“Tutto ciò che può solo fare immaginare al resto del mondo, ai nostri partner, che si torna indietro, non è un bene per l’Italia. Dobbiamo dare la sensazione che il Paese va avanti”. Il ministro dello sviluppo economico Corrado Passera commenta così un ritorno in campo di Silvio Berlusconi che ieri aveva annunciato di essere “assediato” dalle richieste di candidarsi. La premessa della risposta del ministro, alle domande durante il programma di Rai Tre Agorà, sembrava peraltro essere all’insegna del fair play: “Non posso entrare nelle dinamiche di nessuno dei partiti”. Poi l’affondo.
Dichiarazioni che fanno partire in quarta il portavoce del Pdl Daniele Capezzone: “Alle incaute dichiarazioni di un ministro che dovrebbe essere tecnico e che invece entra a gamba tesa nella discussione politica, occorre rispondere con chiarezza – spiega l’ex segretario e deputato radicale fino al 2008 – All’Italia, all’economia reale, alla ripresa dei consumi, cose che dovrebbero stare a cuore al ministero dello Sviluppo, fanno male la recessione, l’Imu che sta prosciugando le tredicesime degli italiani, la spirale depressiva in cui il Paese è immerso a causa di un bombardamento fiscale ormai insopportabile”. “Anziché polemizzare impropriamente contro Silvio Berlusconi – conclude il portavoce del Popolo delle Libertà – il ministro Passera farebbe bene a occuparsi di questi problemi”.
E tuttavia Passera precisa: “Il prossimo governo dovrà agire senza pensare alle elezioni che seguiranno”. “Se non si viene rieletti pazienza” continua il ministro che ha giudicato come “discreto” il suo lavoro svolto nell’esecutivo finora. “Errori gravi non ce ne sono stati. Non siamo andati in fondo a tutto. Sui costi della politica siamo riusciti solo in parte perché in Parlamento abbiamo trovato delle resistenze”, ha spiegato. A chi gli chiede se scenderà in politica, poi, ha risposto che bisogna “vedere se si può continuare questo lavoro poi vedremo”. Impegno in politica? “Vedremo se e come”. E a chi gli chiede se ritornerà al mondo delle banche Passera risponde “non sono mai tornato indietro, ho cambiato molte volte, ricominciato da capo molte volte, ma senza mai tornare a cose già fatte. Cominciamo a vedere se si può continuare questo lavoro, altrimenti vedremo”.
E se diventasse capo del governo cosa farebbe? “I tre grandi interventi che farei da premier sono: ridisegnare il funzionamento della politica e i suoi costi; poi interverrei sul lavoro, che è la priorità numero uno, e sulla famiglia e i servizi legati ad essa, come la scuola, la sanità di prossimità e la sicurezza”. Altre parole di “apertura” a un futuro politico che fanno saltare sulla sedia di nuovo un esponente Pdl, Raffaele Lauro: “Il ministro-banchiere Corrado Passera straparla (anche) da futuro presidente del consiglio, indicando le sue priorità: costi della politica, lavoro e famiglia. Si metta d’accordo prima con Monti, Bersani e Carlo De Benedetti. E, comunque, per la definitiva rovina del nostro paese, ci mancherebbe soltanto la disgrazia di un premier banchiere”.
Altra questione sulla quale Passera pare aver usato parole chiare è stata quella della Fiat. Con il Lingotto, spiega il titolare dello Sviluppo, “abbiamo aperto un confronto robusto perché vediamo risultati e andamenti che ci preoccupano, e credo sia lecito essere preoccupati. La riduzione degli investimenti è una scelta che non ci vede d’accordo, ma questo non vuole dire che faremo una legge per obbligare la Fiat a investire”, perché, ha aggiunto, “pensare che il governo entri nelle scelte delle aziende e le obblighi a fare una cosa o l’altra non e’ il tipo di Paese che noi vogliamo”.
Passera ha risposto con una frase anche sul tema tra i più sensibili per il governo, cioè i cosiddetti “esodati“. “In parte il problema è stato coperto – ha detto – La risposta strutturale di come mantenere nel mondo del lavoro queste persone a condizioni accettabili ancora non c’è, ma bisogna trovarla”.
Infine l’Ilva. “E’ stato deciso e fortissimo, non possiamo perdere la filiera dell’acciaio se vogliamo restare un Paese manifatturiero” sostiene il ministro Passera. “Il lavoro e la salute – ha proseguito – non possono esse distinte e non si può e non si deve costringere nessuno a scegliere”. Ora, ha concluso, “non ci devono essere più ritardi o le mancanze che ci sono state in passato. Per questo l’Aia è stata trasformata in legge che porta dietro sanzioni gravi” per la proprietà “ma anche la possibilità di portare l’azienda in amministrazione controllata”.