Il business della marijuana negli Stati Uniti non è più gestito dalle grandi organizzazioni criminali che fino a pochi anni fa la importavano incassando profitti elevati, ma viene autoprodotta da coltivatori dell’America occidentale e commercializzata bypassando le mafie. Pino Arlacchi – ex direttore dell’ufficio dell’Onu per la lotta alle droghe, eurodeputato Pd e uno dei massimi esperti di criminalità internazionale – commenta così il via libera al consumo di marijuana per uso ricreativo approvato in Colorado e nello Stato di Washington.
La legalizzazione della marijuana decisa negli Usa danneggerà le organizzazioni criminali?
“Non c’è un mercato illegale da distruggere. Gli Stati Uniti sono autosufficienti per la produzione di cannabis da almeno 15 anni perché queste droghe vengono coltivate nella parte Ovest degli Stati Uniti e poi distribuite nel Paese attraverso canali che non sono quasi mai collegati con la grande criminalità”.
Come si è decriminalizzato il mercato?
“Prima queste droghe venivano importate dalla Colombia. Poi, da quando hanno iniziato a produrle negli Stati Uniti occidentali, il mercato si è decriminalizzato. Le piantagioni sono spesso in spazi dove vengono coltivati anche altri prodotti e la sostanza stupefacente non viene rivenduta tramite la criminalità organizzata”.
Quanta importanza hanno i referendum nello Stato di Washington e in Colorado?
“Queste misure non sono la fine del mondo. Gli Stati Uniti si stanno adattando agli standard europei, che non puniscono affatto l’uso personale della marijuana, anche se non è permesso. L’America si sta adeguando a ciò che accade a livello internazionale, soprattutto in Occidente”.
Quali saranno le conseguenze economiche?
“Praticamente inesistenti. La tassazione della marijuana arricchirà le casse pubbliche di cifre irrisorie: pochi milioni di dollari. Anche perché i maggiori introiti verranno usati per curare il male fisico e psicologico che le droghe leggere comunque causano”.
Cosa ha spinto gli americani a votare al referendum?
“Il voto è stato un contraccolpo all’estrema severità delle leggi americane. In Europa per uno spinello non va in galera nessuno, in America sì. Il governo americano ha scelto di punire in modo molto severo i consumatori di qualunque droga”.
Quali sono le differenze con l’approccio europeo alla droga?
“L’Europa non punisce chi usa droghe leggere o pesanti. Gran parte dei Paesi europei è infatti tollerante e non ne colpisce il consumo. Chi usa droga è considerato una vittima o una persona da curare in Europa, mentre in America viene trattato da criminale”.
Il modello europeo è più efficiente?
“Sì, senza alcun dubbio. Abbiamo saputo mantenere una misura di ragionevolezza. Combattiamo duramente il traffico delle droghe pesanti. E contemporaneamente proteggiamo e aiutiamo chi ne fa uso”.
I ricavi della tassazione della marijuana in Europa non sono indicativi?
“No, perché il consumo di droga è permesso principalmente solo in Olanda”.
Non è possibile esportare il modello olandese per aiutare i bilanci di altri Paesi europei?
“Anche in questo caso penso di no, perché non è un modello. E le entrate pubbliche dalla tassazione sono comunque trascurabili”
La situazione in Europa è cambiata?
“Sì, i cambiamenti sono stati notevoli. Al punto che ora anche il mercato delle droghe pesanti non è più controllato da grandi clan criminali. Sono spesso network più piccoli e difficili da combattere. I prezzi in Europa sono inoltre diminuiti dell’80% negli ultimi anni. Il fatturato delle droghe oggi è un quinto rispetto a 25-30 anni fa, quando ho iniziato ad occuparmene”.
Può fare qualche esempio?
“Oggi un chilo all’ingrosso di eroina in Italia costa intorno a 30 mila euro, quando insieme a Giovanni Falcone siamo andati negli Stati Uniti a studiare la situazione nel 1982, un chilo di eroina costava 450 mila euro di oggi”
Perché un crollo dei prezzi così rilevante?
“C’è stato un aumento costante della produzione e la stagnazione dei consumi”.
In Italia si parla sempre più di autorizzare derivati della cannabis per uso terapeutico, cosa ne pensa?
“L’uso terapeutico esiste in tutta Europa, così come le convenzioni internazionali raccomandano che venga tenuta da parte una quota di droga, soprattutto morfina, per questo utilizzo. In qualsiasi ospedale italiano, per esempio, si può somministrare una droga come la morfina”
Nonostante ciò il via libera per uso ricreativo è ancora molto lontano?
“Per arrivarci deve nascere un movimento che spinga in quella direzione, ma è più difficile in quanto non può essere la reazione ad una forte politica punitiva, che in realtà non c’è. Fumare uno spinello non è un reato che può costare la galera”.
La tassazione delle droghe potrebbe aiutare a risanare le casse pubbliche italiane?
“Non servirebbe sostanzialmente a nulla. E non avverrà, può esserne certo, perché in questo momento l’Italia e l’Europa hanno ben altri problemi a cui pensare”.