“Sono assediato dalle richieste dei miei perché annunci al più presto la mia ridiscesa in campo alla guida del Pdl”. Sono passate meno di due ore dal termine del vertice fiume tra Silvio Berlusconi e i rappresentanti del Pdl. Una prima nota, uscita subito dopo sancisce il nulla di fatto. Tensione, tanta. Decisioni, nessuna. Il segretario Angelino Alfano sperava che il Cavaliere decidesse una volta per tutte cosa fare, perché a suo parere il partito non può aspettare la scelta definitiva del fondatore, specie quando l’avversario – il Pd – ha già un candidato e, soprattutto, è già in campagna elettorale dopo il successo delle primarie. Berlusconi, dal canto suo, non ha sciolto alcuna riserva, almeno sulla carta. Ha chiesto un nome alternativo al suo, ma che sia credibile. In pratica, se il suo successore deve essere Alfano allora deve essere un’idea condivisa da tutto il partito. Ma così non è. E allora l’ex presidente del Consiglio ha offerto la sua ricetta, non senza toni aggressivi: niente primarie, idea ‘spacchettamento’ del partito da rivalutare e campagna elettorale tutta votata alla propaganda anti-Monti.
E del resto, quando l’ex premier legge le ricostruzioni secondo cui lui, sentendosi abbandonato da tutti, avrebbe pronunciato la fatidica frase (“Non mi ricandido perché non mi volete”) decide di rimescolare le carte anche pubblicamente. E passa al contrattacco. Ecco così la seconda nota che, nelle intenzioni del Cavaliere, deve spiegare come stanno realmente le cose: “Leggo su un’agenzia una frase a me attribuita del tutto inventata e addirittura surreale: ‘Io non mi candido perché non mi volete’, frase che avrei oggi rivolto ai miei colleghi del Popolo della Libertà. La realtà è l’opposto: sono assediato dalle richieste dei miei perché annunci al più presto la mia ridiscesa in campo alla guida del Pdl”.
Poi la spiegazione, in pieno stile da campagna elettorale, ma senza mai annunciare la decisione definitiva. “La situazione oggi – sottolinea Berlusconi – è ben più grave di un anno fa quando lasciai il governo per senso di responsabilità e per amore del mio Paese. Oggi – scandisce il leader del Pdl – l’Italia è sull’orlo del baratro. L’economia è allo stremo, un milione di disoccupati in più, il debito che aumenta, il potere d’acquisto che crolla, la pressione fiscale a livelli insopportabili. Le famiglie italiane – prosegue – angosciate perché non riescono a pagare l’Imu. Le imprese che chiudono, l’edilizia crollata, il mercato dell’auto distrutto”. Per colpa del governo Monti, si legge tra le righe di un ragionamento che ha tutte le sembianze di un antipasto del ritorno in campo.
I tecnici, secondo il ragionamento del Cavaliere, hanno fatto peggio del suo governo. Ergo, c’è di nuovo bisogno di lui. Da qui l’annuncio finale: “Non posso consentire che il mio Paese precipiti in una spirale recessiva senza fine. Non è più possibile andare avanti così. Sono queste le dolorose constatazioni – conclude quindi l’ex premier – che determineranno le scelte che tutti insieme assumeremo nei prossimi giorni”. Quale scelta? Non lo dice Berlusconi, ma lo fa capire. E’ pronto. Alla faccia di Alfano e di un partito che, senza il Cavaliere, non è stato capace né di rinnovarsi né di trovare una linea comune e condivisa. Un partito, per dirla con l’ex premier, senza il quid necessario per vincere, ma neanche per galleggiare.
Gasparri: “Avanti con Alfano premier”
”Abbiamo detto a Berlusconi di fare un passo avanti, ma assieme. Lui deve essere con noi nel rinnovamento del partito, che lui stesso ha già iniziato a fare scegliendo un segretario di 41 anni e tanti ministri giovani, gli abbiamo chiesto di fare con noi il cammino che può portarci a batterci con la sinistra. Non è offensivo rifarsi a dichiarazioni fatte da lui stesso un mese fa”. Al Corriere della Sera e al Messaggero, il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri, ha spiegato che il Cavaliere non deve fare un passo indietro, perché “anche Alfano candidato premier ha bisogno del sostegno attivo e incisivo di Berlusconi”. “E’ tempo di assumere decisioni: lo spirito e la sostanza della riunione va nella direzione di mantenere l’unità del Pdl”, ha detto l’ex An commentando il vertice di ieri a palazzo Grazioli. “Personalmente ritengo che la linea che Berlusconi indicò il 24 ottobre, con le primarie e l’arrivo di una nuova generazione ai vertici del partito, resti quella giusta”. Della possibile candidatura di Berlusconi, invece, Gasparri si è detto possibilista: “Ne parleremo, valuteremo tutto, era un’ipotesi” ha detto, sottolineando come “il punto della sua nota sia l’attacco al governo, che noi conoscevamo, che ha fatto più volte, ma che durante il vertice avevamo deciso di tenere un po’ sospeso. Evidentemente nelle ultime ore gli eventi sono ulteriormente precipitati. Forse le discussioni sull’election day sono andate storte – ha aggiunto – forse Berlusconi ha preso atto che la situazione così non può più andare avanti… Adesso vedremo – è la conclusione di Gasparri – e il partito è unito su questo, su come agire”. In tema di primarie, “al momento non risultano disdette: certo, siamo al 7 dicembre e convocarle per il 16 mi pare difficile: stando così le cose se ne parla a gennaio”.