Il momento non poteva essere peggiore per andare in Medio Oriente, mentre scoppia la guerra tra Israele e Hamas. Ma questa sera Mario Monti arriverà in Kuwait con una missione diplomatica precisa: portare i capitali dei ricchi fondi sovrani del Golfo in Italia. Va senza ministri, ma con i due accompagnatori che contano in una trasferta del genere: il presidente e l’amministratore delegato della Cassa depositi e prestiti, Franco Bassanini e Giovanni Gorno Tempini.
La Cdp è l’equivalente italiano di un fondo sovrano, che può investire oltre 200 miliardi del risparmio postale, a metà tra una banca (per gli enti locali) e una società di partecipazioni, sempre più centrale negli assetti del capitalismo italiano. E quindi veicolo ideale per chi vuole investire nel Paese con un’ottica di lungo periodo. Secondo quanto riferiscono fonti di Palazzo Chigi, Monti tenterà il solito approccio: spiegherà agli sceicchi che l’Italia ora è un Paese sicuro dove depositare i petrodollari, li rassicurerà sulle opportunità di business, visto che da quelle zone arriva un certo interesse misto a una strutturale diffidenza. Poche settimane fa l’emiro del Quatar, Hamad bin Khalifa al Thani, durante la visita a Roma ha spiegato che è “la corruzione” a scoraggiare i fondi arabi.
Monti proverà a fare quello che per anni Giulio Tremonti prima e poi Vittorio Grilli hanno tentato in Cina: spingere ricchi fondi sovrani a comprare massicce quantità di buoni del Tesoro. A settembre 2011 il fondo Cic, la China Investment Corporation, arrivò a Roma per negoziare investimenti ragguardevoli. Ma poi non se ne fece niente, perché i cinesi non erano convinti e, pare, non gradirono l’eccessiva pubblicità data all’incontro. Con la leadership cinese in fase di transizione, è stato appena scelto il nuovo segretario del partito Xi Jinping, e senza Tremonti, meglio puntare al Golfo. Anche perché, se tutto va bene, Monti può trovare in Kuwait la soluzione a un complesso problema italiano.
Le Fondazioni di origine bancaria (azioniste delle grandi banche dai tempi della privatizzazione) controllano il 30 per cento della Cassa depositi (il resto è del Tesoro). Dopo anni di rinvii, ora sono chiamate a versare una somma ingente per convertire le proprie azioni da privilegiate a ordinarie. In pratica per mantenere il 30 per cento dovrebbero sborsare oltre 4,4 miliardi, oppure la loro quota verrebbe diluita. Le Fondazioni sono in difficoltà, in anni di crisi dalle banche non arrivano più dividendi. E quindi chiedono uno sconto.
Il negoziato procede anche in Parlamento, perché serve una modifica di legge. Non si arriverà a una soluzione prima di febbraio. Monti, scortato da Gorno e Bassanini, proverà quindi a coinvolgere nella partita la potente Kuwait Investment Authority, il fondo del piccolo Stato petrolifero che ha risorse per 292 miliardi di dollari. È l’investitore ideale per collaborare con la Cassa depositi: Monti, Gorno e Bassanini proporranno al direttore Bader Al-Sa’ad di portare i suoi miliardi nel gruppo controllato dal Tesoro. Ci sono varie possibilità, dai fondi strategici alla nascente società delle reti che raccoglie le quote in Eni, Terna e Snam (e un domani forse nella rete Telecom). Se tutto va come deve andare, al suo rientro il premier potrà dire alle Fondazioni: o pagate per le vostre quote, o arriva il Kuwait.
Monti proseguirà poi per il Quatar, l’Oman (con i cui investitori è già previsto un incontro a Roma in gennaio) e negli Emirati Arabi. C’è il rischio di incidente diplomatico, in questi giorni di guerra, e quindi potrebbe saltare l’intervista con Al Jazeera già concordata.
Twitter@stefanofeltri
da Il Fatto Quotidiano del 17 novembre 2012
Economia & Lobby
Monti e la Cassa depositi e presititi a caccia dei capitali arabi
Missione nel Golfo. Obiettivo: coinvolgere il fondo sovrano del Kuwait per sostituire le fondazioni nell'azionariato della società pubblica che gestisce i risparmi postali. Non avendo mai convinto i cinesi, il governo propone agli Emirati il nostro debito pubblico e investimenti in Italia
Il momento non poteva essere peggiore per andare in Medio Oriente, mentre scoppia la guerra tra Israele e Hamas. Ma questa sera Mario Monti arriverà in Kuwait con una missione diplomatica precisa: portare i capitali dei ricchi fondi sovrani del Golfo in Italia. Va senza ministri, ma con i due accompagnatori che contano in una trasferta del genere: il presidente e l’amministratore delegato della Cassa depositi e prestiti, Franco Bassanini e Giovanni Gorno Tempini.
La Cdp è l’equivalente italiano di un fondo sovrano, che può investire oltre 200 miliardi del risparmio postale, a metà tra una banca (per gli enti locali) e una società di partecipazioni, sempre più centrale negli assetti del capitalismo italiano. E quindi veicolo ideale per chi vuole investire nel Paese con un’ottica di lungo periodo. Secondo quanto riferiscono fonti di Palazzo Chigi, Monti tenterà il solito approccio: spiegherà agli sceicchi che l’Italia ora è un Paese sicuro dove depositare i petrodollari, li rassicurerà sulle opportunità di business, visto che da quelle zone arriva un certo interesse misto a una strutturale diffidenza. Poche settimane fa l’emiro del Quatar, Hamad bin Khalifa al Thani, durante la visita a Roma ha spiegato che è “la corruzione” a scoraggiare i fondi arabi.
Monti proverà a fare quello che per anni Giulio Tremonti prima e poi Vittorio Grilli hanno tentato in Cina: spingere ricchi fondi sovrani a comprare massicce quantità di buoni del Tesoro. A settembre 2011 il fondo Cic, la China Investment Corporation, arrivò a Roma per negoziare investimenti ragguardevoli. Ma poi non se ne fece niente, perché i cinesi non erano convinti e, pare, non gradirono l’eccessiva pubblicità data all’incontro. Con la leadership cinese in fase di transizione, è stato appena scelto il nuovo segretario del partito Xi Jinping, e senza Tremonti, meglio puntare al Golfo. Anche perché, se tutto va bene, Monti può trovare in Kuwait la soluzione a un complesso problema italiano.
Le Fondazioni di origine bancaria (azioniste delle grandi banche dai tempi della privatizzazione) controllano il 30 per cento della Cassa depositi (il resto è del Tesoro). Dopo anni di rinvii, ora sono chiamate a versare una somma ingente per convertire le proprie azioni da privilegiate a ordinarie. In pratica per mantenere il 30 per cento dovrebbero sborsare oltre 4,4 miliardi, oppure la loro quota verrebbe diluita. Le Fondazioni sono in difficoltà, in anni di crisi dalle banche non arrivano più dividendi. E quindi chiedono uno sconto.
Il negoziato procede anche in Parlamento, perché serve una modifica di legge. Non si arriverà a una soluzione prima di febbraio. Monti, scortato da Gorno e Bassanini, proverà quindi a coinvolgere nella partita la potente Kuwait Investment Authority, il fondo del piccolo Stato petrolifero che ha risorse per 292 miliardi di dollari. È l’investitore ideale per collaborare con la Cassa depositi: Monti, Gorno e Bassanini proporranno al direttore Bader Al-Sa’ad di portare i suoi miliardi nel gruppo controllato dal Tesoro. Ci sono varie possibilità, dai fondi strategici alla nascente società delle reti che raccoglie le quote in Eni, Terna e Snam (e un domani forse nella rete Telecom). Se tutto va come deve andare, al suo rientro il premier potrà dire alle Fondazioni: o pagate per le vostre quote, o arriva il Kuwait.
Monti proseguirà poi per il Quatar, l’Oman (con i cui investitori è già previsto un incontro a Roma in gennaio) e negli Emirati Arabi. C’è il rischio di incidente diplomatico, in questi giorni di guerra, e quindi potrebbe saltare l’intervista con Al Jazeera già concordata.
Twitter@stefanofeltri
da Il Fatto Quotidiano del 17 novembre 2012
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Attacco Usa su larga scala contro lo Yemen controllato dagli Houthi. “È anche un avvertimento all’Iran”
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Sana'a, 15 mar. (Adnkronos) - Gli attacchi aerei non scoraggeranno i ribelli yemeniti, i quali risponderanno agli Stati Uniti. Lo ha scritto sui social Nasruddin Amer, vice capo dell'ufficio stampa degli Houthi, aggiungendo che "Sana'a rimarrà lo scudo e il sostegno di Gaza e non la abbandonerà, indipendentemente dalle sfide".
"Questa aggressione non passerà senza una risposta e le nostre forze armate yemenite sono pienamente pronte ad affrontare l'escalation con l'escalation", ha affermato l'ufficio politico dei ribelli in una dichiarazione alla televisione Al-Masirah.
In un'altra dichiarazione citata da Ynet, un funzionario Houthi si è rivolto direttamente a Trump e a Netanyahu, che "stanno scavando tombe per i sionisti. Iniziate a preoccuparvi per le vostre teste".
Damasco, 15 mar. (Adnkronos) - L'esplosione avvenuta nella città costiera siriana di Latakia ha ucciso almeno otto persone. Lo ha riferito l'agenzia di stampa statale Sana, secondo cui, tra le vittime della detonazione di un ordigno inesploso, avvenuta in un negozio all'interno di un edificio di quattro piani, ci sono tre bambini e una donna. "Quattordici civili sono rimasti feriti, tra cui quattro bambini", ha aggiunto l'agenzia.
Sana'a, 15 mar. (Adnkronos) - Almeno nove civili sono stati uccisi e nove feriti negli attacchi statunitensi su Sanaa, nello Yemen. Lo ha dichiarato un portavoce del ministero della Salute guidato dagli Houthi su X.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - "Sono lieto di informarvi che il generale Keith Kellogg è stato nominato inviato speciale in Ucraina. Il generale Kellogg, un esperto militare molto stimato, tratterà direttamente con il presidente Zelensky e la leadership ucraina. Li conosce bene e hanno un ottimo rapporto di lavoro. Congratulazioni al generale Kellogg!". Lo ha annunciato su Truth il presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - "Oggi ho ordinato all'esercito degli Stati Uniti di lanciare un'azione militare decisa e potente contro i terroristi Houthi nello Yemen. Hanno condotto una campagna implacabile di pirateria, violenza e terrorismo contro navi, aerei e droni americani e di altri paesi". Lo ha annunciato il presidente americano Donald Trump su Truth. Senza risparmiare una stoccata all'ex inquilino della Casa Bianca, il tycoon aggiunge nel suo post che "la risposta di Joe Biden è stata pateticamente debole, quindi gli Houthi sfrenati hanno continuato ad andare avanti".
"È passato più di un anno - prosegue Trump - da quando una nave commerciale battente bandiera statunitense ha navigato in sicurezza attraverso il Canale di Suez, il Mar Rosso o il Golfo di Aden. L'ultima nave da guerra americana ad attraversare il Mar Rosso, quattro mesi fa, è stata attaccata dagli Houthi più di una decina di volte. Finanziati dall'Iran, i criminali Houthi hanno lanciato missili contro gli aerei statunitensi e hanno preso di mira le nostre truppe e i nostri alleati. Questi assalti implacabili sono costati agli Stati Uniti e all'economia mondiale molti miliardi di dollari, mettendo allo stesso tempo a rischio vite innocenti".
"L'attacco degli Houthi alle navi americane non sarà tollerato - conclude Trump - Utilizzeremo una forza letale schiacciante finché non avremo raggiunto il nostro obiettivo. Gli Houthi hanno soffocato le spedizioni in una delle più importanti vie marittime del mondo, bloccando vaste fasce del commercio globale e attaccando il principio fondamentale della libertà di navigazione da cui dipendono il commercio e gli scambi internazionali. I nostri coraggiosi Warfighters stanno in questo momento portando avanti attacchi aerei contro le basi, i leader e le difese missilistiche dei terroristi per proteggere le risorse navali, aeree e di spedizione americane e per ripristinare la libertà di navigazione. Nessuna forza terroristica impedirà alle navi commerciali e navali americane di navigare liberamente sulle vie d'acqua del mondo".
Whasington, 15 mar. (Adnkronos) - Funzionari statunitensi hanno affermato che gli attacchi aerei contro l'arsenale degli Houthi, gran parte del quale è sepolto in profondità nel sottosuolo, potrebbero durare diversi giorni, intensificandosi in portata e scala a seconda della reazione dei militanti. Lo scrive il New York Times. Le agenzie di intelligence statunitensi hanno lottato in passato per identificare e localizzare i sistemi d'arma degli Houthi, che i ribelli producono in fabbriche sotterranee e contrabbandano dall'Iran.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - Funzionari statunitensi hanno detto al New York Times che il bombardamento su larga scala contro decine di obiettivi nello Yemen controllato dagli Houthi - l'azione militare più significativa del secondo mandato di Donald Trump - ha anche lo scopo di inviare un segnale di avvertimento all'Iran. Il presidente americano - scrive il quotidiano Usa- vuole mediare un accordo con Teheran per impedirgli di acquisire un'arma nucleare, ma ha lasciato aperta la possibilità di un'azione militare se gli iraniani respingono i negoziati.