Quella arrivata è una tegola per il segretario del Pd. Zoia Veronesi, storica segretaria di Pier Luigi Bersani, è indagata dalla procura di Bologna per truffa aggravata ai danni della Regione Emilia Romagna. Secondo gli inquirenti Veronesi, lavorò al fianco di Bersani a Roma, prendendo comunque lo stipendio dalla Regione in un arco di tempo di un anno e mezzo.
Il pubblico ministero che conduce le indagini, Giuseppe Di Giorgio, ha firmato un invito a rendere interrogatorio, che si terrà nei prossimi giorni. La donna, che era dipendente della Regione fino al 28 gennaio 2010, era stata distaccata con un provvedimento della stessa Regione a Roma, dove doveva intrattenere rapporti con le “istituzioni centrali e con il Parlamento”. Ma la guardia di finanza ha appurato che non esiste traccia della sua prestazione lavorativa a favore della Regione in quel periodo, tra il 2008 e il 2009. Avrebbe dunque lavorato, a detta dei pm, per altri a spese della Regione. Un ruolo che era giudicato determinante, ma in realtà Veronesi non venne mai sostituita per ricoprire quell’incarico.
Il 28 gennaio 2010 Veronesi si dimette. Scrive l’Ansa il 6 maggio di quell’anno: “La procura di Bologna sta indagando sulle questioni denunciate negli esposti presentati dal deputato e coordinatore provinciale Pdl Enzo Raisi il 19 marzo scorso e riguardanti l’ufficio della presidenza della Regione Emilia Romagna e quello dell’assessorato alle attività produttive. Il reato ipotizzato dal pm Giuseppe Di Giorgio, titolare dell’inchiesta, e’ abuso di ufficio. In un caso c’e’ un indagato, anche se l’iscrizione sul registro degli indagati rappresenta un atto dovuto. In particolare, Raisi, venivano segnalate presunte anomalie o irregolarita’ sull’incarico assegnato all’ex segretaria di Pier Luigi Bersani Zoia Veronesi, come dirigente professional per il raccordo con le istituzioni centrali e il Parlamento, ruolo che, secondo Raisi all’epoca e secondo i magistrati oggi, le avrebbe permesso di continuare a lavorare per Bersani.
Il legale di Veronesi, l’avvocato Paolo Trombetti, ha spiegato che “il pm ci ha invitato a rendere un interrogatorio, cosa che faremo senz’altro perché abbiamo interesse a chiarire che non c’è stata alcuna irregolarità da parte di chicchessia, tanto più dalla signora Veronesi”. “Respingiamo – continua Trombetti – l’accusa di truffa, non c’è alcuna ombra. Chiariremo tutto. È una vicenda in cui nulla le può essere rimproverato”. Oggi Veronesi non è più una dipendente della Regione, ma lavora tra Roma e Bologna alle dipendenze del Partito democratico. E sicuramente è stipendiata dalla federazione di Roma, perché il suo nome non figura tra quelli dei funzionari stipendiati del Pd di Bologna.
L’inchiesta che vede coinvolta la segretaria di Bersani è nata nel 2010 da un esposto (su cinque presentati sulla mala gestione della Regione Emilia Romagna) del deputato di Futuro e Libertà, Enzo Raisi e del consigliere comunale di Bologna Michele Facci (Pdl). Veronesi, quando furono presentati gli esposti, interruppe il suo rapporto con la Regione e venne assunta a Roma dal Partito Democratico.
Zoia Veronesi è l’assistente personale del segretario del Pd, lo affianca dal 1993. Iniziò a collaborare con Bersani, infatti, quando divenne presidente della Regione Emilia Romagna, nei primi anni novanta. Da allora Veronesi lo ha seguito in ogni nuovo incarico, da parlamentare, a ministro dello Sviluppo Economico fino a oggi da segretario politico.
Dal giugno del 2008 al gennaio 2010 venne inquadrata in una nuova posizione dirigenziale per tenere il “raccordo con le istituzioni centrali e con il Parlamento”. Una posizione istituita dalla Regione (a firma del capo di gabinetto, Bruno Solaroli) il 27 maggio 2008, poco dopo la caduta del governo Prodi.
Quello che Raisi si domanda è se fu solo “una coincidenza il fatto che la Regione abbia istituito una nuova posizione dirigenziale nel maggio 2008, cioè subito dopo la formazione e il cambio del nuovo governo nazionale per permettere alla signora Veronesi di rimanere a Roma, anche dopo il venire meno dell’incarico al ministero?”. Zoia Veronesi, dopo la presentazione dell’esposto e l’inchiesta della magistratura, si è poi dimessa dalla Regione il 28 gennaio 2010 e dall’aprile successivo ha accettato di lavorare di nuovo con Bersani diventato segretario del Pd.
Enzo Raisi ha spiegato che “nel 2010 feci cinque esposti sulla mala gestione della Regione. Uno di questi riguardava la Veronesi. Avevo avuto dei documenti e delle carte dove si configuravano dei reati a suo carico. Ho verificato la loro veridicità, presentandoli alla magistratura”. Inoltre il coordinatore regionale di Fli in Emilia Romagna ha aggiunto al fattoquotidiano.it che per quella nuova posizione dirigenziale “questa signora fu nominata dirigente senza una laurea”
Nel Partito Democratico si mostrano sereni. Il segretario del Pd Pier Luigi Bersani ha accolto con “assoluta serenità” la notizia dell’indagine nei confronti della sua storica segretaria. Mentre da Largo del Nazareno dicono che “a onor del vero, per il partito, Zoia, ha fatto per molto tempo del volontariato”. Ed è questa la posizione assunta dalla difesa di Veronesi. L’avvocato Trombetti ha infatti spiegato che Veronesi “lavorava per la Regione a Roma e in quel periodo ha fatto solo attività volontaria per Bersani, fuori dall’orario di lavoro, tenendo la sua agenda”.
Il procuratore aggiunto Valter Giovannini ha spiegato che “le indagini allo stato sono circoscritte alla signora Veronesi. Ovviamente sono stati acquisiti ed esaminati tutti i documenti sull’iter burocratico relativo al distacco a Roma”.
Il Pd, in una nota, fa sapere che si tratta di un’indagine vecchia, e forse non casualmente emersa oggi alla vigilia delle primarie. In realtà qualcosa è accadiuto in questi giorni: Veronesi, infatti, dovrà essere interrogata e i magistrati, pochi giorni fa, le hanno recapitato l’avviso di garanzia: prima non sapeva di essere indagata se non per vie ufficiose.
di Emiliano Liuzzi e Nicola Lillo