Tra le molte sorprese le elezioni in Sicilia ne portano un’altra: il leader Udc che ritende la mano al Pd. Anche se con la clausola di escludere Nichi Vendola. Il risultato elettorale siciliano (la vittoria di Rosario Crocetta candidato Pd appoggiato dall’Udc, ndr) è la prova, secondo Pierferdinando Casini, che “l’incontro tra moderati e progressisti è possibile, ma deve essere fatto in piena chiarezza e serietà”. Su Sel e il suo leader l’ex presidente della Camera argomenta “il problema non è personale, è politico. Io chiedo al Pd come sia possibile un’alleanza con chi ha sostenuto il referendum sull’articolo 18, la battaglia al fianco dei No Tav, con chi ha attaccato Monti e il suo governo”. In una lunga intervista a Repubblica, il centrista spiega il suo l’altolà a Sinistra Ecologia e Libertà e incalza: “Ricordo agli amici del Pd che in Europa la sinistra ha lavorato bene, così Schroder in Germania come Blair in Inghilterra, dopo aver messo al bando gli estremi del sindacalismo e della politica”. Il leader centrista non si lascia sedurre da ipotesi di coalizioni ampie per arginare il fenomeno Grillo. “Ho molti dubbi – dice – che le ammucchiate confuse ed eterogenee servano a contrastarlo. Piuttosto rischiano di aiutarlo. Per noi questi mesi – chiarisce – non sono stati una parentesi da archiviare per tornare ai vecchi giochi, per ripresentarsi come se nulla fosse con le vecchie coalizioni. Sono quelle che hanno degradato la politica e ci hanno portato fin qui”.
Casini discute anche del nuovo governo e di quello vecchio guidato dal Cavaliere. Mario Monti non rappresenta certo un’esperienza da lasciarsi alle spalle. “Ha cambiato il linguaggio della politica in Italia. Ha compiuto scelte dolorose, sfidando l’impopolarità, ha messo al bando la demagogia e i populismi e riportato il Paese al centro della politica internazionale. Lo dico fin d’ora: migliore sarà il risultato della Lista per l’Italia all’indomani del voto, più probabile sarà la permanenza di Monti a Palazzo Chigi”. E del partito di cui era stato alleato dice: “Noi non possiamo pagare le contraddizioni di un Pdl che compie un passo avanti e due indietro. Gli appelli che ci vengono rivolti li trovo ridicoli, patetici, dopo anni di attacchi in cui non hanno mai smesso di darci per morti”. Pur premettendo di non voler “chiudere il dialogo”, anche se “c’è ormai una doppia anima del Pdl. Quella di Berlusconi e quella di Alfano, che pur coi limiti visibili sta cercando di dare una impronta di maggiore serietà al partito”. “Io preferisco dialogare con chi, come me e Bersani, ha impostato la politica del governo Monti”. Il leader centrista mette in chiaro le distanze che lo separano dal Cavaliere. A Lesmo, dice, Berlusconi gli ha fatto “un’impressione francamente penosa. Una caricatura di 20 anni fa. Lui ha lasciato il governo compiendo una scelta responsabile, dolorosa. Ma ogni epilogo dovrebbe avere i requisiti della dignità e del decoro. A Lesmo abbiamo assistito a scene di decadenza dannunziana“. Quanto al Pdl “è nel Ppe dove milito anche io – ricorda – Ma quel partito ha governato male e la conseguenza è la crisi profonda in cui versa. Non basteranno colpi di teatro o predellini per risollevarlo”. Casini andrà al Quirinale? “Qualcuno mi vorrebbe rottamare, altri in corsa per il Colle – replica il leader Udc – Mi ritengo ancora troppo giovane per entrambi”. Sull’ipotesi di elezioni anticipate Casini risponde: “Non sono interessato al dibattito, non è un affare di Stato. Un mese prima o un mese dopo non cambia molto. Rispetterò in ogni caso la decisione che spetta al presidente della Repubblica”