Entrò in coma per otto costole rotte, denti spaccati e lesioni a un polmone. E da quelle ferite non si è ancora ripreso, a undici anni di distanza. Ma ora Mark Covell, un giornalista freelance britannico pestato dalla polizia la notte del 21 luglio del 2001 di fronte alla scuola Diaz di Genova, vince la causa civile e ottiene dal ministero dell’Interno un risarcimento di 350mila euro. Durante il tristemente famoso G8 di Genova, Covell era lì, in via Cesare Battisti, per documentare quanto stava accadendo. Fu picchiato a più riprese proprio di fronte alla scuola e fu persino arrestato in ospedale. Covell si è poi potuto costituire parte civile anche nel processo sui fatti della Diaz (per cui il 5 luglio sono stati condannati in via definitiva 25 poliziotti, ndr). Soddisfatti, ora, gli avvocati italiani che hanno seguito il suo caso, Lavinia Botto e Massimo Pastore. Meno soddisfatto lo stesso freelance: “In questi undici anni, per difendermi e per seguire le cause, ho dovuto fare avanti e indietro fra Italia e Regno Unito. Per questo ho dilapidato tutto il mio denaro e ora mi vogliono persino sfrattare dalla mia casa di edilizia sociale, in quanto non sono più in grado di pagare l’affitto”. 

L’accordo, quindi, è stato raggiunto, “ma sarà formalizzato il prossimo 3 ottobre e dovrà comunque passare l’esame di congruità da parte della Corte dei Conti”, spiega al Fattoquotidiano.it l’avvocato Massimo Pastore. Covell non ha potuto citare in giudizio le singole persone responsabili del pestaggio, in quanto non sono state individuate. Ma il ministero dell’Interno è stato tirato in ballo in quanto responsabile della polizia nel suo complesso, e per questo dovrà pagare. Tuttavia, c’è un punto che non fa molto onore: al giornalista è stato offerto il risarcimento in cambio della rinuncia al ricorso alla Corte europea dei diritti umani. “Ma è normale – aggiunge Pastore – in quanto nell’ambito di una trattativa si mette sempre qualcosa sul piatto della bilancia, è una normale transazione”. Il freelance ha accettato, ma potrà comunque continuare a portare avanti il procedimento penale contro chi lo ha picchiato facendolo entrare in coma. “E comunque il procedimento andrà avanti anche da solo, d’ufficio, in quanto siamo di fronte a un reato che lo prevede”, dice l’avvocato del giornalista. Il risarcimento a Covell rappresenta intanto un precedente e ora la speranza è che altre vittime che si trovavano nella scuola possano fare causa per ottenere somme ben più sostanziose dei risarcimenti provvisori che qualcuno ha già avuto. “Il mio caso era il più difficile – ha detto il giornalista intervistato da un quotidiano britannico – ma due bravi legali sono comunque riusciti a venirne a capo. Non vedo perché ora non possa succedere anche per gli altri ragazzi coinvolti nella vicenda”.

Per il risarcimento è stato necessario il parere favorevole dell’avvocatura di Stato e del ministro Anna Maria Cancellieri. Il ministero dell’Interno è così stato riconosciuto civilmente responsabile per l’operato dei poliziotti. Qualcuno, nel corso del processo Diaz, provò a far passare l’idea che il corpo responsabile dei pestaggi fosse quello dei carabinieri, tesi poi smontata dalla Corte di appello. Il giorno del blitz, Covell fu il primo a imbattersi nella furia dei picchiatori, proprio all’esterno della Diaz. Mentre il giornalista si trovava ancora a terra, tra le 22 e mezzanotte un reparto mobile della polizia di Genova fece irruzione nell’edificio. Furono fermati 93 attivisti e furono portati in ospedale 61 feriti, dei quali tre in prognosi riservata e uno in coma, appunto. La nottata di “macelleria messicana”, come la definì il vicequestore Michelangelo Fournier a verbale, si era conclusa. Ora, appunto, un po’ di soldi in cambio per il giornalista. Ma gli incubi per chi era quella notte alla Diaz restano ancora lì. “Covell è soggetto a stress post-traumatico – rivela il suo avvocato – e la sua vita lavorativa e relazionale è stata compromessa. È successo così anche a tante altre persone che quella notte si trovavano nella Diaz”. Come a dire, non saranno 350mila euro a riportare la serenità.

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