Il caso è da manuale. E’ possibile che un premio di caratura nazionale che gode dell’adesione del presidente della Repubblica venga nel 2011 assegnato ad Alessandro Sallusti, condirettore del Giornale quando venne inaugurato il ‘metodo Boffo’ e l’anno successivo venga assegnato alla vittima di quel discutibile metodo giornalistico, a Dino Boffo in persona? In Italia può accadere. Anzi sta per accadere. Sabato 27 ottobre Boffo verrà a Piano di Sorrento, paese a metà strada tra Sorrento e Positano, per partecipare alla diciassettesima edizione del premio ‘Arturo Esposito’, assegnato a personaggi che eccellono nel mondo della musica, dell’arte e della cultura. Quest’anno spiccano Iva Zanicchi, presentata come ‘artista europarlamentare’ (c’è un’apposita sezione), il cantante Massimo Di Cataldo, l’attrice Benedicta Boccoli. L’attuale direttore di Tv2000, l’emittente della Cei, ritirerà il premio e succederà nell’albo d’oro a Sallusti, premiato nel 2011 insieme a un’altra ‘personalità artistica del parlamento europeo’, l’azzurra Elisabetta Gardini, all’attrice Giovanna Ralli, alla conduttrice Veronica Maya, al cantautore Eugenio Finardi e ad altri nomi più o meno noti, tra i quali l’europarlamentare Pd Gianni Pittella.
La circostanza solleva qualche interrogativo. A cominciare da quello sui criteri di attribuzione del premio, che – si legge nella brochure – ha il supporto del Senato, della Presidenza del Consiglio dei Ministri, della Regione Campania, dell’Azienda di Soggiorno e Turismo di Sorrento, della Provincia di Napoli, la collaborazione della Camera di Commercio di Napoli e il patrocinio di alcuni enti locali e della Federalberghi penisola sorrentina.
Insomma, detto in parole poverissime, da studente di terza media: se premi Sallusti, l’anno dopo davvero puoi premiare anche Boffo? Ricordiamo la vicenda: il 28 agosto 2009 il Giornale di Feltri e Sallusti, coppia da appena una settimana al timone di comando del quotidiano della famiglia Berlusconi, pubblica una velina anonima e falsa per colpire il direttore di Avvenire, nel mirino per aver sollevato qualche interrogativo sulle condotte di Silvio Berlusconi. Per l’onda d’urto successiva a quell’articolo, tratto da una pseudo informativa di polizia giudiziaria che si rivelò una bufala ma che conteneva una parte di verità (un patteggiamento per molestie telefoniche), Boffo fu costretto a dimettersi dalla direzione del quotidiano cattolico che guidava da 15 anni.
Altra domandina, conseguenza di quanto esposto: se Boffo accetta il riconoscimento assegnato l’anno prima a Sallusti, legittima un modo di fare giornalismo, quello dei dossier a orologeria contro gli avversari del padrone, che lo ha visto tra i principali perseguitati? Proviamo a fare due chiacchiere sull’argomento con il diretto interessato. Boffo è gentile, ascolta con attenzione, pesa le parole. Quando gli chiediamo un commento sul fatto che Sallusti sia stato il suo ‘predecessore’, risponde, ed è sincero: “Io questo non lo sapevo”. E se lo avesse saputo prima, avrebbe accettato il premio? “Ci avrei pensato”. Per poi aggiungere: “Sono totalmente d’accordo con voi su un punto: la necessità di riflettere sul modo e sui criteri con cui si attribuiscono questi riconoscimenti”. Ora che farà?