Angelino Alfano tenta di tenere la barra dritta, nonostante la bufera che da settimane ormai ha travolto il Pdl. E così ancora oggi il segretario segna con una doppia riga blu la parola primarie. “Che sono da fare”, nonostante tutto e tutti. “Perché – prosegue – se ci dividiamo siamo destinati a scomparire”. Mica poco. Quindi spiega come “molteplici fattori hanno ridotto la nostra capacità di forza sull’elettorato. Ma la risposta non è quella di dividere ciò che è stato faticosamente unito, condannandoci tutti alla irrilevanza davanti ad una sinistra che ha saputo rilanciarsi dialogando con il suo elettorato”.
Alfano che applaude la sinistra. Anche questa sembra una notizia. E in effetti lo è. Secondo l’ex ministro della Giustizia, infatti, Bersani e compagnia hanno un grande merito: “La sinistra ha saputo rilanciarsi dialogando con il suo elettorato”. Per questo, oggi l’obiettivo del centrodestra deve essere quello “di recuperare la nostra forza con un programma capace di battere la sinistra e restituire alla nostra Italia un’autentica dialettica democratica, che superi definitivamente la parentesi emergenziale di un governo tecnico che abbiamo generosamente appoggiato pensando di fare il bene dell’Italia, anche quando non eravamo pienamente convinti di numerose scelte”.
Uno scenario che trova l’appoggio anche di un volto storico del Pdl come Fabrizio Cicchitto per il quale “è molto importante che sia stata scartata l’ipotesi di uno spacchettamento del Pdl e che si proceda per il cambio della legge elettorale”.
Insomma, avanti così: con le primarie come obiettivo di breve termine. E questo nonostante alcuni membri storici del Pdl vogliano evitarle a tutti i costi. Tra questi c’è Mario Mantovani, coordinatore per la Lombardia. “Le primarie – ha detto oggi – non sono nella nostra cultura e non sono più in tempo. Mentre sul futuro di Berlusconi, ha spiegato: “Penso che spetti a lui scegliere se candidarsi. In alternativa c’è Alfano e nessun altro. Credo che siano le due candidature possibili e il presidente Berlusconi ha la priorità, avendo fondato il partito e governato il Paese”.
Ma se il tema primarie divide il centrodestra, sembra esserci unità d’intenti nel chiedere l’election day a febbraio. Come annunciato ieri sera da Denis Verdini. Che ancora questa mattina ha ribadito: “Il Pdl intende dare battaglia e incalzare il governo, anche duramente, chiedendo con energia e forza l’election day il 10 febbraio. Su questo punto Alfano è stato fin troppo chiaro e netto: siamo disposti anche a aprire una crisi di governo perchè il Pdl è il partito di maggioranza relativa, cioè la principale forza politica che sostiene l’esecutivo, e non si può far finta di niente o ignorare le nostre posizioni. Tutto il resto (Primarie, legge elettorale, premiership) è conseguente alla battaglia che da oggi abbiamo deciso di intraprendere”.
Ed è proprio su questa accelerazione verso il voto anticipato che riemerge il possibile asse Lega-Pdl. Ne ha parlato proprio oggi lo stesso Bobo Maroni. Per il quale si apriranno nuovi scenari anche nei rapporti tra Pdl e Lega se Alfano farà cadere il governo Monti. “Condivido la proposta di Alfano -ha detto Maroni- di fare l’election day per risparmiare 100 milioni di euro. Ma gli faccio io una proposta: siccome il 10 febbraio sono fissate le elezioni regionali facciamo l’election day il 10 febbraio, anticipando la scadenza della legislatura. Si può fare a una condizione: che il segretario Alfano e il Pdl finalmente tolgano il sostegno al governo Monti, subito dopo l’approvazione della legge di stabilità. Allora -ha aggiunto Maroni- si aprirebbe una prospettiva nuova e interessante. Avrà il segretario Alfano il coraggio di dare seguito alle parole dette? Mi auguro di sì”. In un’altra risposta ai giornalisti Maroni ha detto a proposito della decisione di Alfano: “lo farà?”.