La data clou per uno dei consigli regionali più indagati d’Italia sta per arrivare. E non si tratta del giorno della caduta di Roberto Formigoni dai piani alti di Palazzo Lombardia. Ma del prossimo 21 ottobre, un momento importante per metà dei consiglieri, quelli che sono al loro primo mandato. Perché questa data potrebbe far scattare per loro il diritto al vitalizio. Potrebbe, visto che dieci giorni fa il governo Monti ha approvato un decreto taglia sprechi che per il momento cambia le regole del gioco: per il vitalizio non basteranno più due anni e mezzo di politica in regione, ma ce ne vorranno dieci. Un decreto, però, va convertito in legge dal Parlamento e lì può succedere di tutto, così a qualcuno può venire il sospetto che a puntare a campare non siano solo i consiglieri di Pdl e Lega. Ma anche quelli dell’opposizione, che da settimane sbandierano le dimissioni, già messe sulla carta ma mai protocollate. “Senza quelle del Carroccio – dice la versione ufficiale – le nostre dimissioni sono inutili, il Consiglio regionale non verrebbe sciolto”. Oggi però c’è un consigliere che ha deciso di infischiarsi della versione ufficiale ed è passato ai fatti: “Non voglio che a dettare i tempi dell’uscita di scena sia Formigoni, un presidente ormai totalmente screditato – dichiara Gabriele Sola dell’Idv -. Io mi dimetto, in tempo utile per evitare il superamento del ‘giro di boa’ della legislatura e, con esso, il diritto a percepire il vitalizio”.
Sul vitalizio in realtà pende la scure di Monti, che ha posticipato a 66 anni l’età in cui consiglieri, assessori e presidenti regionali potranno percepire la ‘pensione’. E ha imposto un limite minimo di attività pari a dieci anni. Ma se il decreto non dovesse essere convertito in legge entro 60 giorni, in Lombardia tornerà a valere la legge regionale 12 del 20 marzo 1995, che a chi compie 60 anni garantisce un vitalizio (quello minimo è di 1.300 euro al mese), anche a fronte di soli due anni e mezzo al Pirellone, a patto di versare un contributo di poco più di 2mila euro mensili fino al termine naturale della legislatura. Il decreto del governo presenta poi due incognite: non è chiaro quali siano le sanzioni per le regioni che non si adegueranno e potrebbe lasciare ai consiglieri la possibilità di avviare azioni legali per farsi riconoscere un diritto che ritengono ormai acquisito.
In Lombardia a fare i conti con il decreto sono 40 consiglieri su 80, tutti al primo mandato. Non c’è solo Nicole Minetti, ma anche altri sette dei suoi 29 compagni del Pdl. Nella Lega sono in 13 su 20. Passando all’opposizione, qui i consiglieri che matureranno trenta mesi di mandato fra una settimana sono addirittura in maggioranza: due su tre nell’Idv di Sola, 13 su 21 nel Pd, Filippo Penati del gruppo misto, due su tre nell’Udc, tutti e due i consiglieri di Sel. Il gesto di Sola ha colto di sorpresa anche gli alleati, proprio nel giorno in cui ogni sforzo era concentrato nell’organizzare la protesta sotto Palazzo Lombardia per chiedere sì delle dimissioni, ma quelle di Formigoni.
Secondo Chiara Cremonesi, capogruppo di Sel, l’iniziativa del quasi ex consigliere è inutile: “Il 21 ottobre non succede proprio nulla – dice – perché è in vigore il decreto del governo. Nessuno, quindi, sta aspettando quel giorno per maturare il vitalizio. Sono disponibile alle dimissioni, ma se non le danno i consiglieri della Lega, io resto a fare opposizione fino alla fine”. D’accordo con lei è il compagno di partito Giulio Cavalli, appena candidatosi alle primarie del centrosinistra: “Io ho rinunciato al vitalizio con una semplice lettera, non è necessario dimettersi – spiega -. Anche perché così lasceremmo in mano a Pdl e Lega le modifiche alla legge elettorale”.
Analoga la posizione del gruppo del Pd, che in virtù del decreto Monti assicura in una nota: “Nessun consigliere del Partito democratico in carica percepirà il vitalizio da consigliere regionale”. Ma Sola non ci sta e alle critiche ribatte: “Il momento di depositare le dimissioni secondo me è arrivato. Solo così è possibile dissipare ogni ombra sulla maturazione dei vitalizi, a prescindere dai tecnicismi che, troppo spesso, permettono alla ‘casta’ di mantenere i propri vizi”.
Politica
Lombardia, a giorni scatta il vitalizio. E il consigliere Idv si dimette prima
Nell'assemblea regionale travolta dagli scandali, il 21 ottobre 40 consiglieri alla prima legislatura conquisteranno il diritto alla "pensione" politica. Il dipietrista Sola: "Rinuncio". Pd e Sel: "Basta una lettera, restiamo a fare opposizione a Formigoni". L'incognita del decreto Monti
La data clou per uno dei consigli regionali più indagati d’Italia sta per arrivare. E non si tratta del giorno della caduta di Roberto Formigoni dai piani alti di Palazzo Lombardia. Ma del prossimo 21 ottobre, un momento importante per metà dei consiglieri, quelli che sono al loro primo mandato. Perché questa data potrebbe far scattare per loro il diritto al vitalizio. Potrebbe, visto che dieci giorni fa il governo Monti ha approvato un decreto taglia sprechi che per il momento cambia le regole del gioco: per il vitalizio non basteranno più due anni e mezzo di politica in regione, ma ce ne vorranno dieci. Un decreto, però, va convertito in legge dal Parlamento e lì può succedere di tutto, così a qualcuno può venire il sospetto che a puntare a campare non siano solo i consiglieri di Pdl e Lega. Ma anche quelli dell’opposizione, che da settimane sbandierano le dimissioni, già messe sulla carta ma mai protocollate. “Senza quelle del Carroccio – dice la versione ufficiale – le nostre dimissioni sono inutili, il Consiglio regionale non verrebbe sciolto”. Oggi però c’è un consigliere che ha deciso di infischiarsi della versione ufficiale ed è passato ai fatti: “Non voglio che a dettare i tempi dell’uscita di scena sia Formigoni, un presidente ormai totalmente screditato – dichiara Gabriele Sola dell’Idv -. Io mi dimetto, in tempo utile per evitare il superamento del ‘giro di boa’ della legislatura e, con esso, il diritto a percepire il vitalizio”.
Sul vitalizio in realtà pende la scure di Monti, che ha posticipato a 66 anni l’età in cui consiglieri, assessori e presidenti regionali potranno percepire la ‘pensione’. E ha imposto un limite minimo di attività pari a dieci anni. Ma se il decreto non dovesse essere convertito in legge entro 60 giorni, in Lombardia tornerà a valere la legge regionale 12 del 20 marzo 1995, che a chi compie 60 anni garantisce un vitalizio (quello minimo è di 1.300 euro al mese), anche a fronte di soli due anni e mezzo al Pirellone, a patto di versare un contributo di poco più di 2mila euro mensili fino al termine naturale della legislatura. Il decreto del governo presenta poi due incognite: non è chiaro quali siano le sanzioni per le regioni che non si adegueranno e potrebbe lasciare ai consiglieri la possibilità di avviare azioni legali per farsi riconoscere un diritto che ritengono ormai acquisito.
In Lombardia a fare i conti con il decreto sono 40 consiglieri su 80, tutti al primo mandato. Non c’è solo Nicole Minetti, ma anche altri sette dei suoi 29 compagni del Pdl. Nella Lega sono in 13 su 20. Passando all’opposizione, qui i consiglieri che matureranno trenta mesi di mandato fra una settimana sono addirittura in maggioranza: due su tre nell’Idv di Sola, 13 su 21 nel Pd, Filippo Penati del gruppo misto, due su tre nell’Udc, tutti e due i consiglieri di Sel. Il gesto di Sola ha colto di sorpresa anche gli alleati, proprio nel giorno in cui ogni sforzo era concentrato nell’organizzare la protesta sotto Palazzo Lombardia per chiedere sì delle dimissioni, ma quelle di Formigoni.
Secondo Chiara Cremonesi, capogruppo di Sel, l’iniziativa del quasi ex consigliere è inutile: “Il 21 ottobre non succede proprio nulla – dice – perché è in vigore il decreto del governo. Nessuno, quindi, sta aspettando quel giorno per maturare il vitalizio. Sono disponibile alle dimissioni, ma se non le danno i consiglieri della Lega, io resto a fare opposizione fino alla fine”. D’accordo con lei è il compagno di partito Giulio Cavalli, appena candidatosi alle primarie del centrosinistra: “Io ho rinunciato al vitalizio con una semplice lettera, non è necessario dimettersi – spiega -. Anche perché così lasceremmo in mano a Pdl e Lega le modifiche alla legge elettorale”.
Analoga la posizione del gruppo del Pd, che in virtù del decreto Monti assicura in una nota: “Nessun consigliere del Partito democratico in carica percepirà il vitalizio da consigliere regionale”. Ma Sola non ci sta e alle critiche ribatte: “Il momento di depositare le dimissioni secondo me è arrivato. Solo così è possibile dissipare ogni ombra sulla maturazione dei vitalizi, a prescindere dai tecnicismi che, troppo spesso, permettono alla ‘casta’ di mantenere i propri vizi”.
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Roma, 18 feb. (Adnkronos) - Martedì 25 alle ore 15.30 si svolgeranno le commemorazioni dell'Ambasciatore Attanasio e del carabiniere Iacovacci. Poi il primo punto all'ordine del giorno è la mozione di sfiducia a Daniela Santanchè.
(Adnkronos) - La sede opportuna, ha sottolineato Ciriani, "è il Copasir che è un organo del Parlamento e non del governo, ed è presieduto da un componente delle opposizioni. E' quella la sede in cui il governo fornisce tutte le informazioni del caso: oggi è stato audito Valensise, la settimana scorsa Caravelli e la prossima settimana sarà audito Frattasi. Da parte del governo non c'è alcun volontà di non dare informazioni, ma di darle nelle sedi opportune".
E anche sulla richiesta delle opposizioni di sapere se Paragon sia stato utilizzato dalla polizia penitenziaria, Ciriani ribadisce che saranno date "riposte nelle sedi opportune. C'e' un luogo in cui dare risposte e un altro luogo in cui non si possono dare, ma questo è la legge a disporlo, non è il governo". Infine viste le proteste dei gruppi più piccoli che non sono rappresentati nel Copasir, Ciriani ha ricordato che "è la legge che lo prevede, non dipende dal governo".
Roma, 18 feb. (Adnkronos) - Martedì 25 al mattino si terrà discussione generale sulla mozione di sfiducia al ministro Carlo Nordio. Lo ha stabilito la conferenza dei capigruppo della Camera.
Roma, 18 feb. (Adnkronos) - La conferenza dei capigruppo ha stabilito che domani dalle 18 votazione si svolgerà la chiama per la fiducia sul dl Milleproroghe. Le dichiarazioni di voto inizieranno alle 16 e 20. Il voto finale sul provvedimento è previsto per giovedì.
Roma, 18 feb. (Adnkronos) - Le opposizioni protestano con il governo e con il presidente della Camera Lorenzo Fontana sulla mancata interrogazione al question time sul caso Paragon. "Il governo si sottrae al confronto con il Parlamento. Siamo totalmente insoddisfatti sulle motivazioni apportate dal ministro Ciriani" che ha ribadito come il governo ritenga "non divulgabili" le informazioni sul caso, ha detto la presidente dei deputati Pd, Chiara Braga, al termine della capigruppo a Montecitorio. "E abbiamo chiesto anche al presidente Fontana di rivalutare la sua scelta".
"Il governo ha avuto l'atteggiamento di chi è stato preso con le mani nella marmellata: tutti hanno parlato, ma ora che abbiamo chiesto se lo spyware fosse utilizzato dalla polizia penitenziaria scatta il segreto...", osserva il capogruppo di Iv, Davide Faraone. Per Riccardo Magi di Più Europa si tratta "di un altro colpo alle prerogative del Parlamento. Si toglie forza a uno dei pochissimi strumenti che si hanno per ottenere risposte dal governo".
Roma, 18 (Adnkronos) - "Si tratta di informazioni non divulgabili" e come tali "possono essere divulgate solo nelle sedi opportune" come il Copasir. Lo ha detto il ministro Luca Ciriani al termine della capigruppo alla Camera a proposito delle interrogazioni al governo da parte delle opposizioni sul caso Paragon. "Da parte del governo non c'è alcun volontà di non dare informazioni, ma di darle nelle sedi opportune".
Milano, 18 feb. (Adnkronos) - "Sono molto sollevato per la decisione del giudice Iannelli che ha escluso la richiesta di arresti domiciliari a mio carico. Ciò mi permette di proseguire il mio lavoro di architetto e anche di portare a termine l’incarico di presidente di Triennale e di docente del Politecnico di Milano". Lo afferma Stefano Boeri dopo la decisione del gip di Milano che ha disposto un'interdittiva che gli vieta per un anno di far parte di commissioni giudicatrici per procedure di affidamento di contratti pubblici.
L'archistar è indagato insieme a Cino Paolo Zucchi e Pier Paolo Tamburelli per turbativa d'asta nell'inchiesta per la realizzazione della Beic, la Biblioteca Europea di Informazione e Cultura. "Ribadisco la mia piena fiducia nel lavoro della magistratura e non vedo l’ora di poter chiarire ulteriormente la mia posizione. Non nascondo però la mia inquietudine per tutto quello che ho subito in queste settimane e per i danni irreversibili generati alla mia vita privata e professionale" conclude Boeri in una nota.