Mentre dormiva nella sua cella nel carcere di Parma, il boss di Cosa Nostra Bernardo Provenzano sarebbe “caduto dalla branda”. Soccorso dal personale della polizia penitenziaria è stato quindi ricoverato d’urgenza all’ospedale della città ducale, dove è detenuto in regime di 41 bis. Per questo motivo, stamattina non è potuto comparire in videoconferenza di fronte al gup Piergiorgio Morosini che sta celebrando l’udienza preliminare del processo sulla trattativa tra pezzi dello Stato e Cosa Nostra.
“Non è la prima volta che Provenzano cade dal letto – racconta il suo legale, l’avvocato Rosalba Di Gregorio – recentemente sono andata a trovarlo in carcere e mi sono accorta che non portava gli occhiali: mi spiegò che era caduto dalla branda e gli occhiali si erano rotti”. A informare il legale di quanto accaduto, è stato il figlio del boss mafioso, Angelo Provenzano, che era stato avvertito dal commissariato di Corleone. Per Provenzano i medici parmensi hanno chiesto 15 giorni di prognosi. L’avvocato Di Gregorio aveva di recente chiesto al gup Morosini che il suo assistito venisse sottoposto ad una perizia psichiatrica per accertarne la capacità di stare effettivamente in giudizio in modo cosciente, ovvero capire cosa avviene durante il procedimento.
Il giudice ha accettato l’istanza del legale nominando come periti gli psichiatri Renato Ariatti e Andrea Stracciari, che insieme al criminologo Francesco Bruno (nominato dalla Di Gregorio) e al medico legale Paolo Procaccianti (indicato dalla procura di Palermo) dovranno a questo punto stabilire le reali condizioni psicofisiche di Provenzano. Il 17 ottobre scorso il padrino di Corleone era già stato ricoverato nella sezione detenuti dell’ospedale di Parma. In quel caso Provenzano era stato sorpreso in carcere con altissimi valori della pressione arteriosa. Due giorni dopo, nel referto medico di dimissioni, si appuntava che le condizioni del signor Pagano Bianco (il nome falso con cui il padrino era stato ricoverato) erano migliorate, ma che il paziente riportava un “deterioramento cognitivo su base vascolare”.
In pratica alcune attività quotidiane del settantanovenne Provenzano sarebbero compromesse dall’usura che la pressione arteriosa provoca ai vasi sanguigni. “La settimana scorsa ha impiegato mezz’ora prima di riconoscermi” racconta sempre l’avvocato Di Gregorio. Nei mesi scorsi il boss corleonese era stato sottoposto a lunghi esami clinici per ordine del Tribunale di Palermo. Già nel 2010 il presidente della quarta sezione penale di Palermo Rosario Luzio, aveva incaricato il medico legale di Parma Francesco Maria Avati di svolgere una perizia clinica su Provenzano, imputato nel processo “Grande Mandamento”. Da quella perizia era emerso che il boss era affetto da Epatite C, da alcuni difetti alla memoria a breve termine e da un nuovo carcinoma alla prostata, già operato in segreto nel 2003 a Marsiglia, quando Provenzano era ancora latitante.
Nel febbraio scorso anche il giudice Biagio Insacco, presidente della terza corte d’assise d’appello che processava Provenzano per un omicidio, aveva chiesto una perizia psichiatrica del boss. Che in quel caso era stato sottoposto anche ad un questionario psichiatrico. “Lei sa perché si trova qui?” aveva chiesto lo psichiatra a Provenzano. “Io non ricordo di aver mai fatto del male” aveva risposto lui. “E se nella vita qualcosa non dovesse andare bene ?” aveva continuato il medico. “Si sopporta o si vede di evitarla” era stata la risposta del padrino di Corleone, che nei mesi scorsi era stato sorpreso dalle guardie carcerarie mentre tentava d’infilarsi un sacchetto di plastica in testa. Sul quel presunto episodio di tentato suicidio non è mai stata fatta chiarezza.