La crisi colpisce duro anche le multinazionali più sane e l’Europa meridionale diventa il cuore del problema, il ventre molle in cui stipendi e consumi si contraggono e non conviene più investire. Il ragionamento è alla base delle politiche occupazionali di numerose grandi aziende, e non fa eccezione la Compass, colosso della ristorazione collettiva e dei servizi di supporto, che impiega 360mila dipendenti nel mondo.
In Italia lavorano per Compass 7.941 persone, dipendenti delle società Eurest (specializzata in ristorazione aziendale), Medirest (ristorazione sanitaria), Scolarest (ristorazione scolastica), Eurest Service (servizi di supporto), Ristomat e Lunch Time (buoni pasto). Per 824 di loro è scattata, lo scorso 25 settembre, la procedura di mobilità: in assenza di accordi con le organizzazioni sindacali, 75 giorni dopo l’avvio della pratica i lavoratori perderanno il posto, senza nessun ammortizzatore sociale.
I tagli rientrano in una più ampia strategia di riduzione del personale nei Paesi maggiormente colpiti dalla crisi: Italia, appunto, ma anche Spagna e Portogallo, tre nazioni in cui i dipendenti di Compass sono in tutto 25mila. La decisione, secondo quanto ha annunciato il 27 settembre l’azienda, non è legata a una situazione di crisi aziendale: semplicemente, nell’Europa meridionale i volumi di vendita sono calati di circa il 5% rispetto al 2011.
Come ha spiegato l’amministratore delegato Richard Cousins al Daily Telegraph, le forniture di servizi di ristorazione sono calate a causa della diminuzione della forza lavoro nei Paesi in questione, con il conseguente taglio delle “spese superflue, come i ‘posh lunches’ (pranzi lussuosi) per i clienti”. La regione rappresenta però solo il 4% dei ricavi totali del gruppo, che ha invece ottenuto “buoni livelli” di nuovi contratti nei Paesi nordeuropei, in Francia e nella stessa Spagna.
Infatti, le stime sui risultati annuali di Compass – che saranno pubblicati a fine novembre – sono positive: i ricavi sono dati in crescita di circa l’8% rispetto all’esercizio 2011 e il risultato operativo dovrebbe aumentare della stessa percentuale, grazie alle ottime performance in Nordamerica e nei Paesi emergenti. Le prospettive per il 2012-2013 restano “positive e stabili”, ha fatto sapere la multinazionale. Nonostante questo, si taglia il personale per migliorare ancora i conti: Compass punta a un risparmio annuale di 95 milioni di sterline da qui al 2014.
“Non si comprende la logica di questa operazione – spiega a IlFattoquotidiano.it Francesca Gamba, delegata della Rsu aziendale -. I tagli annunciati sono indiscriminati: ad esempio, nell’ufficio contabilità si vogliono eliminare il responsabile e un addetto, lasciando comunque aperto l’ufficio con quattro impiegati. Poi ci sono i direttori di mensa, che spariranno tutti per essere sostituiti da una ‘nuova’ figura: lo Unit Manager. Praticamente lo stesso tipo di lavoro con un nome diverso: di fatto, un modo per licenziare i dipendenti con la maggiore anzianità aziendale, per poi eventualmente sostituirli con nuovi assunti, che costano meno”.
La vertenza è in corso: il 12 ottobre ci sarà un incontro a Roma tra le organizzazioni sindacali e i rappresentanti di Compass. Che però parte da posizioni piuttosto dure: nella procedura di mobilità, riferiscono i sindacati, si legge chiaramente che “non appare ipotizzabile l’utilizzo di strumenti alternativi” ai licenziamenti.