionatamente un referendum sull’euro, riempiendosi la bocca di democrazia e popolo sovrano. Ad essi fa da codazzo un vociferante gruppo di bloggers e accademici saliti in cattedra per meriti portaborsistici (l’equivalente universitario di Gigino a’ Pulpetta), nonché i quotidiani di Berlusconi pagati dal contribuente.
Non nutro la pretesa che politicanti, mestatori, demagoghi e portaborse di lusso conoscano la Costituzione della Repubblica Italiana. Ma tre dei personaggi menzionati sono stati membri del Governo e sulla Costituzione hanno giurato. Inoltre due asseriscono di avere una laurea in Giurisprudenza e uno si fregia del titolo di professore universitario. L’altra, stando a Wikipedia, sarebbe laureata in Scienze Politiche (in inglese approssimativo si definisce, senza ironia, ex Undersecretary to the Minister of Platform Accomplishment).
Sulla Costituzione vale la pena di rinfrescare la memoria ai seguaci dei contaballe. L’articolo 75, secondo comma recita: “Non è ammesso il referendum per le leggi tributarie e di bilancio, di amnistia e di indulto, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali”. Ergo, l’adesione alla moneta unica al momento non può essere oggetto di referendum. Ma quisquilie come il dettato costituzionale non hanno mai scoraggiato i venditori di pozioni miracolose, i cyber santoni e i pifferai magici. La rodata tecnica propagandistica consiste nel promettere la Luna e inveire contro forze oscure, cospirazioni, nemici esterni che impediscono di ottenerla (Berlusconi in questo rimane insuperato, ma gli imitatori incalzano da vicino).
Allora consideriamo l’ipotesi che nel 2013 un eventuale governo Casaleggio riesca a modificare la Costituzione, si raccolgano le firme e nel 2014 si indica il referendum sul Trattato di Maastricht (ora inglobato nel Trattato di Amsterdam).
Prima di tutto del Trattato non si possono scegliere solo gli articoli che piacciono. O si rinnega tutto il trattato o lo si accetta in toto. I trattati non sono menu del ristorante, come vorrebbero far credere i pattaccari. Ne consegue che se si rigetta l’unione monetaria si esce contestualmente dall’Unione Europea e dal mercato unico. Alle frontiere dei paesi civili un cittadino italiano sarebbe trattato come un tunisino e peggio di un rumeno. Idem per le merci italiane. Ma questi sono meri dettagli.
Il nocciolo della questione è di gran lunga più serio. Facciamo un salto nel futuro e immaginiamo che
1) La data del referendum sia imminente, diciamo tre mesi
2) I sondaggi diano un risultato in bilico
Come reagireste voi, inclusi quelli favorevoli all’ uscita dall’ euro? Se avete un conto in banca dovreste contemplare la prospettiva che il vostro gruzzoletto verrà ridenominato in una valuta che, nel migliore dei casi, si svaluterà del 30-50%. Inoltre i vostri stipendi non saranno più sufficienti per pagare la benzina o il computer nuovo e tantomeno l’ultimo smart-phone. Quella è roba che si paga in dollari o in euro, non con i pronunciamenti allucinati sui siti web o le grida isteriche profferite da labbra siliconate nei talk show.
Forse con la svalutazione gli esportatori ritroveranno il nirvana, come credono gli ebeti, ma voi avete un salario da statale, una pensione, un negozietto, o lavorate in una piccola impresa di servizi, e quindi gli eventuali benefici, se mai si materializzeranno, vi toccheranno solo marginalmente e dopo chissà quanti anni. Guardate i vostri figli e senza starci a pensare troppo aprirete alla svelta un bel conto bancario in Germania o in Olanda o dove più vi aggrada e ci trasferirete i soldi dal vostro conto italiano.
Ma ovviamente non sarete i soli a ragionare così. Le casse delle banche italiane inizieranno a svuotarsi, prima lentamente, poi quando anche i cervelli candeggiati delle irriducibili trote berluschine a 5 Stelle intuiranno la situazione, le banche italiane non avranno più fondi per rimborsare tutti i depositi. Quindi molto prima della data del referendum il sistema bancario sarà al collasso.
Ma i depositi bancari non sono assicurati dallo stato? Certo, in teoria si. Ma già oggi non si pagano i fornitori, figuratevi un po’ quando vedreste questi rimborsi. In ogni caso non prima del referendum. Nel frattempo vi toccherebbe una dieta di cicorie bollite (se avrete i soldi per il gas).
Ma non dovrebbe intervenire la Bce per tenere a galla le banche? Non credo. Innanzitutto i poteri della Bce in materia di banche sono tutti da decidere. Ma in ogni caso la banca centrale è tenuta a sostenere le banche illiquide. Quelle insolventi vanno fatte fallire. Insomma a Francoforte lascerebbero il governo italiano e i suoi stimati elettori cuocere nel loro brodino tossico di furbizia.
L’ESM potrebbe farsi carico di un salvataggio, ma la sua dotazione sarebbe insufficiente e bisognerebbe battere cassa a Berlino. La Corte costituzionale tedesca però ha deciso che per allargare i cordoni della borsa si impone il voto del Bundestag. Vi lascio immaginare l’entusiasmo e l’abnegazione dei parlamentari tedeschi verso un paese che minaccia di uscire dall’euro e che probabilmente non onorerà mai i debiti. Con il sistema bancario in coma i titoli di stato italiano varrebbero meno della cicoria di cui sopra. Nel giro di qualche giorno il governo non sarebbe in grado di pagare in euro pensioni, stipendi e fornitori.
Morale della favola. Non ci sarebbe alcun bisogno di far svolgere il referendum indetto dagli apprendisti stregoni. Saremmo usciti dall’euro molto prima di entrare nei seggi. Quanto al governo e alla sua cricca, per usare un’espressione ossessivamente resa celebre in rete, le pale degli elicotteri inizierebbero a girare vorticosamente.
B.COME BASTA!
di Marco Travaglio 14€ AcquistaArticolo Precedente
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(Adnkronos) - Un Napoli a due facce batte il Genoa nell’anticipo del 17° turno di Serie A e si riprende la vetta della classifica almeno per una notte. A Marassi la squadra di Conte parte bene, soffre nella ripresa e liquida 2-1 la pratica rossoblù, grazie alle reti di Anguissa e Rrahmani. Gli azzurri volano a 39 punti e superano almeno per il momento l’Atalanta, ferma a quota 38 e impegnata domenica contro l’Empoli.
Il Napoli parte forte e mette subito le cose in chiaro. Gli azzurri bussano già al 5’ alla porta di Leali, con Lukaku che di testa centra la traversa. Poi, intorno al quarto d’ora, è un altro colpo di testa a regalare il vantaggio agli uomini di Conte: Neres crossa, Anguissa brucia Frendrup e salta più in alto di tutti per l’1-0. Partita sbloccata, con Conte che esulta e se la ride in panchina insieme allo staff. Passano altri 8 minuti e il tecnico salentino esulta ancora per il raddoppio, firmato da Rrahmani: Lobotka crossa, il difensore stacca di testa e infila Leali. Due a zero all’intervallo. La squadra di Vieira torna in campo con un altro piglio: dopo pochi secondi, Pinamonti si fa vedere dalle parti di Meret con un bel tiro a giro dal limite, che chiama il portiere al gran colpo di reni, e poi accorcia le distanze al 51’. Palla perfetta di Vitinha e piattone in rete. La partita cambia qui: il Genoa prende coraggio e si affaccia spesso oltre la trequarti, mentre il Napoli ha da difendere ma trova spazi per lanciare le frecce in contropiede. A un quarto d'ora dalla fine, Conte si gioca i cambi davanti e butta dentro la coppia Simeone-Kvaratskhelia al posto di Lukaku e Neres. È una mossa che riaccende gli azzurri, che tornano pericolosi con i guizzi del georgiano. Il pericolo più grande degli ultimi minuti arriva però da Balotelli (entrato a una manciata di minuti dal novantesimo al posto di Miretti). Il cross dalla sinistra pesca in area l'attaccante, ma sulla deviazione è fondamentale l'intervento di Meret, che devia il pallone sul palo. Sospiro di sollievo per Conte, che soffre un po' e porta a casa tre punti d'oro. Per qualche ora, guarderà tutti dall'alto.
(Adnkronos) - Un Napoli a due facce batte il Genoa nell’anticipo del 17° turno di Serie A e si riprende la vetta della classifica almeno per una notte. A Marassi la squadra di Conte parte bene, soffre nella ripresa e liquida 2-1 la pratica rossoblù, grazie alle reti di Anguissa e Rrahmani. Gli azzurri volano a 39 punti e superano almeno per il momento l’Atalanta, ferma a quota 38 e impegnata domenica contro l’Empoli.
Il Napoli parte forte e mette subito le cose in chiaro. Gli azzurri bussano già al 5’ alla porta di Leali, con Lukaku che di testa centra la traversa. Poi, intorno al quarto d’ora, è un altro colpo di testa a regalare il vantaggio agli uomini di Conte: Neres crossa, Anguissa brucia Frendrup e salta più in alto di tutti per l’1-0. Partita sbloccata, con Conte che esulta e se la ride in panchina insieme allo staff. Passano altri 8 minuti e il tecnico salentino esulta ancora per il raddoppio, firmato da Rrahmani: Lobotka crossa, il difensore stacca di testa e infila Leali. Due a zero all’intervallo. La squadra di Vieira torna in campo con un altro piglio: dopo pochi secondi, Pinamonti si fa vedere dalle parti di Meret con un bel tiro a giro dal limite, che chiama il portiere al gran colpo di reni, e poi accorcia le distanze al 51’. Palla perfetta di Vitinha e piattone in rete. La partita cambia qui: il Genoa prende coraggio e si affaccia spesso oltre la trequarti, mentre il Napoli ha da difendere ma trova spazi per lanciare le frecce in contropiede. A un quarto d'ora dalla fine, Conte si gioca i cambi davanti e butta dentro la coppia Simeone-Kvaratskhelia al posto di Lukaku e Neres. È una mossa che riaccende gli azzurri, che tornano pericolosi con i guizzi del georgiano. Il pericolo più grande degli ultimi minuti arriva però da Balotelli (entrato a una manciata di minuti dal novantesimo al posto di Miretti). Il cross dalla sinistra pesca in area l'attaccante, ma sulla deviazione è fondamentale l'intervento di Meret, che devia il pallone sul palo. Sospiro di sollievo per Conte, che soffre un po' e porta a casa tre punti d'oro. Per qualche ora, guarderà tutti dall'alto.
(Adnkronos) - Un bel Napoli batte il Genoa nell’anticipo del 17° turno di Serie A e si riprende la vetta della classifica almeno per una notte. A Marassi la squadra di Conte liquida 2-1 la pratica rossoblù, grazie alle reti di Anguissa e Rrahmani. Gli azzurri volano a 39 punti e superano almeno per il momento l’Atalanta, ferma a quota 38 e impegnata domenica contro l’Empoli.
Il Napoli parte forte e mette subito le cose in chiaro. Gli azzurri bussano già al 5’ alla porta di Leali, con Lukaku che di testa centra la traversa. Poi, intorno al quarto d’ora, è un altro colpo di testa a regalare il vantaggio agli uomini di Conte: Neres crossa, Anguissa brucia Frendrup e salta più in alto di tutti per l’1-0. Partita sbloccata, con Conte che esulta e se la ride in panchina insieme allo staff. Passano altri 8 minuti e il tecnico salentino esulta ancora per il raddoppio, firmato da Rrahmani: Lobotka crossa, il difensore stacca di testa e infila Leali. Due a zero all’intervallo. La squadra di Vieira torna in campo con un altro piglio: dopo pochi secondi, Pinamonti si fa vedere dalle parti di Meret con un bel tiro a giro dal limite, che chiama il portiere al gran colpo di reni, e poi accorcia le distanze al 51’. Palla perfetta di Vitinha e piattone in rete. La partita cambia qui: il Genoa prende coraggio e si affaccia spesso oltre la trequarti, mentre il Napoli ha da difendere ma trova spazi per lanciare le frecce in contropiede. A un quarto d'ora dalla fine, Conte si gioca i cambi davanti e butta dentro la coppia Simeone-Kvaratskhelia al posto di Lukaku e Neres. È una mossa che riaccende gli azzurri, che tornano pericolosi con i guizzi del georgiano. Il pericolo più grande degli ultimi minuti arriva però da Balotelli (entrato a una manciata di minuti dal novantesimo al posto di Miretti). Il cross dalla sinistra pesca in area l'attaccante, ma sulla deviazione è fondamentale l'intervento di Meret, che devia il pallone sul palo. Sospiro di sollievo per Conte, che soffre un po' e porta a casa tre punti d'oro. Per qualche ora, guarderà tutti dall'alto.
(Adnkronos) - Un bel Napoli batte il Genoa nell’anticipo del 17° turno di Serie A e si riprende la vetta della classifica almeno per una notte. A Marassi la squadra di Conte liquida 2-1 la pratica rossoblù, grazie alle reti di Anguissa e Rrahmani. Gli azzurri volano a 39 punti e superano almeno per il momento l’Atalanta, ferma a quota 38 e impegnata domenica contro l’Empoli.
Il Napoli parte forte e mette subito le cose in chiaro. Gli azzurri bussano già al 5’ alla porta di Leali, con Lukaku che di testa centra la traversa. Poi, intorno al quarto d’ora, è un altro colpo di testa a regalare il vantaggio agli uomini di Conte: Neres crossa, Anguissa brucia Frendrup e salta più in alto di tutti per l’1-0. Partita sbloccata, con Conte che esulta e se la ride in panchina insieme allo staff. Passano altri 8 minuti e il tecnico salentino esulta ancora per il raddoppio, firmato da Rrahmani: Lobotka crossa, il difensore stacca di testa e infila Leali. Due a zero all’intervallo. La squadra di Vieira torna in campo con un altro piglio: dopo pochi secondi, Pinamonti si fa vedere dalle parti di Meret con un bel tiro a giro dal limite, che chiama il portiere al gran colpo di reni, e poi accorcia le distanze al 51’. Palla perfetta di Vitinha e piattone in rete. La partita cambia qui: il Genoa prende coraggio e si affaccia spesso oltre la trequarti, mentre il Napoli ha da difendere ma trova spazi per lanciare le frecce in contropiede. A un quarto d'ora dalla fine, Conte si gioca i cambi davanti e butta dentro la coppia Simeone-Kvaratskhelia al posto di Lukaku e Neres. È una mossa che riaccende gli azzurri, che tornano pericolosi con i guizzi del georgiano. Il pericolo più grande degli ultimi minuti arriva però da Balotelli (entrato a una manciata di minuti dal novantesimo al posto di Miretti). Il cross dalla sinistra pesca in area l'attaccante, ma sulla deviazione è fondamentale l'intervento di Meret, che devia il pallone sul palo. Sospiro di sollievo per Conte, che soffre un po' e porta a casa i tre punti. Per qualche ora, guarderà tutti dall'alto.
Roma, 21 dic (Adnkronos) - Il concerto di Natale alla Camera "Morricone dirige Morricone", registrato questo pomeriggio nell'Aula di Montecitorio, sarà in onda su Rai 1, a cura di Rai Parlamento, lunedì 23 dicembre alle 15.30. Alla stessa ora sarà trasmesso anche sulla webtv della Camera e sul canale satellitare. Lo rende noto la Camera.
L'evento è introdotto dal Presidente Lorenzo Fontana. Il Maestro Andrea Morricone esegue molte delle celebri composizioni del padre Ennio. Il programma, introdotto dall'Inno italiano, abbraccia i brani più famosi, da "Gli Intoccabili" a "The Mission". A interpretare le musiche sono: l'orchestra Roma Sinfonietta, con la direzione del Maestro Andrea Morricone e il Coro Claudio Casini dell'Università di Roma Tor Vergata diretto dal Maestro Stefano Cucci. La direzione artistica è a cura di Luigi Lanzillotta.
Roma, 21 dic (Adnkronos) - “Le dimissioni del capo del Dap Giovanni Russo sono il segno evidente del fallimento delle politiche del governo sul carcere a fronte delle tragiche condizioni in cui versano". Lo dice Riccardo Magi.
"Sovraffollamento, suicidi, abusi, condizioni disumane indegne per un Paese europeo. Ed evidentemente sono anche il frutto del fatto che la linea portata avanti dal sottosegretario Delmastro Delle Vedove non ha favorito una visione e un approccio ai problemi del carcere compatibili con la Costituzione. Nordio riferisca in aula al più presto in aula e spieghi se sulle carceri vuole cambiare rotta o proseguire su questa linea disastrosa”, conclude il segretario di Più Europa.
Roma, 21 dic (Adnkronos) - "Le dimissioni di Giovanni Russo dal vertice del Dap sono una conferma del fallimento di una politica carceraria di questo Ministero, di questo Governo". Lo dicono la responsabile Giustizia Pd Debora Serracchiani, il capogruppo dem in Bicamerale Antimafia Walter Verini e i due capigruppo dem delle commissioni Giustizia Senato e Camera Alfredo Bazoli e Federico Gianassi.
"Questi due anni hanno aggravato una situazione difficile, con il dramma dei suicidi dei detenuti, con un sovraffollamento disumano, con condizioni difficilissime anche per il lavoro della Polizia Penitenziaria. E con risposte inesistenti e ciniche da parte di Ministro e Sottosegretari. Anche le condizioni di lavoro del Dap sono state rese certamente più difficili. Chiameremo Nordio a riferire alle Camere sulla gravità ulteriore della situazione", aggiungono.