”I latini dicevano pacta servanda sunt. I patti vanno rispettati. Io tratto solo con chi rispetta i patti”. Con queste parole oggi pomeriggio Vittorio Malacalza ha gelato prima ancora del via le trattative per la sua uscita dal gruppo che controlla Pirelli. “Io sono entrato in Camfin per fare il socio industriale e continuerò a farlo”, ha chiarito a proposito della sua presenza nella holding quotata a capo della società degli pneumatici e della ex Pirelli Real Estate, dopo la rottura con Marco Tronchetti Provera.
Con quest’ultimo che da mesi sta trattando febbrilmente per risolvere vari ordini di problemi che esulano dal rinvio a giudizio per ricettazione nell’ambito della vicenda dei dossieraggi Telecom. E cioè trovare nuovi soci disposti a subentrare ai Malacalza a delle condizioni per lui vantaggiose: nei giorni scorsi Repubblica ha per esempio parlato della sua richiesta di una stock option da 70 milioni di euro oltre alla garanzia di rimanere in sella altri tre anni. Ma l’ingressi di nuovi soci comunque presuppone un accordo con lo stesso Malacalza, con il quale esistono vincoli che non possono essere sciolti prima di luglio.
E’ invece dietro l’angolo il nodo non trascurabile e legato a doppio filo con le trattative, poi, del rimborso di 41 milioni di euro di debiti che la holding Gpi, quella che sta sopra a Camfin, deve rimborsare alle banche entro i prossimi 9 giorni. La quota del debito da rimborsare a carico di Tronchetti Provera è di circa 25 milioni di euro e fino a ieri sembrava che l’ex presidente di Telecom fosse vicino a un accordo con i fondi Investindustrial di Andrea Bonomi e Clessidra di Claudio Sposito pronti a fornirgli la somma necessaria più una quindicina di milioni, nell’ambito della prima fase di un’operazione più ampia di riassetto della compagine azionaria del gruppo.
L’ipotesi è però definitivamente tramontata in serata quando, dopo una girandola di indiscrezioni che riferivano di un interesse dei fondi “più industriale” e, quindi, collegato con la posizione di Malacalza, la Marco Tronchetti Provera S.a.p.a. che sta in cima alla catena di controllo del gruppo, ha ufficializzato le trattative in esclusiva con i due fondi fino al 15 dicembre 2012. Obiettivo: avviare “un progetto di partnership imprenditoriale e finanziaria relativo a Gruppo Partecipazioni Industriali e Camfin”. Allo stato, tuttavia, hanno precisato i tre interessati, “non sono state raggiunte intese, neppure preliminari”. I colloqui dunque proseguiranno come fatto finora “per valutare e verificare la sussistenza delle condizioni per dare avvio a un progetto di partnership imprenditoriale e finanziaria relativo alle società Gruppo Partecipazioni Industriali e Camfin, nel rispetto degli accordi, anche parasociali, vigenti di cui è parte MTP S.a.p.a” (quelli con Malacalza, appunto).
Il piano di riassetto di Mtp,Clessidra e Investindustrial “non tocca l’azionariato del gruppo Pirelli, quello ha un suo percorso”, ha poi sottolineato Tronchetti al suo arrivo alla presentazione del nuovo Messaggero, dove è arrivato insieme a Bonomi – che è anche presidente della Banca Popolare di Milano e consigliere di amministrazione della società editrice del Corriere della Sera, Rcs – per unirsi ad altri rappresentanti del cosiddetto salotto buono come l’amministratore delegato di Mediobanca, Alberto Nagel o il vicepresidente di Unicredit, Fabrizio Palenzona.
“Al momento non c’è nulla”, ha infine chiarito Tronchetti Provera, che a proposito della tempistica ha spiegato che “quando c’è l’accordo i tempi sono veloci. Con il buonsenso si troverà la soluzione”. Se entro il 15 dicembre ci sarà la struttura dell’accordo i tempi poi saranno veloci per arrivare a una conclusione. Comunque vada, nel frattempo i soci di Camfin possono dirsi soddisfatti anche solo per la giornata di Borsa di oggi, che ha registrato un’escalation al rialzo per il titolo della società che controlla Pirelli spinta delle speculazioni innescate dall’attesa di un’Opa. Il risultato: un balzo dell’8% per sull’intero capitale di mercato vale una trentina di milioni di euro. Non male se si pensa che dietro non c’è nulla di definitivo. Anche se per la Consob è tutto regolare.
Intanto, però, la palla sul rimborso del debito in scadenza il 29 novembre, è tornata a Tronchetti Provera, che è anche vicepresidente di Mediobanca, e ai suoi attuali soci in Gpi. Malacalza e Moratti inclusi. Sfumata la liquidità dei fondi, non rimane che un finanziamento bancario, che sarebbe comunque più conveniente rispetto al 10% annuo di interessi che Tronchetti avrebbe dovuto versare a Investindustrial e Clessidra se la prima ipotesi di accordo fosse andata in porto. Oppure il ricorso a mezzi propri, anche alla luce del recente incasso, da parte di Tronchetti, di 22 milioni lordi tra remunerazione 2012 e bonus sul raggiungimento dei risultati indicati dal piano triennale.
Sembra andare in questo senso il messaggio di oggi pomeriggio di Malacalza. “Il problema di fondo è uno solo. Lasciamo stare Opa o altre questioni finanziarie. Il problema è se fare debito per ripagare il debito oppure fare un aumento di capitale. Io ho sempre fatto l’aumento di capitale e ho sempre preso i soldi dalle mie tasche”, ha sintetizzato. Per poi ricordare al socio via comunicato che “negozia con soggetti terzi partnership alternative a quella con Malacalza Investimenti, ma nel contempo nega l’exit spettante a quest’ultima (ossia il trasferimento del 13% circa di Camfin SpA)” e omette di precisare che il “patto GPI” oggetto di disdetta rimane in vigore fino al 20 luglio 2013.