Un incontro in un popolare bar di Messina, tra carabinieri del Ros e caffè, per ricevere dal nuovo vice capo del Dap Francesco Di Maggio un incarico molto particolare: provare ad aprire un contatto con il super boss di Cosa Nostra Nitto Santapaola e fermare le stragi che tra il 1992 e il 1993 insanguinarono l’Italia. In cambio ai boss mafiosi sarebbero stati offerti benefici di ogni tipo: dall’alleggerimento del carcere duro fino alla dissociazione, ovvero il “pentimento light” che avrebbe permesso ai boss che abiuravano Cosa Nostra di accedere a tutta una serie di privilegi senza accusare nessuno.
È questa la scena madre del racconto che stamattina l’avvocato Rosario Cattafi ha reso nell’aula bunker dell’Ucciardone a Palermo, deponendo come teste assistito al processo che vede imputati gli ex alti ufficiali del Ros Mario Mori e Mauro Obinu, accusati di favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra per il mancato arresto di Bernardo Provenzano nel 1995 a Mezzojuso. Cattafi è considerato dalla procura di Messina il capomafia di Barcellona Pozzo di Gotto, un’eminenza grigia che negli anni avrebbe fatto da cerniera tra Cosa Nostra, gli ambienti dei servizi segreti e la massoneria: con quest’accusa è stato arrestato l’estate scorsa e da settembre è detenuto nel carcere di L’Aquila in regime di 41 bis. Nel frattempo ha deciso di raccontare i suoi incontri con Di Maggio ai magistrati della procura di Palermo che indagano sulla trattativa tra pezzi dello Stato e Cosa Nostra.
“Il giudice Di Maggio – ha raccontato Cattafi in aula – nel maggio, giugno del ’93 mi volle incontrare al bar Doddis di Messina. Voleva che io prendessi contatto con l’avvocato di un mafioso vicino a Santapaola, Salvatore Cuscunà, detto Turi Buatta, promettendogli qualunque cosa per mettere Di Maggio in contatto con il boss catanese per fermare le stragi. Mi disse che voleva contattare Santapaola perché lo considerava più malleabile. Mi annunciò di essere stato nominato al Dap e aggiunse: ‘abbiamo deciso di prendere in mano la cosa, a me mi hanno messo al ministero proprio per questo. Gli diamo i benefici che vogliono ma basta che la smettano di rompere i coglioni”.
Cattafi ha raccontato di aver conosciuto Di Maggio negli anni ’80, quando venne arrestato in Svizzera dalla procura di Milano con l’accusa di essere il cassiere di Cosa Nostra. Quella vicenda si concluse poi con l’archiviazione, mentre in gioventù l’avvocato di Barcellona Pozzo di Gotto era già stato condannato ad un anno e otto mesi per detenzione illegale di mitra ai tempi in cui faceva parte del gruppo di Ordine Nuovo all’università di Messina: gli stessi ambienti neri frequentati all’epoca anche dal giovane Pietro Rampulla, che in seguito sarà l’artificiere della strage di Capaci.
La datazione di quell’incontro con Di Maggio, in cui Cattafi avrebbe ricevuto il mandato di aprire un canale con Santapaola, però non ha convinto l’avvocato Basilio Milio, legale di Mori. Di Maggio divenne infatti vice capo del Dap il 23 giugno del 1993, mentre il boss Santapaola venne arrestato nelle campagne di Mazzarrone già il 18 maggio del ’93, dopo alcuni mesi di latitanza trascorsi proprio a Barcellona Pozzo di Gotto: “Perché si sarebbero dovuti rivolgere a lei, che era libero se Santapaola era già in carcere” ha chiesto l’avvocato Milio. “Di Maggio – ha risposto Cattafi – mi spiegò che un mafioso come Cuscunà alle richieste di un carabiniere si sarebbe chiuso a riccio, mentre con me sarebbe stato diverso”.
Durante l’incontro al bar Doddis di Messina, Di Maggio sarebbe poi stato raggiunto da alcuni uomini del Ros. “Uno di questi era bassino, raccontava barzellette, poteva anche essere Mori” aveva detto Cattafi nel verbale d’interrogatorio reso davanti ai magistrati. Oggi però non ha riconosciuto l’ex generale del Ros, seduto a pochi metri da lui, come uno dei presenti all’incontro del bar Doddis “Io vivo una condizione particolare – ha spiegato – Non posso fare nomi così accusando qualcuno ingiustamente, come sono ingiustamente accusato io. Ci sono dei momenti nei quali ho l’impressione che sia un nome rispetto a un altro. Poi, dopo una settimana, ho un dubbio. Siccome si tratta di indicare una persona, bisogna avere la certezza prima di indicare il nome di qualcuno. Potrei rispondere soltanto in condizioni di serenità”.
Secondo il presunto boss di Barcellona l’incontro con Cuscunà si svolse effettivamente tra il dicembre del 1993 e il gennaio del 1994, quando lo stesso Cattafi era detenuto dopo essere stato arrestato nell’operazione del Gico della Guardia di Finanza sull’autoparco di via Salamone a Milano. “Ero stato trasferito per sottopormi ad un’operazione chirurgica. Incontrai Cuscunà a San Vittore e gli parlai della possibilità di fare da tramite con Santapaola per fare fermare le stragi in cambio di benefici. Gli parlai anche della dissociazione. Cuscunà in un primo momento mi voleva aggredire poi invece mi ascoltò”.
Il presunto boss di Barcellona aveva dichiarato di essere in possesso di alcune registrazioni audio che proverebbero il suo racconto. In un primo momento si era parlato di due nastri in cui era rimasta incisa la voce dello stesso Di Maggio. Oggi, però, Cattafi ha fatto cenno ad una sola registrazione, in cui sarebbe possibile invece ascoltare la voce di Olindo Canali, uditore giudiziario di Di Maggio negli anni ’80 e poi sostituto procuratore proprio a Barcellona. “Registrai una conversazione di nascosto in cui Canali mi confermava tutti gli incontri che avevo avuto in precedenza con Di Maggio. Ho cercato quel nastro, sono sicuro di averlo conservato, ma in questo momento non riesco a recuperarlo: mi ripropongo però di produrlo non appena ne avrò la possibilità” ha promesso Cattafi, che ha sottolineato a più riprese di non essere “un collaboratore ma solo un testimone di un fatto avvenuto”.
Adesso per provare a riscontrare le sue dichiarazioni, il pm Antonino Di Matteo ha chiesto che venga ascoltato come teste proprio lo stesso Canali, che nei giorni scorsi è stato già interrogato dalle toghe palermitane.
Giustizia & Impunità
Trattativa: ‘Di Maggio chiese un contatto con Santapaola per fermare le stragi’
Al processo Mori la testimonianza di Rosario Cattafi, avvocato accusato di essere un'eminenza grigia di Cosa nostra. Il magistrato milanese, vicecapo del Dap dal 1993, avrebbe cercato di contattare il padrino della mafia catanese attraverso i suo "ambasciatore" a Milano, Salvatore Cuscunà
Un incontro in un popolare bar di Messina, tra carabinieri del Ros e caffè, per ricevere dal nuovo vice capo del Dap Francesco Di Maggio un incarico molto particolare: provare ad aprire un contatto con il super boss di Cosa Nostra Nitto Santapaola e fermare le stragi che tra il 1992 e il 1993 insanguinarono l’Italia. In cambio ai boss mafiosi sarebbero stati offerti benefici di ogni tipo: dall’alleggerimento del carcere duro fino alla dissociazione, ovvero il “pentimento light” che avrebbe permesso ai boss che abiuravano Cosa Nostra di accedere a tutta una serie di privilegi senza accusare nessuno.
È questa la scena madre del racconto che stamattina l’avvocato Rosario Cattafi ha reso nell’aula bunker dell’Ucciardone a Palermo, deponendo come teste assistito al processo che vede imputati gli ex alti ufficiali del Ros Mario Mori e Mauro Obinu, accusati di favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra per il mancato arresto di Bernardo Provenzano nel 1995 a Mezzojuso. Cattafi è considerato dalla procura di Messina il capomafia di Barcellona Pozzo di Gotto, un’eminenza grigia che negli anni avrebbe fatto da cerniera tra Cosa Nostra, gli ambienti dei servizi segreti e la massoneria: con quest’accusa è stato arrestato l’estate scorsa e da settembre è detenuto nel carcere di L’Aquila in regime di 41 bis. Nel frattempo ha deciso di raccontare i suoi incontri con Di Maggio ai magistrati della procura di Palermo che indagano sulla trattativa tra pezzi dello Stato e Cosa Nostra.
“Il giudice Di Maggio – ha raccontato Cattafi in aula – nel maggio, giugno del ’93 mi volle incontrare al bar Doddis di Messina. Voleva che io prendessi contatto con l’avvocato di un mafioso vicino a Santapaola, Salvatore Cuscunà, detto Turi Buatta, promettendogli qualunque cosa per mettere Di Maggio in contatto con il boss catanese per fermare le stragi. Mi disse che voleva contattare Santapaola perché lo considerava più malleabile. Mi annunciò di essere stato nominato al Dap e aggiunse: ‘abbiamo deciso di prendere in mano la cosa, a me mi hanno messo al ministero proprio per questo. Gli diamo i benefici che vogliono ma basta che la smettano di rompere i coglioni”.
Cattafi ha raccontato di aver conosciuto Di Maggio negli anni ’80, quando venne arrestato in Svizzera dalla procura di Milano con l’accusa di essere il cassiere di Cosa Nostra. Quella vicenda si concluse poi con l’archiviazione, mentre in gioventù l’avvocato di Barcellona Pozzo di Gotto era già stato condannato ad un anno e otto mesi per detenzione illegale di mitra ai tempi in cui faceva parte del gruppo di Ordine Nuovo all’università di Messina: gli stessi ambienti neri frequentati all’epoca anche dal giovane Pietro Rampulla, che in seguito sarà l’artificiere della strage di Capaci.
La datazione di quell’incontro con Di Maggio, in cui Cattafi avrebbe ricevuto il mandato di aprire un canale con Santapaola, però non ha convinto l’avvocato Basilio Milio, legale di Mori. Di Maggio divenne infatti vice capo del Dap il 23 giugno del 1993, mentre il boss Santapaola venne arrestato nelle campagne di Mazzarrone già il 18 maggio del ’93, dopo alcuni mesi di latitanza trascorsi proprio a Barcellona Pozzo di Gotto: “Perché si sarebbero dovuti rivolgere a lei, che era libero se Santapaola era già in carcere” ha chiesto l’avvocato Milio. “Di Maggio – ha risposto Cattafi – mi spiegò che un mafioso come Cuscunà alle richieste di un carabiniere si sarebbe chiuso a riccio, mentre con me sarebbe stato diverso”.
Durante l’incontro al bar Doddis di Messina, Di Maggio sarebbe poi stato raggiunto da alcuni uomini del Ros. “Uno di questi era bassino, raccontava barzellette, poteva anche essere Mori” aveva detto Cattafi nel verbale d’interrogatorio reso davanti ai magistrati. Oggi però non ha riconosciuto l’ex generale del Ros, seduto a pochi metri da lui, come uno dei presenti all’incontro del bar Doddis “Io vivo una condizione particolare – ha spiegato – Non posso fare nomi così accusando qualcuno ingiustamente, come sono ingiustamente accusato io. Ci sono dei momenti nei quali ho l’impressione che sia un nome rispetto a un altro. Poi, dopo una settimana, ho un dubbio. Siccome si tratta di indicare una persona, bisogna avere la certezza prima di indicare il nome di qualcuno. Potrei rispondere soltanto in condizioni di serenità”.
Secondo il presunto boss di Barcellona l’incontro con Cuscunà si svolse effettivamente tra il dicembre del 1993 e il gennaio del 1994, quando lo stesso Cattafi era detenuto dopo essere stato arrestato nell’operazione del Gico della Guardia di Finanza sull’autoparco di via Salamone a Milano. “Ero stato trasferito per sottopormi ad un’operazione chirurgica. Incontrai Cuscunà a San Vittore e gli parlai della possibilità di fare da tramite con Santapaola per fare fermare le stragi in cambio di benefici. Gli parlai anche della dissociazione. Cuscunà in un primo momento mi voleva aggredire poi invece mi ascoltò”.
Il presunto boss di Barcellona aveva dichiarato di essere in possesso di alcune registrazioni audio che proverebbero il suo racconto. In un primo momento si era parlato di due nastri in cui era rimasta incisa la voce dello stesso Di Maggio. Oggi, però, Cattafi ha fatto cenno ad una sola registrazione, in cui sarebbe possibile invece ascoltare la voce di Olindo Canali, uditore giudiziario di Di Maggio negli anni ’80 e poi sostituto procuratore proprio a Barcellona. “Registrai una conversazione di nascosto in cui Canali mi confermava tutti gli incontri che avevo avuto in precedenza con Di Maggio. Ho cercato quel nastro, sono sicuro di averlo conservato, ma in questo momento non riesco a recuperarlo: mi ripropongo però di produrlo non appena ne avrò la possibilità” ha promesso Cattafi, che ha sottolineato a più riprese di non essere “un collaboratore ma solo un testimone di un fatto avvenuto”.
Adesso per provare a riscontrare le sue dichiarazioni, il pm Antonino Di Matteo ha chiesto che venga ascoltato come teste proprio lo stesso Canali, che nei giorni scorsi è stato già interrogato dalle toghe palermitane.
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Roma, 13 mar (Adnkronos) - "Credo che l'esperienza viva possa essere più forte di qualunque altro elemento: io da giovane sono stata vittima di violenza, ho avuto un fidanzato che non capiva il senso del no". Lo ha detto in aula alla Camera la deputata del M5s Anna Laura Orrico, nel dibattito sulla Pdl sulle intercettazioni e in particolare sull'emendamento sul limite all'uso delle intercettazioni stesse.
"Quando l'ho lasciato ha iniziato a seguirmi sotto casa, si faceva trovare dietro gli angoli del mio quartiere. Venti anni fa non si parlava di violenza contro le donne, non c'era nessun meccanismo di prevenzione nè strumenti per agire -ha proseguito Orrico-. Il mio appello alla Camera è di sostenere questo emendamento, oggi gli strumenti ci sono ma non sono sufficienti. Le intercettazioni sono tra questi strumenti e nessuna donna è tutelata se non è consapevole".
Tel Aviv, 13 mar. (Adnkronos) - "Il rapporto delle Nazioni Unite che afferma che Israele ha compiuto 'atti di genocidio' e ha trasformato la 'violenza sessuale' in un'arma come strategia di guerra non è solo ingannevolmente falso, ma rappresenta anche un nuovo, vergognoso punto basso nella depravazione morale delle Nazioni Unite". Lo ha scritto su X il parlamentare israeliano dell'opposizione Benny Gantz, aggiungendo che il rapporto diffonde "calunnie antisemite e fa il gioco di terroristi assassini".
Washington, 13 mar. (Adnkronos/Afp) - Gli attacchi "sistematici" di Israele alla salute sessuale e riproduttiva a Gaza sono "atti genocidi". Lo ha affermato una commissione d'inchiesta delle Nazioni Unite. “La Commissione ha scoperto che le autorità israeliane hanno parzialmente distrutto la capacità dei palestinesi di Gaza – come gruppo – di avere figli, attraverso la distruzione sistematica dell’assistenza sanitaria sessuale e riproduttiva, che corrisponde a due categorie di atti genocidi”, ha affermato l'Onu in una nota. Israele “respinge categoricamente” queste accuse, ha indicato la sua ambasciata a Ginevra (Svizzera).
Roma,13 mar. (Adnkronos) - Il Commissario Straordinario dell'AdSP Mtcs Pino Musolino ha partecipato al panel organizzato nell'ambito della fiera Letexpo di Alis a Verona sulle tematiche della logistica, dei trasporti e della sostenibilità, dove questa mattina sono intervenuti anche il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini e il viceministro con delega ai porti Edoardo Rixi.
"Partecipare ad un evento come quello organizzato da Alis e da Guido Grimaldi - ha sottolineato il Commissario Musolino- che è diventato un punto di riferimento della logistica e della sostenibilità in Italia e non solo, per parlare di tematiche della portualità e di un settore così strategico per il nostro paese è sempre molto stimolante".
"Bisogna ragionare- ha concluso Pino Musolino - sui cambiamenti che oggi lo shipping sta affrontando per essere pronti a cogliere le opportunità che il settore marittimo ci sta offrendo, soprattutto nella transizione ecologica e nelle nuove tecnologie, per essere competitivi non solo nei nostri scali italiani ma anche nei porti europei e mondiali".
(Adnkronos) - Acer for Education conferma la sua partecipazione a Fiera Didacta 2025, l'evento di riferimento per l'innovazione nel settore scolastico, che si terrà dal 12 al 14 marzo presso la Fortezza da Basso a Firenze. In questa occasione, Acer presenterà le sue più recenti soluzioni tecnologiche progettate per trasformare la didattica e preparare gli studenti alle professioni del futuro.
“La scuola è al centro di un’importante rivoluzione digitale e richiede tecnologie sempre più all'avanguardia per supportare la didattica. Acer, leader del settore, si impegna costantemente per offrire soluzioni innovative, in grado di soddisfare le esigenze di entrambi docenti e studenti,” afferma Alessandro Barbesta, Head of Sales Commercial & Education, Acer Italia. "Crediamo infatti che la tecnologia sia un alleato indispensabile per l’innovazione didattica e possa supportare appieno i docenti nel creare esperienze di apprendimento coinvolgenti e idonee a preparare gli studenti alle professioni del futuro”.
Durante i tre giorni dell'evento, Acer offrirà agli operatori del mondo scolastico un ricco programma di workshop. Questi incontri, tenuti da esperti del settore, mostreranno in modo pratico e interattivo come le tecnologie digitali possano affiancare efficacemente le modalità didattiche tradizionali. L'obiettivo è fornire al personale scolastico gli strumenti necessari per integrare le nuove tecnologie nei processi educativi, migliorando l'esperienza di apprendimento degli studenti.
Acer collaborerà con partner come Google for Education e Microsoft Education per presentare soluzioni integrate che facilitino l'apprendimento collaborativo e l'accesso alle risorse educative digitali. Saranno inoltre presentati dispositivi progettati per l'ambiente scolastico, caratterizzati da durabilità, sicurezza e facilità d'uso, per supportare al meglio le esigenze delle istituzioni educative.
Antonella Arpa, aka Himorta, nota creator a livello internazionale e con un passato da insegnante, mostrerà in modo pratico come la gamification possa rendere le lezioni più interattive e il videogioco diventare un prezioso strumento per apprendere competenze trasversali, come il team-working e il problem-solving. Verrà analizzata anche l’importanza cruciale delle materie STEM nel mondo di oggi, con un'attenzione particolare allo studio computazionale e alle sue applicazioni pratiche.
Le “Maestre a Cubetti”, spiegheranno come integrare la tecnologia in classe per un apprendimento dinamico e innovativo. Con il supporto dei dispositivi Acer Chromebook Plus e del gioco Minecraft, le insegnanti mostreranno come potenziare la didattica per competenze attraverso il game-based learning, migliorando l’esperienza di apprendimento e guidando i ragazzi nella realizzazione fattiva di progetti concreti.
Fabio De Nunzio, Presidente dell’Associazione Bullismo No Grazie, e Maurizio Siracusa, Ethical Hacker e componente del Direttivo di Bullismo No Grazie, offriranno un’analisi delle implicazioni psicologiche e sociali del fenomeno del bullismo, fornendo indicazioni concrete e strategie efficaci per promuovere un ambiente scolastico più sicuro e inclusivo. Un focus particolare sarà dedicato all'educazione dei ragazzi ad un uso consapevole e sicuro della tecnologia e al coinvolgimento di genitori e docenti in una rete di prevenzione attiva.
Francesco Bocci, psicoterapeuta e fondatore di Video Game Therapy, Marcello Sarini, ricercatore di Informatica al Dipartimento di Psicologia dell'Università Bicocca di Milano, e Elena Del Fante, psicologa digitale e del gaming, assegnista di Ricerca Milano-Bicocca e Founder di Play Better, analizzeranno come il videogioco, oltre ad essere uno strumento di apprendimento, rappresenti anche una grande opportunità per innovare la didattica. Il gioco di gruppo offre, infatti, un grande potenziale per stimolare le soft skill, come il problem solving, che sono fondamentali per il successo degli studenti.
Lo stand Acer sarà al Padiglione Spadolini, piano inferiore, K44.
Roma, 13 mar. (Adnkronos/Labitalia) - Il ciclo 'Career connections' di UniMarconi ha visto ieri un appuntamento dedicato a esplorare le opportunità e le strategie professionali di una realtà d’eccellenza: Kpmg. Career connections, organizzato da UniMarconi in collaborazione con aziende leader, è un programma che propone eventi bimestrali dedicati alle tendenze del mercato, alla formazione su competenze specifiche e al networking professionale.
L'evento ha appunto visto come protagonista Kpmg, leader mondiale nella consulenza e nell’analisi forense, per vedere come stia rivoluzionando il modo di affrontare le sfide del mercato del lavoro. Hanno partecipato Tommaso Saso, direttore marketing e relazioni esterne UniMarconi, Daniele Ianniello, associate partner Kpmg forensic services, e Leonardo Primangeli, studente di economia UniMarconi.
"Con il progetto 'Career connections' - ha spiegato Tommaso Saso, direttore marketing e relazioni esterne UniMarconi - l'Università Guglielmo Marconi crea un ponte strategico tra il mondo accademico e il mondo professionale. Una delle missioni della nostra università è dare agli studenti una solida conoscenza tecnica ma anche creare la possibilità di una visione strategica e relazionale".
"Il nostro obiettivo - ha sottolineato Daniele Ianniello, associate partner Kpmg forensic services- è presentare agli studenti i servizi di Kpmg, in particolare il settore del Forensic, una boutique che si occupa di prevenire, identificare e rispondere ai rischi di frode".
"Questi incontri - ha commentato lo studente Leonardo Primangeli, studente di economia UniMarconi - sono fondamentali per lo studente, sono una grande opportunità, perché permettono di entrare in contatto con esperti di una delle big four nel campo della consulenza, un'esperienza che molti di noi considerano un traguardo".
Roma, 12 mar. (Adnkronos) - Aspettare, ponderare. Giorgia Meloni non avrebbe ancora deciso se partecipare o meno alla video-call dei 'volenterosi', convocata per sabato dal Regno Unito. Il primo ministro britannico Keir Starmer ha chiamato di nuovo a raccolta i leader di quei Paesi pronti a fornire il loro supporto per assicurare la pace in Ucraina, dopo un possibile accordo di tregua con la Russia. Ma la partecipazione dell'Italia all'incontro da remoto, si apprende da fonti di governo, non è ancora confermata e la presidente del Consiglio starebbe riflettendo sul da farsi.
Il problema di fondo, viene spiegato, è essenzialmente uno: il governo italiano è fortemente contrario all'invio di truppe al fronte in Ucraina; dunque, se la riunione di Londra rientra nell'ambito di un invio di uomini, "noi non partecipiamo", il refrain che arriva da Palazzo Chigi. Diverso è invece il discorso per quanto riguarda la riunione dei Capi di Stato maggiore europei svoltasi martedì a Parigi con il presidente francese Emmanuel Macron: "In quel caso non eravamo parte del gruppo dei cosiddetti 'volenterosi', siamo andati lì come osservatori". Le diplomazie restano comunque in contatto.
Meloni è al lavoro sul discorso che dovrà pronunciare alle Camere la prossima settimana prima del Consiglio europeo del 20-21 marzo: un passaggio impegnativo, sul quale i partiti della maggioranza sono chiamati a compattarsi dopo aver votato in maniera difforme a Strasburgo. Gli europarlamentari di Fratelli d'Italia hanno dato il loro sì alla risoluzione sul Libro bianco sulla difesa, che sollecita i 27 Paesi dell'Ue ad agire con urgenza per garantire la sicurezza del Continente, accogliendo le conclusioni del Consiglio europeo sul riarmo.
Tuttavia, la delegazione di Fdi si è astenuta sulla risoluzione riguardante l'Ucraina dopo aver richiesto, senza successo, un rinvio del voto. Secondo Nicola Procaccini, co-presidente del gruppo Ecr, il testo non avrebbe tenuto conto dell'accordo raggiunto a Gedda tra Stati Uniti e Ucraina per un possibile cessate il fuoco, rischiando così di "scatenare l'odio verso Donald Trump e gli Usa, anziché aiutare l'Ucraina".
Il nostro "non è stato un doppio voto", dice all'Adnkronos un membro dell'esecutivo in quota Fratelli d'Italia: "La posizione è chiara: se approvi un testo troppo anti-Usa, come fai poi a farti mediatore con gli Usa?". Sulla stessa risoluzione per l'Ucraina, la Lega ha votato contro mentre Forza Italia si è espressa a favore.
Anche da Palazzo Chigi sottolineano come il testo della risoluzione sull'Ucraina fosse troppo sbilanciato 'contro' gli Stati Uniti: Fratelli d'Italia a Strasburgo - il ragionamento che trapela dai piani alti del governo - ha sempre votato a favore della libertà e della sicurezza dell'Ucraina, ma questa volta il testo della risoluzione "era molto più 'accusatorio' verso l'amministrazione Usa" rispetto ad altre volte. Fratelli d'Italia non avrebbe mai votato contro quella risoluzione: "Ma non potevamo nemmeno votare a favore tout court", spiegano.
Sull'astensione, come confermato poi da Procaccini, ha inciso la notizia arrivata dall'Arabia Saudita ieri sera sulla proposta di un cessate il fuoco di 30 giorni in Ucraina e la ripresa dell'assistenza americana a Kiev: "Non ci stiamo smarcando da nulla, quello di Fratelli d'Italia non era un voto contro l'Ucraina", il concetto che viene ribadito. Il voto a macchia di leopardo del centrodestra, ad ogni modo, non impensierisce Palazzo Chigi: in questo momento - si sottolinea - c'è un problema internazionale ben più ampio e la maggioranza di governo ha dimostrato che nei momenti importanti "è sempre uscita unita e compatta".
Almeno per ora, non sembrerebbe all'orizzonte un vertice con Meloni e gli altri leader della maggioranza, Antonio Tajani e Matteo Salvini (anche se i tre ogni settimana si incontrano per fare il punto della situazione su tutti i dossier). Sempre da palazzo Chigi viene evidenziata la "piena sintonia" tra Meloni e il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, che rispondendo alla Camera all'interrogazione del Movimento 5 Stelle sul piano di riarmo approvato oggi dall'Unione europea ha ribadito che i finanziamenti per la difesa non andranno a discapito di sanità e servizi pubblici, rimarcando il suo no a spese per il riarmo che rialzino in modo oneroso il debito pubblico con rischi anche per la stabilità della zona euro. (di Antonio Atte)