Voglio partire da un’affermazione, assolutamente condivisibile, del Gran Rabbino di Francia, Joseph Sitruck, che trovo citata nel pregevole libro dell’avvocato Luca Bauccio, “Primo, non diffamare”. Il Gran Rabbino, proprio nel mezzo delle proteste successive alla pubblicazione delle vignette su Maometto da parte di un giornale danese, ebbe a dichiarare all’Associated Press: “Non ci guadagniamo niente a svilire le religioni, a umiliarle e caricaturizzarle. E poi è una mancanza di onestà e di rispetto”.
Parole sante (è proprio il caso di dirlo). Che trovano applicazione anche in riferimento all’ignobile filmetto che ha dato origine all’attuale ondata di proteste nel mondo islamico. Eppure, sono molti i personaggi che hanno tentato di trarre un profitto politico dalla denigrazione dell’Islam. Da Oriana Fallaci, agli ancora meno pregevoli Santanché e Calderoli, tutta una serie di personaggi hanno elucubrato, in modo francamente inaccettabile sulla presunta inferiorità degli islamici e sull’altrettanto presunta superiorità del mondo occidentale.
Una scelta assolutamente da condannare. Per vari motivi. Anzitutto perché si tende a fare di tutto l’Islam qualcosa di monolitico, quando si tratta di un mondo estremamente ricco ed articolato dove si trovano molte correnti di pensiero, così come nell’ambito del Cristianesimo convivono figure luminose come il cardinal Martini e tanti altri personaggi assolutamente da evitare e combattere come i famigerati telepredicatori evangelici statunitensi.
Poi, perché questo tentativo di lanciare una sorta di moderna crociata contro l’Islam va in direzione opposta a quello che si dovrebbe oggi promuovere con tutte le forze, e cioè il dialogo fra le civiltà e le religioni. Tanto più considerando quello che è il retaggio ancora irrisolto del colonialismo europeo e la ferita sanguinosa tuttora aperta costituita dall’altrettanto irrisolta questione palestinese, che tutto il mondo arabo e islamico sente come propria e rispetto alla quale non si delinea alcuna seria proposta di soluzione che tenga conto dell’autodeterminazione e della dignità del popolo palestinese da oltre quarantacinque anni assoggettato a un’occupazione militare contraria alle norme internazionali.
Sono convinto che il lancio dell’odioso filmetto sia stata una mossa premeditata e lucida, una provocazione volta a costituire il necessario sfondo alla guerra che si va preparando in Medio Oriente. Fondamentalismo chiama fondamentalismo. C’è una sorta di patto tacito tra gli estremisti dell’una e dell’altra banda. Tutti convinti di poter trarre profitto dalla disgregazione della civiltà e dalla riaffermazione dei particolarismi religiosi a spese dell’universalismo, unica speranza per l’umanità in questo difficile frangente di crisi non solo economica.
La libertà di espressione costituisce certamente un diritto importante. Ma ha dei limiti. Vengono ad esempio giustamente perseguiti, anche sul piano penale, coloro che, in nome di una malintesa libertà di ricerca e insegnamento, continuano a negare la tremenda tragedia dell’Olocausto. Esistono leggi, anche penali, volte a tutelare il diritto delle religioni in quanto tali a non essere diffamate. Così come viene represso, anche sul piano penale, il razzismo che trova espressione anche nel nostro Paese, ad esempio qualora, come successo di recente, un amministratore leghista si rammarica del fatto che non ci siano state vittime nell’incendio di un deposito dove lavoravano dei cinesi. L’odio razziale va stroncato anche con l’uso della norma penale e non c’è ovviamente qui libertà d’espressione che tenga. A un ripudio sociale, quantomeno, dovrebbero andare incontro anche tutte quelle forme di espressione che tendono a denigrare una religione in quanto tale. Diverso il discorso, ovviamente, qualora, come nel caso delle Pussy Riot, si polemizzi con la religione in quanto instrumentum regni, nell’ambito di una più che legittima mobilitazione democratica contro il regime di Putin in Russia. Ma vanno invece rispettati i simboli della religione che a volte vengono attaccati in quanto tali, come succede con l’odioso razzismo anti-islamico, che tende a inferiorizzare e denigrare buona parte della popolazione mondiale in nome della pretesa superiorità dell’Occidente. Altrettanto va garantito il diritto di libera espressione dei cristiani nei Paesi, islamici o di altro genere, nei quali si registrano purtroppo episodi di persecuzione. Di ciò è bene si tenga conto anche e soprattutto in Occidente, per battere, da noi e ovunque, ogni fondamentalismo ed avanzare sulla strada del dialogo nel reciproco rispetto.