Il ddl sulla diffamazione arriva annacquato al Senato, dove questa mattina è ripreso il dibattito. Al termine di una riunione durata oltre tre ore, in tarda serata i capigruppo Maurizio Gasparri (Pdl) e Anna Finocchiaro (Pd) hanno trovato un’intesa in extremis. A fronte della levata di scudi della stampa, salta l’emendamento proposto da Lucio Malan (Pdl), che prevedeva l’inasprimento delle sanzioni per chi offende “corpo politico, giudiziario o amministrativo” con attribuzioni di “spese folli, inefficienze non sussistenti o paragoni falsi”. Inoltre il nuovo testo cancella il carcere per il cronista, tema finito al centro del dibattito politico con il caso di Alessandro Sallusti condannato a 14 mesi per diffamazione, e la cosiddetta norma anti Gabanelli, che prevedeva la nullità delle clausole contrattuali che lasciavano solo in capo all’editore gli oneri derivanti da una condanna per diffamazione.
La rettifica online, invece, riguarderà solo le testate giornalistiche e gli articoli che vi saranno pubblicati. Nessun obbligo di rettifica, invece, per i commenti. Questi, in sintesi, i contenuti dell’accordo raggiunto nella riunione alla quale hanno preso parte, oltre ai capigruppo, anche i senatori ‘tecnici’ come Luigi Li Gotti per l’Idv; Silvia Della Monica e Felice Casson per il Pd; Giacomo Caliendo e Franco Mugnai per il Pdl. Oltre al presidente della Commissione Giustizia Filippo Berselli.
Per il giurista Stefano Rodotà, il ‘ddl Sallusti’ “è la violazione di un diritto. E’ una legge bavaglio, o meglio: una legge vendetta”. In un’intervista al Messaggero, l’ex garante della Privacy spiega che la legge è particolarmente negativa “perché seguendo la logica ad personam che ormai trionfa nel sistema della legislazione parlamentare si è cercato di sfruttare l’occasione Sallusti per regolare qualche conto con il mondo dei media. Giustamente – prosegue – in questi giorni i giornalisti dicono: meglio tenersi la legge attuale con la sanzione penale piuttosto che accettare una stretta sulla libertà d’informazione che ha il suo strumento più forte nel condizionamento economico ai danni degli editori. Un condizionamento economico – aggiunge Rodotà – che in questo momento è molto più pesante rispetto a fasi anche recenti, perché il settore editoriale sta purtroppo vivendo una crisi profonda”. Poi ricorda quanto ha dichiarato Siddi, il presidente Fnsi, secondo cui 70 giornali rischiano la chiusura “a causa della progressiva eliminazione di ogni sostegno pubblico al pluralismo informativo”. ”Una delle sanzioni previste – conclude il giurista – è addirittura la possibilità di perdere il contributo pubblico e ciò per alcuni giornali equivale alla condanna a morte”.
I PUNTI SALIENTI DEL DDL
No al carcere – Era questa la norma più scontata. Quasi tutti, tra maggioranza e opposizione, erano d’accordo per eliminare il carcere per il giornalista che diffama.
Sanzioni meno salate – Le multe per chi diffama oscilleranno tra i 5 mila e i 50 mila euro. Si cancellano i 100 mila euro previsti dal ddl così come era stato approvato in Commissione.
Rettifica online – L’obbligo scatterà solo per le testate giornalistiche e varrà solo per gli articoli pubblicati. Nessun obbligo, invece, per i commenti.
Rettifica, stesso spazio per diffamazione – La rettifica sui media normali, invece, dovrà avere lo stesso spazio e dovrà essere inserita nella stessa pagina ‘occupata’ dall’articolo diffamatorio.
Giudizio immediato – I ‘tecnici’ si sono impegnati a dire sì ad un emendamento dell’Idv, primo firmatario Luigi Li Gotti, che introduce un giudizio immediato per i reati di diffamazione. Tale giudizio dovrà essere celebrato nel giro di sei mesi visto che “non si devono fare particolari indagini”.
Recidiva più lieve e no all’obbligo di interdizione – Nessun raddoppio della pena in caso di recidiva. Se si torna a delinquere si applicherà la norma del Codice già prevista per i recidivi. Non ci sarà, poi, l’obbligo dell’interdizione dalla professione giornalistica. Il giudice potrà o meno ma senza alcun obbligo particolare. E l’interdizione diventa più ‘soft’: in caso di prima recidiva l’interdizione dalla professione giornalistica potrà andare da uno a tre mesi, in caso di seconda recidiva, da tre a sei mesi e in caso di terza, fino ad un anno.
No condanne per editori – Gli editori non dovranno più rispondere per il reato di diffamazione. Salta dunque il discorso del pagamento delle quote.
No rischi per contributi – Almeno nel ddl per la diffamazione i contributi all’editoria non correranno rischi. Si cancella la norma che prevedeva la restituzione di parte di questi in caso di diffamazione non risarcita.
Media & Regime
Diffamazione, marcia indietro sul bavaglio: al Senato testo “annacquato”
Saltano l'inasprimento delle sanzioni per chi offende "corpo politico, giudiziario o amministrativo", il carcere per il cronista, e la cosiddetta norma anti Gabanelli. Ridotte le sanzioni da 100mila a un massimo di 50mila euro
Il ddl sulla diffamazione arriva annacquato al Senato, dove questa mattina è ripreso il dibattito. Al termine di una riunione durata oltre tre ore, in tarda serata i capigruppo Maurizio Gasparri (Pdl) e Anna Finocchiaro (Pd) hanno trovato un’intesa in extremis. A fronte della levata di scudi della stampa, salta l’emendamento proposto da Lucio Malan (Pdl), che prevedeva l’inasprimento delle sanzioni per chi offende “corpo politico, giudiziario o amministrativo” con attribuzioni di “spese folli, inefficienze non sussistenti o paragoni falsi”. Inoltre il nuovo testo cancella il carcere per il cronista, tema finito al centro del dibattito politico con il caso di Alessandro Sallusti condannato a 14 mesi per diffamazione, e la cosiddetta norma anti Gabanelli, che prevedeva la nullità delle clausole contrattuali che lasciavano solo in capo all’editore gli oneri derivanti da una condanna per diffamazione.
La rettifica online, invece, riguarderà solo le testate giornalistiche e gli articoli che vi saranno pubblicati. Nessun obbligo di rettifica, invece, per i commenti. Questi, in sintesi, i contenuti dell’accordo raggiunto nella riunione alla quale hanno preso parte, oltre ai capigruppo, anche i senatori ‘tecnici’ come Luigi Li Gotti per l’Idv; Silvia Della Monica e Felice Casson per il Pd; Giacomo Caliendo e Franco Mugnai per il Pdl. Oltre al presidente della Commissione Giustizia Filippo Berselli.
Per il giurista Stefano Rodotà, il ‘ddl Sallusti’ “è la violazione di un diritto. E’ una legge bavaglio, o meglio: una legge vendetta”. In un’intervista al Messaggero, l’ex garante della Privacy spiega che la legge è particolarmente negativa “perché seguendo la logica ad personam che ormai trionfa nel sistema della legislazione parlamentare si è cercato di sfruttare l’occasione Sallusti per regolare qualche conto con il mondo dei media. Giustamente – prosegue – in questi giorni i giornalisti dicono: meglio tenersi la legge attuale con la sanzione penale piuttosto che accettare una stretta sulla libertà d’informazione che ha il suo strumento più forte nel condizionamento economico ai danni degli editori. Un condizionamento economico – aggiunge Rodotà – che in questo momento è molto più pesante rispetto a fasi anche recenti, perché il settore editoriale sta purtroppo vivendo una crisi profonda”. Poi ricorda quanto ha dichiarato Siddi, il presidente Fnsi, secondo cui 70 giornali rischiano la chiusura “a causa della progressiva eliminazione di ogni sostegno pubblico al pluralismo informativo”. ”Una delle sanzioni previste – conclude il giurista – è addirittura la possibilità di perdere il contributo pubblico e ciò per alcuni giornali equivale alla condanna a morte”.
I PUNTI SALIENTI DEL DDL
No al carcere – Era questa la norma più scontata. Quasi tutti, tra maggioranza e opposizione, erano d’accordo per eliminare il carcere per il giornalista che diffama.
Sanzioni meno salate – Le multe per chi diffama oscilleranno tra i 5 mila e i 50 mila euro. Si cancellano i 100 mila euro previsti dal ddl così come era stato approvato in Commissione.
Rettifica online – L’obbligo scatterà solo per le testate giornalistiche e varrà solo per gli articoli pubblicati. Nessun obbligo, invece, per i commenti.
Rettifica, stesso spazio per diffamazione – La rettifica sui media normali, invece, dovrà avere lo stesso spazio e dovrà essere inserita nella stessa pagina ‘occupata’ dall’articolo diffamatorio.
Giudizio immediato – I ‘tecnici’ si sono impegnati a dire sì ad un emendamento dell’Idv, primo firmatario Luigi Li Gotti, che introduce un giudizio immediato per i reati di diffamazione. Tale giudizio dovrà essere celebrato nel giro di sei mesi visto che “non si devono fare particolari indagini”.
Recidiva più lieve e no all’obbligo di interdizione – Nessun raddoppio della pena in caso di recidiva. Se si torna a delinquere si applicherà la norma del Codice già prevista per i recidivi. Non ci sarà, poi, l’obbligo dell’interdizione dalla professione giornalistica. Il giudice potrà o meno ma senza alcun obbligo particolare. E l’interdizione diventa più ‘soft’: in caso di prima recidiva l’interdizione dalla professione giornalistica potrà andare da uno a tre mesi, in caso di seconda recidiva, da tre a sei mesi e in caso di terza, fino ad un anno.
No condanne per editori – Gli editori non dovranno più rispondere per il reato di diffamazione. Salta dunque il discorso del pagamento delle quote.
No rischi per contributi – Almeno nel ddl per la diffamazione i contributi all’editoria non correranno rischi. Si cancella la norma che prevedeva la restituzione di parte di questi in caso di diffamazione non risarcita.
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Tel Aviv, 16 mar. (Adnkronos) - Un missile lanciato dagli Houthi è caduto a Sharm el-Sheikh, nella penisola egiziana del Sinai. Lo ha riferito la radio dell'esercito israeliano, aggiungendo che l'Idf sta indagando per stabilire se il missile fosse diretto contro Israele.
Passo del Tonale, 15 mar.(Adnkronos) - Che l’aspetto competitivo fosse tornato ad essere il cuore pulsante di questa quinta edizione della Coppa delle Alpi era cosa già nota. Ai piloti il merito di aver offerto una gara esaltante, che nella tappa di oggi ha visto Alberto Aliverti e Francesco Polini, sulla loro 508 C del 1937, prendersi il primo posto in classifica scalzando i rivali Matteo Belotti e Ingrid Plebani, secondi al traguardo sulla Bugatti T 37 A del 1927. Terzi classificati Francesco e Giuseppe Di Pietra, sempre su Fiat 508 C, ma del 1938. La neve, del resto, è stata una compagna apprezzatissima di questa edizione della Coppa delle Alpi, contribuendo forse a rendere ancor più sfidante e autentica la rievocazione della gara di velocità che nel 1921 vide un gruppo di audaci piloti percorrere 2300 chilometri fra le insidie del territorio alpino, spingendo i piloti a sfoderare lo spirito audace che rappresenta la vera essenza della Freccia Rossa.
Nel pomeriggio di oggi, dalla ripartenza dopo la sosta per il pranzo a Baselga di Piné, una pioggia battente ha continuato a scendere fino all’arrivo sul Passo del Tonale, dove si è trasformata in neve. Neve che è scesa copiosa anche in occasione del primo arrivo di tappa a St. Moritz e ieri mattina, sul Passo del Fuorn. Al termine di circa 880 chilometri attraverso i confini di Italia, Svizzera e Austria, i 40 equipaggi in gara hanno finalmente tagliato il traguardo alle 17:30 di oggi pomeriggio all’ingresso della Pista Ghiaccio Val di Sole, dove hanno effettuato il tredicesimo ed ultimo Controllo Orario della manifestazione.
L’ultimo atto sportivo dell’evento è stato il giro nel circuito, all’interno del quale le vetture si sono misurate in una serie di tre Prove Cronometrate sulla neve fresca valide per il Trofeo Ponte di Legno, vinto da Francesco e Giuseppe Di Pietra. L’altro trofeo speciale, il Trofeo Città di Brescia, ovvero la sfida 1 vs 1 ad eliminazione diretta di mercoledì sera in Piazza Vittoria, era stato anch’esso vinto da Aliverti-Polini.
Sana'a, 15 mar. (Adnkronos) - Gli attacchi aerei non scoraggeranno i ribelli yemeniti, i quali risponderanno agli Stati Uniti. Lo ha scritto sui social Nasruddin Amer, vice capo dell'ufficio stampa degli Houthi, aggiungendo che "Sana'a rimarrà lo scudo e il sostegno di Gaza e non la abbandonerà, indipendentemente dalle sfide".
"Questa aggressione non passerà senza una risposta e le nostre forze armate yemenite sono pienamente pronte ad affrontare l'escalation con l'escalation", ha affermato l'ufficio politico dei ribelli in una dichiarazione alla televisione Al-Masirah.
In un'altra dichiarazione citata da Ynet, un funzionario Houthi si è rivolto direttamente a Trump e a Netanyahu, che "stanno scavando tombe per i sionisti. Iniziate a preoccuparvi per le vostre teste".
Damasco, 15 mar. (Adnkronos) - L'esplosione avvenuta nella città costiera siriana di Latakia ha ucciso almeno otto persone. Lo ha riferito l'agenzia di stampa statale Sana, secondo cui, tra le vittime della detonazione di un ordigno inesploso, avvenuta in un negozio all'interno di un edificio di quattro piani, ci sono tre bambini e una donna. "Quattordici civili sono rimasti feriti, tra cui quattro bambini", ha aggiunto l'agenzia.
Sana'a, 15 mar. (Adnkronos) - Almeno nove civili sono stati uccisi e nove feriti negli attacchi statunitensi su Sanaa, nello Yemen. Lo ha dichiarato un portavoce del ministero della Salute guidato dagli Houthi su X.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - "Sono lieto di informarvi che il generale Keith Kellogg è stato nominato inviato speciale in Ucraina. Il generale Kellogg, un esperto militare molto stimato, tratterà direttamente con il presidente Zelensky e la leadership ucraina. Li conosce bene e hanno un ottimo rapporto di lavoro. Congratulazioni al generale Kellogg!". Lo ha annunciato su Truth il presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - "Oggi ho ordinato all'esercito degli Stati Uniti di lanciare un'azione militare decisa e potente contro i terroristi Houthi nello Yemen. Hanno condotto una campagna implacabile di pirateria, violenza e terrorismo contro navi, aerei e droni americani e di altri paesi". Lo ha annunciato il presidente americano Donald Trump su Truth. Senza risparmiare una stoccata all'ex inquilino della Casa Bianca, il tycoon aggiunge nel suo post che "la risposta di Joe Biden è stata pateticamente debole, quindi gli Houthi sfrenati hanno continuato ad andare avanti".
"È passato più di un anno - prosegue Trump - da quando una nave commerciale battente bandiera statunitense ha navigato in sicurezza attraverso il Canale di Suez, il Mar Rosso o il Golfo di Aden. L'ultima nave da guerra americana ad attraversare il Mar Rosso, quattro mesi fa, è stata attaccata dagli Houthi più di una decina di volte. Finanziati dall'Iran, i criminali Houthi hanno lanciato missili contro gli aerei statunitensi e hanno preso di mira le nostre truppe e i nostri alleati. Questi assalti implacabili sono costati agli Stati Uniti e all'economia mondiale molti miliardi di dollari, mettendo allo stesso tempo a rischio vite innocenti".
"L'attacco degli Houthi alle navi americane non sarà tollerato - conclude Trump - Utilizzeremo una forza letale schiacciante finché non avremo raggiunto il nostro obiettivo. Gli Houthi hanno soffocato le spedizioni in una delle più importanti vie marittime del mondo, bloccando vaste fasce del commercio globale e attaccando il principio fondamentale della libertà di navigazione da cui dipendono il commercio e gli scambi internazionali. I nostri coraggiosi Warfighters stanno in questo momento portando avanti attacchi aerei contro le basi, i leader e le difese missilistiche dei terroristi per proteggere le risorse navali, aeree e di spedizione americane e per ripristinare la libertà di navigazione. Nessuna forza terroristica impedirà alle navi commerciali e navali americane di navigare liberamente sulle vie d'acqua del mondo".