“Mario Monti ha contenuto i danni sull’orlo della bancarotta, ma non parlatemi di bis. Non ha mandato popolare ed è il Bondi della politica: chiamato a salvare un’azienda al collasso, come Enrico Bondi a Montedison e Parmalat, taglia ma non rilancia. E i naufraghi della politica si aggrappano al Monti bis come a una scialuppa”. Luigi Zingales, padovano di 49 anni, bocconiano come Monti, non ha bisogno di pesare le parole. Con quella cattedra di economia alla Chicago University, dove insegnava il padre del neoliberismo Milton Friedman, può dire ciò che vuole. È tornato in Italia per lanciare un libro che nel titolo dice tutto: “Manifesto capitalista – Una rivoluzione liberale contro un’economia corrotta”. E già che c’era, è andato alla Banca d’Italia a insolentire il patriarca dei banchieri italiani, Giovanni Bazoli. La sua voglia di rottamazione parte dal potere economico.
Oltre al presidente di Intesa Sanpaolo, chi deve andare a casa?
Tutta l’oligarchia del capitalismo, vecchia, inadeguata, incapace di riformarsi.
Questa oligarchia distrugge la ricchezza o se ne appropria in modo ingiusto?
Entrambe le cose. Per appropriarsi della ricchezza la distrugge. Molti dicono che il capitalismo di relazione, dove non conta il merito ma vincono i favori tra amici, qualche vantaggio ce l’ha. Non ci credo, ma vorrei discuterne: ho chiesto a Bazoli perché dice che la sua banca cerca l’interesse generale prima del profitto, ma non mi ha voluto rispondere. Il suo culto del profitto non è molto popolare in Italia. Lo so, c’è un’antica cultura anticapitalistica, e quindi diffidenza. Il mio libro in America è intitolato “Un capitalismo per il popolo”, ma qui sarebbe stato tacciato di populismo.
I liberisti sono considerati i teorici dell’ingiustizia.
Certo, se il liberismo è praticato come in Italia hanno ragione. Ma il libero mercato, quello vero, è l’antidoto più efficace contro l’ingiustizia sociale. Quando dico meritocrazia, penso che i primi a negarla sono gli oligarchi del capitalismo. Hanno un sistema di intrecci azionari, patti e accordi, per cui sono tutti legati e nessuno giudica nessuno. Io oggi non licenzio te, tu domani non licenzi mia figlia.
Capitalismo delle figlie, come quelle di Ligresti?
La Fonsai sarà mica andata a rotoli per colpa dei dipendenti?
La figlia di Bazoli che entra nel consiglio di Ubi Banca quando ne esce il padre per incompatibilità, come la spiega ai suoi studenti?
Parto da Alessandro Borgia. È la tradizione cattolica, il potere che si tramanda senza possedere azioni. Episodi del genere dimostrano mancanza di sensibilità, perché il potere corrompe e il potere assoluto corrompe assolutamente, come diceva lord Acton.
Insegnava a Chicago?
No, storico inglese dell’Ottocento, nato a Napoli.
Però è comodo venire qui a sparare a zero con la cattedra a Chicago.
Ah sì, anche perché siamo provinciali. Uno arriva dall’America e tutti stanno a sentirlo.
E i colleghi italiani non la chiamano mai per dirle beato te che puoi parlare?
Gli economisti no, ma molti manager e imprenditori mi dicono che tacciono per paura.
Paura fa rima con omertà.
Nelle scuole americane ai miei figli insegnano a battersi contro l’ingiustizia, ad avere fiducia in se stessi, a credere che tu puoi fare la differenza. Qui ti insegnano che è tutto inutile, e l’omertà è un obbligo morale.
Battersi per la legalità è roba da rompiscatole.
Sì, e mi ribello. Le regole sono essenziali per l’economia. Non c’è liberismo senza legalità. Il mio libro parte da Enrico Berlinguer, che ha sollevato la questione morale. La sinistra è stata l’unica parte politica a battersi contro le porcherie. Mentre la borghesia, per paura dei comunisti, ha difeso l’illegalità.
Ma allora c’è il Pd già pronto. Perché il movimento “Fermare il declino”?
Per rompere il legame tra sinistra anticapitalista e sinistra liberale. Se Matteo Renzi vince le primarie sto con lui, naturalmente a patto che cacci gente come D’Alema.
Ma D’Alema è un vecchio tifoso del liberismo…
No, è il leader di quella parte del Pd che sta lì per fare inciuci con il mondo delle imprese.
Marchionne che definisce “folklore locale” la sentenza sulla discriminazione a Pomigliano, come sta nella classifica liberismo-legalità?
Se ha detto questo dell’applicazione di una legge europea ha sbagliato. Si sta esagerando. I sindacati hanno abusato della giustizia troppo tutelante, ma non si può dare sempre la colpa a chi lavora. All’economia italiana fanno più male gli oligarchi che mantengono il loro potere in un sistema senza regole.
Ma lei che ci fa in America, l’ha scelto o non l’hanno voluta alla Bocconi?
A Chicago mi pagavano e mi facevano fare ricerca. In Italia avrei dovuto chiedere soldi ai miei. Lei che avrebbe fatto?
Ma adesso che viene a fare? Ci sarà qualcuno che le chiede che vuole, no?
Vengo a cercare qualcuno con cui discutere del futuro del Paese: se un popolo non è in grado di mettere in galera i corrotti non saprà neppure scegliere le tecnologie su cui investire.
da Il Fatto Quotidiano del 29 settembre 2012
Economia & Lobby
Zingales: “Monti? Non parlatemi di bis. Rottamiamo i banchieri come Bazoli”
Secondo l'economista, bocconiano come il premier e titolare di una cattedra alla Chicago University, il Presidente del Consiglio ha contenuto i danni ma "non ha mandato popolare". Su D'Alema e il centrosinistra: "E' il leader di quella parte politica che sta lì per fare inciuci col mondo delle imprese"
“Mario Monti ha contenuto i danni sull’orlo della bancarotta, ma non parlatemi di bis. Non ha mandato popolare ed è il Bondi della politica: chiamato a salvare un’azienda al collasso, come Enrico Bondi a Montedison e Parmalat, taglia ma non rilancia. E i naufraghi della politica si aggrappano al Monti bis come a una scialuppa”. Luigi Zingales, padovano di 49 anni, bocconiano come Monti, non ha bisogno di pesare le parole. Con quella cattedra di economia alla Chicago University, dove insegnava il padre del neoliberismo Milton Friedman, può dire ciò che vuole. È tornato in Italia per lanciare un libro che nel titolo dice tutto: “Manifesto capitalista – Una rivoluzione liberale contro un’economia corrotta”. E già che c’era, è andato alla Banca d’Italia a insolentire il patriarca dei banchieri italiani, Giovanni Bazoli. La sua voglia di rottamazione parte dal potere economico.
Oltre al presidente di Intesa Sanpaolo, chi deve andare a casa?
Tutta l’oligarchia del capitalismo, vecchia, inadeguata, incapace di riformarsi.
Questa oligarchia distrugge la ricchezza o se ne appropria in modo ingiusto?
Entrambe le cose. Per appropriarsi della ricchezza la distrugge. Molti dicono che il capitalismo di relazione, dove non conta il merito ma vincono i favori tra amici, qualche vantaggio ce l’ha. Non ci credo, ma vorrei discuterne: ho chiesto a Bazoli perché dice che la sua banca cerca l’interesse generale prima del profitto, ma non mi ha voluto rispondere. Il suo culto del profitto non è molto popolare in Italia. Lo so, c’è un’antica cultura anticapitalistica, e quindi diffidenza. Il mio libro in America è intitolato “Un capitalismo per il popolo”, ma qui sarebbe stato tacciato di populismo.
I liberisti sono considerati i teorici dell’ingiustizia.
Certo, se il liberismo è praticato come in Italia hanno ragione. Ma il libero mercato, quello vero, è l’antidoto più efficace contro l’ingiustizia sociale. Quando dico meritocrazia, penso che i primi a negarla sono gli oligarchi del capitalismo. Hanno un sistema di intrecci azionari, patti e accordi, per cui sono tutti legati e nessuno giudica nessuno. Io oggi non licenzio te, tu domani non licenzi mia figlia.
Capitalismo delle figlie, come quelle di Ligresti?
La Fonsai sarà mica andata a rotoli per colpa dei dipendenti?
La figlia di Bazoli che entra nel consiglio di Ubi Banca quando ne esce il padre per incompatibilità, come la spiega ai suoi studenti?
Parto da Alessandro Borgia. È la tradizione cattolica, il potere che si tramanda senza possedere azioni. Episodi del genere dimostrano mancanza di sensibilità, perché il potere corrompe e il potere assoluto corrompe assolutamente, come diceva lord Acton.
Insegnava a Chicago?
No, storico inglese dell’Ottocento, nato a Napoli.
Però è comodo venire qui a sparare a zero con la cattedra a Chicago.
Ah sì, anche perché siamo provinciali. Uno arriva dall’America e tutti stanno a sentirlo.
E i colleghi italiani non la chiamano mai per dirle beato te che puoi parlare?
Gli economisti no, ma molti manager e imprenditori mi dicono che tacciono per paura.
Paura fa rima con omertà.
Nelle scuole americane ai miei figli insegnano a battersi contro l’ingiustizia, ad avere fiducia in se stessi, a credere che tu puoi fare la differenza. Qui ti insegnano che è tutto inutile, e l’omertà è un obbligo morale.
Battersi per la legalità è roba da rompiscatole.
Sì, e mi ribello. Le regole sono essenziali per l’economia. Non c’è liberismo senza legalità. Il mio libro parte da Enrico Berlinguer, che ha sollevato la questione morale. La sinistra è stata l’unica parte politica a battersi contro le porcherie. Mentre la borghesia, per paura dei comunisti, ha difeso l’illegalità.
Ma allora c’è il Pd già pronto. Perché il movimento “Fermare il declino”?
Per rompere il legame tra sinistra anticapitalista e sinistra liberale. Se Matteo Renzi vince le primarie sto con lui, naturalmente a patto che cacci gente come D’Alema.
Ma D’Alema è un vecchio tifoso del liberismo…
No, è il leader di quella parte del Pd che sta lì per fare inciuci con il mondo delle imprese.
Marchionne che definisce “folklore locale” la sentenza sulla discriminazione a Pomigliano, come sta nella classifica liberismo-legalità?
Se ha detto questo dell’applicazione di una legge europea ha sbagliato. Si sta esagerando. I sindacati hanno abusato della giustizia troppo tutelante, ma non si può dare sempre la colpa a chi lavora. All’economia italiana fanno più male gli oligarchi che mantengono il loro potere in un sistema senza regole.
Ma lei che ci fa in America, l’ha scelto o non l’hanno voluta alla Bocconi?
A Chicago mi pagavano e mi facevano fare ricerca. In Italia avrei dovuto chiedere soldi ai miei. Lei che avrebbe fatto?
Ma adesso che viene a fare? Ci sarà qualcuno che le chiede che vuole, no?
Vengo a cercare qualcuno con cui discutere del futuro del Paese: se un popolo non è in grado di mettere in galera i corrotti non saprà neppure scegliere le tecnologie su cui investire.
da Il Fatto Quotidiano del 29 settembre 2012
Lady Etruria
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Kiev, 17 mar. (Adnkronos) - Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha annunciato su X di aver parlato con il presidente francese Emmanuel Macron: "Come sempre scrive - è stata una conversazione molto costruttiva. Abbiamo discusso i risultati dell'incontro online dei leader svoltosi sabato. La coalizione di paesi disposti a collaborare con noi per realizzare una pace giusta e duratura sta crescendo. Questo è molto importante".
"L'Ucraina è pronta per un cessate il fuoco incondizionato di 30 giorni - ha ribadito Zelensky - Tuttavia, per la sua attuazione, la Russia deve smettere di porre condizioni. Ne abbiamo parlato anche con il Presidente Macron. Inoltre, abbiamo parlato del lavoro dei nostri team nel formulare chiare garanzie di sicurezza. La posizione della Francia su questa questione è molto specifica e la sosteniamo pienamente. Continuiamo a lavorare e a coordinare i prossimi passi e contatti con i nostri partner. Grazie per tutti gli sforzi fatti per raggiungere la pace il prima possibile".
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - il presidente americano Donald Trump ha dichiarato ai giornalisti che il leader cinese Xi Jinping visiterà presto Washington, a causa delle crescenti tensioni commerciali tra le due maggiori economie mondiali. Lo riporta Newsweek. "Xi e i suoi alti funzionari" arriveranno in un "futuro non troppo lontano", ha affermato Trump.
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo quanto riferito su X dal giornalista del The Economist, Shashank Joshi, l'amministrazione Trump starebbe valutando la possibilità di riconoscere la Crimea ucraina come parte del territorio russo, nell'ambito di un possibile accordo per porre fine alla guerra tra Russia e Ucraina.
"Secondo due persone a conoscenza della questione, l'amministrazione Trump sta valutando di riconoscere la regione ucraina della Crimea come territorio russo come parte di un eventuale accordo futuro per porre fine alla guerra di Mosca contro Kiev", si legge nel post del giornalista.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo un sondaggio della televisione israeliana Channel 12, il 46% degli israeliani non è favorevole al licenziamento del capo dello Shin Bet, Ronen Bar, da parte del primo ministro Benjamin Netanyahu, rispetto al 31% che sostiene la sua rimozione. Il risultato contrasta con il 64% che, in un sondaggio di due settimane fa, sosteneva che Bar avrebbe dovuto dimettersi, e con il 18% che sosteneva il contrario.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Il ministero della Salute libanese ha dichiarato che almeno sette persone sono state uccise e 52 ferite negli scontri scoppiati la scorsa notte al confine con la Siria. "Gli sviluppi degli ultimi due giorni al confine tra Libano e Siria hanno portato alla morte di sette cittadini e al ferimento di altri 52", ha affermato l'unità di emergenza del ministero della Salute.
Beirut, 17 mar. (Adnkronos/Afp) - Hamas si starebbe preparando per un nuovo raid, come quello del 7 ottobre 2023, penetrando ancora una volta in Israele. Lo sostiene l'israeliano Channel 12, in un rapporto senza fonti che sarebbe stato approvato per la pubblicazione dalla censura militare. Il rapporto afferma inoltre che Israele ha riscontrato un “forte aumento” negli sforzi di Hamas per portare a termine attacchi contro i kibbutz e le comunità al confine con Gaza e contro le truppe dell’Idf di stanza all’interno di Gaza.
Cita inoltre il ministro della Difesa Israel Katz, che ha detto di recente ai residenti delle comunità vicine a Gaza: "Hamas ha subito un duro colpo, ma non è stato sconfitto. Ci sono sforzi in corso per la sua ripresa. Hamas si sta costantemente preparando a effettuare un nuovo raid in Israele, simile al 7 ottobre". Il servizio televisivo arriva un giorno dopo che il parlamentare dell'opposizione Gadi Eisenkot, ex capo delle Idf, e altri legislatori dell'opposizione avevano lanciato l'allarme su una preoccupante recrudescenza dei gruppi terroristici di Gaza.
"Negli ultimi giorni, siamo stati informati che il potere militare di Hamas e della Jihad islamica palestinese è stato ripristinato, al punto che Hamas ha oltre 25.000 terroristi armati, mentre la Jihad ne ha oltre 5.000", hanno scritto i parlamentari, tutti membri del Comitato per gli affari esteri e la difesa.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos/Afp) - L'attacco israeliano nei pressi della città di Daraa, nel sud della Siria, ha ucciso due persone. Lo ha riferito l'agenzia di stampa statale siriana Sana.
"Due civili sono morti e altri 19 sono rimasti feriti in attacchi aerei israeliani alla periferia della città di Daraa", ha affermato l'agenzia di stampa, mentre l'esercito israeliano ha affermato di aver preso di mira "centri di comando e siti militari appartenenti al vecchio regime siriano".