Dodici i cortei complessivi, con almeno 50mila persone coinvolte. Si apre così la ventiquattr’ore greca di sciopero per dire “oxi” alle nuove misure imposte dalla troika: tagli orizzontali per 12 miliardi di euro su stipendi, pensioni, indennità e sanità. E già cinque arresti da parte delle forze dell’ordine nelle prime ore del giorno. I sindacati Gsee, Adedy e Pame chiedono così ad Atene di non avallare questa ulteriore misura che non risolverà il default ellenico, dicono, ma peggiorerà visibilmente le condizioni di vita dei cittadini.

E così oggi in Grecia hanno incrociato le braccia funzionari dei pubblici uffici fiscali, urbanisti, enti locali, servizi pubblici, ispettori fiscali, professori e insegnanti, medici e infermieri, commercianti, avvocati, ingegneri, impiegati di banca, notai. Insomma tutte le categorie professionali, per una volta unite senza distinzioni politiche. Navi e traghetti ferme ai porti di Pireo e Patrasso, probabili ritardi aerei e cancellazione di alcuni voli dall’aeroporto internazionale ateniese Elefterios Venizelos. Treni e autobus fermi per tutta la giornata di mercoledì, al pari della metropolitana della capitale e delle navette per l’aeroporto.

I primi cinque arresti preventivi sono stati effettuati poco dopo le ore 10.00 da parte della polizia antisommossa. I quattromila agenti del Mat che controllano accuratamente zaini e borse, hanno stabilito due basi mobili con sessanta mezzi cingolati pronti a sparare violenti getti di acqua in caso di disordini, dinanzi alla Camera e a piazza Omonia, allestendo una rete metallica in via Vassilissa Sofia. 

Nel frattempo in alcune scuole dove gli insegnanti non hanno aderito allo sciopero generale, si sono verificate occupazioni da parte degli studenti, mentre in piazza Syntagma si registrano i primi scontri tra blocchi anarchici (con sciarpe e cappucci nonostante il caldo torrido) e forze dell’ordine, con lancio di ordigni rudimentali come bottiglie incendiarie. Una prima molotov è stata scagliata difronte all’Atene Hotel Plaza, con lo scoppio di un piccolo incendio. I rivoltosi sono stati spinti verso l’interno della piazza con l’uso di lacrimogeni da parte della polizia, anche se il ministero dell’Interno in mattinata avevano detto che sarebbero stati esclusi insieme alle altre sostanze chimiche. Gli scontri con gli agenti antisommossa sono proseguiti poi sulla piazza antistante il Parlamento, con incursioni da entrambe le parti. Scene analoghe anche in località Tempio di Zeus, con alcuni alberi che hanno preso fuoco provocando l’intervento dei vigili del fuoco che hanno domato le fiamme.

Intanto è iniziato il conto alla rovescia per il via libero definitivo da parte dei leader politici che sostengono il governo di coalizione (Venizelos del Pasok e Kouvellis del Dimar) al pacchetto di misure pari a 13,6 miliardi di euro, ovvero 11,6 miliardi di tagli oltre ad altri 2 di provvedimenti in materia fiscale. Poche ore prima dello sciopero generale di oggi si è svolto un delicato vertice, con il premier Samaras e il suo gabinetto economico: presenti il ministro delle Finanze Stournaras e il suo vice Staikouras.

All’interno del pacchetto che sta provocando la dura reazione dell’intero Paese, il Consiglio dei ministri avrebbe raggiunto la quadra su quasi tutte le misure finanziarie, quindi riduzione degli stipendi e delle pensioni e aumento dell’età pensionabile. In trattativa i provvedimenti relativi alla tax-free per i liberi professionisti. Ma non c’è ancora l’accordo pieno sul licenziamento dei dipendenti pubblici. Dal ritorno di Samaras all’indomani del vertice romano con Mario Monti, si sono infatti intensificati incontri e vertici. Domani altro delicato appuntamento: il ministro Stournaras illustrerà le misure ai leader della maggioranza, passaggio propedeutico al ritorno della troika ad Atene previsto per lunedì.

Secondo fonti governative Antonis Samaras avrebbe manifestato la sua insofferenza verso questi ulteriori ritardi, dopo aver personalmente assicurato al premier italiano la chiusura definitiva e in tempi rapidi del pacchetto da 12 miliardi. Il suo obiettivo quindi è di strappare il “sì” a Venizelos e Kouvellis per portare la misura al vaglio del parlamento. In caso di un accordo politico raggiunto già domani, sabato 6 ottobre ci potrebbe essere il voto della Camera. Ma proprio quello potrebbe essere un altro momento critico in questa crisi greca, dal momento che quaranta deputati di Pasok e Dimar hanno annunciato l’intenzione di costituire un gruppo indipendente, perché non propensi a votare il nuovo pacchetto.

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