Dovrebbero dirlo all’inizio. Quando un imprenditore minacciato o il testimone di un crimine decidono di aiutare gli investigatori nelle indagini per puro senso dello Stato: “Caro pentito, emh, testimone, sappi che una volta finiti i processi ti scaricheremo come un sacco di patate buono solo per gli gnocchi. E se ti lamenterai in pubblico rispetto alla sicurezza tua e dei tuoi familiari il decorso sarà ancora più veloce”.

Per questo era scontato che fosse solo una questione di tempo: da quando Ignazio Cutrò, uno dei più importanti testimoni di giustizia italiani, ha iniziato a “lamentarsi” per gli inefficaci sistemi di sicurezza allestiti intorno a lui, tutti si chiedevano: “quando arriverà la ritorsione dello Stato?”.

Ebbene essa, la vendetta, ha timbrato il cartellino stanotte, senza nemmeno attendere che l’opinione pubblica si fosse dimenticata delle vergogne ancora fresche e fumanti: sotto l’abitazione della famiglia Cutrò (quattro persone scortate, di cui una, Ignazio, con un terzo livello) dalle 00.04 di oggi non staziona più la camionetta dei carabinieri che in questi anni ha garantito la vigilanza fissa su uno tra gli obiettivi più sensibili della Sicilia. Dalle 00.04 di oggi la presenza dell’Arma sarà sostituita da alcune telecamere. Come nel Grande Fratello ma senza Alessia Marcuzzi.

In pratica funzionerà così: io, killer mafioso, entro nella proprietà di Cutrò e mi avvicino alla sua abitazione. Le telecamere mi inquadrano. Il carabiniere dietro al monitor, se non è in bagno (dopo accurati esami urodinamici verranno selezionati solo quelli con le vesciche migliori) mi vede e dà l’allarme.

Io, killer mafioso, nel frattempo entro in casa e faccio il mio lavoro. In quegli istanti parte la pattuglia dalla caserma di Bivona. Io, killer mafioso, con calma esco e torno a casa. Così “tempestivamente” i carabinieri si troveranno non a casa di Cutrò ma sulla scena di un crimine. È la nuova frontiera del reality, il mortality di Stato.

“Esagerato” diranno i responsabili di questa scelta, fatta per punire un testimone di giustizia che ha rotto le scatole con le sue lamentele. Esagerato un po’ sì, perché in effetti il 24 agosto del 2011 le cose non erano andate esattamente così. Perché quella sera d’estate i carabinieri della vigilanza fissa (oggi sostituiti dai colleghi elettronici) avevano scoperto un uomo nascosto dietro ad uno dei mezzi dell’impresa Cutrò, a pochi metri dalla porta di casa. All’alt dei militari l’uomo era scappato e, dopo un inseguimento, di lui si erano perse le tracce.

Se accadrà stanotte, domani notte o fra tre notti, il malintenzionato potrà fare con comodo. Un lavoro pulito e senza sbavature.

Ah, dimenticavo un piccolo dettaglio: tra poco usciranno di galera, per espiazione pena, i mafiosi che Ignazio ha fatto condannare ad oltre 50 anni di carcere, ovvero i fratelli Panepinto. Immagino che siano un tantino incazzati.

Ignazio, non te la prendere, il Grande Fratello è un gioco, e tu sei stato nominato.

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