Eccolo l’uomo del mistero, il politico che raccomandò un assessore vicino alla ‘Ndrangheta: l’ex ministro Gianfranco Rotondi. Si aprono nuovi scenari nell’inchiesta milanese che ha portato in carcere l’assessore regionale alla Casa Domenico Zambetti. E a indicare una via agli inquirenti è il presidente uscente, Roberto Formigoni, che a causa di questo arresto è stato costretto a rinunciare alla poltrona di governatore. Fu il parlamentare del Pdl Rotondi, ex ministro per l’Attuazione del programma nel governo Berlusconi, a ‘garantire’ sull’onestà di Domenico Zambetti, durante la campagna elettorale per le regionali lombarde nel 2010. A rivelarlo è proprio Formigoni durante la deposizione resa davanti al procuratore aggiunto della Dda di Milano Ilda Boccassini il 29 ottobre scorso. Il politico del Pdl era stato chiamato in Procura dopo aver dichiarato che era stato in dubbio se nominare oppure no Zambetti perché aveva sentito strane voci.
Gianfranco Rotondi raccomandò Zambetti. Il governatore uscente aveva dichiarato in più occasione quella che era stata la sua perplessità, ma quando aveva esposto al futuro assessore i suoi dubbi gli arrivò una “richiesta di colloquio” da parte di Rotondi. “Rotondi venne e il discorso che fece fu questo ‘Guarda Roberto, io conosco Zambetti da più di 30 anni, è una persona seria, non farebbe sciocchezze, posso garantire è bravo, fidati, fidati, fidati”. “Se non ci fosse stato l‘intervento di Rotondi – aggiunge – non avrei inserito Zambetti in Giunta”. Formigoni parla di “uno Zambetti… fortemente sponsorizzato“. Dopo l’intervento di Rotondi quindi Formigoni si decide: “Va osservato che Gianfranco Rotondi è una persona di peso all’interno Pdl, è uno dei cosiddetti fondatori del Pdl insieme a Berlusconi, Fini, Mussolini e una serie di altri che non ricordo quindi ha un potere al’interno del Pdl e Zambetti era rappresentante della sua componente politica all’interno del Pdl. Per cui alla fine mi risolsi a inserire Zambetti in giunta. Sottolineo che se non ci fosse stato l’intervento di Rotoni con il peso politico che egli ha all’interno del Pdl, non avrei inserito Zambetti in giunta”.
Ma l’ex ministro non ci sta e smentisce: “Smentisco che Formigoni mi abbia chiesto garanzie morali su Zambetti. Chiesi la sua conferma ad assessore per motivi politici e Formigoni mi oppose l’unica obiezione di dover nominare assessori donna. Leggo che mi attribuisce di conoscere Zambetti da 30 anni – ha proseguito Rotondi – io 30 anni fa ero ancora studente universitario fuori sede a Napoli. Stamani i miei legali hanno inoltrato alla dottoressa Boccassini la mia disponibilità ad essere ascoltato sull’argomento. I processi non si fanno sui giornali e dovrebbe saperlo anche il presidente Formigoni a cui auguro di recuperare una memoria più precisa, spero anche su altri argomenti che lo vedono più esposto alla necessità di fornire chiarimenti”.
Le voci degli altri candidati sull’assessore. Formigoni non ha parlato solo di Rotondi: altri candidati del Pdl in lista “venivano a dirmi ‘Zambetti fa delle cene, fa tante cene, come fa a pagare queste cene? Sono cene molto numerose”. Ecco quindi le voci che parlavano di “uno Zambetti” che aveva “disponibilità di denaro fuori dall’ordinario”. Ma alla richiesta di fare i nomi il Celeste dice di non ricordare: “Io non ho memoria precisa”. “Mi sono interrogato molto in questi giorni ma siccome in quel periodo partecipavo a un’attività politica frenetica perché si trattava di predisporre la campagna elettorale per le elezioni, non ho un ricordo preciso sui nomi, che mi hanno, potrei dire, messo in guardia nei confronti di Zambetti o quantomeno sollevato dai sospetti”. “Ma quando lei dice – insiste Boccassini – che queste persone di cui lei non ricorda i nomi facevano riferimento a cene elettorali di Zambetti, le hanno per caso detto che a queste cene partecipavano anche persone legate in qualche modo alla criminalità organizzata?“. “No – ribatte Formigoni – non mi hanno detto che a queste cene partecipavano persone legate alla criminalità organizzata o comunque persone sospette, ma ritenevano che le cene organizzate da Zambetti per la sua campagna elettorale erano eccessive dal punto di vista economico. E, ripeto, quando io ho parlato con Zambetti e gli ho detto che circolavano queste voci (le cene venivano considerate “abnormi” dai “suoi concorrenti”) sulla sua campagna elettorale, lui mi ha garantito che si trattava di cene che rientravano nelle spese normali di gestione di una campagna elettorale”. Formigoni racconta di non essersi fidato delle parole del collega e di avergli detto: “Vabbè siccome ho tempo per la giunta non ti garantisco assolutamente il posto in giunta”.
Zambetti preoccupato prima dell’arresto. Formigoni va anche oltre spiegando di aver visto il collega di partito teso poco prima di essere arrestato: ”Zambetti mi sembrava preoccupato, ma ovviamente io attribuivo questa sua preoccupazione esclusivamente alla situazione politicache si stava abbattendo sul Paese e anche sulla Regione Lombardia. Data la situazione del Paese, la situazione politica, la situazione della nostra compagine politica, vi era preoccupazione da parte di tutti quanti noi”. Certo è che Formigoni ha anche dichiarato di aver chiesto conto all’assessore di tutte quelle preferenze: “Come hai fatto a prendere tutti questi voti, tutti regolari?. Devo dire che avevo partecipato un paio di volte a comizi di Zambetti al Teatro dal Verme, per esempio in occasione del Natale del 2009, e avevo visto un Teatro dal Verme strapieno di gente vera, quindi è chiaro che Zambetti godeva anche di un consenso popolare, tuttavia appunto lo misi alle strette con domande come potevo fare, dicendo ‘Ho visto la gente al Dal Verme, però sei sicuro di aver preso tutti i voti regolarmente, queste numerose cene che hai fatto?’ Zambetti disse ‘No, presidente, assolutamente, le cene sono normali cene elettorali, non ne ho fatte tante, le ho fatte con i soldi che ho documentato nella dichiarazione dovuta della mia campagna elettorale”.
Il Pio Albergo Trivulzio e l’Aler. “Preciso che quando c’è stato diciamo lo scandalo sulle case del Pio Albergo Trivulzio era uscito anche il nome dell’assessore Zambetti che aveva acquistato una casa di proprietà del Pio Albergo Trivulzio. Io lo convocai, lui mi disse che aveva fatto un’offerta di mercato secondo quella che era l’offerta di mercato e quindi aveva acquistato l’appartamento”. Alla domanda del pm se avesse mai sentito “voci che riguardavano una gestione particolare di Zambetti” in relazione all’Aler con riferimento anche alla circostanza che erano dipendenti dell’ente alcuni parenti dell’assessore. “No, non l’ho mai saputo – è la risposta di Formigoni – né Zambetti, le volte che io l’ho convocato per dire che siccome vi erano delle voci che lo riguardavano e che pretendevo da lui, come da tutti gli assessori regionali, una trasparenza nella vita pubblica e privata, non mi ha mai detto che per esempio il genero era un dipendente dell’Aler”. Sulla “gestione” dell’assessorato alla Casa e poi all’Ambiente della Regione Lombardia da parte di Zambetti Formigoni ha poi dichiarato di non avere notato nessuna anomalia: “Sulla sua gestione rispetto alla carica istituzionale che ha ricoperto in passato e che ricopriva fino al momento dell’arresto non ho mai ricevuto lamentele”
Zambetti resta in carcere. Proprio oggi il Tribunale del Riesame ha negato la libertà all’assessore lasciandolo in carcere. Per i giudici milanesi non si sarebbe alternativa alla misura della custodia cautelare in carcere. Il pm Giuseppe D’Amico, a supporto dell’impianto accusatori, aveva depositato l’interrogatorio della sua segretaria Enrica Papetti che aveva raccontato come nell’ufficio di Zambetti circolassero liberamente strani personaggi poi finiti nell’inchiesta e come Zambetti avesse l’abitudine di segnalare persone da piazzare all’Aler: “Capitava che l’assessore alla Casa mi segnalasse qualcuno da assumere all’Aler” (l’ente case popolari controllato dall’assessorato). Nell’elenco che la collaboratrice ha fatto agli inquirenti ci sono sono tutte persone vicino all’ex assessore tranne una giovane donna, figlia di Eugenio Costantino, uno dei due arrestati che per l’accusa erano i portavoce dei clan di ‘ndrangheta dai quali Zambetti, accusato di corruzione, voto di scambio e concorso esterno di associazione mafiosa, avrebbe acquistato voti. Alla domanda sul motivo per cui Zambetti raccomandò la donna, la segretaria risponde: “Non lo so. Io non mi facevo troppe domande. Il mio compito era esecutivo e basta”. Costantino però sembrava un problema per il politico: “Zambetti aveva un atteggiamento di fastidio quando riceveva telefonate da parte di Costantino, ricordo che dopo una sua telefonata mi disse “lascia perdere quei calabresi”.