Restano agli arresti domiciliari Emilio Riva, il figlio Nicola e l’ex direttore dello stabilimento Ilva di Taranto Luigi Capogrosso, accusati di disastro ambientale. Il Tribunale del Riesame ha rigettato i ricorsi presentati contro il secondo ‘no’ del gip Patrizia Todisco alla richiesta di rimessione in libertà da parte della difesa. I tre si trovano ai domiciliari dal 26 luglio scorso nell’ambito dell’inchiesta sul presunto disastro ambientale. Quattro giorno fa sempre il Riesame aveva sospeso il presidente Bruno Ferrante dalla funzione di custode giudiziale.
I magistrati, nel respingere i ricorsi dei difensori dei tre indagati, hanno confermato la sussistenza sia delle esigenze cautelari che del pericolo di reiterazione del reato. Sempre dal 26 luglio sono sotto sequestro, senza facoltà d’uso, gli impianti dell’area a caldo del siderurgico tarantino. Anche in questo caso c’era stata ad agosto una conferma del Riesame. Contro la revoca si era già espressa nei giorni scorsi la Procura di Taranto evidenziando come resti molto forte la capacità di controllo dei Riva sulla gestione dell’azienda e come l‘Ilva fosse ben cosciente della sua condotta e dei gravi danni prodotti in termini di inquinamento e di conseguenza sulla salute a seguito dei mancati investimenti nella fabbrica. A sostegno della sua tesi la Procura ha presentato al Tribunale dell’appello anche gli ultimi dati del rapporto “Sentieri” diffusi lunedì scorso dal ministro della Salute, Renato Balduzzi, proprio a Taranto, dai quali si evince un aumento dei dati relativi a mortalità e tumori nel periodo 2003-2009.
Per i difensori dei Riva, invece, Emilio e Nicola, essendo dal 25 luglio ai domiciliari, non possono più inquinare le prove, né possono ripetere il reato loro contestato considerato che l’area a caldo, fonte di inquinamento, è dallo stesso giorno sotto sequestro e affidata alla responsabilità dei custodi. Contro il no alla libertà di Emilio e Nicola Riva – quest’ultimo presidente dell’Ilva sino al 10 luglio scorso, giorno in cui si è dimesso dalla carica, in seguito assunta dall’ex prefetto di Milano, Bruno Ferrante – si era già espresso il Tribunale del riesame lo scorso 7 agosto, che in quell’occasione rimise in libertà cinque degli otto arrestati il 25 luglio.