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Noi figlie degli anni ’70 in tempo di crisi

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Quarant’anni è un’età cruciale per una donna, quella in cui si dovrebbe poter scivolare, anche se faticosamente, lungo un doppio binario ormai prestabilito: famiglia da una parte e lavoro dall’altro.

Ma cosa succede se nella vita si è dato priorità a regole di correttezza e lealtà nei confronti degli altri e di se stessi? O si è addirittura creduto che il merito prima o poi avrebbe avuto la meglio?

Succede che le strade, soprattutto in tempo di crisi, per noi figlie degli anni ’70, si chiudono.

Le scarpe che avevi, anche quelle di marca, sono ormai consumate, così come la biancheria, vestiti nuovi non se ne comprano più da anni e si guida con occhiali vecchi ormai fuori diottria. Traslocare in nuovo paese ti è precluso, avendo famiglia, così come tutti quei lavori itineranti che costringono ad una vita senza orari né sede.

E allora si cerca in giro, si chiede agli amici, si leggono annunci, raramente si fanno colloqui e quando poi miracolosamente si trova un lavoro i conti non tornano comunque: quel che si spende di baby sitter e colf è pari a quel che si guadagna.

La notte non si riesce più a dormire e non si può cercar conforto nel proprio partner, e men che meno nei  figli, per non inquinare né minare il clima familiare. Gli amici scappano presi dai loro problemi, simili ai nostri. I genitori sono anziani e vanno solo tranquillizzati. Si può marciare in piazza al grido di ‘se non ora quando’ ma il conto in banca langue ancora, e ancor più, al ritorno a casa.

Donne care, come era bello quando non ci veniva richiesto di lavorare! Quando il nostro ‘solo’ compito era di gestire casa e famiglia. E’ durata poco, la seconda parte del secolo scorso. Sia prima che dopo ci è stato sempre richiesto il doppio ruolo ma ora, con aspettative altissime e opportunità nulle, e con una piena consapevolezza delle nostre capacità e possibilità, risulta forse più dura che mai.

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