Non c’è pace per le cooperative dell’Emilia Romagna. Da Piacenza fino alla provincia di Bologna. Dalle cooperative che gestiscono il magazzino dell’Ikea fino a quelle che lavorano nel deposito centrale di Coop Adriatica, a Anzola dell’Emilia, nel bolognese. Un susseguirsi di proteste e picchetti. Oggi l’ultimo episodio, con una cinquantina di manifestanti che alle prime luci dell’alba hanno bloccato gli accessi del magazzino che rifornisce i supermercati Coop nel nord e nel centro Italia.

“Nell’accordo di cambio di appalto che sta per essere firmato ci sono condizioni capestro – ha spiegato Fulvio Di Giorgio, coordinatore bolognese del sindacato di base SiCobas – Molti lavoratori saranno licenziati e saranno salvati solo quelli a tempo indeterminato. Vogliamo che tutti conservino il proprio trattamento salariale, e che nessuno perda il posto. Altrimenti continueremo col blocco”. Una protesta che Coop Adriatica ha definito “incomprensibile”, perché “non verranno intaccati i livelli occupazioni e sarà applicato il contratto nazionale di riferimento”. Giù duro c’è andata la Cisl. A dimostrazione che, almeno nel settore delle cooperative e della logistica, i sindacati sono in guerra tra loro. “Speriamo che questa volta le cose per loro non vadano bene e che le forze dell’ordine intervengano – spiega Stefano Rivola, della segreteria regionale della Fit-Cisl – I Cobas stanno protestando strumentalmente e per raccogliere consensi e tessere dove non ne hanno, per giunta impedendo a chi ne ha diritto e voglia di lavorare. Siamo stanchi di questi sindacalisti che da Piacenza tentano di esportare le loro proteste, forse sarebbe meglio che qualcuno insegnasse loro come si sta al mondo, anche intervenendo democraticamente sulle loro schiene”.

“In corso non c’è nessuno sciopero e tanto meno nessun licenziamento in vista – ha commentato il  presidente di Coop Adriatica Adriano Turrini – In corso semmai c’è la chiusura di un accordo che eliminerà la precedente catena di sub appalti e manterrà diritti e occupazione. Questa mattina sono arrivati in bus da Milano degli attivisti Cobas che hanno bloccato gli ingressi convincendo alcuni lavoratori a protestare. Lo fanno solo per andare in tv e sui giornali e costringerci a chiedere lo sgombero. Ai lavoratori hanno chiesto di non entrare spiegandogli che non arriveranno alla fine del mese. Un comportamento irragionevole e ingiustificato, che non può essere paragonato a quanto successo a Piacenza con Ikea”. Turrini ha giudicato “squadrista” l’azione dei Cobas, spiegando che “il magazzino è stato preso in ostaggio da persone esterne che non c’entrano nulla con il posto di lavoro”.

A pochi chilometri da Anzola c’è la sede di Coop Reno, e anche lì è in corso un durissimo scontro tra sindacati e azienda. Questa volta i sindacati di base non c’entrano. E’ la Cgil ad essere sul piede di guerra. “L’azienda ha disdettato il contratto aziendale chiedendo a tutti i dipendenti 144 ore l’anno non retribuite e di conseguenza tagliando gli stipendi di 3mila euro”, ha denunciato la Filcams-Cgil, per poi proclamare uno sciopero che lo scorso 31 ottobre ha letteralmente paralizzato i 25 punti vendita bolognesi della coop.

Il management, dal canto suo, ha prima accusato i sindacati di danneggiare l’azienda, poi ha puntato il dito contro i “dipendenti che durante al giornata di sciopero accompagnavano i clienti a far la spesa in altri esercizi commerciali”, infine ha diffuso un volantino in cui si definisce “anacronistico” il vecchio contratto disdettato e si respingono tutte le accuse dei sindacati.  “Non è vero che i dipendenti lavoreranno 144 ore gratis”, “Non è vero che la retribuzione sarà ridotta di 3mila euro”, e così via. “L’azienda dice che nessuno lavorerà gratis perché ci sarà un aumento del salario variabile? – replica la Cgil – Bene, lo scriva nero su bianco, perché per ora queste sono solo parole al vento”.

Infine c’è la protesta all’Ikea di Piacenza. Per il momento la situazione si è calmata, “ma i motivi che hanno portato ai picchetti e al corteo restano tutti sul tavolo”, spiegano i sindacati di base. Ikea nel frattempo è stata costretta a chiudere il proprio sito www.spazioalcambiamento.it, dove veniva chiesta la partecipazione degli utenti. Il motivo? Il fiume di messaggi e tweet che accusavano l’azienda di essere responsabile dello scontro sindacale e della messa in cassa integrazione di 107 dipendenti. “Questo sito – ha spiegato Ikea – ha subito un attacco informatico da parte di hacker. Siamo perciò costretti a oscurare queste pagine per tutelare la privacy di tutte le persone che avevano lasciato la loro idea sul cambiamento. Grazie a tutti i contributi”.

 

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