La reazione dei mercati alla rielezione di Barack Obama non è stata positiva. I grandi investitori da sempre prediligono i Repubblicani perché più attenti alle esigenze delle imprese. Inoltre, la debolezza dei Democratici alla Camera potrebbe creare non poche difficoltà all’inquilino della Casa Bianca. Nonostante i presupposti non siano dunque dei migliori, gli analisti di Credit Suisse invitano a vedere il bicchiere mezzo pieno. Anche se proveniente dalle fila dei Democratici, Obama ha numerosi pregi in un’ottica di investimenti finanziari. Innanzitutto è favorevole alla politica monetaria ultra-espansiva adottata dalla Federal Reserve di Ben Bernanke, mentre sotto una presidenza di Mitt Romney la Fed avrebbe avuto un margine di manovra decisamente più limitato (durante la campagna elettorale dalle fila dei Repubblicani era arrivata addirittura la proposta di tornare al Gold standard).
Per Credit Suisse, poi, le relazioni diplomatiche con la Cina – e di conseguenza anche quelle commerciali – resteranno buone. Il candidato repubblicano aveva invece più volte accusato Pechino di manipolare la propria valuta, tenendo così bassi i prezzi delle proprie merci. L’atteggiamento di Romney avrebbe però potuto portare a un’escalation nelle ritorsioni commerciali. Obama, infine, sembra essere la persona più indicata per mettere mano al problema del “Fiscal Cliff”, il precipizio fiscale che scatterà a partire dal 1 gennaio prossimo. In quella data infatti scatteranno aumenti automatici delle imposte e tagli alla spesa pubblica per un ammontare complessivo di 807 miliardi di dollari, un valore pari al 5,1% del Pil Usa. “Ci sono molte più probabilità che si arrivi a un compromesso sul Fiscal Cliff con Obama presidente piuttosto che con Romney”, scrivono gli analisti di Credit Suisse. Entro marzo, poi, il Congresso dovrà votare un innalzamento del tetto del debito pubblico, una decisione a cui, già nella legislatura scorsa, si era opposta con decisione l’ala più intransigente della destra, il Tea Party.
Fra le note dolenti della rielezione di Obama, Credit Suisse annovera i suoi propositi di alzare la tassazione sui dividendi e sui capital gain per le persone che guadagnano più di 200mila dollari l’anno, nelle cui mani c’è circa un terzo delle azioni quotate a Wall Street. Obama intende portare dal 15% al 39,6% l’imposta sulle cedole e dal 15% al 20% quella sui profitti realizzati con il trading di azioni. “Se questa riforma andasse in porto così come è stata prospettata l’S&P500 potrebbe perdere un 5% del suo valore – conclude lo studio di Credit Suisse – Ma c’è un ampio spazio per il compromesso e il risultato finale potrebbe essere molto meno aggressivo di quello annunciato in campagna elettorale”. D’altra parte, quattro anni fa, Obama aveva vinto fa con la promessa di regolamentare Wall Street ma i banchieri continuano tranquillamente a dettare legge.