Trasparenza, fondi in arrivo, tempestività. Le promesse formulate dal commissario Vasco Errani ormai non convincono più i sindaci emiliani, alle prese con la ricostruzione post terremoto. Nonostante il piano casa, avviato il 28 agosto con un’ordinanza firmata dal presidente della Regione Emilia Romagna, il patto per le aziende e la riapertura delle scuole in strutture temporanee, prevista per il mese di ottobre, i soldi non ci sono ancora. “Non abbiamo visto un euro”, spiega il sindaco di Finale Emilia Fernando Ferioli, “arriveranno” spera Rudi Accorsi, primo cittadino di San Possidonio. I 2,5 miliardi di euro stanziati dal governo, di cui 500 milioni previsti per il 2012, a quattro mesi dal terremoto non sono ancora arrivati, così come mancano all’appello i 15 milioni di euro raccolti con quegli sms solidali che, dal 29 maggio, gli italiani hanno generosamente versato, a sostegno delle popolazioni colpite dal sisma. E le casse dei comuni si svuotano velocemente.
Le promesse, infatti, non ricostruiscono le case, le chiese, i monumenti andati perduti in pochi attimi a causa della furia della terra. E la tempestività, invece, con l’arrivo dell’inverno, sarebbe essenziale. Subito dopo la prima scossa di terremoto, quella del 20 maggio, in viale Aldo Moro Errani parla di “emergenza nazionale”, annunciando provvedimenti in “tempi rapidi”. Il 22 maggio anche il presidente del consiglio Mario Monti si reca in visita nelle zone terremotate per portare “la vicinanza del governo” alle migliaia di persone sfollate, a cui il sisma ha rubato la casa, il lavoro, la città e persino i propri cari. Viene fischiato, ciononostante riesce a promettere un intervento tempestivo da parte dello Stato. Due giorni dopo, anche il ministro ai Beni culturali Lorenzo Ornaghi a Finale Emilia annuncia “dobbiamo trovare le risorse per queste zone”, e dobbiamo farlo “entro brevissimo”. Ovviamente, ricorda in quell’occasione Errani, prima dei fondi è necessario quantificare i danni. Un calcolo reso più difficile da una seconda forte scossa di terremoto, quella del 29 maggio.
A giugno, le visite istituzionali continuano nelle zone terremotate dell’Emilia, là nella bassa tra Modena e Ferrara, così come la “conta dei danni” necessaria a calcolare quanto sarebbe costato ricostruire quei paesi fantasma, ridotti a mere ‘zone rosse’ transennate e sfollate, riprendono. E mentre i tecnici effettuano migliaia di sopralluoghi, i sindaci continuano a lanciare appelli allo Stato. Chiedendo, a loro volta, quella “tempestività” promessa dal commissario straordinario. “Nei prossimi giorni” risponde a più riprese Vasco Errani, “in tempi rapidissimi”, assicura il 23 giugno.
Ma per ricevere il primo, vero stanziamento statale, promesso già dal 22 maggio, i comuni devono attendere luglio. Più di 40 giorni. I 50 milioni di euro provenienti dal Fondo della Protezione civile, comunque, finiscono quasi subito. Sarebbero dovuti bastare per almeno due mesi, 60 giorni in tutto, ma dopo 40 sono già esauriti. Tanto che i sindaci emiliani sono costretti a provvedere autonomamente a tutte le spese relative all’emergenza ancora da gestire, in attesa che il primo finanziamento effettivo, i 500 milioni di euro garantiti dal D.L 74/2012, prima tranche dei 2,5 miliardi approvati dal governo, arrivi. “Senza entrate – aveva raccontato Luisa Turci, sindaco di Novi di Modena – sono obbligata a chiedere anticipazioni di cassa. Certo, non sono a costo zero. Ma è l’unico modo per ottenere liquidità immediata”.
Ma nemmeno i 15 milioni raccolti con gli sms solidali a luglio arrivano. “Trascorsi trenta giorni dall’ultima data utile per effettuare una donazione – promettono Errani e Franco Gabrielli, capo della Protezione civile – i gestori delle compagnie telefoniche consegneranno la somma alle istituzioni, si costituirà il comitato dei garanti e poi le risorse verranno distribuite”. Una procedura già stabilita che, garantisce il numero uno della protezione civile, sarà rapidissima. Ma a quattro mesi dal terremoto, quei soldi sembrano più lontani che mai. Almeno quanto i 500 milioni promessi dallo Stato, che, conferma il sindaco di San Possidonio, “non sono ancora arrivati”. E la famosa “fase due” di cui Errani ha parlato a più riprese, aspetta in un cassetto.
Incerti anche i tempi relativi a quella che, ad agosto, sembrava una buona notizia. “Abbiamo ottenuto un risultato molto importante per i nostri cittadini, un contributo fino a 6 miliardi per gli interventi di ricostruzione, riparazione e ripristino delle abitazioni civili e dei macchinari e degli immobili ad uso produttivo – annuncia Errani -. Il provvedimento è stato approvato al Senato all’interno del decreto sulla spending review, e abbiamo la piena convinzione che sarà approvato anche dalla Camera”.
E poi ci sono i 670 milioni promessi dall’Unione Europea dopo la visita del commissario alla Politica regionale Johannes Hahn, per i quali Errani si è dichiarato altrettanto “soddisfatto”, che però dovrebbero arrivare solo a gennaio 2013.
L’unica certezza, per i comuni colpiti dal terremoto, a oggi, sono le promesse. “Ieri in Regione il commissario ci ha garantito che entro venerdì prossimo arriverà il primo contributo per l’autonoma sistemazione – spiega Accorsi – perché possa essere avviata la procedura amministrativa per la liquidazione ai cittadini”.
“Entro questa settimana – ha inoltre anticipato Errani, supportato dal prefetto Gabrielli – il Consiglio dei Ministri trasformerà il protocollo relativo a 500 milioni di euro previsti dal decreto sulla spending review, in norme legislative: quindi partirà, in modo trasparente e in relazione con le banche, l’azione di liquidazione degli stati di avanzamento per quei cittadini che abbiano iniziato le opere di riparazione delle proprie abitazioni”.
Una possibile spiegazione ai ritardi accumulati mese dopo mese la offre Maurizio Marchesini, presidente di Confindustria Emilia-Romagna. “Questo – ha detto durante una puntata di Mattino cinque, in onda su Canale5 – è un Paese un po’ particolare, che affronta in maniera molto organizzata l’emergenza, con ottime strutture e un grande volontariato, ma non abbiamo procedure per la ricostruzione. Tutte le volte che succede un evento di questa portata siamo daccapo, e anche stavolta abbiamo ricominciato da zero, in più con condizioni economiche molto pesanti”.
Ma come hanno ripetuto più e più volte, da maggio, i sindaci emiliani che da soli, almeno per ora, devono ricostruire intere città, “serve liquidità”. “Speriamo che questa volta – commentano l’ennesima promessa del commissario i primi cittadini terremotati – i soldi arrivino davvero”.
Emilia Romagna
Terremoto, i sindaci: “Non sono arrivati neanche i soldi raccolti via sms”
Mesi di promesse. Il 20 maggio il presidente della Regione Vasco Errani parla di tempi rapidi per i fondi. Gli fa eco due giorni dopo Mario Monti, che però viene fischiato. Il 23 giugno è ancora governatore dell'Emilia Romagna che parla di tempi rapidissimi". La stessa cosa ha fatto due giorni fa. Ma i sindaci dei paesi colpiti dal sisma sono in rivolta: "Le chiese e le case non si ricostruiscono con le promesse"
Trasparenza, fondi in arrivo, tempestività. Le promesse formulate dal commissario Vasco Errani ormai non convincono più i sindaci emiliani, alle prese con la ricostruzione post terremoto. Nonostante il piano casa, avviato il 28 agosto con un’ordinanza firmata dal presidente della Regione Emilia Romagna, il patto per le aziende e la riapertura delle scuole in strutture temporanee, prevista per il mese di ottobre, i soldi non ci sono ancora. “Non abbiamo visto un euro”, spiega il sindaco di Finale Emilia Fernando Ferioli, “arriveranno” spera Rudi Accorsi, primo cittadino di San Possidonio. I 2,5 miliardi di euro stanziati dal governo, di cui 500 milioni previsti per il 2012, a quattro mesi dal terremoto non sono ancora arrivati, così come mancano all’appello i 15 milioni di euro raccolti con quegli sms solidali che, dal 29 maggio, gli italiani hanno generosamente versato, a sostegno delle popolazioni colpite dal sisma. E le casse dei comuni si svuotano velocemente.
Le promesse, infatti, non ricostruiscono le case, le chiese, i monumenti andati perduti in pochi attimi a causa della furia della terra. E la tempestività, invece, con l’arrivo dell’inverno, sarebbe essenziale. Subito dopo la prima scossa di terremoto, quella del 20 maggio, in viale Aldo Moro Errani parla di “emergenza nazionale”, annunciando provvedimenti in “tempi rapidi”. Il 22 maggio anche il presidente del consiglio Mario Monti si reca in visita nelle zone terremotate per portare “la vicinanza del governo” alle migliaia di persone sfollate, a cui il sisma ha rubato la casa, il lavoro, la città e persino i propri cari. Viene fischiato, ciononostante riesce a promettere un intervento tempestivo da parte dello Stato. Due giorni dopo, anche il ministro ai Beni culturali Lorenzo Ornaghi a Finale Emilia annuncia “dobbiamo trovare le risorse per queste zone”, e dobbiamo farlo “entro brevissimo”. Ovviamente, ricorda in quell’occasione Errani, prima dei fondi è necessario quantificare i danni. Un calcolo reso più difficile da una seconda forte scossa di terremoto, quella del 29 maggio.
A giugno, le visite istituzionali continuano nelle zone terremotate dell’Emilia, là nella bassa tra Modena e Ferrara, così come la “conta dei danni” necessaria a calcolare quanto sarebbe costato ricostruire quei paesi fantasma, ridotti a mere ‘zone rosse’ transennate e sfollate, riprendono. E mentre i tecnici effettuano migliaia di sopralluoghi, i sindaci continuano a lanciare appelli allo Stato. Chiedendo, a loro volta, quella “tempestività” promessa dal commissario straordinario. “Nei prossimi giorni” risponde a più riprese Vasco Errani, “in tempi rapidissimi”, assicura il 23 giugno.
Ma per ricevere il primo, vero stanziamento statale, promesso già dal 22 maggio, i comuni devono attendere luglio. Più di 40 giorni. I 50 milioni di euro provenienti dal Fondo della Protezione civile, comunque, finiscono quasi subito. Sarebbero dovuti bastare per almeno due mesi, 60 giorni in tutto, ma dopo 40 sono già esauriti. Tanto che i sindaci emiliani sono costretti a provvedere autonomamente a tutte le spese relative all’emergenza ancora da gestire, in attesa che il primo finanziamento effettivo, i 500 milioni di euro garantiti dal D.L 74/2012, prima tranche dei 2,5 miliardi approvati dal governo, arrivi. “Senza entrate – aveva raccontato Luisa Turci, sindaco di Novi di Modena – sono obbligata a chiedere anticipazioni di cassa. Certo, non sono a costo zero. Ma è l’unico modo per ottenere liquidità immediata”.
Ma nemmeno i 15 milioni raccolti con gli sms solidali a luglio arrivano. “Trascorsi trenta giorni dall’ultima data utile per effettuare una donazione – promettono Errani e Franco Gabrielli, capo della Protezione civile – i gestori delle compagnie telefoniche consegneranno la somma alle istituzioni, si costituirà il comitato dei garanti e poi le risorse verranno distribuite”. Una procedura già stabilita che, garantisce il numero uno della protezione civile, sarà rapidissima. Ma a quattro mesi dal terremoto, quei soldi sembrano più lontani che mai. Almeno quanto i 500 milioni promessi dallo Stato, che, conferma il sindaco di San Possidonio, “non sono ancora arrivati”. E la famosa “fase due” di cui Errani ha parlato a più riprese, aspetta in un cassetto.
Incerti anche i tempi relativi a quella che, ad agosto, sembrava una buona notizia. “Abbiamo ottenuto un risultato molto importante per i nostri cittadini, un contributo fino a 6 miliardi per gli interventi di ricostruzione, riparazione e ripristino delle abitazioni civili e dei macchinari e degli immobili ad uso produttivo – annuncia Errani -. Il provvedimento è stato approvato al Senato all’interno del decreto sulla spending review, e abbiamo la piena convinzione che sarà approvato anche dalla Camera”.
E poi ci sono i 670 milioni promessi dall’Unione Europea dopo la visita del commissario alla Politica regionale Johannes Hahn, per i quali Errani si è dichiarato altrettanto “soddisfatto”, che però dovrebbero arrivare solo a gennaio 2013.
L’unica certezza, per i comuni colpiti dal terremoto, a oggi, sono le promesse. “Ieri in Regione il commissario ci ha garantito che entro venerdì prossimo arriverà il primo contributo per l’autonoma sistemazione – spiega Accorsi – perché possa essere avviata la procedura amministrativa per la liquidazione ai cittadini”.
“Entro questa settimana – ha inoltre anticipato Errani, supportato dal prefetto Gabrielli – il Consiglio dei Ministri trasformerà il protocollo relativo a 500 milioni di euro previsti dal decreto sulla spending review, in norme legislative: quindi partirà, in modo trasparente e in relazione con le banche, l’azione di liquidazione degli stati di avanzamento per quei cittadini che abbiano iniziato le opere di riparazione delle proprie abitazioni”.
Una possibile spiegazione ai ritardi accumulati mese dopo mese la offre Maurizio Marchesini, presidente di Confindustria Emilia-Romagna. “Questo – ha detto durante una puntata di Mattino cinque, in onda su Canale5 – è un Paese un po’ particolare, che affronta in maniera molto organizzata l’emergenza, con ottime strutture e un grande volontariato, ma non abbiamo procedure per la ricostruzione. Tutte le volte che succede un evento di questa portata siamo daccapo, e anche stavolta abbiamo ricominciato da zero, in più con condizioni economiche molto pesanti”.
Ma come hanno ripetuto più e più volte, da maggio, i sindaci emiliani che da soli, almeno per ora, devono ricostruire intere città, “serve liquidità”. “Speriamo che questa volta – commentano l’ennesima promessa del commissario i primi cittadini terremotati – i soldi arrivino davvero”.
Articolo Precedente
Ferrari, Lapo presidente e utili record. Ma Fiom avverte: “Diritti operai calpestati”
Articolo Successivo
Inceneritore, riunione a porte chiuse. La Regione trova l’accordo con Hera e Iren
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione
Mondo
Cecilia Sala, Teheran gela il governo: “Trattata bene, ora rilasciate Abedini”. Pressing Usa: “L’iraniano resti in cella”. E Meloni incontra la madre della cronista
Mondo
La chiamata della cronista alla famiglia: “Dormo a terra, mi hanno sequestrato anche gli occhiali”
Fatti quotidiani
Per il 2025 regala o regalati il Fatto! Abbonamento a prezzo speciale, l’offerta fino al 6 gennaio
Roma, 2 gen. (Adnkronos) - "È quello che abbiamo chiesto. Ma capire è una parola inutile. Io non capisco niente e chi ci capisce è bravo. Si chiede, si fa e si combatte per ottenere rispetto. Capire no, mi spiace. Magari, capire qualcosa mi piacerebbe". Lo dice Elisabetta Vernoni, madre di Cecilia Sala, dopo l'incontro con la premier Giorgia Meloni a palazzo Chigi ai cronisti che le chiedono se la giornalista potrà avere altre visite da parte dell'ambasciata.
Roma, 2 gen. (Adnkronos) - Nella telefonata di ieri "avrei preferito notizie più rassicuranti da parte sua e invece le domande che ho fatto... glielo ho chiesto io, non me lo stava dicendo, le ho chiesto se ha un cuscino pulito su cui appoggiare la testa e mi ha detto 'mamma, non ho un cuscino, né un materasso'". Lo dice Elisabetta Vernoni, madre di Cecilia Sala, dopo l'incontro con la premier Giorgia Meloni a palazzo Chigi.
Roma, 2 gen. (Adnkronos) - "No, dopo ieri nessun'altra telefonata". Lo dice Elisabetta Vernoni, madre di Cecilia Sala, ai cronisti dopo l'incontro a palazzo Chigi con la premier Giorgia Meloni. "Le telefonate non sono frequenti. E' stata la seconda dopo la prima in cui mi ha detto che era stata arrestata, poi c'è stato l'incontro con l'ambasciatrice, ieri è stato proprio un regalo inaspettato. Arrivano così inaspettate" le telefonate "quando vogliono loro. Quindi io sono lì solo ad aspettare".
Roma, 2 gen. (Adnkronos) - "Questo incontro mi ha fatto bene, mi ha aiutato, avevo bisogno di guardarsi negli occhi, anche tra mamme, su cose di questo genere...". Lo dice Elisabetta Vernoni, madre di Cecilia Sala, lasciando palazzo Chigi dopo l'incontro con la premier Giorgia Meloni.
Roma, 2 gen. (Adnkronos) - "Cerca di essere un soldato Cecilia, cerco di esserlo io. Però le condizioni carcerarie per una ragazza di 29 anni, che non ha compiuto nulla, devono essere quelle che non la possano segnare per tutta la vita". Lo dice Elisabetta Vernoni, madre di Cecilia Sala, dopo l'incontro con la premier Giorgia Meloni a palazzo Chigi.
"Poi se pensiamo a giorni o altro... io rispetto i tempi che mi diranno, ma le condizioni devono essere quelle di non segnare una ragazza che è solo un'eccellenza italiana, non lo sono solo il vino e i cotechini". Le hanno detto qualcosa sui tempi? "Qualche cosa - ha risposto -, ma cose molto generiche, su cui adesso certo attendo notizie più precise".
Roma, 2 gen. (Adnkronos) - "La prima cosa sono condizioni più dignitose di vita carceraria e poi decisioni importanti e di forza del nostro Paese per ragionare sul rientro in Italia, di cui io non piango, non frigno e non chiedo tempi, perché sono realtà molto particolari". Lo ha detto Elisabetta Vernoni, mamma di Cecilia Sala, dopo l'incontro a palazzo Chigi con la premier Giorgia Meloni.
Roma, 2 gen. (Adnkronos) - "Adesso, assolutamente, le condizioni carcerarie di mia figlia". Lo dice Elisabetta Vernoni, madre di Cecilia Sala, dopo l'incontro con la premier Giorgia Meloni a palazzo Chigi ai cronisti che le chiedono quali siano le sua maggiori preoccupazioni. "Lì non esistono le celle singole, esistono le celle di detenzione per i detenuti comuni e poi le celle di punizione, diciamo, e lei è in una di queste evidentemente: se uno dorme per terra, fa pensare che sia così...".