Libera, Legambiente e Avviso Pubblico rivelano che a più di 1 italiano su 10 è stata chiesta una tangente. Report e Il Fatto rivelano che più di 1 parlamentare su 10 è nei guai con la giustizia. L’Istat rivela che più di 1 italiano su 10 è senza lavoro. Se ne potrebbe persino dedurre che, se uno rifiuta una mazzetta a un parlamentare, resta disoccupato.
Ma su queste prodigiose coincidenze statistiche si attendono lumi dal sen. avv. Piero Longo, difensore di B, che a Report ha dato spettacolo: “Per me può stare in Parlamento anche un condannato definitivo. Il Parlamento dev’essere la rappresentazione mediana del popolo che rappresenta: perché dovrebbe essere migliore?”. Forse al nostro principe del foro sfugge l’etimologia di “elezione”, che deriva da “eligere”, cioè selezionare, possibilmente il meglio. Se lo scopo fosse riprodurre in scala la società, anziché eleggerli, tanto varrebbe sorteggiare i parlamentari tra le varie categorie, comprese quelle criminali.
Anni fa, a Milano, imperversava una gang di cileni dediti al borseggio sui mezzi pubblici. Un giorno ne fu arrestato e processato uno. Il giudice gli chiese di declinare le generalità e gli domandò che lavoro facesse per vivere. Il tizio rispose: “Rubo i portafogli ai passeggeri degli autobus”. Il giudice replicò che quello era un reato, non un lavoro. Lui però insisté: “I miei amici mi hanno convinto a lasciare il Cile e a raggiungerli qui in Italia proprio perché mi hanno assicurato che avrei potuto guadagnare bene borseggiando la gente, sennò non sarei venuto”. Non sappiamo se il suo difensore fosse il professor Longo, ma se lo sarebbe meritato. Perché i due, a loro insaputa si capisce, ragionano esattamente allo stesso modo: rubare è un lavoro come un altro e i ladri han diritto di eleggere i loro bravi rappresentanti in Parlamento come qualunque altra categoria (gli amici del cileno non l’avevano avvertito che nel Parlamento italiano la lobby dei ladri è più nutrita ancora di quella degli avvocati).
Ora che gli elettori sono alla disperata ricerca del nuovo che avanza, non resta che lavorare di fantasia. Grande successo avrebbe il Pdo (Partito degli omicidi), magari diviso in due correnti, Pdod (Partito degli omicidi dentro) e Pdof (Partito degli omicidi fuori), con piattaforme programmatiche semplici e comprensibili a tutti: la prima “uscire”, la seconda “non entrare”. Spopolerebbe poi, specie in certe zone del Sud ma pure del Nord, un “Forza Mafia”, coalizzato o apparentato con “Forza Camorra” e “Forza ‘Ndrangheta”. Invece il Pdno (“Partito Delinquenza non Organizzata”) rischierebbe continue scissioni, a causa della rissosità dei dirigenti e soprattutto della base, portatrice di interessi legittimi, ma confliggenti fra loro: difficile mettere d’accordo gli estremisti dell’assassinio con i moderati del sequestro di persona (l’ostaggio, almeno all’inizio, è preferibile vivo: rapire cadaveri non conviene).
Per combattere l’astensionismo dilagante è poi consigliabile dare adeguata rappresentanza a categorie criminali colpevolmente neglette nell’attuale panorama parlamentare: se le Camere pullulano di esperti in corruzione, concussione, truffa, peculato, frode fiscale, falso in bilancio e mafie varie, non si vede perché trascurare i legittimi interessi di ricettatori, ladri di bestiame, rapinatori di banche (da non confondere con i banchieri), profanatori di tombe o bracconieri. E chi sono, figli di un dio minore? Fra l’altro, diversificando le tipologie penali, aumenterebbe di gran lunga le probabilità di una rapida approvazione della legge anticorruzione.
Il Fatto Quotidiano, 3 Ottobre 2012
Marco Travaglio
Direttore de Il Fatto Quotidiano e scrittore
Politica - 3 Ottobre 2012
Lodo Longo
Libera, Legambiente e Avviso Pubblico rivelano che a più di 1 italiano su 10 è stata chiesta una tangente. Report e Il Fatto rivelano che più di 1 parlamentare su 10 è nei guai con la giustizia. L’Istat rivela che più di 1 italiano su 10 è senza lavoro. Se ne potrebbe persino dedurre che, se uno rifiuta una mazzetta a un parlamentare, resta disoccupato.
Ma su queste prodigiose coincidenze statistiche si attendono lumi dal sen. avv. Piero Longo, difensore di B, che a Report ha dato spettacolo: “Per me può stare in Parlamento anche un condannato definitivo. Il Parlamento dev’essere la rappresentazione mediana del popolo che rappresenta: perché dovrebbe essere migliore?”. Forse al nostro principe del foro sfugge l’etimologia di “elezione”, che deriva da “eligere”, cioè selezionare, possibilmente il meglio. Se lo scopo fosse riprodurre in scala la società, anziché eleggerli, tanto varrebbe sorteggiare i parlamentari tra le varie categorie, comprese quelle criminali.
Anni fa, a Milano, imperversava una gang di cileni dediti al borseggio sui mezzi pubblici. Un giorno ne fu arrestato e processato uno. Il giudice gli chiese di declinare le generalità e gli domandò che lavoro facesse per vivere. Il tizio rispose: “Rubo i portafogli ai passeggeri degli autobus”. Il giudice replicò che quello era un reato, non un lavoro. Lui però insisté: “I miei amici mi hanno convinto a lasciare il Cile e a raggiungerli qui in Italia proprio perché mi hanno assicurato che avrei potuto guadagnare bene borseggiando la gente, sennò non sarei venuto”. Non sappiamo se il suo difensore fosse il professor Longo, ma se lo sarebbe meritato. Perché i due, a loro insaputa si capisce, ragionano esattamente allo stesso modo: rubare è un lavoro come un altro e i ladri han diritto di eleggere i loro bravi rappresentanti in Parlamento come qualunque altra categoria (gli amici del cileno non l’avevano avvertito che nel Parlamento italiano la lobby dei ladri è più nutrita ancora di quella degli avvocati).
Ora che gli elettori sono alla disperata ricerca del nuovo che avanza, non resta che lavorare di fantasia. Grande successo avrebbe il Pdo (Partito degli omicidi), magari diviso in due correnti, Pdod (Partito degli omicidi dentro) e Pdof (Partito degli omicidi fuori), con piattaforme programmatiche semplici e comprensibili a tutti: la prima “uscire”, la seconda “non entrare”. Spopolerebbe poi, specie in certe zone del Sud ma pure del Nord, un “Forza Mafia”, coalizzato o apparentato con “Forza Camorra” e “Forza ‘Ndrangheta”. Invece il Pdno (“Partito Delinquenza non Organizzata”) rischierebbe continue scissioni, a causa della rissosità dei dirigenti e soprattutto della base, portatrice di interessi legittimi, ma confliggenti fra loro: difficile mettere d’accordo gli estremisti dell’assassinio con i moderati del sequestro di persona (l’ostaggio, almeno all’inizio, è preferibile vivo: rapire cadaveri non conviene).
Per combattere l’astensionismo dilagante è poi consigliabile dare adeguata rappresentanza a categorie criminali colpevolmente neglette nell’attuale panorama parlamentare: se le Camere pullulano di esperti in corruzione, concussione, truffa, peculato, frode fiscale, falso in bilancio e mafie varie, non si vede perché trascurare i legittimi interessi di ricettatori, ladri di bestiame, rapinatori di banche (da non confondere con i banchieri), profanatori di tombe o bracconieri. E chi sono, figli di un dio minore? Fra l’altro, diversificando le tipologie penali, aumenterebbe di gran lunga le probabilità di una rapida approvazione della legge anticorruzione.
Il Fatto Quotidiano, 3 Ottobre 2012
PADRINI FONDATORI
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Roma, 23 feb. - (Adnkronos) - Resterà per sempre il cantante di "Bandiera gialla", canzone simbolo della musica leggera degli anni '60: Gianni Pettenati è morto nella sua casa di Albenga (Savona) all'età di 79 anni. L'annuncio della scomparsa, avvenuta nella notte, è stato dato con un post sui social dalla figlia Maria Laura: "Nella propria casa, come voleva lui, con i suoi affetti vicino, con l'amore dei suoi figli Maria Laura, Samuela e Gianlorenzo e l'adorato gatto Cipria, dopo una lunga ed estenuante malattia, ci ha lasciato papà. Non abbiamo mai smesso di amarti. Ti abbracciamo forte. Le esequie si terranno in forma strettamente riservata".
Nato a Piacenza il 29 ottobre 1945, Gianni Pettenati debutta nel 1965, vincendo il Festival di Bellaria ed entra a far parte del gruppo degli Juniors e nel 1966, accompagnato dallo stesso gruppo, incide il suo primo 45 giri, una cover di "Like a Rolling Stone" di Bob Dylan intitolata "Come una pietra che rotola", seguita da quello che rimane il suo maggiore successo "Bandiera gialla", versione italiana di "The pied piper" incisa lo stesso anno da Patty Pravo (in lingua originale, come lato B del singolo "Ragazzo Triste" per la promozione del locale Piper Club di Roma, diventando il brano simbolo della famosa discoteca), diventata un evergreen, immancabile quando si gioca al karaoke o nelle serate revival nelle discoteche e nelle feste. Il 45 giri successivo, nuovamente con gli Juniors, è "Il superuomo" (cover di "Sunshine superman" di Donovan), mentre sul lato B del disco compare "Puoi farmi piangere" (cover di "I put a spell on you" di Screamin' Jay Hawkins, incisa con l'arrangiamento della versione di Alan Price), con il testo italiano di Mogol. Sempre nel 1967 Pettenati partecipa al Festival di Sanremo con "La rivoluzione", a Un disco per l'estate con "Io credo in te", al Cantagiro con "Un cavallo e una testa" (scritta da Paolo Conte) e a Scala Reale sul Canale Nazionale della Rai in squadra con il vincitore di quell'anno, Claudio Villa, e con Iva Zanicchi, battendo Gianni Morandi, Sandie Shaw e Dino.
Nel 1968 insieme ad Antoine entra in finale al festival di Sanremo con "La tramontana", brano molto fortunato che il cantante piacentino ha sempre riproposto nei suoi concerti. Seguono altri successi come "Caldo caldo", "Cin cin", "I tuoi capricci" e collaborazioni artistiche con diversi autori della canzone italiana. Critico musicale, Pettenati è autore di diversi libri sulla storia della musica leggera italiana tra cui "Quelli eran giorni - 30 anni di canzoni italiane" (Ricordi, con Red Ronnie); "Gli anni '60 in America" (Edizioni Virgilio); "Mina come sono" (Edizioni Virgilio); "Io Renato Zero" (Edizioni Virgilio); "Alice se ne va" (Edizioni Asefi). Nel 2018 era stata concessa a Pettenati la legge Bacchelli che prevede un assegno vitalizio di 24mila euro annui a favore di cittadini illustri, con meriti in diversi campi, che versino in stato di particolare necessità. (di Paolo Martini)
Parigi, 23 feb. (Adnkronos/Afp) - Tre persone, oltre al presunto autore, sono state arrestate per l'attacco mortale di ieri a Mulhouse, nell'est della Francia. Lo ha reso noto la Procura nazionale antiterrorismo. Il principale sospettato, nato in Algeria 37 anni fa, è stato arrestato poco dopo l'aggressione con coltello che ha ucciso un portoghese di 69 anni e ferito almeno tre agenti della polizia municipale.
Mosca, 23 feb. (Adnkronos/Afp) - "Il destino ha voluto così, Dio ha voluto così, se così posso dire. Una missione tanto difficile quanto onorevole - difendere la Russia - è stata posta sulle nostre e vostre spalle unite". Lo ha detto il presidente russo Vladimir Putin ai soldati che hanno combattuto in Ucraina, durante una cerimonia organizzata al Cremlino in occasione della Giornata dei Difensori della Patria.
Kiev, 23 feb. (Adnkronos/Afp) - Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha invocato l'unità degli Stati Uniti e dell'Europa per giungere a una "pace duratura", alla vigilia del terzo anniversario dell'invasione russa e sulla scia della svolta favorevole a Mosca presa da Donald Trump.
"Dobbiamo fare del nostro meglio per una pace duratura e giusta per l'Ucraina. Ciò è possibile con l'unità di tutti i partner: ci vuole la forza di tutta l'Europa, la forza dell'America, la forza di tutti coloro che vogliono una pace duratura", ha scritto Zelensky su Telegram.
Parigi, 23 feb. (Adnkronos/Afp) - Tre persone, oltre al presunto autore, sono state arrestate per l'attacco mortale di ieri a Mulhouse, nell'est della Francia. Lo ha reso noto la Procura nazionale antiterrorismo. Il principale sospettato, nato in Algeria 37 anni fa, è stato arrestato poco dopo l'aggressione con coltello che ha ucciso un portoghese di 69 anni e ferito almeno tre agenti di polizia municipale.
Beirut, 23 feb. (Adnkronos/Afp) - Decine di migliaia di persone si sono radunate per partecipare ai funerali di Hassan Nasrallah, in uno stadio alla periferia di Beirut. Molte le bandiere di Hezbollah e i ritratti del leader assassinato che ha guidato il movimento libanese, sostenuto dall'Iran, per oltre tre decenni. Uomini, donne e bambini provenienti dal Libano e da altri luoghi hanno camminato a piedi nel freddo pungente per raggiungere il luogo della cerimonia, ritardata per motivi di sicurezza dopo la morte di Nasrallah avvenuta in un massiccio attacco israeliano al bastione di Hezbollah a Beirut sud a settembre.
Mentre la folla si radunava, i media statali libanesi hanno riferito di attacchi israeliani in alcune zone del Libano meridionale, tra cui una località a circa 20 chilometri dal confine. L'esercito israeliano ha affermato di aver colpito nel Libano meridionale "diversi lanciarazzi che rappresentavano una minaccia imminente per i civili israeliani". Ritratti giganti di Nasrallah e di Hashem Safieddine (il successore designato di Nasrallah, ucciso in un altro attacco aereo israeliano prima che potesse assumere l'incarico) sono stati affissi sui muri e sui ponti nella parte sud di Beirut. Uno è stata appeso anche sopra un palco eretto sul campo del gremito Camille Chamoun Sports City Stadium, alla periferia della capitale, dove si svolgeranno i funerali dei due leader.
Lo stadio ha una capienza di circa 50mila persone, ma gli organizzatori di Hezbollah hanno installato decine di migliaia di posti a sedere extra sul campo e all'esterno, dove i partecipanti potranno seguire la cerimonia su uno schermo gigante. Hezbollah ha invitato alla cerimonia alti funzionari libanesi, alla presenza del presidente del parlamento iraniano, Mohammad Bagher Ghalibaf, e del ministro degli Esteri Abbas Araghchi. Quest'ultimo, in un discorso da Beirut, ha descritto i leader assassinati come "due eroi della resistenza" e ha giurato che "il cammino della resistenza continuerà".
Beirut, 23 feb. (Adnkronos) - La rete libanese affiliata a Hezbollah Al-Mayadeen ha riferito che Israele ha effettuato un attacco aereo nell'area di Al-Hermel, nella regione della Bekaa, nel Libano orientale.