Fino a due giorni fa lo vedevano come fumo negli occhi: populista, qualunquista, violento. Ma soprattutto senza voti. “Beppe Grillo? Mi ricorda quando giravo la Sicilia con Almirante: trovavamo tutte le piazze piene e poi le urne vuote” ha minimizzato Nello Musumeci, ex missino e aspirante governatore siciliano del Pdl, a proposito del tutto esaurito registrato dal comico genovese in ogni piazza dell’isola. Rosario Crocetta, candidato presidente dell’insolita ammucchiata Pd-Udc, ha affilato la sciabola, mettendo nel mirino Giancarlo Cancelleri, portavoce trentenne del Movimento Cinque Stelle siciliano. “L’azienda presso la quale lavora – ha attaccato l’ex sindaco di Gela – è diretta da un tale Lo Cascio, molto molto, molto amico di quell’ingegner Di Vincenzo, al quale oggi è stato confermato il sequestro di un patrimonio di 400 milioni di euro”.

Manco a dirlo, il datore di lavoro di Cancelleri, ha subito querelato Crocetta per diffamazione. Nel frattempo però la musica è cambiata. Oggi, dalle 8 alle 22, i siciliani andranno alle urne per scegliere il loro nuovo governatore. E i due principali aspiranti eredi di Raffaele Lombardo sul trono più alto di Palazzo d’Orleans hanno teso la mano ai cinque stelle siciliani. Musumeci si è scoperto inaspettatamente simpatizzante del comico genovese .”E’ chiaro – ha spiegato chiudendo la sua campagna elettorale – che Grillo non è l’antipolitica, è la politica: semmai, come noi predichiamo, la buona politica sulla malapolitica”. Anche Crocetta, dopo gli attacchi a Cancelleri, ha strizzando l’occhio agli elettori del Movimento Cinque Stelle: “Biasimare Grillo non è né giusto né utile. Biasimare i suoi elettori ancora peggio”. Poi l’europarlamentare democratico ha lanciato la sua proposta: “Sono fiducioso che tanti grillini sapranno distinguere: un voto al loro partito e una ‘crocetta’ sul nome di un presidente che ha combattuto la mafia e l’illegalità”. Basterebbero i repentini cambi di marcia di Musumeci e Crocetta nei confronti del Movimento Cinque Stelle per raccontare come, dal voto di domenica, potrebbe emergere in Sicilia un’inaspettata sorpresa.

Il tour di Beppe Grillo sull’isola ha letteralmente fatto schizzare in alto la lancetta dei consensi in favore di Giancarlo Cancelleri. Appena sei mesi fa, alle amministrative siciliane, il Movimento Cinque Stelle era riuscito a presentare la propria lista soltanto in tre comuni: Palermo, Sciacca e Caltagirone. In nessun caso però era riuscito a raggiungere lo sbarramento del cinque per cento, utile per eleggere almeno un consigliere comunale. Adesso invece il movimento guidato da Giancarlo Cancelleri sta vivendo un momento entusiasmante: Grillo non ha mai parlato in una piazza con meno di cinque mila spettatori, e la febbre per i cinque stelle sta effettivamente colpendo una grossa fetta di elettorato che fino a due mesi fa non avrebbe mai immaginato di votare per il movimento nato sul web. E’ per questo che sia Musumeci che Crocetta hanno smesso i panni dei “fustigatori del qualunquismo” per aprire le braccia agli elettori di Cancelleri. Il portavoce dei cinque stelle conquista simpatie di giorno in giorno, agevolato anche dalla débacle del certificato elettorale che ha imposto il ritiro dalla competizione a Claudio Fava. La mancanza di un candidato noto che peschi a piene mani nel voto d’opinione ha infatti aperto la strada al Movimento Cinque Stelle: una strada tutta in discesa che a poche ore dal voto appare indecifrabile in termini quantitativi. Il consenso raccolto dai giovani attivisti capitanati di Cancelleri cresce di ora in ora, e molti indecisi potrebbero decidere di segnare il simbolo a cinque stelle soltanto dentro la cabina elettorale. Una variabile che spiega benissimo l’entusiasmo con cui i cinque stelle si preparano allo spoglio.

E mentre Giovanna Marano, candidata presidente di Sel e Idv al posto di Fava, lotta per riportare una componente di sinistra a Palazzo dei Normanni, i bookmakers ufficiali continuano a parlare di un probabile testa a testa tra il candidato del Pdl e quello dell’asse Pd-Udc. Lo stesso Angelino Alfano, orfano della visita elettorale di Silvio Berlusconi, ha pronosticato con cautela uno scontro al fotofinish tra il suo candidato e Rosario Crocetta. Dal canto suo, anche Gianfranco Miccichè, leader di Grande Sud appoggiato da Fli e Mpa, si è detto sicuro di vincere. “Picciotti, con i sondaggi non sbaglio: vinco io con il 33 per cento” ha annunciato l’ex luogotenente di Berlusconi in Sicilia. Una battuta che non è piaciuta a Musumeci, anche lui fiducioso di sbaragliare gli avversari. “Sento profumo di vittoria, nonostante alcuni amici dell’ambiente Mpa stiano facendo chiaramente votare Crocetta abbandonando di fatto Micciché al suo destino”.

Lo spettro dell’inciucio e dell’accordo sotto banco, adesso ha fatto il suo ingresso nell’ultima settimana di campagna elettorale. Oltre al presunto sostegno di Lombardo a Crocetta (che candida nella sua lista anche Beppe Spampinato, fino a settembre assessore al lavoro del governatore imputato per mafia) i rumors raccontano anche di un massiccio voto disgiunto, con l’Udc che abbandonerebbe a sua volta Crocetta per far votare Musumeci. Tutto e il contrario di tutto, come nella migliore tradizione siciliana. Quel che appare certo è che da questo turno elettorale emergerà un voto multi frammentato con nessuna coalizione in grado di raggiungere la maggioranza assoluta. Il risultato sarà un parlamento ingovernabile, proprio nel momento in cui si fa sempre più lunga l’ombra del default. Pochi giorni fa la corte dei conti ha calcolato che entro la fine del 2012 il deficit della Regione Sicilia sfonderà quota sei miliardi di euro. Un dato che dovrebbe consigliare al prossimo presidente di festeggiare con moderazione la vittoria.

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