Nel corso dei giorni ho voluto vedere con i miei occhi alcune realtà legate alle “opportunità” offerte li adolescenti e degli adulti con grave handicap. E’ stata una pugnalata inflitta nel mezzo della mia fronte.
Ho pensato che qui le cose sono due: o sono matta io o sono matti loro. Provo a spiegare quello che ho visto, cosa ho pensato, chiedendo più che mai un confronto aperto.
1. Centri diurni che svolgono progetti e attività che devono favorire l’inserimento, l’inclusione e la crescita di persone in condizione di handicap.
Bene. Decido di capire meglio. Esco di casa al mattino e ne giro alcuni. Non ho trovato niente di inclusivo e nessuna opportunità se non quella (per certi aspetti meritevole considerato che pare sia l’unica o quasi) di baby parking per persone adulte. Non voglio sparare a zero sulla buona volontà e sull’impegno di risorse dei singoli. Però qualcuno mi deve spiegare come si può favorire qualsiasi obiettivo di inclusione tenendo le persone chiuse a fare cose tra di loro. Ho provato a riflettere sulla parola inclusione. Se non sbaglio, si dovrebbe invece prevedere un gruppo A e un gruppo B che vengono in contatto tra di loro costruendo qualcosa di omogeneo. Ma se il gruppo A sta a ponente e quello B a levante come si fa ?
Le azioni, i progetti.
Accomunano sempre per larga parte l’handicap su gambe. Quello su ruote è sempre o quasi troppo difficile se manca l’autospinta. E questa cosa mi fa arrabbiare tantissimo. I progetti sono sempre gli stessi: si dipinge, si guardano video di vario tipo, si sta in compagnia ( ?). Nei casi più fortunati si balla e si cucina. Siamo davvero avanti ! Sono rimasta disarmata. Ampi spazi, giardini, disegni alle pareti come quelli della scuola per l’infanzia, ma l’obiettivo mi è parso non solo lontano, bensì molte volte assente.
A discapito di realtà fortunatamente diverse e decisamente più vive e concrete, altri aspetti mi hanno buttato giù.
2) La relazione con l’esterno è praticamente nulla.
Sempre diversificando con i rari esempi di cooperative che hanno un risvolto concreto verso l’esterno e realmente contribuiscono ad un inserimento, l’handicap grave trova ancora tutti impreparati. Allora voglio dirlo apertamente e provocare: che si può far fare a uno con ritardo cognitivo grave che non può muoversi? Nessuno lo sa. Chi lo sa rinuncia perché costa di più in termini economici e professionali. E io mi arrabbio ancora di più. Esistono tecnologie di avanguardia che aiutano sul serio, ma è molto meno impegnativo prendere le tempere e far dipingere. Lo fanno i disabili, chi mai si permetterà di dire che quel lavoro fa pena? E io non ci sto un’altra volta. A meno che qualcuno non mi spieghi perché i disabili devono essere tutti buoni, tutti pittori, tutti amanti della musica.
3) Arrabbiata per la discriminazione: possibile che non si riesce a prevedere un vero approccio alla persona e a capirne i punti di forza?
Assegnare a questa un vero assistente specializzato che la includa, nei contesti che la persona richiede di frequentare o mostra di frequentare al meglio? Ma insomma, siccome i miei occhi vedono senza capire io mi fermo alla carrozzina spinta da qualcuno e alle competenze diverse dalle mie. Poi sentenzio: siccome io come tutti faccio così e lui no, lui è diverso quindi va a dipingere/ascoltare/passare tempo in un centro. Centro ? centro di che ?
4)Il desiderio: se le famiglie avessero l’assegno di cura avrebbero un portone spalancato alle opportunità. E nessuno più di noi ha voglia e capacità di individuare le vere opportunità, che sono ben distinte dai parcheggi. Se la professionalità non fosse acquisita per caso ma scelta a monte sarebbe più facile accedere ai servizi delle tecnologie. Se i mezzi pubblici, le strade, gli uffici fossero accessibili non sulla carta e in foto ma sul serio, tutti potremmo girare di più. Avete idea di quanti montascale stanno li per scena? Vi siete mai chiesti perché barriera equivale sempre a orrore ? Fior fiore di architetti e non si riesce ad avere uno scivolo decente!
5)La speranza: includere il mondo c.d. normodotato in quello della disabilità e non più il contrario.
6) La certezza: a mio giudizio non è rimasto che rovesciare il parametro di riconoscimento sociale.
Post polemico e arrabbiato. Ma è una presa in giro dire inclusione e fare discriminazione. Non voglio che questa sia l’unica opportunità. E non credo di essere l’unica .
Fabiana Gianni
Attivista per i diritti dei disabili
Diritti - 29 Novembre 2012
Disabilità: la chiamano inclusione, praticano discriminazione
Nel corso dei giorni ho voluto vedere con i miei occhi alcune realtà legate alle “opportunità” offerte li adolescenti e degli adulti con grave handicap. E’ stata una pugnalata inflitta nel mezzo della mia fronte.
Ho pensato che qui le cose sono due: o sono matta io o sono matti loro. Provo a spiegare quello che ho visto, cosa ho pensato, chiedendo più che mai un confronto aperto.
1. Centri diurni che svolgono progetti e attività che devono favorire l’inserimento, l’inclusione e la crescita di persone in condizione di handicap.
Bene. Decido di capire meglio. Esco di casa al mattino e ne giro alcuni. Non ho trovato niente di inclusivo e nessuna opportunità se non quella (per certi aspetti meritevole considerato che pare sia l’unica o quasi) di baby parking per persone adulte. Non voglio sparare a zero sulla buona volontà e sull’impegno di risorse dei singoli. Però qualcuno mi deve spiegare come si può favorire qualsiasi obiettivo di inclusione tenendo le persone chiuse a fare cose tra di loro. Ho provato a riflettere sulla parola inclusione. Se non sbaglio, si dovrebbe invece prevedere un gruppo A e un gruppo B che vengono in contatto tra di loro costruendo qualcosa di omogeneo. Ma se il gruppo A sta a ponente e quello B a levante come si fa ?
Le azioni, i progetti.
Accomunano sempre per larga parte l’handicap su gambe. Quello su ruote è sempre o quasi troppo difficile se manca l’autospinta. E questa cosa mi fa arrabbiare tantissimo. I progetti sono sempre gli stessi: si dipinge, si guardano video di vario tipo, si sta in compagnia ( ?). Nei casi più fortunati si balla e si cucina. Siamo davvero avanti ! Sono rimasta disarmata. Ampi spazi, giardini, disegni alle pareti come quelli della scuola per l’infanzia, ma l’obiettivo mi è parso non solo lontano, bensì molte volte assente.
A discapito di realtà fortunatamente diverse e decisamente più vive e concrete, altri aspetti mi hanno buttato giù.
2) La relazione con l’esterno è praticamente nulla.
Sempre diversificando con i rari esempi di cooperative che hanno un risvolto concreto verso l’esterno e realmente contribuiscono ad un inserimento, l’handicap grave trova ancora tutti impreparati. Allora voglio dirlo apertamente e provocare: che si può far fare a uno con ritardo cognitivo grave che non può muoversi? Nessuno lo sa. Chi lo sa rinuncia perché costa di più in termini economici e professionali. E io mi arrabbio ancora di più. Esistono tecnologie di avanguardia che aiutano sul serio, ma è molto meno impegnativo prendere le tempere e far dipingere. Lo fanno i disabili, chi mai si permetterà di dire che quel lavoro fa pena? E io non ci sto un’altra volta. A meno che qualcuno non mi spieghi perché i disabili devono essere tutti buoni, tutti pittori, tutti amanti della musica.
3) Arrabbiata per la discriminazione: possibile che non si riesce a prevedere un vero approccio alla persona e a capirne i punti di forza?
Assegnare a questa un vero assistente specializzato che la includa, nei contesti che la persona richiede di frequentare o mostra di frequentare al meglio? Ma insomma, siccome i miei occhi vedono senza capire io mi fermo alla carrozzina spinta da qualcuno e alle competenze diverse dalle mie. Poi sentenzio: siccome io come tutti faccio così e lui no, lui è diverso quindi va a dipingere/ascoltare/passare tempo in un centro. Centro ? centro di che ?
4)Il desiderio: se le famiglie avessero l’assegno di cura avrebbero un portone spalancato alle opportunità. E nessuno più di noi ha voglia e capacità di individuare le vere opportunità, che sono ben distinte dai parcheggi. Se la professionalità non fosse acquisita per caso ma scelta a monte sarebbe più facile accedere ai servizi delle tecnologie. Se i mezzi pubblici, le strade, gli uffici fossero accessibili non sulla carta e in foto ma sul serio, tutti potremmo girare di più. Avete idea di quanti montascale stanno li per scena? Vi siete mai chiesti perché barriera equivale sempre a orrore ? Fior fiore di architetti e non si riesce ad avere uno scivolo decente!
5)La speranza: includere il mondo c.d. normodotato in quello della disabilità e non più il contrario.
6) La certezza: a mio giudizio non è rimasto che rovesciare il parametro di riconoscimento sociale.
Post polemico e arrabbiato. Ma è una presa in giro dire inclusione e fare discriminazione. Non voglio che questa sia l’unica opportunità. E non credo di essere l’unica .
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Milano, 5 mar. (Adnkronos) - Assimpredil-Ance Milano e la società immobiliare Abitare In risultano indagate in base alla legge sulla responsabilità amministrativa degli enti nell'inchiesta milanese sull'urbanistica che ha portato ai domiciliari l'architetto Giovanni Oggioni, in qualità di vice presidente della commissione per il Paesaggio di Palazzo Marino.
In particolare, secondo quanto emerge nell'ordinanza del giudice per le indagini preliminari Mattia Fiorentini, alla società immobiliare viene contestato di "non aver rilevato l'evidente conflitto di interessi tra Oggioni dirigente del Sue di Milano e poi vice presidente delle commissione per il Paesaggio e la figlia (non indagata, ndr) remunerata (circa 124mila euro) quale stabile collaboratrice dell'impresa" dal 2020 a oggi.
Per Assimpredil-Ance Milano, invece, la contestazione riguarda il "non aver rilevato - si legge nel provvedimento - l'evidente conflitto di interessi di Oggioni incaricato di un contratto di consulenza pluriennale del valore di 178.000 euro" (quasi 179mila secondo la cifra indicata nel sequestro preventivo), dal novembre 2021 e ancora in essere. La procura di Milano ha chiesto il sequestro preventivo di circa 300 mila euro come profitto del reato contestato all'architetto arrestato.
Milano, 5 mar. (Adnkronos) - Giovanni Oggioni, l'architetto ed ex dirigente del Comune di Milano finito ai domiciliari per corruzione, falso e depistaggio in un'inchiesta sull'urbanistica, ha usato il suo ruolo di vice presidente della Commissione per il paesaggio di Palazzo Marino, come "cerniera occulta tra l'amministrazione e gli interessi dei privati". Lo sostiene il giudice per le indagini preliminari Mattia Fiorentini che ha respinto la richiesta del carcere avanzata dai pm Marina Petruzzella, Paolo Filippini e Mauro Clerici. Ne è prova, ad esempio, "l'aver brigato per pilotare le candidature e le nomine dei componenti della commissione per il paesaggio da rinnovare".
Le indagini "hanno disvelato l'esistenza di un consolidato sistema di corruttela commistione tra interessi pubblici e privati, incentrato - tra gli altri - sulla figura di Giovanni Oggioni e la Commissione Paesaggio. In pratica, grazie alla presenza di Oggioni all'interno dell'organismo (interamente composto da professionisti operanti sul territorio di Milano), importanti costruttori privati potevano ottenere informazioni, anticipazioni e un occhio di riguardo per le pratiche di interesse" scrive il giudice nell'ordinanza di custodia cautelare. "Tutto ciò era accompagnato da un disinvolto rilascio di titoli edilizi illegittimi, preceduto da mistificazioni e omissioni disseminate in maniera strumentale, nonché da un sistematico aggiramento delle norme morfologiche di settore e delle procedure previste dalla legge per garantire il vaglio da parte della Giunta regionale" si legge nel provvedimento.
Il canale del convenzionamento privato, la manipolazione terminologica, l'istituzione della Commissione Paesaggio e il conferimento a quest'ultima di poteri discrezionali- non previsti dalla normativa primaria e secondaria - hanno stravolto i termini della pianificazione urbanistica meneghina, concentrandola in capo a un ristretto gruppo di potere, assai permeabile alle pressioni delle lobbies costruttrici". Per quanto riguarda Oggioni "il sistema corruttivo è rodato, remunerativo, e da difendere a oltranza". L'architetto "ha premuto affinché, in occasione del rinnovo della Commissione Paesaggio (insediata il 7 gennaio 2025), venisse data continuità alla linea seguita dalla composizione precedente, ottenendo, nei fatti, che diversi membri (4 su 15, quasi un terzo) venissero riconfermati. Oltre a ciò, si è visto come Oggioni avesse orientato tutte le nomine, attingendo a un bacino di soggetti graditi e in modo tale da estromettere, o comunque arginare, candidature scomode".
Firenze, 4 feb. - Adnkronos) - "Speriamo di mettere l'Italia al primo posto per la ricerca farmaceutica e non solo per la produzione". Lo ha detto Elcin Barker Ergun, Ceo di Menarini, nel corso della conferenza stampa di presentazione dei dati 2024 del Gruppo Menarini a Firenze. "Nel 2025 - ha aggiunto Barker Ergun - non ci saranno grandi cambiamenti nel Gruppo Menarini ma ci aspettiamo che continui la crescita in volume e in valore. Stiamo infatti allargando le approvazioni dei farmaci in molti Paesi".
"Le aziende che non useranno l'intelligenza artificiale non saranno competitive nel futuro. Grazie all'intelligenza artificiale - ha aggiunto - possiamo aumentare l'efficienza operativa e così accelerare tutti i processi, dalla ricerca ai trial per arrivare all'approvazione di un farmaco in tempi più rapidi".