Tiene la tregua a Gaza tra Israele e Hamas, dopo che dalla Striscia erano partiti una decina di razzi nelle ore immediatamente successive all’entrata in vigore del cessate il fuoco, nella serata di mercoledì. I razzi sono tutti caduti in aree disabitate e da allora non ci sono stati più attacchi, nonostante il falso allarme che ha fatto risuonare le sirene a Sderot e Ashkelon. Nell’enclave palestinese si canta vittoria: nella notte si è celebrato per le strade e per oggi Hamas ha proclamato una giornata di festa nazionale. Sono scesi in strada persino simpatizzanti di Fatah, la fazione rivale fedele al presidente dell’Anp, Abu Mazen.

Il capo dell’esecutivo di Hamas, Ismail Haniyeh, ha invitato tutti i movimenti della Striscia di Gaza a “rispettare la tregua”. “Apprezzo – ha detto il capo di Hamas – il rispetto della tregua da parte di tutti i movimenti della resistenza e chiedo a tutti di rispettare l’intesa e agire conformemente a essa. Chiedo inoltre ai servizi di sicurezza di monitorarne il rispetto”. Dall’altra parte parla il primo ministro Beniamyn Netanyahu, che replica alle critiche dell’opposizione al suo governo. “I nostri obiettivi sono stati raggiunti, la tregua è la migliore soluzione a questo momento. Se la tregua sarà violata, Israele è ben preparata ad entrare in azione”.

Nelle ultime ore le forze israeliane hanno arrestato 55 palestinesi in vari punti della Cisgiordania; secondo l’esercito israeliano, gli arrestati, tra cui vari dirigenti, deputati e miliziani delle fazioni palestinesi, sono “affiliati a vari gruppi terroristi”. Nell’ultima settimana c’erano stati scontri in varie località della Cisgiordania tra le forze di sicurezza israeliane e i giovani palestinesi che protestavano per la sanguinosa offensiva militare israeliana nella Striscia di Gaza.

Sotto il profilo geopolitico Hamas esce rafforzato: i suoi razzi sono riusciti ad arrivare a Tel Aviv e Gerusalemme e l’enclave palestinese per otto giorni ha accolto visite a ripetizione di ministri arabi, dopo anni di isolamento. Non solo: Israele e gli Usa sono stati costretti a ingaggiare con il gruppo, considerato un’organizzazione terroristica, negoziati seppure indiretti. Resta il dubbio sulla tenuta della tregua, in particolare sul nodo dei valichi: le due parti già danno un’interpretazione diversa del cessate il fuoco. Fonti israeliane hanno già detto che il blocco dell’enclave non verrà allentato; ma Khaled Meshaal, capo dell’ufficio politico di Hamas, sostiene che il documento stabilisce “l’apertura di tutti i valichi, e non solo di Rafah”. 

Durante l’offensiva contro la Striscia di Gaza, scattata il 14 novembre dopo giorni di attacchi con razzi contro Israele, sono stati colpiti 1.500 obiettivi. Hamas e la Jihad Islamica hanno risposto alle operazioni israeliane con il lancio di circa 1.500 razzi, 875 dei quali hanno colpito zone disabitate, mentre 58 sono caduti in centri abitati. Sono stati 421, invece, i razzi intercettati dal sistema di difesa israeliano Iron Dome. Il bilancio delle vittime di otto giorni di attacchi parla di 163 palestinesi, la metà dei quali civili (in maggioranza donne, bambini e anziani), e cinque israeliani, tra cui un soldato, morti. I feriti, invece, sono 1235, mentre si contano almeno 11mila sfollati.

Stanotte, dopo la proclamazione della tregua, decine di migliaia di persone hanno festeggiato nelle strade di Gaza, dove si sono sentiti spari in aria in segno di giubilo e dove sono stati distribuiti dolciumi. In Israele, tuttavia, le misure di sicurezza vengono ancora mantenute. Come nei giorni scorsi le scuole che si trovano a distanza inferiore a 40 chilometri dalla striscia di Gaza restano chiuse. Le decine di migliaia di riservisti schierati ai bordi della striscia di Gaza sono ancora nelle loro posizioni. Saranno gradualmente rilasciati, ha previsto il ministro della difesa Ehud Barak, nei prossimi giorni se la calma non sarà infranta.

Restano variegati gli umori in Israele: l’esercito e il governo si dicono convinti di aver inferto un colpo decisivo alle strutture militari di Hamas e il ministro della Difesa, Ehud Barak, ha avvertito che qualora la tregua non tenesse riprenderebbero i raid su Gaza. Ma in molti, a due mesi appena dalle elezioni generali, accusano Netanyahu di aver avuto paura di assestare il colpo di grazia a Hamas. E mentre le scuole nel sud di Israele oggi sono rimaste chiuse, a Gaza, dove per otto giorni sono state deserte, è ripresa la vita normale.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Gaza e il cronometro della pace

next
Articolo Successivo

Immigrazione: il Marocco e l’Europa, il ‘pericolo nero’ e la ‘difesa bianca’

next