Donne incinte e ragazzini minorenni per smerciare droga all’angolo delle strade e di tre piazze di spaccio a Torre Annunziata. Donne e ragazzini hanno un pregio all’interno dell’organizzazione criminale: costano poco, qualche centinaia di euro a settimana, e non si ‘sballano’. Non hanno bisogno di caterve di soldi per drogarsi o fare la bella vita. Donne e ragazzini ricevono ‘stipendi’ regolari, ma modesti. E’ la spending review della camorra napoletana. Dove l’età media di capi e manovalanza delle cosche sta calando vertiginosamente. I boss stanno in carcere. I figli e i figliocci crescono in fretta e ne prendono il posto bruciando le tappe. Come nel caso di Salvatore Paduano, 21 anni, latitante da tre, catturato pochissimi giorni fa dalla Dda di Napoli. Da pupillo di donna Gemma Donnarumma era diventato uno dei capi indiscussi dello storico clan Gionta. Le famiglie del luogo gli chiedevano udienza per un consiglio o un posto di lavoro. Meglio ancora, un’affiliazione al clan.
All’alba di stamane le forze dell’ordine sono tornate a Torre Annunziata. Il gruppo locale della Guardia di Finanza, guidata dal tenente colonnello Carmine Virno, ha eseguito 27 ordinanze cautelari tra arresti e divieti di dimora. Sei riguardano minorenni, dodici le donne coinvolte. La Procura di Torre Annunziata guidata da Raffaele Marino l’ha chiamata ‘Operazione Biancaneve’, alludendo alla cocaina e alle donne inserite nei meccanismi dello smercio. Le quote rosa qui funzionano, non c’è bisogno di una legge. Se il marito è in galera o al cimitero, la moglie ne prende immediatamente il posto. Così, grazie a donne e ragazzini con ruoli di comando e non soltanto di mera partecipazione, la criminalità locale ha riorganizzato la rete di vendita degli stupefacenti messa in crisi dalle offensive della magistratura. Le ragazze incinta, poi, erano utilissime: custodivano la roba e si occupavano della vendita diretta, la gravidanza rappresentava il migliore salvacondotto per eludere controlli e perquisizioni. Smercio all’ingrosso, ad altri piccoli spacciatori, e al dettaglio, a centinaia di clienti provenienti dalle province di Napoli e Salerno nella zona del Quadrilatero delle carceri. Una piazza di spaccio che per dimensioni è seconda solo a Scampia in tutto il meridione.
Il pensiero corre alla retata di 50 arresti di fine marzo al quartiere ‘Piano Napoli’, agglomerato di casermoni popolari del post terremoto nella vicina Boscoreale. Un’altra notevole piazza di spaccio, da 20.000-25.000 euro di ricavi al giorno. Le indagini dei carabinieri appurarono che l’organizzazione criminale si avvaleva di bambini di 6-8 anni, utilizzati come ‘sentinelle’. Col compito di urlare un nome in codice all’arrivo di un militare o un poliziotto. Nelle carte, nel ruolo di collaboratrice di giustizia, i verbali di una donna che rivelò “di aver cominciato a spacciare al Piano Napoli sin dall’età di 13 anni. Insieme a mia madre”.