Doveva essere lo Statuto della rinascita della gloriosa Società italiana autori ed editori che fu di Giuseppe Verdi, Giosuè Carducci e Edmondo De Amicis quello approvato lo scorso 9 novembre dal Presidente del Consiglio dei Ministri su proposta del Ministero per i beni e le attività culturali e di concerto con il Ministro dell’Economia.
Era questa, d’altra parte, la missione affidata non tanto all’ultranovantenne Commissario Straordinario Gian Luigi Rondi ma ai suoi due sub commissari, Mario Stella Richter e Luca Scordino. “Il Commissario Straordinario ha l’incarico di adottare gli atti necessari ed opportuni al fine di assicurare il risanamento finanziario e l’equilibrio economico” della Società, recita, infatti, il Decreto del Presidente della Repubblica con il quale, nel marzo del 2011, la Siae era stata, ancora una volta, commissariata.
Rischia, invece, di essere l’ultimo Statuto della storia ultracentenaria della Siae che, difficilmente, potrà sopravvivere alle fortissime tensioni tra i suoi associati determinate dall’adozione di regole profondamente ingiuste prima ancora che illegittime che consegnano la Società nelle mani dei più ricchi, relegando i più numerosi al ruolo di gregari.
Pochi, anzi, pochissimi, decideranno le sorti di tutti.
E’ questo il senso della sciagurata disposizione che rappresenta il cuore del nuovo Statuto appena approvato dal Presidente del Consiglio dei Ministri, contenuta al comma 2, dell’art. 11, secondo la quale “ogni associato ha diritto di esprimere nelle deliberazioni assembleari almeno un voto e poi un voto per ogni euro (eventualmente arrotondato per difetto) di diritti d’autore percepiti nella predetta qualità di Associato a seguito di erogazioni della società nel corso dell’esercizio precedente”.
Basterà una squadretta di cinque o sei ricchi beneficiari di diritti – tali, peraltro, sulla base di regole di riparto che potranno autodeterminare in solitudine – per porre nel nulla la volontà di decine di migliaia di associati.
Il più ricco, diventa, automaticamente anche l’autore ed editore più attivo e produttivo e, per questo, quello più meritevole di governare un Ente al quale, anche il nuovo Statuto, attribuisce ruoli e funzioni di tutela e promozione della cultura che vanno ben al di là della semplice gestione economica dei compensi da diritto d’autore intermediato.
Si tratta di un gravissimo ed inaccettabile fraintendimento – per usare un eufemismo – del ruolo dell’autore e dell’editore nel sistema culturale con il quale si pretende, in modo miope ed arrogante, di cancellare una storia ultracentenaria nella quale non sempre gli autori e gli editori che hanno contribuito di più all’arricchimento ed alla crescita culturale del nostro Paese sono stati anche i più ricchi.
Stupisce, delude e preoccupa che un così grave errore di prospettiva porti la firma del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Paolo Peluffo al quale il Presidente Monti ha attribuito la delega in materia e quella del Ministro per i beni e le attività culturali, Lorenzo Ornaghi.
Il nuovo Statuto della Siae, infatti, sottintende una visione del sistema culturale di inaudita povertà sotto il profilo ideologico e politico: arte e cultura come semplici strumenti di produzione economica e finanziaria.
E non è un caso, infatti, se le uniche esperienze nelle quali la governance di un Ente è affidata al “voto pesante dei più ricchi” si ritrovano negli Istituti bancari e creditizi dove, evidentemente, soldi e moneta fanno da padroni.
Inutili, povere anch’esse e deludenti le “giustificazioni”, peraltro non richieste, con le quali nei mesi scorsi il Ministro Ornaghi, dinanzi alla Commissione Parlamentare d’indagine sulla Siae, aveva anticipato la propria posizione sulle prime indiscrezioni circa il contenuto del nuovo Statuto ricordando che “Il decreto di commissariamento…ha indicato la strada del voto ponderato ed appare difficile oggi contestare al Commissario il fatto di aver eseguito il mandato scritto nel decreto di commissariamento”.
Il Decreto di commissariamento – che, peraltro, non è una carta di diritti costituzionali intangibili e non è il risultato di un processo necessariamente esente da errori ed indebiti condizionamenti – tuttavia, si limita, a dire che il Commissario, nel proporre le modifiche statutarie, avrebbe dovuto, tra l’altro, preoccuparsi di assicurare adeguata rappresentatività agli associati in rapporto ai relativi contributi economici.
Nulla che giustifichi – o renda addirittura indispensabile – la scelta di consegnare la Siae nelle mani di un manipolo di associati, trasformando gli altri in figuranti, tecnicamente impossibilitati a partecipare democraticamente alla vita dell’Ente ed annullando, in via preventiva e su base aritmetica, il loro peso in qualsiasi delibera assembleare.
La stessa Commissione parlamentare di indagine, nelle scorse settimane, nel chiudere il propri lavori, aveva proposto una soluzione alternativa, egualmente rispettosa delle “indicazioni” contenute nel decreto di Commissariamento: “Riguardo poi all’attribuzione di poteri differenziati di elettorato attivo, potrà adottarsi una formula che assegni a ciascun associato un uguale voto di base; integri tale voto con un punteggio aggiuntivo in misura fissa, da attribuirsi agli autori ed agli editori (produttori) che siano iscritti alla Siae da almeno dieci anni e che abbiano maturato, nel corso dell’ultimo quinquennio, una quota media di proventi non inferiore ad un limite che dovrà essere predeterminato a seconda dei generi di opere.”.
L’assetto del nuovo statuto – che, per inciso, non contiene nessuna previsione idonea a superare le tante ragioni di inefficienza che hanno condotto la società nell’attuale situazione di crisi – è iniquo ed illegittimo con l’ovvia conseguenza che, nelle prossime settimane, saranno, ancora una volta – come già spesso accaduto in passato – i giudici ad essere chiamati a decidere sulla sorte delle regole di quella che avrebbe dovuto essere la nuova Siae ed è, invece, destinata ad essere l’ultima.
Si apre una nuova lunga stagione di battaglie giudiziarie che, inesorabilmente, paralizzerà ulteriormente l’azione della Società che già esce da oltre un anno di commissariamento e le impedirà di giocare – come sarebbe stato auspicabile – il suo ruolo in un momento straordinariamente delicato per il mondo della cultura e del diritto d’autore.
E’, probabilmente, il peggiore degli epiloghi possibili di una gestione Commissariale drammaticamente inadeguata e di un Governo, sin dall’inizio, apparso incapace di occuparsi del sistema culturale italiano perché, tra l’altro, privo della necessaria sensibilità e competenza.
La Siae, ora, rischia di spegnersi, dopo una lunga agonia, nella vergogna.
Guido Scorza
Componente del collegio del garante per la protezione dei dati
Economia & Lobby - 26 Novembre 2012
Nuovo statuto Siae, ora la cultura è ufficialmente in vendita
Doveva essere lo Statuto della rinascita della gloriosa Società italiana autori ed editori che fu di Giuseppe Verdi, Giosuè Carducci e Edmondo De Amicis quello approvato lo scorso 9 novembre dal Presidente del Consiglio dei Ministri su proposta del Ministero per i beni e le attività culturali e di concerto con il Ministro dell’Economia.
Era questa, d’altra parte, la missione affidata non tanto all’ultranovantenne Commissario Straordinario Gian Luigi Rondi ma ai suoi due sub commissari, Mario Stella Richter e Luca Scordino. “Il Commissario Straordinario ha l’incarico di adottare gli atti necessari ed opportuni al fine di assicurare il risanamento finanziario e l’equilibrio economico” della Società, recita, infatti, il Decreto del Presidente della Repubblica con il quale, nel marzo del 2011, la Siae era stata, ancora una volta, commissariata.
Rischia, invece, di essere l’ultimo Statuto della storia ultracentenaria della Siae che, difficilmente, potrà sopravvivere alle fortissime tensioni tra i suoi associati determinate dall’adozione di regole profondamente ingiuste prima ancora che illegittime che consegnano la Società nelle mani dei più ricchi, relegando i più numerosi al ruolo di gregari.
Pochi, anzi, pochissimi, decideranno le sorti di tutti.
E’ questo il senso della sciagurata disposizione che rappresenta il cuore del nuovo Statuto appena approvato dal Presidente del Consiglio dei Ministri, contenuta al comma 2, dell’art. 11, secondo la quale “ogni associato ha diritto di esprimere nelle deliberazioni assembleari almeno un voto e poi un voto per ogni euro (eventualmente arrotondato per difetto) di diritti d’autore percepiti nella predetta qualità di Associato a seguito di erogazioni della società nel corso dell’esercizio precedente”.
Basterà una squadretta di cinque o sei ricchi beneficiari di diritti – tali, peraltro, sulla base di regole di riparto che potranno autodeterminare in solitudine – per porre nel nulla la volontà di decine di migliaia di associati.
Il più ricco, diventa, automaticamente anche l’autore ed editore più attivo e produttivo e, per questo, quello più meritevole di governare un Ente al quale, anche il nuovo Statuto, attribuisce ruoli e funzioni di tutela e promozione della cultura che vanno ben al di là della semplice gestione economica dei compensi da diritto d’autore intermediato.
Si tratta di un gravissimo ed inaccettabile fraintendimento – per usare un eufemismo – del ruolo dell’autore e dell’editore nel sistema culturale con il quale si pretende, in modo miope ed arrogante, di cancellare una storia ultracentenaria nella quale non sempre gli autori e gli editori che hanno contribuito di più all’arricchimento ed alla crescita culturale del nostro Paese sono stati anche i più ricchi.
Stupisce, delude e preoccupa che un così grave errore di prospettiva porti la firma del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Paolo Peluffo al quale il Presidente Monti ha attribuito la delega in materia e quella del Ministro per i beni e le attività culturali, Lorenzo Ornaghi.
Il nuovo Statuto della Siae, infatti, sottintende una visione del sistema culturale di inaudita povertà sotto il profilo ideologico e politico: arte e cultura come semplici strumenti di produzione economica e finanziaria.
E non è un caso, infatti, se le uniche esperienze nelle quali la governance di un Ente è affidata al “voto pesante dei più ricchi” si ritrovano negli Istituti bancari e creditizi dove, evidentemente, soldi e moneta fanno da padroni.
Inutili, povere anch’esse e deludenti le “giustificazioni”, peraltro non richieste, con le quali nei mesi scorsi il Ministro Ornaghi, dinanzi alla Commissione Parlamentare d’indagine sulla Siae, aveva anticipato la propria posizione sulle prime indiscrezioni circa il contenuto del nuovo Statuto ricordando che “Il decreto di commissariamento…ha indicato la strada del voto ponderato ed appare difficile oggi contestare al Commissario il fatto di aver eseguito il mandato scritto nel decreto di commissariamento”.
Il Decreto di commissariamento – che, peraltro, non è una carta di diritti costituzionali intangibili e non è il risultato di un processo necessariamente esente da errori ed indebiti condizionamenti – tuttavia, si limita, a dire che il Commissario, nel proporre le modifiche statutarie, avrebbe dovuto, tra l’altro, preoccuparsi di assicurare adeguata rappresentatività agli associati in rapporto ai relativi contributi economici.
Nulla che giustifichi – o renda addirittura indispensabile – la scelta di consegnare la Siae nelle mani di un manipolo di associati, trasformando gli altri in figuranti, tecnicamente impossibilitati a partecipare democraticamente alla vita dell’Ente ed annullando, in via preventiva e su base aritmetica, il loro peso in qualsiasi delibera assembleare.
La stessa Commissione parlamentare di indagine, nelle scorse settimane, nel chiudere il propri lavori, aveva proposto una soluzione alternativa, egualmente rispettosa delle “indicazioni” contenute nel decreto di Commissariamento: “Riguardo poi all’attribuzione di poteri differenziati di elettorato attivo, potrà adottarsi una formula che assegni a ciascun associato un uguale voto di base; integri tale voto con un punteggio aggiuntivo in misura fissa, da attribuirsi agli autori ed agli editori (produttori) che siano iscritti alla Siae da almeno dieci anni e che abbiano maturato, nel corso dell’ultimo quinquennio, una quota media di proventi non inferiore ad un limite che dovrà essere predeterminato a seconda dei generi di opere.”.
L’assetto del nuovo statuto – che, per inciso, non contiene nessuna previsione idonea a superare le tante ragioni di inefficienza che hanno condotto la società nell’attuale situazione di crisi – è iniquo ed illegittimo con l’ovvia conseguenza che, nelle prossime settimane, saranno, ancora una volta – come già spesso accaduto in passato – i giudici ad essere chiamati a decidere sulla sorte delle regole di quella che avrebbe dovuto essere la nuova Siae ed è, invece, destinata ad essere l’ultima.
Si apre una nuova lunga stagione di battaglie giudiziarie che, inesorabilmente, paralizzerà ulteriormente l’azione della Società che già esce da oltre un anno di commissariamento e le impedirà di giocare – come sarebbe stato auspicabile – il suo ruolo in un momento straordinariamente delicato per il mondo della cultura e del diritto d’autore.
E’, probabilmente, il peggiore degli epiloghi possibili di una gestione Commissariale drammaticamente inadeguata e di un Governo, sin dall’inizio, apparso incapace di occuparsi del sistema culturale italiano perché, tra l’altro, privo della necessaria sensibilità e competenza.
La Siae, ora, rischia di spegnersi, dopo una lunga agonia, nella vergogna.
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Washington, 11 mar. (Adnkronos) - Un principe Harry ancora una volta in panchina. Anche se 'With love, Meghan' è la serie (contestatissima) della duchessa di Sussex, gli spettatori non hanno potuto fare a meno di notare il ruolo del secondogenito di re Carlo, di nuovo messo da parte, 'spare', come lui stesso si definisce nella sua scandalosa autobiografia. Nel programma Netflix, molto criticato ma che già ha in serbo una seconda stagione, il principe appare ogni tanto sullo sfondo delle inquadrature, spesso assieme ad altre persone, come fosse un ospite qualsiasi in casa Meghan Markle (o, meglio, "Meghan Sussex", come la duchessa ha precisato).
Harry è come "rimpicciolito", osserva in un editoriale sul Times, Shane Watson, esprimendo preoccupazione per le sue brevi apparizioni nel programma: "La seconda stagione di 'With Love, Meghan' è stata appena confermata e, che vi piaccia o no, non si può negare che per tutta la sua vita Meghan abbia lavorato per raggiungere questo risultato: incarnare un'icona di lifestyle". "Dall'altra parte - chiosa - Harry appare come un pezzo di ricambio. Basta sbattere le palpebre e te lo perderai. Non solo, è incastrato in fondo alla folla di ospiti durante la festa di chiusura. Sembra rimpicciolito, incerto su cosa ci si aspetta da lui".
Roma, 11 mar. (Adnkronos Salute) - L’utilizzo di tezepelumab riduce in maniera significativa la severità dei polipi nasali, il bisogno di ricorrere a un intervento chirurgico e di assumere corticosteroidi sistemici per la poliposi nasale, rispetto al placebo. Sono gli importanti risultati dello Studio Waypoint di fase 3, pubblicati sul 'New England Journal of Medicine' e presentati a San Diego (Usa) in occasione del congresso dell'American Academy of Allergy Asthma & Immunology (Aaaai), che hanno dimostrato il potenziale di tezepelumab nel fornire una opzione terapeutica di grande rilevanza per il trattamento della rinosinusite cronica con poliposi nasale e il ruolo chiave dell’epitelio nel guidare le modifiche strutturali che sono coinvolte nell'avvio e nell'evoluzione delle patologie respiratorie, sono stati discussi oggi a Milano in un incontro con la stampa.
Nel dettaglio, tezepelumab, rispetto al placebo, alla 52esima settimana - riporta una nota - ha ridotto significativamente la severità dei polipi nasali, misurata dagli endpoint co-primari, con una variazione del -2.07 (95% CI: -2.39, -1.74; p<0.001) della dimensione totale del polipo nasale misurata attraverso il Nasal Polyp Score (Nps) e la variazione di -1.03 (95% CI: -1.20, -0.86; p<0.001) della congestione nasale misurata in base al Nasal Congestion Score (Ncs). Miglioramenti nell’Nps e nel Ncs sono stati osservati già a partire dalla seconda e dalla quarta settimana e sono stati duraturi per tutte le 52 settimane del trattamento. Miglioramenti statisticamente significativi e clinicamente rilevanti sono stati osservati anche per tutti gli endpoint secondari valutati nell’intera popolazione arruolata nello studio, in particolare, riducendo significativamente la necessità di intervento chirurgico per polipi nasali del 98% (p<0,0001) e la necessità di trattamento con corticosteroidi sistemici dell'88% (p<0,0001) rispetto al placebo. Il farmaco ha inoltre migliorato in maniera significativa lo Snot-22 total score, un questionario compilato dal paziente con poliposi sulla qualità della vita associato alla poliposi (−27.26; 95% CI, −32.32 to −22.21) ed è stato generalmente ben tollerato, con un profilo di sicurezza coerente con la sua indicazione approvata in asma grave.
Il farmaco, attualmente approvato per il trattamento dell’asma grave negli Stati Uniti, nell’Unione europea, in Giappone e in circa 60 Paesi a livello globale, ha ricevuto l’approvazione per la somministrazione mediante siringa pre-riempita monouso e dispositivo auto-iniettore per l’auto-somministrazione in Usa e Ue.
"La rinosinusite cronica con poliposi nasale è una patologia infiammatoria complessa che colpisce circa il 4% della popolazione generale – afferma Eugenio De Corso, membro della commissione Euforea per il trattamento della rinosinusite cronica con poliposi nasale – ed è caratterizzata da una sintomatologia persistente, che ha un significativo impatto negativo sulla qualità della vita del paziente, non solo dal punto di vista fisico ma anche sociale e psicologico. È caratterizzata da un'infiammazione persistente naso-sinusale associata a rimodellamento strutturale della mucosa caratterizzato dalla formazione di polipi nasali" che determinano ostruzione, congestione e disturbi del sonno. La forma severa è particolarmente difficile da controllare. "I risultati dello studio Waypoint - aggiunge De Corso - dimostrano come tezepelumab possa ridurre del 98% la necessità di ricorrere a un intervento chirurgico, dell’88% l’assunzione di corticosteroidi sistemici" e, inoltre, conferma l’efficacia del farmaco "nel controllare i processi infiammatori responsabili della patologia, grazie" all’inibizione del "Tslp, citochina chiave nell’innesco della cascata infiammatoria. Tezepelumab potrà rappresentare una importante opzione terapeutica per il trattamento di questa patologia migliorando significativamente la qualità della vita di chi ne è affetto" e ha "il potenziale di trasformare il trattamento dei pazienti con patologie respiratorie di origine epiteliale".
Tezepelumab è un anticorpo monoclonale rimborsato in Italia per il trattamento dell’asma grave non controllato. Agisce sulla cascata infiammatoria inibendo il legame tra la linfopoietina timica stromale (Tslp), una citochina pro-infiammatoria rilasciata dalle cellule dell’epitelio bronchiale a seguito di un danno alla barriera dell’epitelio delle vie aeree e il suo recettore. Oggi è l’unico farmaco biologico anti-Tslp disponibile, in grado di agire a livello dell’epitelio delle vie respiratorie, una barriera che svolge una importante funzione immunitaria. Un danno alla barriera epiteliale è infatti responsabile dell’insorgenza di malattie infiammatorie croniche in diversi organi, delle vie aeree inferiori e superiori.
"Negli ultimi anni stiamo assistendo a una rivoluzione legata al ruolo chiave dell’epitelio nella patogenesi di alcune patologie respiratorie – spiega Giorgio Walter Canonica, professore & Senior Consultant Centro di Medicina personalizzata Asma e allergie Humanitas University & Istituto Clinico e di Ricerca Irccs Milano – L'epitelio delle vie respiratorie rappresenta difatti una barriera che svolge un’importante funzione immunitaria: quando danneggiato, può essere responsabile dell’insorgenza di patologie infiammatorie croniche quali le malattie delle vie aeree inferiori e quelle delle vie aeree superiori, come l’asma e la rinosinusite cronica con poliposi nasale".
Queste due patologie, "secondo dati epidemiologici e clinici - continua Canonica - sono strettamente collegate tra di loro e spesso coesistono. Si stima che in Italia siano 300 mila i pazienti affetti da asma grave di cui circa 4 pazienti su 10 presentano anche rinosinusite cronica con poliposi nasale. I pazienti in cui coesistono entrambe le patologie tendono a sviluppare sintomi sino-nasali più gravi, un’infiammazione delle vie aeree inferiori più estesa e una funzione polmonare compromessa, rispetto a chi è affetto da rinosinusite cronica con poliposi nasale da sola". In questi pazienti "aumenta il rischio di riacutizzazioni e il consumo di corticosteroidi sistemici". Le malattie, pur avendo "sintomi diversi" hanno "la risposta immunologica sottostante spesso simile. Tezepelumab, che agisce a livello epiteliale sulla Tslp", non solo risponde "a un importante bisogno clinico insoddisfatto dell’asma grave ma apre, come dimostra lo Studio Waypoint, a una nuova prospettiva di trattamento per i pazienti affetti da una patologia dal forte impatto come la rinosinusite cronica con poliposi nasale".
"AstraZeneca è fortemente impegnata nella ricerca scientifica legata a una comprensione sempre più approfondita dei meccanismi biologici alla base delle patologie infiammatorie delle vie aeree e al ruolo centrale, avvalorato da un numero sempre maggiore di evidenze, che l’epitelio riveste nella loro patogenesi – conclude Raffaela Fede, direttore medico AstraZeneca Italia – Siamo pertanto orgogliosi di annunciare i risultati dello Studio Waypoint presentati in occasione del Congresso Aaaai e pubblicati sul Nejm, che contribuiscono ad ampliare il corpo di evidenze che supportano l’efficacia di tezepelumab nel trasformare il trattamento dei pazienti con malattie infiammatorie di tipo epiteliale”. Il farmaco, “primo inibitore Tslp approvato in Italia per l’asma grave, ha già aperto a una nuova prospettiva di trattamento per questa patologia così fortemente impattante sulla vita dei pazienti. Con lo Studio Waypoint, che prevede una nuova futura indicazione per la molecola, puntiamo a introdurre un’opzione terapeutica efficace che offrirà nuove speranze per i pazienti affetti da rinosinusite cronica con poliposi nasale, una malattia complessa che colpisce circa il 40% dei pazienti con asma grave. Questi risultati ribadiscono il nostro impegno nella ricerca in ambito respiratorio con l’obiettivo di modificare l’andamento delle patologie, individuandone i meccanismi alla base nell’ottica di arrestarne la progressione e adottando un approccio di medicina di precisione".
Roma, 11 mar (Adnkronos) - "'La sua bocca puzza di tirannia, bestia schifosa, vergogna della razza umana'. Il propagandista del Cremlino Vladimir Soloviev attacca e insulta Pina Picierno in tv su Rossija 1, dopo che è saltato il suo intervento in Rai. La minaccia putiniana all’Italia, spiegata in un video". A scriverlo sui social è il giornalista e autore Tv Marco Fattorini, in un post rilanciato dalla stessa vice presidente del Parlamento Ue che ieri aveva chiesto spiegazioni alla Rai e alla commissione di Vigilanza sull'ospitata, poi saltata, dello stesso Soloviev a 'Lo stato delle cose' su Raitre.
"Solidarietà piena alla collega Pina Picierno contro gli ennesimi vergognosi attacchi che arrivano dalla Russia. Una sequela di insulti gravi, volgari e inaccettabili che non scalfiranno in tutti noi la determinazione di continuare a dire la verità", ha scritto sui social il capo delegazione Pd al Parlamento Ue Nicola Zingaretti. "Feccia russa. Solidarietà a Pina Picierno", ha fatto eco su Twitter Carlo Calenda.
Al fianco della Picierno, sempre via social, anche il senatore del Pd Filippo Sensi ("sono solo medaglie gli insulti dei putinisti e della loro orrenda propaganda"); il senatore di Iv Ivan Scalfarotto ("la mia solidarietà e gratitudine a Pina Picierno, instancabilmente a presidio della nostra libertà e della nostra democrazia"); la deputata del Pd Lia Quartapelle ("solidarietà a Pina Picierno, che sa come reagire agli striscianti tentativi di influenza del Cremlino") e anche il virologo Roberto Burioni ("Coraggiosa, tenace, una grandissima donna. Meriterebbe maggiore spazio in quello sfortunato partito").
Roma, 11 mar (Adnkronos) - "I casi di disturbi del comportamento alimentare sono drammaticamente in aumento, oltre 3 milioni e mezzo nel nostro Paese, e invece il governo Meloni continua a tagliare le risorse”. Lo ha detto la presidente dei deputati di Italia Viva Maria Elena Boschi intervenendo alla conferenza stampa sui disturbi alimentari alla Camera dei deputati.
"Chiediamo al governo Meloni di mettere le risorse necessarie a far fronte all’aumento dei casi. Il fondo istituito dal governo Draghi è stato azzerato. Il governo Meloni mette sempre meno risorse, a rilento, senza continuità, senza possibilità di progettazione e di presa in carico dei pazienti. Inoltre le strutture idonee per la riabilitazione intensiva -ha aggiunto- non sono presenti in tutte le regioni, creando problemi di mobilità interregionale e impatto sulla continuità scolastica e i legami familiari”.
“Noi di Italia Viva, insieme alle opposizioni, portiamo avanti questa battaglia in Parlamento a fianco delle associazioni e a fianco delle studentesse e degli studenti che si sono mobilitati per chiedere attenzione su un tema che ormai riguarda anche bambini e bambine ed è, purtroppo, la seconda causa di morte nel mondo per i ragazzi tra i 12 e i 17 anni”.
Roma, 11 mar (Adnkronos) - Domani, mercoledì 12 marzo alle 17.30, presso la sala stampa della Camera dei deputati – via della Missione 4 a Roma – si terrà la presentazione del libro 'Antonio Martino, interventi istituzionali'. Lo rende noto Forza Italia.
All’evento interverranno i capigruppo azzurri alla Camera e al Senato, Paolo Barelli e Maurizio Gasparri; Stefano Benigni, vicesegretario nazionale di Forza Italia e segretario nazionale del movimento giovanile azzurro e Marco Reguzzoni, presidente dell’associazione I Repubblicani e curatore della pubblicazione.
"Si tratta di un omaggio a un importante protagonista della storia politica del nostro Paese - spiega Reguzzoni –, un grande pensatore e liberale. Un esempio per i giovani, che proprio nel libro potranno trovare spunti e riflessioni ancora attualissimi in alcuni dei suoi discorsi pronunciati in occasioni istituzionali”. Il volume vanta i contributi di due importanti esponenti di Forza Italia: Letizia Moratti - che di Martino è stata collega di governo - e il vicesegretario e segretario nazionale dei Giovani di Forza Italia Stefano Benigni.
(Adnkronos) - “Il pensiero di Martino – sottolinea Benigni - continua a ispirare chiunque creda in una società libera, dinamica e meritocratica. La sua visione rimane un pilastro per tutti coloro che, come noi, ritengono che il futuro dei giovani dipenda dalla possibilità di costruirlo liberamente, senza imposizioni. Martino – ha aggiunto – è stato uno dei grandi protagonisti della storia del nostro movimento e per questo credo che debba essere parte del nostro “album di famiglia”, quella raccolta di grandi figure, fortemente voluta anche dal nostro Segretario Nazionale, Antonio Tajani, che saranno sempre un modello e un punto di riferimento per noi e per la nostra azione politica”.
(Adnkronos) - E' stato proprio l'uomo a chiamare il 112 per soccorrere la madre. Agli agenti ha raccontato che la donna, con diverse patologie, era caduta ma l'orario indicato e alcuni elementi non hanno convinto del tutto. A insospettire i poliziotti anche alcuni interventi recenti: erano state segnalate un paio di liti dopo che il quarantottenne, consulente, era tornato a vivere a casa della madre, dopo una separazione difficile.
Altro tassello contro il figlio l'aver incassato, il giorno dopo la morte della madre, un bonifico fatto dal conto della donna al suo per una cifra di 30mila euro. Interrogato su questo aspetto ha preferito non rispondere alle domande degli inquirenti. L'autospia, disposta dalla pm Giancarla Serafini, ha infine certificato i sospetti: il medico legale ha certificato la morte per soffocamento. Per l'uomo è scattato l'arresto per omicidio e maltrattamenti.
Palermo, 11 mar. (Adnkronos) - La Polizia di Stato di Trapani ha arrestato uno stalker seriale che violava sistematicamente le prescrizioni di divieto di avvicinamento alla ex compagna. Il personale del Commissariato di P.S. di Alcamo ha dato esecuzione all’ordine di arresto emesso dalla Corte d’Appello di Palermo nei confronti dello stalker di nazionalità rumena, di 46 anni. Nello specifico, l’Autorità Giudiziaria, a seguito delle reiterate violazioni della misura del divieto di avvicinamento alla parte offesa, ha ritenuto di dover disporre l’aggravamento della stessa con la misura cautelare più afflittiva della custodia in carcere. Difatti, nonostante la prescrizione di non avvicinarsi all’ex coniuge con l’obbligo di portare con sé il dispositivo elettronico anti-stalker, il cittadino rumeno girava indisturbato per la città lasciando in più occasioni il dispositivo a casa.
Peraltro, nell’ambito di una ulteriore attività d’indagine, l’arrestato è stato raggiunto da un provvedimento cautelare che disponeva il divieto di avvicinamento alla parte offesa, con applicazione del dispositivo elettronico, poiché lo stesso veniva ritenuto responsabile di analoghe condotte persecutorie poste in essere in pregiudizio di un’altra donna con cui aveva intrattenuto una relazione sentimentale.
L’arrestato è stato quindi fermato e condotto presso gli Uffici del Commissariato di P.S. per poi essere tradotto presso la Casa Circondariale di Trapani. "La Polizia di Stato ribadisce il proprio impegno nella tutela delle vittime di stalking e violenza, invitando chiunque si trovi in situazioni analoghe a rivolgersi tempestivamente alle Forze dell’Ordine", si legge in una nota.