Al termine della legislatura Monti non esclude di potersi ricandidare. Specie se la richiesta viene dai partiti. “Prenderei in considerazione un secondo mandato solo in circostanze particolari e se richiesto dalle forze politiche in campo”, ha detto il Presidente del Consiglio rispondendo ancora una volta da New York a domande sul suo futuro politico al Council on Foreign Relations dove interverrà sul tema “Sfide per l’euro e futuro dell’integrazione europea”. “Dopo le elezioni sarò disponibile se richiesto” ripete, dicendo tuttavia di augurarsi che dalle urne, ad aprile, esca un risultato politico chiaro: “Dopo le elezioni – continua – sarebbe normale avere una forza politica in grado di esprimere un premier tra le sue fila. In ogni caso, “io sarò lì” – sottolinea, facendo capire di non poter escludere a priori un altro suo incarico- e risponderò alle eventuali richieste se le condizioni dovessero richiederlo”.
Una posizione diversa rispetto a quanto dichiarato qualche giorno fa ai microfoni della Cnn dove, intervistato da Christiane Amanpour aveva ribadito di non volere correre alle prossime elezioni. “Non mi candiderò perché non ne ho bisogno – aveva detto – visto che il presidente della Repubblica mi ha nominato senatore a vita”. E aveva aggiunto: “Penso che in Italia sia importante che riprenda la vita politica con maggiore senso di responsabilità e maturità”. E opposta rispetto a quando aveva detto lo scorso 8 settembre, quando aveva assicurato che nel 2013 avrebbe terminato la sua esperienza politica: “Nessun dubbio”, aveva detto.
Sull’eventuale candidatura dell’ex premier, invece, ha detto: “Non posso assicurare se Berlusconi decida di correre, ma sarebbe normale”. “Non è che in questi mesi -se ne è andato su un’isola lontano”, facendo capire alla platea americana raccolta presso la sede del think tank come il Cavaliere sia rimasto sempre attivo in politica. “Fu Berlusconi in un certo senso – ricorda – a ‘scoprirmi’ nel 1994 nominandomi Commissario Ue”. Nel corso del suo intervento ha anche commentato la situazione economica del Paese, che “ha un grande potenziale di crescita non sfruttato”. ”In Italia stiamo cercando di rallentare l’aumento del debito attraverso politiche rigorose su deficit e un piano di privatizzazioni”, sottolineando che l’obiettivo da raggiungere al più presto è quello di un avanzo primario del 5% del pil.