Incombe un intervento del Capo dello Stato sulle Camere. In più, il tempo stringe. E dopo le elezioni siciliane il quadro generale è più chiaro a tutte le forze politiche in campo. Ma, soprattutto, è lampante un elemento; che senza una modifica credibile dell’attuale legge elettorale, quel 52% di astensionismo che ha segnato le urne per il nuovo governo di Palazzo dei Normanni, potrebbe riproporsi anche alle prossime politiche. A quel punto, la classe politica risulterebbe ancor più squalificata di quanto appare adesso. Ma nessuno sembra aver intenzione di essere ulteriormente delegittimato dall’elettorato. Succede, quindi, che questa settimana la commissione Affari Costituzionali del Senato, dove si sta discutendo inutilmente da mesi su come modificare il Porcellum, chiuderà i propri lavori. L’articolato su cui si sta lavorando, la bozza Malan, così com’è scritto adesso, condannerebbe il prossimo Parlamento ad un governo di grossa coalizione, dunque ad un Monti bis sotto il profilo dell’esecutivo possibile. Una conseguenza che appare evidente a molti osservatori, tra cui il Centro studi elettorali (Luiss e università di Firenze), che ha pubblicato uno studio intitolato “bozza Malan, alla ricerca della maggioranza impossibile”. Quello a cui si punta, però, è di trovare a breve un accordo per modificare il premio di coalizione e consentire a chi raggiungerà la maggioranza dei voti di poter governare. Senza stralci e senza scosse particolari, ma attraverso un percorso parlamentare lineare: se l’accordo non si riuscirà a trovare in commissione entro la settimana, lo si raggiungerà in aula attraverso un emendamento ad hoc scritto a più mani dai laeder delle forze politiche ad un tavolo che sempre Napolitano sta sollecitando da settimane. E che solo ora, dopo il voto in Sicilia, potrà aprirsi con davanti una “cartina” del voto che non è più solo espressione dei sondaggi, ma della “triste” realtà.
La Sicilia, quindi, è stata ancora una volta il laboratorio politico del Paese prossimo a voltare pagina sul fronte politico. E non è un caso se, ad urne siciliane ancora calde, potenti scosse telluriche hanno fatto esplodere in modo definitivo non solo il Pdl, ma anche l’Idv di Di Pietro, mentre il vento di burrasca che tira nel Pd non accenna a placarsi. E chissà dopo le primarie. L’attesa è ora sulle mosse di Passera e Riccardi al centro, ma il quadro si sta lentamente cominciando a definire, con Grillo che punta a diventare qualcosa di molto di più di una semplice presenza tra gli scranni di Montecitorio e Palazzo Madama. Ecco, quindi, che la legge elettorale diventa l’immediata e più calda partita politica delle prossime settimane. Perché – è bene ricordarlo – non si può tornare a votare con il Porcellum di Calderoli così com’è adesso. Una sentenza della Corte Costituzionale, la 4071, ha in pratica stabilito l’incostituzionalità del premio di maggioranza voluto da Berlusconi nel 2006 perché non agganciato né a un numero di voti, né ad un numero di seggi.
Soprattutto, Napolitano non ha alcuna intenzione di permettere che questo avvenga. Poche ore fa ha escluso l’ipotesi di voto anticipato, dimostrando di non voler accettare la “scusa” per non cambiare la legge elettorale. E martedì scorso, non a caso, c’è stato un lungo colloquio tra il Capo dello Stato e il presidente del Senato. Se da un lato Schifani ha assicurato a Napolitano il suo massimo sforzo per portare la legge alla rapida approvazione dell’aula, dall’altro Napolitano ha chiarito una volta per tutte che se entro la metà di novembre da palazzo Madama non saranno emersi risultati robusti, un suo intervento con un messaggio mirato e pressante alle Camere sarà inevitabile. Se poi anche quello dovesse cadere nel vuoto (ma l’ipotesi è data per estremamente remota) allora lo stesso Napolitano sarebbe pronto a sollecitare il governo ad intervenire per decreto per cambiare quella parte del Porcellum “cassato” dalla Consulta. Gli esiti di questo colloquio ultimativo del Colle sono stati portati da Schifani a tutti i capogruppi. Di qui l’accelerazione che avverrà la prossima settimana in Senato per arrivare a portare il testo in aula entro il 13 novembre. Il termine dell’ultima lettura della legge, in caso di un passaggio emendativo alla Camera, potrebbe anche essere quello della fine di gennaio. “In fondo – ricorda Carlo Vizzini, presidente della Commissione Affari Costituzionali del Senato – il Porcellum fu votato a fine dicembre, non vedrei nessuno scandalo in un voto anche all’ultimo tuffo, ma guai a non provarci neppure”. Il tutto nonostante l’Ocse abbia raccomandato agli stati di non varare nuove leggi elettorali nell’ultimo anno di legislatura per non falsare la corsa al voto.
Ma, al di là dei tecnicismi, la bozza Malan, approvata in commissione da Pdl, Lega e Udc e invece bocciata da Pd e Idv, rappresenta un’alternativa concreta al Porcellum? Come si diceva, così com’è scritta ora, la legge condanna il prossimo Parlamento alla perenne ricerca di una maggioranza possibile. O impossibile. A meno che non venga cambiato il premio di maggioranza. E’ su questo nodo, infatti, che si consumerà la battaglia parlamentare. Il testo Malan prevede, per la Camera, l’assegnazione su base nazionale (con la formula proporzionale) di 541 seggi e l’attribuzione di un premio di 76 seggi alla lista o coalizione che abbia ottenuto il maggior numero di voti. Inoltre prevede che alla ripartizione dei seggi accedano solo le liste che abbiano superato il 5% del totale dei voti validi nazionali, o almeno il 7% in circoscrizioni comprendenti almeno un quinto della popolazione nazionale. In quali condizioni la legge Malan consentirebbe, dunque, ad una coalizione di conquistare la maggioranza assoluta dei seggi della Camera (316)?. Senza il premio, sarebbe necessario avere conseguito una percentuale del 52% sul totale dei voti validi. Che è veramente molto alta. In virtù del premio di 76 seggi si abbassa la quota di voti che è necessario raggiungere per ottenere la maggioranza, ma comunque non scende sotto il 45%. E anche questa è una percentuale molto alta. Come mai, quindi, un premio pari al 12,5% dei seggi dell’Assemblea, come prevede la Malan, non permette ad una coalizione del 40% di ottenere la maggioranza? Il fatto è che se il premio non ci fosse e anche i 76 seggi in questione fossero assegnati proporzionalmente, alla nostra coalizione del 40% ne andrebbero comunque 30.
Allo stato attuale, secondo quanto riporta uno studio del centro studi Cise, non pare che vi sia alcuna possibile coalizione preelettorale in grado di superare quota 40% di consenso. Per questo, il testo Malan, appare “uno strumento adattissimo – si legge nello studio – per quanti desiderano una grande coalizione postelettorale come soluzione di governo per la prossima legislatura”. Insomma, per come sono messi oggi i partiti e anche ipotizzando di cambiare l’ordine di alcuni fattori, non si ottiene mai una maggioranza assoluta. A meno di non cambiare il premio. Un’ipotesi sul tappeto parla di assegnarlo alla coalizione che ha ottenuto il 40% dei consensi. E se ciò non dovesse verificarsi, di garantire una sorta di bonus seggi al partito che ha avuto più voti. Ma con Grillo vicino alla soglia del 20% e deciso a non fare coalizioni con nessuno, difficile che qualcuno – come si diceva- possa superare il 40%. Meglio puntare sul bonus al partito di maggioranza relativa. Solo che, in questo caso, dovrebbe essere davvero alto per consentirgli di governare anche da solo ed è ovvio che l’eventualità viene osteggiata pesantemente dai partiti, come il Pdl, che si vedono sconfitti alle urne. Qualcosa, però, si muove, la mediazione è già in corso, il tempo comunque è poco. Napolitano, d’altra parte, non vuole lasciare altri alibi all’inefficienza della classe politica. Altrimenti, par di capire, ci penserà lui. Per le forze politiche sarebbe uno schiaffo insopportabile. Di sicuro, quello definitivo. “Sarebbe un vero e proprio suicidio politico”, sostiene Vizzini. Chi ha voglia di prendersi questa responsabilità?
Ecco il testo della “bozza Malan”
Politica
Legge elettorale, il testo in Commissione porta all’obbligo del Monti bis
Napolitano preme perché entro metà novembre emergano proposte concrete soprattutto per la modifica del premio di maggioranza. Ed è pronto a un intervento "di forza". La Affari costituzionali del Senato si prepara a discutere sulla bozza Malan che, così come è strutturata adesso, darebbe come unico esito possibile del voto un governo di larghe coalizioni
Incombe un intervento del Capo dello Stato sulle Camere. In più, il tempo stringe. E dopo le elezioni siciliane il quadro generale è più chiaro a tutte le forze politiche in campo. Ma, soprattutto, è lampante un elemento; che senza una modifica credibile dell’attuale legge elettorale, quel 52% di astensionismo che ha segnato le urne per il nuovo governo di Palazzo dei Normanni, potrebbe riproporsi anche alle prossime politiche. A quel punto, la classe politica risulterebbe ancor più squalificata di quanto appare adesso. Ma nessuno sembra aver intenzione di essere ulteriormente delegittimato dall’elettorato. Succede, quindi, che questa settimana la commissione Affari Costituzionali del Senato, dove si sta discutendo inutilmente da mesi su come modificare il Porcellum, chiuderà i propri lavori. L’articolato su cui si sta lavorando, la bozza Malan, così com’è scritto adesso, condannerebbe il prossimo Parlamento ad un governo di grossa coalizione, dunque ad un Monti bis sotto il profilo dell’esecutivo possibile. Una conseguenza che appare evidente a molti osservatori, tra cui il Centro studi elettorali (Luiss e università di Firenze), che ha pubblicato uno studio intitolato “bozza Malan, alla ricerca della maggioranza impossibile”. Quello a cui si punta, però, è di trovare a breve un accordo per modificare il premio di coalizione e consentire a chi raggiungerà la maggioranza dei voti di poter governare. Senza stralci e senza scosse particolari, ma attraverso un percorso parlamentare lineare: se l’accordo non si riuscirà a trovare in commissione entro la settimana, lo si raggiungerà in aula attraverso un emendamento ad hoc scritto a più mani dai laeder delle forze politiche ad un tavolo che sempre Napolitano sta sollecitando da settimane. E che solo ora, dopo il voto in Sicilia, potrà aprirsi con davanti una “cartina” del voto che non è più solo espressione dei sondaggi, ma della “triste” realtà.
La Sicilia, quindi, è stata ancora una volta il laboratorio politico del Paese prossimo a voltare pagina sul fronte politico. E non è un caso se, ad urne siciliane ancora calde, potenti scosse telluriche hanno fatto esplodere in modo definitivo non solo il Pdl, ma anche l’Idv di Di Pietro, mentre il vento di burrasca che tira nel Pd non accenna a placarsi. E chissà dopo le primarie. L’attesa è ora sulle mosse di Passera e Riccardi al centro, ma il quadro si sta lentamente cominciando a definire, con Grillo che punta a diventare qualcosa di molto di più di una semplice presenza tra gli scranni di Montecitorio e Palazzo Madama. Ecco, quindi, che la legge elettorale diventa l’immediata e più calda partita politica delle prossime settimane. Perché – è bene ricordarlo – non si può tornare a votare con il Porcellum di Calderoli così com’è adesso. Una sentenza della Corte Costituzionale, la 4071, ha in pratica stabilito l’incostituzionalità del premio di maggioranza voluto da Berlusconi nel 2006 perché non agganciato né a un numero di voti, né ad un numero di seggi.
Soprattutto, Napolitano non ha alcuna intenzione di permettere che questo avvenga. Poche ore fa ha escluso l’ipotesi di voto anticipato, dimostrando di non voler accettare la “scusa” per non cambiare la legge elettorale. E martedì scorso, non a caso, c’è stato un lungo colloquio tra il Capo dello Stato e il presidente del Senato. Se da un lato Schifani ha assicurato a Napolitano il suo massimo sforzo per portare la legge alla rapida approvazione dell’aula, dall’altro Napolitano ha chiarito una volta per tutte che se entro la metà di novembre da palazzo Madama non saranno emersi risultati robusti, un suo intervento con un messaggio mirato e pressante alle Camere sarà inevitabile. Se poi anche quello dovesse cadere nel vuoto (ma l’ipotesi è data per estremamente remota) allora lo stesso Napolitano sarebbe pronto a sollecitare il governo ad intervenire per decreto per cambiare quella parte del Porcellum “cassato” dalla Consulta. Gli esiti di questo colloquio ultimativo del Colle sono stati portati da Schifani a tutti i capogruppi. Di qui l’accelerazione che avverrà la prossima settimana in Senato per arrivare a portare il testo in aula entro il 13 novembre. Il termine dell’ultima lettura della legge, in caso di un passaggio emendativo alla Camera, potrebbe anche essere quello della fine di gennaio. “In fondo – ricorda Carlo Vizzini, presidente della Commissione Affari Costituzionali del Senato – il Porcellum fu votato a fine dicembre, non vedrei nessuno scandalo in un voto anche all’ultimo tuffo, ma guai a non provarci neppure”. Il tutto nonostante l’Ocse abbia raccomandato agli stati di non varare nuove leggi elettorali nell’ultimo anno di legislatura per non falsare la corsa al voto.
Ma, al di là dei tecnicismi, la bozza Malan, approvata in commissione da Pdl, Lega e Udc e invece bocciata da Pd e Idv, rappresenta un’alternativa concreta al Porcellum? Come si diceva, così com’è scritta ora, la legge condanna il prossimo Parlamento alla perenne ricerca di una maggioranza possibile. O impossibile. A meno che non venga cambiato il premio di maggioranza. E’ su questo nodo, infatti, che si consumerà la battaglia parlamentare. Il testo Malan prevede, per la Camera, l’assegnazione su base nazionale (con la formula proporzionale) di 541 seggi e l’attribuzione di un premio di 76 seggi alla lista o coalizione che abbia ottenuto il maggior numero di voti. Inoltre prevede che alla ripartizione dei seggi accedano solo le liste che abbiano superato il 5% del totale dei voti validi nazionali, o almeno il 7% in circoscrizioni comprendenti almeno un quinto della popolazione nazionale. In quali condizioni la legge Malan consentirebbe, dunque, ad una coalizione di conquistare la maggioranza assoluta dei seggi della Camera (316)?. Senza il premio, sarebbe necessario avere conseguito una percentuale del 52% sul totale dei voti validi. Che è veramente molto alta. In virtù del premio di 76 seggi si abbassa la quota di voti che è necessario raggiungere per ottenere la maggioranza, ma comunque non scende sotto il 45%. E anche questa è una percentuale molto alta. Come mai, quindi, un premio pari al 12,5% dei seggi dell’Assemblea, come prevede la Malan, non permette ad una coalizione del 40% di ottenere la maggioranza? Il fatto è che se il premio non ci fosse e anche i 76 seggi in questione fossero assegnati proporzionalmente, alla nostra coalizione del 40% ne andrebbero comunque 30.
Allo stato attuale, secondo quanto riporta uno studio del centro studi Cise, non pare che vi sia alcuna possibile coalizione preelettorale in grado di superare quota 40% di consenso. Per questo, il testo Malan, appare “uno strumento adattissimo – si legge nello studio – per quanti desiderano una grande coalizione postelettorale come soluzione di governo per la prossima legislatura”. Insomma, per come sono messi oggi i partiti e anche ipotizzando di cambiare l’ordine di alcuni fattori, non si ottiene mai una maggioranza assoluta. A meno di non cambiare il premio. Un’ipotesi sul tappeto parla di assegnarlo alla coalizione che ha ottenuto il 40% dei consensi. E se ciò non dovesse verificarsi, di garantire una sorta di bonus seggi al partito che ha avuto più voti. Ma con Grillo vicino alla soglia del 20% e deciso a non fare coalizioni con nessuno, difficile che qualcuno – come si diceva- possa superare il 40%. Meglio puntare sul bonus al partito di maggioranza relativa. Solo che, in questo caso, dovrebbe essere davvero alto per consentirgli di governare anche da solo ed è ovvio che l’eventualità viene osteggiata pesantemente dai partiti, come il Pdl, che si vedono sconfitti alle urne. Qualcosa, però, si muove, la mediazione è già in corso, il tempo comunque è poco. Napolitano, d’altra parte, non vuole lasciare altri alibi all’inefficienza della classe politica. Altrimenti, par di capire, ci penserà lui. Per le forze politiche sarebbe uno schiaffo insopportabile. Di sicuro, quello definitivo. “Sarebbe un vero e proprio suicidio politico”, sostiene Vizzini. Chi ha voglia di prendersi questa responsabilità?
Ecco il testo della “bozza Malan”
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Gaza, 19 mar. (Adnkronos/Afp) - Il ministero della Salute della Striscia di Gaza, controllato da Hamas, ha dichiarato che un dipendente straniero delle Nazioni Unite è stato ucciso e altri cinque sono rimasti gravemente feriti in un attacco israeliano al loro quartier generale. I feriti sono stati trasportati nell'ospedale dei martiri di Al Aqsa.
Roma, 19 mar. (Adnkronos) - Quando arte, design e tecnologia si incontrano, nasce una nuova e straordinaria dimensione. glo, brand di punta di Bat Italia per i dispositivi scalda stick per consumatori adulti, consolida il suo ruolo di mecenate e nell’ambito del progetto “glo for art” presenta Hyper Portal in occasione della Milano Design Week 2025: un’esperienza sensoriale unica, dove arte, tecnologia e creatività si intrecciano in un viaggio straordinario. Firmata dall’artista Michela Picchi, nota per il suo approccio surrealista e pop, Hyper Portal, interpreta perfettamente il tema del Fuorisalone 2025 “Mondi Connessi”, integrando la filosofia del brand che promuove la positività attraverso la condivisione e la convivialità. L’opera è una sinfonia di luci, colori e forme che abbatte le barriere tra spettatore e arte, invitando il pubblico a partecipare attivamente. Dal 7 al 13 aprile, Hyper Portal sarà il cuore pulsante del glo Creative Hub, situato in Palazzo Moscova 18, nel Brera District, uno degli spazi più iconici e frequentati del Fuorisalone.
La Milano Design Week sarà inoltre l’occasione per raccontare un nuovo e inedito incontro: quello di glo con il mondo della moda. Nel segno dell’innovazione, glo presenterà una collezione in collaborazione con Suns, il brand che ha rivoluzionato il concetto di daywear tecnico e sporty-chic. In un'era in cui tecnologia e lifestyle si intrecciano sempre di più, glo e Suns danno vita a una collaborazione innovativa, capace di fondere insieme moda e design hi-tech.
Hyper portal di glo è un’esperienza sensoriale che sfida i confini tra arte e tecnologia. Creata da Michela Picchi, l'installazione esplora l'idea di un futuro connesso, un universo in continua evoluzione, dove ogni gesto, ogni movimento, contribuisce a trasformare e plasmare lo spazio. Il portale d’ingresso, simbolo di apertura e connessione, diventa il punto di partenza di un viaggio immersivo che invita lo spettatore a vivere l'arte come co-creatore attivo dell’opera stessa. Con il suo approccio surrealista e pop, Picchi esplora la fluidità dei mondi che si intrecciano attraverso forme dinamiche e colori vibranti, che evolvono in tempo reale, dando vita a un paesaggio in costante mutamento. Ogni interazione, tocco dopo tocco, fa crescere l’opera, trasformandola in un'entità viva, che si modella al ritmo delle azioni del pubblico. Le forme iconiche dei dispositivi glo Hyper pro si riflettono nell'ambiente circostante, richiamando l’incontro tra arte e innovazione tecnologica.
(segue)
Il viaggio proposto da Hyper portal è anche un'esplorazione dell'interconnessione tra l'individuo e la collettività, tra l'io e il noi e invita a riflettere sul nostro ruolo nel creare connessioni, dove ogni movimento e decisione, pur nascendo dall’individualità, plasmano l’esperienza collettiva. Il risultato è un'esperienza che non solo stimola i sensi, ma invita anche alla condivisione, incarnando perfettamente la visione positiva e inclusiva di glo.
"Con Hyper portal e Michela Picchi, Bat Italia unisce arte, design e tecnologia per creare un'esperienza immersiva che va oltre l'intrattenimento, rendendo l'arte più accessibile e interattiva, in linea con il nostro progetto artistico itinerante “glo for art” - commenta Fabio de Petris, Presidente e Amministratore Delegato di Bat Italia. Questo riflette il nostro impegno per un domani migliore, dove la nostra vision A Better Tomorrow™ si realizza attraverso la sinergia di sostenibilità, innovazione e accessibilità. Una promessa concreta che ci spinge a implementare costantemente le nostre pratiche aziendali, a investire in nuove tecnologie e a esplorare soluzioni che possano ridurre l'impatto ambientale. Essere pionieri nell'offrire un portafoglio completo di nuove categorie ci permette di anticipare le sfide future, contribuendo così a un cambiamento positivo e sostenibile per le generazioni a venire”.
“Un’esplosione di colori, linee sinuose e un’esperienza pop e surrealista insieme a tecnologia e design: Hyper portal, è un viaggio immersivo in cui lo spettatore, tocco dopo tocco, crea mondi interconnessi e diventa co-protagonista dell’opera attraverso la condivisione e la positività, perfettamente in sinergia con lo spirito di glo", commenta l’artista Michela Picchi. glo debutta nel mondo del fashion con una collaborazione inedita con Suns. Da questa sinergia nasce una collezione esclusiva che anticipa l’estate e che si nutre dei valori condivisi tra i due brand: innovazione, self-expression, funzionalità, ottimismo e uno stile distintivo. La collezione in edizione limitata, sarà svelata in occasione della Milano Design Week 2025.
18+ Only. Prodotto destinato esclusivamente a consumatori adulti. Questo prodotto contiene nicotina, che crea dipendenza.
Palermo, 19 mar. (Adnkronos) - "Sul caso Paragon non posso esprimere un giudizio troppo preciso perché gli elementi non sono stati ancora resi noti: ritengo che la libertà di stampa sia qualcosa di assolutamente fondamentale, che va rispettato nella sua pluralità, anche perché attraverso essa si garantiscono le libertà dei cittadini". Così il Procuratore generale militare della Corte di Cassazione Maurizio Block a margine del quinto forum internazionale 'Pace, prosperità e sicurezza' a Palermo. "Qualunque iniziativa dovesse porsi in contrasto o in ostilità alla libertà di stampa la vedo in senso negativo, ma sul caso specifico non ho elementi sufficienti per esprimere una valutazione - dice Block- Siamo in un contesto politico complesso, ci vuole molto equilibrio nel trarre conseguenze e conclusioni: io sono molto prudente in questo senso, dunque invito alla prudenza e ad attenersi agli oggettivi riscontri dei fatti, cercando di essere quanto più aderenti alla realtà. La priorità rimane comunque che i cittadini conoscano la verità e sussista un pluralismo di idee".
Roma, 19 mar (Adnkronos) - "Sull'Ucraina non ho mia usato la parola vittoria, ho sempre detto che quello che dovevamo fare era garantire la deterrenza necessaria ad arrivare alla pace". Lo ha detto in aula alla Camera Giorgia Meloni.
Roma, 19 mar (Adnkronos) - "Avrei ascoltato volentieri proposte dal M5s in tempi così difficili, anche stavolta ho sentito improperi, insulti. Cosa volete che vi dica? Mi spiace per voi che non avete proposte da fare. Capisco che, quando eravate al governo, l'Italia aveva dei problemi. Non ho tempo per la vostra lotta nel fango, gli italiani valuteranno come comportarsi e la discrasia che esiste tra le posizioni che tenete dall'opposizione e quelle che avevate quando eravate al governo". Lo ha detto in aula alla Camera Giorgia Meloni.
Roma, 19 mar (Adnkronos) - "I dazi per noi sono un problema, non c'è dubbio. Siamo una nazione esportatrice, la quarta al mondo. Il tema che cerco di porre è quale sia la reazione migliore, non ho certezze. Abbiamo un surplus commerciale con gli Stati Uniti nei beni e gli Stati Uniti nei nostri confronti nei servizi. Questo si deve tenere in considerazione per una soluzione che eviti una guerra commerciale. Bisogna fare attenzione a non trovare soluzioni che possono penalizzarci ancora di più". Lo ha detto Giorgia Meloni in aula alla Camera.
Washington, 19 mar.(Adnkronos) - Sono stati resi pubblici, ma con molte censure, i documenti legali relativi alla richiesta di visto per gli Stati Uniti che il principe Harry presentò nel 2020. Il giudice che si è occupato del caso ha dichiarato che non è di interesse pubblico divulgare informazioni sullo status di immigrazione del Duca del Sussex. La Heritage Foundation, influente think tank conservatore con sede a Washington, aveva avviato una causa legale per ottenere la pubblicazione dei documenti. Lo scopo era quello di capire se Harry, nella sua application, avesse mentito rispondendo alla domanda sull'uso di stupefacenti.
Il giudice ha motivato la sua decisione, sostenendo che Harry potrebbe essere soggetto a "danni sotto forma di molestie" e a "contatti indesiderati" da parte dei media. Gran parte del testo è stata oscurata e restano ancora molte domande senza risposta, in particolare se il principe abbia ammesso nei suoi moduli di aver assunto droghe. Uno degli avvocati che hanno insistito per la divulgazione delle informazioni ha dichiarato a Sky News che continueranno a seguire il caso e che ci saranno altri procedimenti nel prossimo futuro.