La determinazione finale è chiara: diventare ago della bilancia assoluto per il raggiungimento della maggioranza nel Senato che verrà. Nel giorno in cui Napolitano ha cominciato, di fatto, le consultazioni per arrivare ad una soluzione morbida della crisi aperta al buio, Silvio Berlusconi ha reso chiaro il progetto elettorale che intende raggiungere attraverso la nuova discesa in campo e il restyling del Popolo delle Libertà. La sua, ormai, è una corsa contro il tempo: vuole andare in campagna elettorale prima che gli arrivi una condanna (dal caso Ruby al nastro Fassino-Consorte). Il Cavaliere è convinto che alle soglie delle elezioni i giudici eviteranno una sentenza e la rinvieranno a dopo il voto. Ma non è solo questo il motivo che spinge Berlusconi a correre: “Prendiamo le distanze, facciamo un’azione di disturbo quotidiana e prepariamo la campagna elettorale: se agganciamo la Lega prendiamo il 27% e il pareggio al Senato è assicurato. Così sarò di nuovo io a dare le carte”. Forte di un rapporto con la Lega che, malgrado le apparenze, non sembra essere scalfito dal tempo e dalle sconfitte, Berlusconi sa che il Porcellum, in questa fase, gioca a favore di Bersani, ma anche suo. E’ il meccanismo stesso della legge, basato su collegi su base regionale (con liste bloccate) a spianare la strada ai suoi desiderata più arditi. Che neanche Grillo sarebbe in grado di raggiungere, se non altro perché il Movimento 5 Stelle non è ancora diffuso il modo capillare su tutto il territorio nazionale. Insomma, il Cavaliere punta in alto e a ritornare determinante nella prossima legislatura.
“Hanno provato in tutti i modi a farmi fuori, in ultimo col decreto liste pulite, ma ormai io sono in campo e non possiamo morire con questo governo: la campagna elettorale per quanto mi riguarda è già iniziata”. Imprevedibile come sempre, il Cavaliere. Oltre che – certamente – irresponsabile, per dirla con Bersani. La gran parte del partito non ha perso tempo e già nelle prime ore dopo l’annuncio ha dichiarato la resa incondizionata al suo leader. Ex An compresi. Altri, i filo montiani e non solo loro, sono ancora allo sbando. Da Crosetto a Frattini, da Pisanu a Mantovano a Mauro, in tanti sono con un piede fuori dal partito. Nel Pdl ora soffia più che mai il vento di scissione. Da fuga per la sopravvivenza, verso i lidi centristi. Sul voto sui costi della politica, tanto per fare un esempio, alcuni esponenti del Pdl non hanno seguito la linea dell’astensione dei vertici. Si tratta di Alfredo Mantovano, Giuliano Cazzola, Gennaro Malgieri, Marcello De Angelis, Carlo Nona, Barbara Saltamartini, Mario Valducci, Francesco Biava, Franco Frattini e Mario Landolfi; un fiume carsico di dissidenza che s’ingrossa.
Intanto, una campagna elettorale roboante bolle già in pentola. La data è il 17 dicembre, giorno in cui si dovrà pagare la seconda rata dell’Imu. Sarà quello il momento giusto per la prima, grande manifestazione di piazza del nuovo giro di giostra di Silvio Berlusconi. Chiamerà a raccolta la sua solita claque, il suo solito popolo, a scendere in piazza contro l’odiata tassa, contro l’euro, contro l’oligarchia europea e l’odiata Merkel che ci hanno “tolto sovranità”. E, soprattutto, contro il governo delle tasse “a cui dobbiamo dire basta”. L’ha detto ad un attonito Gianni Letta che pare si fosse speso fino allo spasimo per invitarlo a non ricandidarsi, ad evitare di “farsi del male, a sé e alle aziende”; qualche minuto dopo l’annuncio della nuova discesa in campo, giovedì, lo spread era subito salito al 338. Ma, ormai, il vecchio Caimano ha deciso e nulla lo fermerà. Ad Alfano, che ha assistito quasi senza parole all’ennesimo sfogo di Berlusconi contro “chi sta affossando il Paese” (Monti), il Cavaliere ha fatto anche ingoiare il ticket Maroni-Gelmini per la Lombardia, con buona pace di Cl e di Lupi che, a questo punto, stanno valutando la rottura definitiva.
Alfano è stato al Quirinale per portare le condizioni di Berlusconi per l’election day e scandire quelle che, a parere del Pdl, dovranno essere le tappe per concludere la legislatura senza scosse. Ormai la questione dell’incandidabilità è tramontata; Monti è riuscito a calibrare il provvedimento in modo da lasciare l’asticella delle condanne abbastanza bassa (due anni), ma ha salvato quelli che sono stati condannati in seguito ad un patteggiamento della pena. Dunque anche Dell’Utri, dunque anche Grillo. E anche Brancher e persino Marcello De Angelis, 5 anni per associazione sovversiva e banda armata nell’89; ha già scontato la sua pena. Di nuovo tutti dentro, allora.
Ma al Quirinale si è parlato soprattutto di elezioni. Anche se c’è chi, nel Pdl ma non solo, sospetta che qualora Monti si ripresentasse alle Camere per riottenere la fiducia la otterrebbe perché il Pdl è e resta spaccato. Con numeri oggi più incerti, però, visto che ben 70 adepti che erano dati in partenza hanno fatto a gara a rimettersi in coda per il sacro bacio della pantofola. La giornata delle consultazioni è stata cruciale per la svolta anche per chi aveva già fatto i conti per un riposizionamento e una scissione. La Russa aveva da tempo pronto il simbolo e il nome di un nuovo soggetto di destra dove far convergere anche l’area storaciana, Crosetto si era riunito con i suoi, dalla Bertolini a Stracquadanio, ma continuava a non farsene una ragione di questo sfascio imminente. Più di uno ha assicurato di aver visto il “gigante di Marene” ancora con le lacrime agli occhi “perché invece di andare avanti, siam tornati indietro, ma tanto indietro..”.
Intanto, si fanno i conti sulle perdite certe determinate dalla nuova discesa in campo del Cavaliere. Le incertezze politiche italiane cadono come un macigno sui BTp e sullo spread. E’ l’assetto governativo futuro a preoccupare. Intanto, si mangerà il panettone con la legge di stabilità e col decreto-sviluppo. Col taglio delle province che traballa e il dl salva-Ilva che galleggia nella tempesta. Poi poco altro, addirittura forse nient’altro. Con leggi (da fare) che rischiano pericolosamente di finire sul binario morto, anche se poco hanno a che fare con gli interessi politici o di parte, ma che incidono su scadenze e impegni istituzionali e di bilancio inderogabili, come ha ricordato il capo dello Stato, a cominciare dall’attuazione della legge sul pareggio di bilancio. Ma anche la delega fiscale. Il tanto annunciato Vietnam parlamentare, si è materializzato. E, con le camere che verranno sciolte subito dopo la pausa natalizia, il grande ingorgo s’è trasformato in una delicatissima paralisi di fine legislatura.
Politica
La strategia di Berlusconi: evitare condanne e arrivare al pareggio al Senato
La prova di forza del Cavaliere dietro la crisi di governo indotta dal Pdl: iniziare subito la campagna elettorale per avere l'arma della "giustizia a orologeria", agganciare la Lega per ottenere un numero di senatori tale da provocare il caos a palazzo Madama nella nuova legislatura. Letta lo sconsiglia, Alfano non approva ma esegue. E una fetta consistente del partito è contraria. Ma la decisione, unilaterale, è ormai presa
La determinazione finale è chiara: diventare ago della bilancia assoluto per il raggiungimento della maggioranza nel Senato che verrà. Nel giorno in cui Napolitano ha cominciato, di fatto, le consultazioni per arrivare ad una soluzione morbida della crisi aperta al buio, Silvio Berlusconi ha reso chiaro il progetto elettorale che intende raggiungere attraverso la nuova discesa in campo e il restyling del Popolo delle Libertà. La sua, ormai, è una corsa contro il tempo: vuole andare in campagna elettorale prima che gli arrivi una condanna (dal caso Ruby al nastro Fassino-Consorte). Il Cavaliere è convinto che alle soglie delle elezioni i giudici eviteranno una sentenza e la rinvieranno a dopo il voto. Ma non è solo questo il motivo che spinge Berlusconi a correre: “Prendiamo le distanze, facciamo un’azione di disturbo quotidiana e prepariamo la campagna elettorale: se agganciamo la Lega prendiamo il 27% e il pareggio al Senato è assicurato. Così sarò di nuovo io a dare le carte”. Forte di un rapporto con la Lega che, malgrado le apparenze, non sembra essere scalfito dal tempo e dalle sconfitte, Berlusconi sa che il Porcellum, in questa fase, gioca a favore di Bersani, ma anche suo. E’ il meccanismo stesso della legge, basato su collegi su base regionale (con liste bloccate) a spianare la strada ai suoi desiderata più arditi. Che neanche Grillo sarebbe in grado di raggiungere, se non altro perché il Movimento 5 Stelle non è ancora diffuso il modo capillare su tutto il territorio nazionale. Insomma, il Cavaliere punta in alto e a ritornare determinante nella prossima legislatura.
“Hanno provato in tutti i modi a farmi fuori, in ultimo col decreto liste pulite, ma ormai io sono in campo e non possiamo morire con questo governo: la campagna elettorale per quanto mi riguarda è già iniziata”. Imprevedibile come sempre, il Cavaliere. Oltre che – certamente – irresponsabile, per dirla con Bersani. La gran parte del partito non ha perso tempo e già nelle prime ore dopo l’annuncio ha dichiarato la resa incondizionata al suo leader. Ex An compresi. Altri, i filo montiani e non solo loro, sono ancora allo sbando. Da Crosetto a Frattini, da Pisanu a Mantovano a Mauro, in tanti sono con un piede fuori dal partito. Nel Pdl ora soffia più che mai il vento di scissione. Da fuga per la sopravvivenza, verso i lidi centristi. Sul voto sui costi della politica, tanto per fare un esempio, alcuni esponenti del Pdl non hanno seguito la linea dell’astensione dei vertici. Si tratta di Alfredo Mantovano, Giuliano Cazzola, Gennaro Malgieri, Marcello De Angelis, Carlo Nona, Barbara Saltamartini, Mario Valducci, Francesco Biava, Franco Frattini e Mario Landolfi; un fiume carsico di dissidenza che s’ingrossa.
Intanto, una campagna elettorale roboante bolle già in pentola. La data è il 17 dicembre, giorno in cui si dovrà pagare la seconda rata dell’Imu. Sarà quello il momento giusto per la prima, grande manifestazione di piazza del nuovo giro di giostra di Silvio Berlusconi. Chiamerà a raccolta la sua solita claque, il suo solito popolo, a scendere in piazza contro l’odiata tassa, contro l’euro, contro l’oligarchia europea e l’odiata Merkel che ci hanno “tolto sovranità”. E, soprattutto, contro il governo delle tasse “a cui dobbiamo dire basta”. L’ha detto ad un attonito Gianni Letta che pare si fosse speso fino allo spasimo per invitarlo a non ricandidarsi, ad evitare di “farsi del male, a sé e alle aziende”; qualche minuto dopo l’annuncio della nuova discesa in campo, giovedì, lo spread era subito salito al 338. Ma, ormai, il vecchio Caimano ha deciso e nulla lo fermerà. Ad Alfano, che ha assistito quasi senza parole all’ennesimo sfogo di Berlusconi contro “chi sta affossando il Paese” (Monti), il Cavaliere ha fatto anche ingoiare il ticket Maroni-Gelmini per la Lombardia, con buona pace di Cl e di Lupi che, a questo punto, stanno valutando la rottura definitiva.
Alfano è stato al Quirinale per portare le condizioni di Berlusconi per l’election day e scandire quelle che, a parere del Pdl, dovranno essere le tappe per concludere la legislatura senza scosse. Ormai la questione dell’incandidabilità è tramontata; Monti è riuscito a calibrare il provvedimento in modo da lasciare l’asticella delle condanne abbastanza bassa (due anni), ma ha salvato quelli che sono stati condannati in seguito ad un patteggiamento della pena. Dunque anche Dell’Utri, dunque anche Grillo. E anche Brancher e persino Marcello De Angelis, 5 anni per associazione sovversiva e banda armata nell’89; ha già scontato la sua pena. Di nuovo tutti dentro, allora.
Ma al Quirinale si è parlato soprattutto di elezioni. Anche se c’è chi, nel Pdl ma non solo, sospetta che qualora Monti si ripresentasse alle Camere per riottenere la fiducia la otterrebbe perché il Pdl è e resta spaccato. Con numeri oggi più incerti, però, visto che ben 70 adepti che erano dati in partenza hanno fatto a gara a rimettersi in coda per il sacro bacio della pantofola. La giornata delle consultazioni è stata cruciale per la svolta anche per chi aveva già fatto i conti per un riposizionamento e una scissione. La Russa aveva da tempo pronto il simbolo e il nome di un nuovo soggetto di destra dove far convergere anche l’area storaciana, Crosetto si era riunito con i suoi, dalla Bertolini a Stracquadanio, ma continuava a non farsene una ragione di questo sfascio imminente. Più di uno ha assicurato di aver visto il “gigante di Marene” ancora con le lacrime agli occhi “perché invece di andare avanti, siam tornati indietro, ma tanto indietro..”.
Intanto, si fanno i conti sulle perdite certe determinate dalla nuova discesa in campo del Cavaliere. Le incertezze politiche italiane cadono come un macigno sui BTp e sullo spread. E’ l’assetto governativo futuro a preoccupare. Intanto, si mangerà il panettone con la legge di stabilità e col decreto-sviluppo. Col taglio delle province che traballa e il dl salva-Ilva che galleggia nella tempesta. Poi poco altro, addirittura forse nient’altro. Con leggi (da fare) che rischiano pericolosamente di finire sul binario morto, anche se poco hanno a che fare con gli interessi politici o di parte, ma che incidono su scadenze e impegni istituzionali e di bilancio inderogabili, come ha ricordato il capo dello Stato, a cominciare dall’attuazione della legge sul pareggio di bilancio. Ma anche la delega fiscale. Il tanto annunciato Vietnam parlamentare, si è materializzato. E, con le camere che verranno sciolte subito dopo la pausa natalizia, il grande ingorgo s’è trasformato in una delicatissima paralisi di fine legislatura.
Articolo Precedente
Crisi di governo, i partiti da Napolitano. Si va verso il voto il 10 marzo
Articolo Successivo
Legge di stabilità, graduatorie dei concorsi pubblici prorogate fino al 31 giugno 2013
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione
Mondo
Usa: “Telefonata Trump-Putin? Pace mai così vicina”. “Il tycoon pensa a riconoscere la Crimea come russa”. Armi, l’Ue vuole altri 40 miliardi dai “volenterosi”
Mondo
Contro Trump il Canada si fa scudo anche con la corona: “Noi e Regno Unito sovrani sotto lo stesso re”
Mondo
Scontro a distanza Francia-Usa. “Ridateci la statua della libertà”, “Non parli tedesco grazie a noi”
Genova, 18 mar. (Adnkronos) - Tragedia nella notte a Genova in via Galliano, nel quartiere di Sestri Ponente, dove un ragazzo di 29 anni è morto in un incendio nell'appartamento in cui abitava. L'incendio ha coinvolto 15 persone di cui quattro rimaste ferite, la più grave la madre del 29enne, ricoverata in codice rosso al San Martino. Altre tre persone sono state ricoverate in codice giallo all'ospedale di Villa Scassi. Sul posto la polizia che indaga sulla dinamica.
Dalle prime informazioni si sarebbe trattato di un gesto volontario del giovane che si sarebbe dato fuoco.
Milano, 17 mar. (Adnkronos Salute) - Bergamo, 18 marzo 2020: una lunga colonna di camion militari sfila nella notte. Sono una decina in una città spettrale, le strade svuotate dal lockdown decretato ormai in tutta Italia per provare ad arginare i contagi. A bordo di ciascun veicolo ci sono le bare delle vittime di un virus prima di allora sconosciuto, Sars-CoV-2, in uscita dal Cimitero monumentale.
Quell'immagine - dalla città divenuta uno degli epicentri della prima, tragica ondata di Covid - farà il giro del mondo diventando uno dei simboli iconici della pandemia. Il convoglio imboccava la circonvallazione direzione autostrada, per raggiungere le città italiane che in quei giorni drammatici accettarono di accogliere i defunti destinati alla cremazione. Gli impianti orobici non bastavano più, i morti erano troppi. Sono passati 5 anni da quegli scatti che hanno sconvolto l'Italia, un anniversario tondo che si celebrerà domani. Perché il 18 marzo, il giorno delle bare di Bergamo, è diventato la Giornata nazionale in memoria delle vittime dell'epidemia di coronavirus.
La ricorrenza, istituita il 17 marzo 2021, verrà onorata anche quest'anno. I vescovi della regione hanno annunciato che "le campane di tutti i campanili della Lombardia" suoneranno "a lutto alle 12 di martedì 18 marzo" per "invitare al ricordo, alla preghiera e alla speranza". "A 5 anni dalla fase più acuta della pandemia continuiamo a pregare e a invitare a pregare per i morti e per le famiglie", e "perché tutti possiamo trovare buone ragioni per superare la sofferenza senza dimenticare la lezione di quella tragedia". A Bergamo il punto di partenza delle celebrazioni previste per domani sarà sempre lo stesso: il Cimitero Monumentale, la chiesa di Ognissanti. Si torna dove partirono i camion, per non dimenticare. Esattamente 2 mesi fa, il Comune si era ritrovato a dover precisare numeri e destinazioni di quei veicoli militari con il loro triste carico, ferita mai chiusa, per sgombrare il campo da qualunque eventuale revisione storica. I camion che quel 18 marzo 2020 partirono dal cimitero di Bergamo furono 8 "con 73 persone, divisi in tre carovane: una verso Bologna con 34 defunti, una verso Modena con 31 defunti e una a Varese con 8 defunti".
E la cerimonia dei 5 anni, alla quale sarà presente il ministro per le Disabilità Alessandra Locatelli, sarà ispirata proprio al tema della memoria e a quello della 'scoperta'. La memoria, ha spiegato nei giorni scorsi l'amministrazione comunale di Bergamo, "come atto necessario per onorare e rispettare chi non c'è più e quanto vissuto". La scoperta "come necessità di rielaborare, in una dimensione di comunità la più ampia possibile, l'esperienza collettiva e individuale che il Covid ha rappresentato".
Quest'anno è stato progettato un percorso che attraversa "tre luoghi particolarmente significativi per la città": oltre al Cimitero monumentale, Palazzo Frizzoni che ospiterà il racconto dei cittadini con le testimonianze raccolte in un podcast e il Bosco della Memoria (Parco della Trucca) che esalterà "le parole delle giovani generazioni attraverso un'azione di memoria". La Chiesa di Ognissanti sarà svuotata dai banchi "per rievocare la stessa situazione che nel 2020 la vide trasformata in una camera mortuaria". Installazioni, mostre fotografiche, momenti di ascolto e partecipazione attiva, sono le iniziative scelte per ricordare. Perché la memoria, come evidenziato nella presentazione della Giornata, "è la base per ricostruire".
Kiev, 17 mar. (Adnkronos) - Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha annunciato su X di aver parlato con il presidente francese Emmanuel Macron: "Come sempre scrive - è stata una conversazione molto costruttiva. Abbiamo discusso i risultati dell'incontro online dei leader svoltosi sabato. La coalizione di paesi disposti a collaborare con noi per realizzare una pace giusta e duratura sta crescendo. Questo è molto importante".
"L'Ucraina è pronta per un cessate il fuoco incondizionato di 30 giorni - ha ribadito Zelensky - Tuttavia, per la sua attuazione, la Russia deve smettere di porre condizioni. Ne abbiamo parlato anche con il Presidente Macron. Inoltre, abbiamo parlato del lavoro dei nostri team nel formulare chiare garanzie di sicurezza. La posizione della Francia su questa questione è molto specifica e la sosteniamo pienamente. Continuiamo a lavorare e a coordinare i prossimi passi e contatti con i nostri partner. Grazie per tutti gli sforzi fatti per raggiungere la pace il prima possibile".
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - il presidente americano Donald Trump ha dichiarato ai giornalisti che il leader cinese Xi Jinping visiterà presto Washington, a causa delle crescenti tensioni commerciali tra le due maggiori economie mondiali. Lo riporta Newsweek. "Xi e i suoi alti funzionari" arriveranno in un "futuro non troppo lontano", ha affermato Trump.
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo quanto riferito su X dal giornalista del The Economist, Shashank Joshi, l'amministrazione Trump starebbe valutando la possibilità di riconoscere la Crimea ucraina come parte del territorio russo, nell'ambito di un possibile accordo per porre fine alla guerra tra Russia e Ucraina.
"Secondo due persone a conoscenza della questione, l'amministrazione Trump sta valutando di riconoscere la regione ucraina della Crimea come territorio russo come parte di un eventuale accordo futuro per porre fine alla guerra di Mosca contro Kiev", si legge nel post del giornalista.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo un sondaggio della televisione israeliana Channel 12, il 46% degli israeliani non è favorevole al licenziamento del capo dello Shin Bet, Ronen Bar, da parte del primo ministro Benjamin Netanyahu, rispetto al 31% che sostiene la sua rimozione. Il risultato contrasta con il 64% che, in un sondaggio di due settimane fa, sosteneva che Bar avrebbe dovuto dimettersi, e con il 18% che sosteneva il contrario.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Il ministero della Salute libanese ha dichiarato che almeno sette persone sono state uccise e 52 ferite negli scontri scoppiati la scorsa notte al confine con la Siria. "Gli sviluppi degli ultimi due giorni al confine tra Libano e Siria hanno portato alla morte di sette cittadini e al ferimento di altri 52", ha affermato l'unità di emergenza del ministero della Salute.