Il giudice di sorveglianza di Milano Guido Brambilla ha accolto l’istanza di detenzione domiciliare avanzata dal procuratore della Repubblica Edmondo Bruti Liberati per il direttore del ‘Giornale’ Alessandro Sallusti. Il 26 settembre scorso la V sezione penale della Corte di Cassazione aveva condannato il giornalista a 14 mesi di carcere. I supremi giudici avevano evidenziato la gravità della diffamazione nei confronti di un giudice per un articolo scritto da Dreyfus, ovvero il radiato Renato Farina, in cui si accusava il magistrato di aver “costretto” una ragazzina ad abortire. Dreyfus non era stato all’epoca identificato. Il verdetto però aveva scatenato un dibattito anche sul Fatto Quotidiano e impegnato il Parlamento a rivedere la legge sulla diffamazione il cui risultato finale, dopo aver proposto e votate carcere per i cronisti e multe stratosferiche, è stato il voto di quella che è stata ribattezzata legge salva direttori perché prevedeva un salvacondotto per i direttori e carcere per i giornalisti. La Fnsi ha indetto e sospeso uno sciopero in attesa che lunedì scorso il Senato affossasse, come è avvenuto, definitivamente il provvedimento.
Intanto Sallusti, che aveva fatto sapere che non avrebbe presentato alcuna richiesta di misura alternativa al carcere e che la politica avrebbe dovuto prendersi le sue responsabilità, ha trovato nel procuratore capo di Milano Edmondo Bruti Liberati un alleato. La Procura di Milano competente per l’esecuzione della pena, ormai diventata definitiva, ha presentato un’istanza di detenzione domiciliare usando il decreto salva carceri. La decisione di Bruti però ha provocato una vera e propria ribellione dei pm dell’esecuzione che hanno fatto sapere che in caso di accoglimento, come oggi è avvenuto, avrebbero replicato l’iniziativa con tutti gli altri detenuti.
Per il momento il giornalista, che sarà ospite della compagna l’ex deputato Daniela Santanché, non potrà lavorare. Nei prossimi giorni, il giornalista potrà tuttavia chiedere allo stesso giudice della sorveglianza di poter recarsi sul posto di lavoro e continuare a svolgere la sua professione. I difensori presenteranno, nelle prossime ore, un’istanza al giudice per chiedere la revoca del provvedimento e il carcere per il giornalista. Si tratta di una ‘mossa’ inedita perché viene chiesto per un condannato un provvedimento più afflittivo rispetto a quello scelto dal giudice.