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Indagato il deputato Idv Cimadoro. E’ cognato di Antonio Di Pietro

Concorso in abuso d'ufficio il reato contestato a Bergamo all'onorevole che, secondo L'Eco di Bergamo, risulta titolare di una società di compravendite immobiliari, la Helvetia, e di quote nella Immobiliare San Sosimo. Avrebbe esercitato pressioni per indirizzare alcune pratiche
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I “guai” per Antonio Di Pietro sembrano non finire. Gabriele Cimadoro, parlamentare dell’Italia dei valori e cognato dell’ex pm di Mani Pulite, risulta indagato per concorso in abuso d’ufficio nell’ambito di un’indagine condotta a Palazzago, in provincia di Bergamo, per la quale sarebbero state iscritte nel registro degli indagati in tutto 54 persone per reati che vanno dall’abuso d’ufficio al falso ideologico e materiale, sino alla tentata concussione. Lo scrive oggi “L’Eco di Bergamo”. La Procura di Bergamo sta infatti indagando sui presunti favori di cui avrebbero goduto alcune licenze edilizie e su alcuni terreni che hanno cambiato destinazione d’uso all’interno del Pgt. Per il sostituto procuratore Giancarlo Mancusi, che coordina l’inchiesta, ci sarebbero state pressioni in municipio per indirizzare alcune pratiche. Cimadoro, titolare di una società immobiliare, in passato è stato assessore e consigliere comunale a Palazzago. Ma il pressing, per l’accusa, sarebbe avvenuto quando non aveva cariche comunali. L’inchiesta è condotta dai Carabinieri della compagnia di Zogno.

Secondo il quotidiano la Procura sta cercando di tracciare “la fitta rete di presunti favori e interessi immobiliari a Palazzago”. Cimadoro risulta titolare di una società di compravendite immobiliari, la Helvetia, e di quote nella Immobiliare San Sosimo che nell’omonima frazione del paese sta realizzando un progetto su un’area artigianale. La sua posizione è allo stato “defilata e ancora al vaglio” e “non è escluso che si giunga alla richiesta di archiviazione” un’indagine che, da quattro anni, “continua a imbarcare filoni e s’è estesa a qualche comune della Valle Imagna”. Tra i 54 sotto inchiesta ci sono il sindaco uscente Umberto Bosc, il suo predecessore Ferruccio Bonacina (entrambi della Lega Nord) e altri amministratori locali. L’ipotesi è che, prima ancora dell’approvazione del contestato Pgt, a Palazzago alcune licenze edilizie percorressero canali privilegiati. A beneficiarne sarebbero stati imprenditori e privati, grazie alla presunta complicità di pubblici ufficiali. Una delle tecniche, secondo gli inquirenti, sarebbe stato quello di protocollare solo la pagina iniziale della Dia (Denuncia di inizio lavori), “sostituendo poi il progetto contenuto con uno più vantaggioso per costruttori e committenti”. Quindi alcuni avrebbero cambiato destinazione d’uso. Gli investigatori sono impegnati negli accertamenti patrimoniali con l’analisi di conti bancari per scovare movimenti sospetti: passaggi di denaro per i presunti benefici nelle pratiche edilizie e urbanistiche fino a poco tempo fa non ne erano emersi. 

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