“L’appello dell’Unità per D’Alema? Non ho mai firmato nulla”. Ne è certissima Sabrina Rocca, una delle principali dissidenti del Pd siciliano, che di appelli in favore del lìder Maximo non ne aveva mai sentito parlare. “E anche se mi fosse stata richiesta la firma, avrei comunque rifiutato”, aggiunge categorica. Eppure il suo nome era incluso tra le settecento firme pubblicate sull’Unità in favore di Massimo D’Alema. Indicato da più parti come uno dei primi “passi indietro” necessari per rinnovare la classe dirigente del centrosinistra, in soccorso di D’Alema era arrivato provvidenziale l’appello pubblicato sulle pagine del giornale fondato da Antonio Gramsci. Solo che non tutti i firmatari erano al corrente di essersi spesi per lui.
Come Sabrina Rocca appunto, che ha saputo di quell’appello solo dopo aver ricevuto pesanti critiche sul web. “Non sapevo di quella pagina dell’Unità – racconta – ma ho trovato la casella di posta piena di insulti: molti mi esprimevano il loro disappunto per aver trovato il mio nome tra quella fila di sostenitori di D’Alema. Mi dicevano: ma proprio lei che fa la dissidente del Pd, adesso, firma in favore di D’Alema? ” Alle ultime amministrative a Trapani, Rocca è stata la candidata sindaco del centrosinistra, indicata in prima battuta da Sinistra Ecologia e Libertà, e in seguito anche dal suo partito, il Pd, impegnato fino all’ultimo a cercare un’intesa con il candidato di Gianfranco Miccichè. “Dopo aver visto che il mio nome compariva effettivamente tra le settecento firme per D’Alema ho subito contattato i vertici nazionali del partito: lei ha ricevuto una mail, mi hanno detto. Ho cercato tra la posta, ed in effetti avevo ricevuto la mail con l’appello, ma non l’avevo mai letta. Come hanno fatto dunque ad includermi tra i firmatari dell’appello, se non avevo neanche risposto?”.
Una domanda che si sono fatti anche ai piani alti del Pd. “Mi hanno anche detto di non preoccuparmi, che con queste firme hanno fatto confusione. Io non avrei mai firmato un appello del genere neanche se ne fossi stata al corrente. Aldilà dei motivi politici, gli appelli ad personam non hanno niente a che vedere con la democrazia interna di un partito. Questo pasticcio è il sintomo della situazione interna al Pd, un partito in cui si fanno gli appelli senza idee in difesa delle foche monache”. Oltre alla Rocca, ha smentito di aver apposto la sua firma in favore di D’Alema anche Antonio Placido, sindaco di Rionero in Valture in Basilicata. “Ho appreso dalla stampa di questa mia adesione. Vorrei chiarire che sono inequivocabilmente schierato con Nichi Vendola e, pertanto, non sottoscrivo alcun appello che possa in misura anche minima, rendere confuso il mio sostegno alla sua candidatura”. Placido infatti non appartiene neanche al Pd, ma è un fermo sostenitore di Sinistra ecologia e libertà. Come abbiano fatto i vertici democratici ad inserire anche lui tra i firmatari pro D’Alema era e resta un mistero.
Dopo la pubblicazione dell’appello, D’Alema aveva assicurato: “Posso ricandidarmi, se il partito mi chiede di farlo”. A questo punto, se il partito dovesse chiedere a D’Alema di rimanere a Montecitorio, bisognerà prima capire quanti dentro al Pd ne saranno effettivamente a conoscenza.