”Forse Curiosity ha trovato su Marte semplici molecole organiche”. E’ la rivelazione di quella che può essere considerata una scoperta storica di Charles Elachi, direttore del Jet Propulsion Laboratory Nasa a margine di un convegno all’Università Sapienza di Roma: “Sono dati preliminari ancora da verificare, molecole organiche e non biologiche. Purtroppo non ho avuto modo di parlare con i ricercatori in questi ultimi giorni in cui stanno elaborando le informazioni raccolte da Curiosity”. La sonda era atterrata il 6 agosto scorso sul Pianeta Rosso suscitando l’entusiasmo anche del presidente Usa Barack Obama.
Nelle ultime settimane si rincorrevano in maniera insistente voci relative ad una scoperta di portata storica, “ma credo che i media abbiano esagerato nelle aspettative. I dati preliminari fanno supporre di aver identificato probabilmente semplici molecole organiche, non biologiche. Curiosity – ha spiegato lo scienziato – non è dotato di strumenti per trovare tracce biologiche”, ossia molecole necessarie o prodotte da forme di vita, “ma ha la capacità di riconoscere molecole organiche”. La scoperta, se confermata, presenterebbe in ogni caso un dato molto importante in quanto le molecole organiche rappresentano i precursori necessari alla vita. I dati quindi lasciano aperte le porte alla possibilità che nel passato Marte abbia ospitato forme di vita, ma non possono in nessun modo confermare questa tesi. L’avventura scientifica di Curiosity prevedeva di scandagliare, fotografare, immagazzinare informazioni sul pianeta,e fare esperimenti. Un’avventura che dovrebbe essere il viatico per lo sbarco nel 2016 di un’altra sonda Insight.
A questo punto c’è grande attesa e non solo nella comunità scientifica per la conferenza stampa che la Nasa terrà a margine del congresso dell’Unione di geofisica di San Francisco in programma dal 3 al 7 dicembre prossimi. Lo scorso 20 novembre, tra l’altro, il geologo John Grotzinger di Caltech, si è lasciato scappare che sono emersi dati elettrizzanti dall’analisi di un campione del terreno del pianeta rosso da parte del Sample Analysis at Mars (sam), uno degli strumenti della sonda in grado di vaporizzare, analizzare campioni e misurare la presenza di alcuni elementi come il carbonio, l’ossigeno e l’azoto. “Questo dato entrerà nei libri di storia. Appare davvero buono”, ha detto Grotzinger in una intervista alla National Public radio americana. Proprio per questo, ha aggiunto il geologo, il suo gruppo di ricerca sta controllando e ricontrollando i risultati.
In particolare, la scoperta su cui si tiene il riserbo sarebbe merito del Sam (Sample Analysis at Mars Instrument), un dispositivo che cerca molecole organiche, ossia composti del carbonio che si trovano associati alla vita come la conosciamo sulla Terra. Sam è composto da tre strumenti, uno spettrografo di massa, un cromatografo di gas e uno spettrografo laser, ed e’ il cuore del rover. Si tratta infatti di un laboratorio chimico in miniatura che contiene una vasta gamma di apparecchi che possono vaporizzare suolo e rocce da analizzare, per riscaldare i campioni, per studiarne la composizione e misurare in essi l’abbondanza di alcuni elementi chimici come carbonio, ossigeno, azoto. Oltre ad analizzare campioni di suolo, Sam è in grado anche di analizzare l’aria.
La procedura seguita è questa: lo spettrografo di massa separa gli elementi del campione di terreno dalla massa, il cromatografo vaporizza i campioni attraverso il calore per analizzarli e, infine, il terzo strumento misura quanti isotopi ci sono in un campione. Sam è uno dei dieci strumenti a bordo di Curiosity, che è atterrato nel cratere di Gale per una missione che si prevede debba durare due anni. Qualora fosse annunciato semplicemente il ritrovamento di molecole organiche, quali potrebbero essere le conseguenze? Alcuni, come Peter Smith del Lunar and Planetary Laboratory della University of Arizona, ritengono che non si tratterebbe di una scoperta sensazionale, perché molecole organiche si trovano in molte altre regioni dell’Universo, anche in quelle prive di vita. La cosa, comunque, proverebbe che i mattoni della vita sono presenti su Marte. ”Se invece avesse trovato prove della presenza di composti organici complessi, allora sarebbe una scoperta clamorosa” ha spiegato il ricercatore dell’Arizona. Potrebbero infatti essere avanzi di forme di vita complesse una volta presenti sul Pianeta Rosso. Ma il ritrovamento di molecole organiche potrebbe avere una sua importanza anche per differenti motivi ”storici”. Le esplorazioni del Viking, del 1976, portarono infatti a un passo dall’annuncio del ritrovamento della vita su Marte: i risultati di due esperimenti (il Labeled Release Experiment e il Pyrolitic Release Experiment) furono però messi in discussione dalla comunità scientifica che, alla fine, optò per il non ritenerli conclusivi. Dirimente sarebbe stato, all’epoca, il ritrovamento di molecole organiche, ma l’esperimento Gas Chromatograph Mass Spectrometer non riusci’ a trovare nulla. Curiosity, oggi, a distanza di quarant’anni, potrebbe quindi riaprire quella discussione e fornire ai sostenitori della teoria della vita legata agli esperimenti del Viking la prova finale della presenza della vita su Marte.