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Legge diffamazione, il Senato boccia il carcere per i giornalisti

Con 123 contrari e appena 29 favorevoli, l'Aula di palazzo Madama affossa l'articolo uno, il cuore della nuova legge in discussione dopo il caso Sallusti. Pd e Idv festeggiano la "morte" del provvedimento, per il Pdl Cicchitto invita a recuperare il vecchio accordo
Aula del Senato
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Il Senato boccia il carcere per i giornalisti. L’aula ha bocciato con 123 voti contrari, 29 sì e 9 astenuti l’articolo 1 della nuova legge sulla diffamazione, in discussione dopo il caso Sallusti. L’articolo uno prevedeva appunto la reclusione fino a un anno per i giornalisti autori di articoli diffamatori. Il presidente Renato Schifani ha sospeso i lavori. 

Il cuore della legge è stato affossato “anche con una bella manciata di voti della destra“, commenta in sala stampa il senatore democratico Vincenzo Vita, che conclude: “Il caso è chiuso. Abbiamo vinto, è la morte non accidentale di una porcata”.

“Muore una legge inutilmente liberticida e gravemente incostituzionale. Siamo soddisfatti”, commenta la capo gruppo Pd in commissione Giustizia, Silvia Della Monica, che, designata relatrice della riforma della diffamazione, aveva poi deciso di dimettersi contraria alle norme contenute nell’articolo uno della legge.

Il capogruppo Pdl Fabrizio Cicchitto esorta a recuperare “l’accordo sulla diffamazione, elaborato e poi saltato in Parlamento“, senza riferimenti al carcere per i giornalisti, “e mettiamo fine al più presto a una situazione assurda e paradossale che da troppe settimane tiene banco e che sta offrendo dell’Italia uno spettacolo non degno di un Paese democratico e civile quale il nostro dovrebbe essere”.

Cicchitto fa riferimento anche alla vicenda Sallusti. “Il fatto che il direttore del Giornale, Alessandro Sallusti, al quale va tutta la nostra solidarietà, abbia ricevuto su richiesta della procura di Milano, l’ordine degli arresti domiciliari con la sospensione dell’esecuzione per la carcerazione, in attesa della decisione del magistrato di sorveglianza, da una parte conforta, dall’altra non annulla la realtà che vede un direttore di un quotidiano privato della sua libertà a causa di una legge sbagliata e da correggere, una legge lontana, dai valori e dai principi dell’Occidente”. 

Dopo la bocciatura, il centrosinistra dà letteralmente per morto il testo approvato in aula. “E’ morto cosi’. Basta così”, afferma la presidente dei senatori Democratici, Anna Finocchiaro, mentre per l’Idv il responsabile Giustizia Luigi Li Gotti saluta con favore “la fine dell’accanimento terapeutico per la pessima proposta di legge sulla diffamazione”. 

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