“Segui il denaro”, consigliava 40 anni fa Gola Profonda a Carl Bernstein e Bob Woodward del Washington Post che indagavano sul Watergate. Nell’America di oggi, in questa campagna elettorale impregnata di veleni e miliardi, esiste una grossa fetta del denaro che gravita attorno ai due candidati impossibile da seguire: è un fiume di soldi di cui non si conosce la provenienza. In America li chiamano dark money, sono i finanziamenti gestiti da gruppi no profit che non hanno l’obbligo di fornire i nomi dei donatori e la scorsa settimana hanno superato quota 200 milioni di dollari: nel 2000 non arrivavano a 5 milioni. Tranne le organizzazioni che li hanno raccolti, nessuno sa da dove arrivino, neanche lo Stato ha il diritto di saperlo: “Non è altro che riciclaggio di denaro”, ha detto il 23 ottobre Jerry Brown, governatore della California.
Per la maggior parte sono manovrati da gruppi repubblicani e vengono spesi per demolire Barack Obama a suon di spot televisivi. La legge le classifica come 501(c)(4) e le considera “social welfare organizations“. Il Congresso le creò un secolo fa per “promuovere il benessere sociale”. Per questo anche se maneggiano milioni, l’Internal Revenue Service permette loro di non pagare le tasse. Non potrebbero fare attività politica, ma sotto elezioni si trasformano in macchine da guerra: raccolgono vagonate di soldi senza rivelare i nomi di chi li ha donati e li investono per questo o quel candidato. Pozzi neri in cui viene convogliato denaro di dubbia provenienza, che viene poi reinvestito in politica. La più potente è Crossroads Gps, fondata da Karl Rove, stratega politico e storico braccio destro di George W. Bush: ha riempito le tv di feroci spot anti-Obama spendendo da sola 42 milioni. Poi ci sono Americans for Prosperity con 33 milioni e U.S. Chamber of Commerce, a quota 17. Anche queste repubblicane. La fetta è grossa.
Sulla torta di un miliardo di dollari spesi nella campagna da organizzazioni esterne ai due partiti, i dark money sono 200 milioni: più di quanto speso dalle 501(c)(4) negli ultimi 20 anni. Un cannone finanziario che spara quasi a senso unico, utilizzato soprattutto dai repubblicani per demolire i democratici. Il potenziale impatto sul voto è evidente. Secondo i dati elaborati da Opensecrets-Center for Responsive Politics, organizzazione che tiene il conto dei finanziamenti delle campagne, l’88% di questi soldi è stato utilizzato per fare pubblicità negativa ad uno dei due schieramenti, l’83% di questi come bocca di fuoco per attaccare Obama e il suo partito: per gli spot contro il presidente sono stati stati spesi 74 milioni, cifra 14 volte superiore a quella spesa per attaccare Romney (5,1 milioni). Otto dei 10 candidati più bersagliati sono democratici. “Da dove arriva questo denaro?”. La domanda l’ha posta, tra i pochissimi, Jerry Brown, governatore della California, il 20 ottobre a San Francisco.
Tre giorni prima Americans for Responsible Leadership, oscura 501(c)(4) dell’Arizona, aveva donato 11 milioni allo Small Business Action Committee PAC, che si oppone alla riforma delle tasse voluta da Brown, racconta il Wall Street Journal. “Un comitato che mobilita all’improvviso 11 milioni – ha detto – ha il dovere di dire dove li ha presi. Dall’estero? E’ illegale. Dal terrorismo? E’ illegale”. Poi le accuse: “Questo è riciclaggio di denaro. Sapete cos’è? Lo fai quando hai tra le mani una cosa sporca di cui ti vergogni o vuoi nascondere: ci butti sopra del cloro e strofini finché non torna pulita. Lo stesso – ha concluso Brown – fanno i depositari dei più grandi interessi finanziari, le più potenti corporazioni e le personalità che hanno il potere di muovere 11 milioni di dollari come se nulla fosse”. Hanno soldi e potere e i loro tentacoli vanno oltre la campagna elettorale. Possono piegare ai loro interessi la legge e spingono perché il cono d’ombra si allarghi.
In Montana American Tradition Partnership, gruppo di pressione che promuove lo sfruttamento delle risorse naturali (petrolio, gas, metallo) è riuscita a bloccare la legge anticorruzione: il provvedimento impediva alle 501(c)(4) di finanziare direttamente la campagna di un candidato e l’organizzazione l’ha impugnato affermando che il principio è inconstituzionale. A giugno la Corte Suprema, a maggioranza repubblicana, le ha dato ragione e ha sospeso la legge. L’ennesima vittoria di una 501(c)(4), l’ennesima luce spenta sulla trasparenza dei finanziamenti. Entro il 2014 molte di loro dovranno fornire cifre su come hanno speso il loro denaro in queste elezioni. Ma non rivelare dove hanno preso quei soldi.
Mondo
Usa 2012, i ‘dark money’ che finanziano la campagna: “E’ riciclaggio di denaro”
Si tratta di denaro gestito da gruppi no profit che non hanno l'obbligo di fornire i nomi dei donatori. La maggior parte è usata dai repubblicani contro Obama. Per il governatore della California è un metodo per riciclare profitti illeciti
“Segui il denaro”, consigliava 40 anni fa Gola Profonda a Carl Bernstein e Bob Woodward del Washington Post che indagavano sul Watergate. Nell’America di oggi, in questa campagna elettorale impregnata di veleni e miliardi, esiste una grossa fetta del denaro che gravita attorno ai due candidati impossibile da seguire: è un fiume di soldi di cui non si conosce la provenienza. In America li chiamano dark money, sono i finanziamenti gestiti da gruppi no profit che non hanno l’obbligo di fornire i nomi dei donatori e la scorsa settimana hanno superato quota 200 milioni di dollari: nel 2000 non arrivavano a 5 milioni. Tranne le organizzazioni che li hanno raccolti, nessuno sa da dove arrivino, neanche lo Stato ha il diritto di saperlo: “Non è altro che riciclaggio di denaro”, ha detto il 23 ottobre Jerry Brown, governatore della California.
Per la maggior parte sono manovrati da gruppi repubblicani e vengono spesi per demolire Barack Obama a suon di spot televisivi. La legge le classifica come 501(c)(4) e le considera “social welfare organizations“. Il Congresso le creò un secolo fa per “promuovere il benessere sociale”. Per questo anche se maneggiano milioni, l’Internal Revenue Service permette loro di non pagare le tasse. Non potrebbero fare attività politica, ma sotto elezioni si trasformano in macchine da guerra: raccolgono vagonate di soldi senza rivelare i nomi di chi li ha donati e li investono per questo o quel candidato. Pozzi neri in cui viene convogliato denaro di dubbia provenienza, che viene poi reinvestito in politica. La più potente è Crossroads Gps, fondata da Karl Rove, stratega politico e storico braccio destro di George W. Bush: ha riempito le tv di feroci spot anti-Obama spendendo da sola 42 milioni. Poi ci sono Americans for Prosperity con 33 milioni e U.S. Chamber of Commerce, a quota 17. Anche queste repubblicane. La fetta è grossa.
Sulla torta di un miliardo di dollari spesi nella campagna da organizzazioni esterne ai due partiti, i dark money sono 200 milioni: più di quanto speso dalle 501(c)(4) negli ultimi 20 anni. Un cannone finanziario che spara quasi a senso unico, utilizzato soprattutto dai repubblicani per demolire i democratici. Il potenziale impatto sul voto è evidente. Secondo i dati elaborati da Opensecrets-Center for Responsive Politics, organizzazione che tiene il conto dei finanziamenti delle campagne, l’88% di questi soldi è stato utilizzato per fare pubblicità negativa ad uno dei due schieramenti, l’83% di questi come bocca di fuoco per attaccare Obama e il suo partito: per gli spot contro il presidente sono stati stati spesi 74 milioni, cifra 14 volte superiore a quella spesa per attaccare Romney (5,1 milioni). Otto dei 10 candidati più bersagliati sono democratici. “Da dove arriva questo denaro?”. La domanda l’ha posta, tra i pochissimi, Jerry Brown, governatore della California, il 20 ottobre a San Francisco.
Tre giorni prima Americans for Responsible Leadership, oscura 501(c)(4) dell’Arizona, aveva donato 11 milioni allo Small Business Action Committee PAC, che si oppone alla riforma delle tasse voluta da Brown, racconta il Wall Street Journal. “Un comitato che mobilita all’improvviso 11 milioni – ha detto – ha il dovere di dire dove li ha presi. Dall’estero? E’ illegale. Dal terrorismo? E’ illegale”. Poi le accuse: “Questo è riciclaggio di denaro. Sapete cos’è? Lo fai quando hai tra le mani una cosa sporca di cui ti vergogni o vuoi nascondere: ci butti sopra del cloro e strofini finché non torna pulita. Lo stesso – ha concluso Brown – fanno i depositari dei più grandi interessi finanziari, le più potenti corporazioni e le personalità che hanno il potere di muovere 11 milioni di dollari come se nulla fosse”. Hanno soldi e potere e i loro tentacoli vanno oltre la campagna elettorale. Possono piegare ai loro interessi la legge e spingono perché il cono d’ombra si allarghi.
In Montana American Tradition Partnership, gruppo di pressione che promuove lo sfruttamento delle risorse naturali (petrolio, gas, metallo) è riuscita a bloccare la legge anticorruzione: il provvedimento impediva alle 501(c)(4) di finanziare direttamente la campagna di un candidato e l’organizzazione l’ha impugnato affermando che il principio è inconstituzionale. A giugno la Corte Suprema, a maggioranza repubblicana, le ha dato ragione e ha sospeso la legge. L’ennesima vittoria di una 501(c)(4), l’ennesima luce spenta sulla trasparenza dei finanziamenti. Entro il 2014 molte di loro dovranno fornire cifre su come hanno speso il loro denaro in queste elezioni. Ma non rivelare dove hanno preso quei soldi.
Articolo Precedente
Uragano Sandy, Obama: “Stato di catastrofe”. Chiusi tre reattori nucleari
Articolo Successivo
Gangnam Style, elezioni Usa e democrazie supreme
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione
Mondo
Usa: “Telefonata Trump-Putin? Pace mai così vicina”. “Il tycoon pensa a riconoscere la Crimea come russa”. Armi, l’Ue vuole altri 40 miliardi dai “volenterosi”
Mondo
Contro Trump il Canada si fa scudo anche con la corona: “Noi e Regno Unito sovrani sotto lo stesso re”
Mondo
Scontro a distanza Francia-Usa. “Ridateci la statua della libertà”, “Non parli tedesco grazie a noi”
Kiev, 17 mar. (Adnkronos) - Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha annunciato su X di aver parlato con il presidente francese Emmanuel Macron: "Come sempre scrive - è stata una conversazione molto costruttiva. Abbiamo discusso i risultati dell'incontro online dei leader svoltosi sabato. La coalizione di paesi disposti a collaborare con noi per realizzare una pace giusta e duratura sta crescendo. Questo è molto importante".
"L'Ucraina è pronta per un cessate il fuoco incondizionato di 30 giorni - ha ribadito Zelensky - Tuttavia, per la sua attuazione, la Russia deve smettere di porre condizioni. Ne abbiamo parlato anche con il Presidente Macron. Inoltre, abbiamo parlato del lavoro dei nostri team nel formulare chiare garanzie di sicurezza. La posizione della Francia su questa questione è molto specifica e la sosteniamo pienamente. Continuiamo a lavorare e a coordinare i prossimi passi e contatti con i nostri partner. Grazie per tutti gli sforzi fatti per raggiungere la pace il prima possibile".
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - il presidente americano Donald Trump ha dichiarato ai giornalisti che il leader cinese Xi Jinping visiterà presto Washington, a causa delle crescenti tensioni commerciali tra le due maggiori economie mondiali. Lo riporta Newsweek. "Xi e i suoi alti funzionari" arriveranno in un "futuro non troppo lontano", ha affermato Trump.
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo quanto riferito su X dal giornalista del The Economist, Shashank Joshi, l'amministrazione Trump starebbe valutando la possibilità di riconoscere la Crimea ucraina come parte del territorio russo, nell'ambito di un possibile accordo per porre fine alla guerra tra Russia e Ucraina.
"Secondo due persone a conoscenza della questione, l'amministrazione Trump sta valutando di riconoscere la regione ucraina della Crimea come territorio russo come parte di un eventuale accordo futuro per porre fine alla guerra di Mosca contro Kiev", si legge nel post del giornalista.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo un sondaggio della televisione israeliana Channel 12, il 46% degli israeliani non è favorevole al licenziamento del capo dello Shin Bet, Ronen Bar, da parte del primo ministro Benjamin Netanyahu, rispetto al 31% che sostiene la sua rimozione. Il risultato contrasta con il 64% che, in un sondaggio di due settimane fa, sosteneva che Bar avrebbe dovuto dimettersi, e con il 18% che sosteneva il contrario.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Il ministero della Salute libanese ha dichiarato che almeno sette persone sono state uccise e 52 ferite negli scontri scoppiati la scorsa notte al confine con la Siria. "Gli sviluppi degli ultimi due giorni al confine tra Libano e Siria hanno portato alla morte di sette cittadini e al ferimento di altri 52", ha affermato l'unità di emergenza del ministero della Salute.
Beirut, 17 mar. (Adnkronos/Afp) - Hamas si starebbe preparando per un nuovo raid, come quello del 7 ottobre 2023, penetrando ancora una volta in Israele. Lo sostiene l'israeliano Channel 12, in un rapporto senza fonti che sarebbe stato approvato per la pubblicazione dalla censura militare. Il rapporto afferma inoltre che Israele ha riscontrato un “forte aumento” negli sforzi di Hamas per portare a termine attacchi contro i kibbutz e le comunità al confine con Gaza e contro le truppe dell’Idf di stanza all’interno di Gaza.
Cita inoltre il ministro della Difesa Israel Katz, che ha detto di recente ai residenti delle comunità vicine a Gaza: "Hamas ha subito un duro colpo, ma non è stato sconfitto. Ci sono sforzi in corso per la sua ripresa. Hamas si sta costantemente preparando a effettuare un nuovo raid in Israele, simile al 7 ottobre". Il servizio televisivo arriva un giorno dopo che il parlamentare dell'opposizione Gadi Eisenkot, ex capo delle Idf, e altri legislatori dell'opposizione avevano lanciato l'allarme su una preoccupante recrudescenza dei gruppi terroristici di Gaza.
"Negli ultimi giorni, siamo stati informati che il potere militare di Hamas e della Jihad islamica palestinese è stato ripristinato, al punto che Hamas ha oltre 25.000 terroristi armati, mentre la Jihad ne ha oltre 5.000", hanno scritto i parlamentari, tutti membri del Comitato per gli affari esteri e la difesa.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos/Afp) - L'attacco israeliano nei pressi della città di Daraa, nel sud della Siria, ha ucciso due persone. Lo ha riferito l'agenzia di stampa statale siriana Sana.
"Due civili sono morti e altri 19 sono rimasti feriti in attacchi aerei israeliani alla periferia della città di Daraa", ha affermato l'agenzia di stampa, mentre l'esercito israeliano ha affermato di aver preso di mira "centri di comando e siti militari appartenenti al vecchio regime siriano".