“Il tempo dei tecnici è finito, noi durante il nostro governo siamo stati migliori di questo”. E ancora, nessuna sorpresa per l’annuncio di dimissioni dato dal permier Mario Monti dopo lo sfilamento del Pdl dalla maggioranza: “Sorpreso? No, pensavamo che fosse doveroso un comportamento siffatto”. Silvio Berlusconi si tuffa in piena campagna elettorale parlando con i giornalisti fuori da una pizzeria di Milano (ironia della sorte, in via Vincenzo Monti), dove ha cenato dopo il vertice del Pdl sulle regionali lombarde nella villa di via Rovani. L’attacco al professore e al suo esecutivo è netto e fa capire i toni che Berlusconi utilizzerà nei prossimi mesi.
“Noi abbiamo tenuto fede agli impegni. Cambia poco perché abbiamo l’anticipo di un voto di un mese, un mese e mezzo”, ha continuato il Cavaliere, assicurando che il breve lasso di tempo che separa il paese dal voto è più che sufficiente per battere il Pd di Bersani: “Penso di sì, sono più giovane politicamente di Bersani, Casini” e di altri politici del centrosinistra “e sono assistito dal migliore giovane che c’è in campo, Angelino Alfano“.
Non manca l’apertura allo sfidante del leader del Pd alle primarie – “Se Renzi volesse venire con noi, sappia che ai liberali tengo sempre la porta aperta” – ma soprattutto è chiara l’impronta anti-europeista che Berlusconi intende imprimere alla competizione elettorale: “Non si può continuare con queste politiche germano-centriche in ossequio all’Europa“. In conclusione, i leader del Pdl ha affermato di confidare “nel buon senso degli italiani – cui cercherò di spiegare andando nel prossimo mese in tv che il voto frammentato rende il Paese ingovernabile“.
Il ritorno al passato si completa con la riedizione dell’alleanza con il Carroccio: “Mai venuta meno l’alleanza con la Lega. Un ragionamento che l’ex presidente del Consiglio ha fatto anche con il vertice lombardo del partito riunito per oltre quattro ore in via Rovani, storica residenza milanese del Cavaliere. Un incontro definito “molto costruttivo” dall’ex capo del governo che tra i vari argomenti ha discusso appunto con i suoi dirigenti del futuro della Lombardia e dell’ipotesi di un accordo con la Lega.
Elezioni in Lombardia. L’idea che il Pdl appoggi la candidatura di Roberto Maroni va bene al Cavaliere che però, come contropartita, chiede un impegno del Carroccio a siglare un’intesa a livello nazionale. “Prima di parlare di candidato in Lombardia, bisogna parlare di contesto nazionale. Anche noi abbiamo i nostri candidati”. E per questo “per noi è prioritario che la Lega esprima la sua posizione in un quadro nazionale” fa sapere, a termine della riunione, il coordinatore lombardo del Pdl Mario Mantovani. Per la poltrona del Pirellone l’ipotesi è infatti quella di un ticket di due ex ministri: il segretario della Lega Nord Roberto Maroni e di Mariastella Gelmini. Quello che è certo è il duo Maroni-Gelmini non piace al presidente uscente della Lombardia, Roberto Formigoni, che prima di entrare spiegava: “Preferisco Coppi-Bartali”. Perché per il Celeste il candidato giusto era Gabriele Albertini (che oggi in una intervista ha fatto sapere che non rinnoverà la tessera del Pdl, ndr). Il governatore ha sempre dichiarato la sua preferenza per la candidatura alla presidenza della Lombardia dell’ex sindaco di Milano, ma oggi questa candidatura potrebbe essere tramontata. Certo è che “si sono prese decisioni importanti” .
Per B. Monti avrebbe solo il 13% delle preferenze. Lega a parte, l’ex capo del governo attende che il premier faccia la sua mossa e dica apertamente se intende candidarsi o meno. E pensare – è il ragionamento – che sono stato il primo ad indicare Monti come la persona giusta per metter insieme tutti i moderati mettendo bene in chiaro al Professore che avrebbe potuto godere del mio appoggio. Ora – prosegue ancora l’ex capo con i suoi uomini più fidati – Monti decide di schierarsi e siglare un accordo solo con una parte politica. Il Cavaliere sa bene che il rapporto con il Professore è ormai irrecuperabile. Berlusconi ne avrebbe parlato anche con Gianni Letta che oggi lo ha informato di un colloquio avuto con il Capo dello Stato a margine del concerto di Natale al Quirinale. Il presidente della Repubblica avrebbe espresso le sue valutazioni sulla decisione assunta dal Cavaliere di sfiduciare il governo accelerando la fine di una legislatura ormai arrivata agli sgoccioli. In attesa di capire le mosse di Monti, il Cavaliere è convinto che il premier ancora in carica non riscuota successo in quella fetta di elettori a cui guarda il leader del Pdl. Parole che sarebbero supportate da una serie di sondaggi (quelli nuovi arriveranno domani mattina) secondo cui il premier non avrebbe un gradimento significativo, si parla di un 13% massimo. Sondaggi a parte però il capo del governo si prepara alla controffensiva. L’accelerazione sulle legge di stabilità e lo scioglimento della legislatura prima di Natale rafforza l’idea che si vada a votare a febbraio. L’obiettivo del partito è quello di provare a fare il più possibile ostruzionismo in Parlamento per allungare i tempi sperando che si voti il 24-25 febbraio. Il poco tempo a disposizione impone al Cavaliere anche una revisione su come impostare la campagna elettorale che ruoterà intorno al tema delle tasse e al rischio di un aumento nel caso al governo vada il centro sinistra.
La strategia anti Grillo. L’ex capo del governo ha intenzione di alzare il livello dei toni ed anche l’allarmismo cercando di attrarre quegli elettori pronti a sostenere Grillo, che ancora oggi dal suo blog ha lanciato strali contro Monti e tutti gli altri. L’obiettivo – spiegano i pidiellini – è arrivare prima del Movimento 5 Stelle. Ecco perché l’intenzione è arrivare ad un’intesa con la Lega. Certo, l’idea di ‘consegnare’ al Carroccio anche la Lombardia non piace allo stato maggiore del partito, poco convinto che un’intesa nazionale con i leghisti consenta al Pdl di poter mandare in tilt il Senato. Già perché potrebbe essere quella la strategia da seguire visto il ‘peso’ in termini di elezione di senatori che ha la Lombardia. I sondaggi in questo momento danno il partito del Cavaliere in caduta libera in tutte le Regioni per cui risalire la china è complicato.
Volti nuovi per le liste elettorali. Occhi puntati poi sulla composizione delle liste elettorali. Raccontano che l’ex capo del governo sia intenzionato a fare ‘piazza pulita’ rinnovando con una serie di volti nuovi. Tra cui non ci sarà quello di Flavio Briatore che su Twitter ha ribadito che non si candiderà e che voterà turandosi il naso. L’idea di dare vita ad un partito che assomigli nei fatti ad un nuova Forza Italia potrebbe portare una parte degli ex An a lasciare il Pdl. Nel vertice Ignazio La Russa, a quanto raccontano i presenti, avrebbe esposto l’idea a Berlusconi che non si sarebbe detto contrario: “Ditemi quello che volete fare – avrebbe replicato il Cavaliere – se pensate che divisi si possa recuperare consenso io non metto ostacoli”.
Politica
Elezioni, Berlusconi a Monti: “Il tempo dei tecnici è finito”. Aut aut alla Lega
Il Cavaliere sfida il Professore: "Il mio governo migliore del suo". Dopo il vertice nella residenza milanese il Pdl sembra intenzionato a dare la Lombardia al Carroccio in cambio dell'appoggio a livello nazionale. Intanto si pensa a volti nuovi per le liste elettorali e alla strategia anti Grillo
“Il tempo dei tecnici è finito, noi durante il nostro governo siamo stati migliori di questo”. E ancora, nessuna sorpresa per l’annuncio di dimissioni dato dal permier Mario Monti dopo lo sfilamento del Pdl dalla maggioranza: “Sorpreso? No, pensavamo che fosse doveroso un comportamento siffatto”. Silvio Berlusconi si tuffa in piena campagna elettorale parlando con i giornalisti fuori da una pizzeria di Milano (ironia della sorte, in via Vincenzo Monti), dove ha cenato dopo il vertice del Pdl sulle regionali lombarde nella villa di via Rovani. L’attacco al professore e al suo esecutivo è netto e fa capire i toni che Berlusconi utilizzerà nei prossimi mesi.
“Noi abbiamo tenuto fede agli impegni. Cambia poco perché abbiamo l’anticipo di un voto di un mese, un mese e mezzo”, ha continuato il Cavaliere, assicurando che il breve lasso di tempo che separa il paese dal voto è più che sufficiente per battere il Pd di Bersani: “Penso di sì, sono più giovane politicamente di Bersani, Casini” e di altri politici del centrosinistra “e sono assistito dal migliore giovane che c’è in campo, Angelino Alfano“.
Non manca l’apertura allo sfidante del leader del Pd alle primarie – “Se Renzi volesse venire con noi, sappia che ai liberali tengo sempre la porta aperta” – ma soprattutto è chiara l’impronta anti-europeista che Berlusconi intende imprimere alla competizione elettorale: “Non si può continuare con queste politiche germano-centriche in ossequio all’Europa“. In conclusione, i leader del Pdl ha affermato di confidare “nel buon senso degli italiani – cui cercherò di spiegare andando nel prossimo mese in tv che il voto frammentato rende il Paese ingovernabile“.
Il ritorno al passato si completa con la riedizione dell’alleanza con il Carroccio: “Mai venuta meno l’alleanza con la Lega. Un ragionamento che l’ex presidente del Consiglio ha fatto anche con il vertice lombardo del partito riunito per oltre quattro ore in via Rovani, storica residenza milanese del Cavaliere. Un incontro definito “molto costruttivo” dall’ex capo del governo che tra i vari argomenti ha discusso appunto con i suoi dirigenti del futuro della Lombardia e dell’ipotesi di un accordo con la Lega.
Elezioni in Lombardia. L’idea che il Pdl appoggi la candidatura di Roberto Maroni va bene al Cavaliere che però, come contropartita, chiede un impegno del Carroccio a siglare un’intesa a livello nazionale. “Prima di parlare di candidato in Lombardia, bisogna parlare di contesto nazionale. Anche noi abbiamo i nostri candidati”. E per questo “per noi è prioritario che la Lega esprima la sua posizione in un quadro nazionale” fa sapere, a termine della riunione, il coordinatore lombardo del Pdl Mario Mantovani. Per la poltrona del Pirellone l’ipotesi è infatti quella di un ticket di due ex ministri: il segretario della Lega Nord Roberto Maroni e di Mariastella Gelmini. Quello che è certo è il duo Maroni-Gelmini non piace al presidente uscente della Lombardia, Roberto Formigoni, che prima di entrare spiegava: “Preferisco Coppi-Bartali”. Perché per il Celeste il candidato giusto era Gabriele Albertini (che oggi in una intervista ha fatto sapere che non rinnoverà la tessera del Pdl, ndr). Il governatore ha sempre dichiarato la sua preferenza per la candidatura alla presidenza della Lombardia dell’ex sindaco di Milano, ma oggi questa candidatura potrebbe essere tramontata. Certo è che “si sono prese decisioni importanti” .
Per B. Monti avrebbe solo il 13% delle preferenze. Lega a parte, l’ex capo del governo attende che il premier faccia la sua mossa e dica apertamente se intende candidarsi o meno. E pensare – è il ragionamento – che sono stato il primo ad indicare Monti come la persona giusta per metter insieme tutti i moderati mettendo bene in chiaro al Professore che avrebbe potuto godere del mio appoggio. Ora – prosegue ancora l’ex capo con i suoi uomini più fidati – Monti decide di schierarsi e siglare un accordo solo con una parte politica. Il Cavaliere sa bene che il rapporto con il Professore è ormai irrecuperabile. Berlusconi ne avrebbe parlato anche con Gianni Letta che oggi lo ha informato di un colloquio avuto con il Capo dello Stato a margine del concerto di Natale al Quirinale. Il presidente della Repubblica avrebbe espresso le sue valutazioni sulla decisione assunta dal Cavaliere di sfiduciare il governo accelerando la fine di una legislatura ormai arrivata agli sgoccioli. In attesa di capire le mosse di Monti, il Cavaliere è convinto che il premier ancora in carica non riscuota successo in quella fetta di elettori a cui guarda il leader del Pdl. Parole che sarebbero supportate da una serie di sondaggi (quelli nuovi arriveranno domani mattina) secondo cui il premier non avrebbe un gradimento significativo, si parla di un 13% massimo. Sondaggi a parte però il capo del governo si prepara alla controffensiva. L’accelerazione sulle legge di stabilità e lo scioglimento della legislatura prima di Natale rafforza l’idea che si vada a votare a febbraio. L’obiettivo del partito è quello di provare a fare il più possibile ostruzionismo in Parlamento per allungare i tempi sperando che si voti il 24-25 febbraio. Il poco tempo a disposizione impone al Cavaliere anche una revisione su come impostare la campagna elettorale che ruoterà intorno al tema delle tasse e al rischio di un aumento nel caso al governo vada il centro sinistra.
La strategia anti Grillo. L’ex capo del governo ha intenzione di alzare il livello dei toni ed anche l’allarmismo cercando di attrarre quegli elettori pronti a sostenere Grillo, che ancora oggi dal suo blog ha lanciato strali contro Monti e tutti gli altri. L’obiettivo – spiegano i pidiellini – è arrivare prima del Movimento 5 Stelle. Ecco perché l’intenzione è arrivare ad un’intesa con la Lega. Certo, l’idea di ‘consegnare’ al Carroccio anche la Lombardia non piace allo stato maggiore del partito, poco convinto che un’intesa nazionale con i leghisti consenta al Pdl di poter mandare in tilt il Senato. Già perché potrebbe essere quella la strategia da seguire visto il ‘peso’ in termini di elezione di senatori che ha la Lombardia. I sondaggi in questo momento danno il partito del Cavaliere in caduta libera in tutte le Regioni per cui risalire la china è complicato.
Volti nuovi per le liste elettorali. Occhi puntati poi sulla composizione delle liste elettorali. Raccontano che l’ex capo del governo sia intenzionato a fare ‘piazza pulita’ rinnovando con una serie di volti nuovi. Tra cui non ci sarà quello di Flavio Briatore che su Twitter ha ribadito che non si candiderà e che voterà turandosi il naso. L’idea di dare vita ad un partito che assomigli nei fatti ad un nuova Forza Italia potrebbe portare una parte degli ex An a lasciare il Pdl. Nel vertice Ignazio La Russa, a quanto raccontano i presenti, avrebbe esposto l’idea a Berlusconi che non si sarebbe detto contrario: “Ditemi quello che volete fare – avrebbe replicato il Cavaliere – se pensate che divisi si possa recuperare consenso io non metto ostacoli”.
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Crisi, ipotesi scioglimento Camera il 21. Elezioni tra il 10 e il 24 febbraio
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Renzi a Berlusconi: “Porte aperte per me? Chiudile, non servono”
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Giustizia & Impunità
Pioltello, una sola condanna per il disastro ferroviario. 8 assoluzioni, anche l’ex ad di Rfi: “Non sapevano del giunto ammalorato”
Politica
Alla Camera la sfiducia a Santanchè: in dichiarazione di voto i “big” della maggioranza non intervengono | Diretta. Mozione contro Nordio: banchi vuoti a destra
Mondo
Ucraina, è corsa alle terre rare: Putin offre a Trump un accordo su quelle del Donbass. Onu, Usa e Russia votano insieme contro Kiev
Roma, 25 feb. (Adnkronos Salute) - "Il paziente oncologico ha un'immunodeficienza che è legata a molti fattori. Noi pensiamo ai trattamenti chemioteratici, ma anche avere un grande intervento chirurgico genera una condizione di immunodeficienza. E' la condizione di per sé, con tutte le terapie, che espone a questo tipo di infezioni". Così Sandro Pignata, direttore dell'Oncologia medica presso l'Irccs Istituto nazionale tumori Fondazione G. Pascale di Napoli e responsabile scientifico della Rete oncologica campana (Roc), nel suo intervento all'incontro organizzato oggi a Roma da Gsk in occasione della Settimana della prevenzione dal Fuoco di Sant'Antonio (24 febbraio-2 marzo). Lo specialista ricorda inoltre che "non dobbiamo mai dimenticare che il nostro Paese invecchia ogni anno e la popolazione diventa più anziana: molti dei nostri pazienti sono proprio in quella fascia di età più esposta al rischio di infezioni da Herpes zoster".
A causa di "una patologia che è prevenibile", è assurdo che spesso "questi pazienti durante il loro corso di cura" siano costretti "a interrompere o ritardare le somministrazioni - osserva Pignata - Ovviamente l'intensità delle somministrazioni delle cure è un fattore importante, la capacità di portare avanti nei tempi tutte le radioterapie" e i trattamenti "è un fattore importante nella definizione degli outcome", cioè i risultati, in termini di salute. "Forse, oltre che nella popolazione, anche nei medici la consapevolezza" sull'importanza della vaccinazione "deve essere ancora raggiunta pienamente - sottolinea - Un paziente oncologico ha tanti bisogni. Spesso l'oncologo fa una scelta di priorità su cosa affrontare prima. Per questa ragione suggeriamo di consigliare a percorso vaccinale, soprattutto all'inizio della malattia, quando il numero dei bisogni è più contenuto".
Per quanto riguarda gli aspetti organizzativi, "e qui parlo non da oncologo, ma da coordinatore di una rete, almeno della mia regione - illustra Pignata - i centri vaccinali pubblici, nel tempo, sono stati strutturati soprattutto per la pediatria e non per l'adulto. Abbiamo scelto quindi un modello ibrido, che ovviamente utilizzasse i centri vaccinali delle Asl, coinvolto la medicina generale che si è resa disponibile, ma abbiamo anche ragionato sulla possibilità di aprire ex-novo centri vaccinali all'interno dei centri oncologici, per varie ragioni. Intanto - precisa - per consentire a più pazienti possibili di ricevere la vaccinazione, ma anche perché il paziente oncologico vuole seguire tutte le attività legate alla propria malattia nell'ospedale dove viene curato, quindi accetta e condivide con maggiore favore la possibilità di essere vaccinato nella sede dove effettua tutte le altre terapie. Abbiamo scritto un documento che definisce questi percorsi. Con una discreta soddisfazione - conclude - credo che più pazienti oggi, rispetto al passato, siano vaccinati, ma siamo ancora al di sotto del numero di quelli che ne trarrebbero vantaggio".
Milano, 25 feb. (Adnkronos) - La sentenza di condanna a cinque anni e tre mesi per Marco Albanesi, nella sua qualità di capo Unità manutentiva di Rfi, per disastro ferroviario, omicidio colposo e lesioni colpose, è sancita dalla "colposa sottovalutazione del rischio, a lui noto, di rottura del giunto isolante incollato ammalorato, all'altezza del Km 13+400", nel comune di Pioltello, che causò il deragliamento di un treno regionale che il 25 gennaio 2018 uscì dai binari causando la morte di tre passeggeri e di un centinaio di feriti.
Nella nota del presidente del Tribunale di Milano Fabio Roia - la risoluzione del Csm consente di spiegare le sentenze più complesse in attesa delle motivazioni - si evidenzia come il collegio presieduto dalla giudice Elisabetta Canevini ha assolto gli ex dirigenti - l'ex ad Maurizio Gentile e gli ex manager Umberto Lebruto, Vincenzo Macello e Andrea Guerini - "tutti per non aver commesso il fatto", data "l'assenza di prova in ordine alla realizzazione di condotte commissive od omissive ad essi rimproverabili, considerazione dei rispettivi ruoli ricoperti all'interno dell'assetto organizzativo di Rete ferroviaria italiana, nonché degli effettivi flussi informativi circa l'ammaloramento del giunto e l'inadeguatezza della manutenzione che ne ha determinato la rottura la mattina del 25 gennaio 2018, cagionando così il tragico disastro".
Il Tribunale - in coerenza con l'indirizzo interpretativo già accolto dalla Suprema Corte di Cassazione nella vicenda relativa al disastro ferroviario di Viareggio - "ha escluso che le norme cautelari astrattamente violate, il cui rispetto avrebbe evitato il verificarsi del disastro, avessero ad oggetto specifiche cautele antinfortunistiche, ritenendo che in realtà esse attenessero alla gestione di un rischio ontologicamente diverso, relativo alla sicurezza della circolazione ferroviaria e alla tutela della pubblica incolumità: e sulla base di questo inquadramento giuridico della vicenda ha vagliato la sussistenza, e l'osservanza in concreto delle posizioni di garanzia riferibili ai singoli". Le motivazioni del processo di primo grado saranno rese note tra 90 giorni.
(Adnkronos) - Quello spezzone che manca, circa 23 centimetri, sbalzato a "diversi metri di distanza" è per la procura la causa del deragliamento e grazie a una telecamera che punta sul tratto ferroviario emerge che "I problemi che stava dando quel giunto duravano da qualche giorno". Al passaggio del treno su quel tratto si generano scintille, le prime scintille già a partire dal 17 gennaio, proseguono e aumentano intensità e frequenza" con l'incremento dell'erosione.
Il giorno del deragliamento "le scintille sono contenute al passaggio delle prime carrozze, poi c'è quasi una fiammata" mentre il convoglio viaggia a "140 chilometri l'ora", infine "basta scintille" perché "il giunto è saltato" e le ultime carrozze non viaggiano più sui binari. "Possiamo dire con certezza che è la rottura del giunto che ha determinato lo svio del treno" è la sintesi dei pm Leonardo Lesti e Maura Ripamonti durante la requisitoria. "E' evidente che questa rottura determina l'evento e la morte di tre persone e il ferimento di circa 200" di cui deve rispondere "chi non ha provveduto alla corretta manutenzione del giunto" che si trovava "in condizioni di forte degrado" è la tesi della procura.
Su quella linea in cui passano circa 100 treni al giorno il malfunzionamento viene rilevato - secondo la tesi della procura fin dal febbraio 2017 o addirittura anche prima - ma la sostituzione dei giunto non arriva mai, la strategia di Rfi, per la pubblica accusa, sembra essere "il giunto si cambia se è rotto, se non è rotto si tira avanti". L’incidente mortale di Pioltello "non è un fatto occasionale, ma riconducibile alla colpa che arriva fino all'amministratore delegato Gentile". Il non aver riparato il giunto lungo i binari "è una sorta di scorrettezza nei confronti dello Stato" ma "anche una forma di slealtà" nei confronti di chi viaggiava: "c'erano 250 passeggeri, gente che andava a lavorare e si fidava del treno". Una tesi accusatoria che non ha convinto il tribunale.
(Adnkronos) - Lebruto e Macello, presenti in aula, si sono lasciati andare a qualche lacrima di commozione dopo l'assoluzione, mentre alcuni dei passeggeri che viaggiavano sul treno deragliato hanno lasciato l'aula in silenzio e con tutt'altro stato d'animo. Di fatto il tribunale ha condannato solo l'allora capo dell'Unità manutentiva di Rfi Marco Albanesi (la procura aveva chiesto 6 anni e 10 mesi) per disastro ferroviario colposo, omicidio e lesioni colpose, ritenendolo responsabile sul territorio del mancato controllo o meglio come "colposa sottovalutazione del rischio" come spiega lo stesso Tribunale. Lui, in solido con il responsabile civile Rfi, dovrà risarcire le parti civili (una cinquantina) con una provvisionale di 25mila per ciascuno dei passeggeri che si sono costituiti nel processo e di 50mila al sindacato Filt - Cgil Lombardia.
Gli ex manager per cui la procura aveva chiesto la condanna sono invece stati assolti dall'accusa di disastro ferroviario colposo e omicidio e lesioni colpose "per non aver commesso il fatto" e "perché il fatto non sussiste" rispetto all'accusa di omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro. I giudici hanno anche assolto - come chiesto dalla stessa procura - Moreno Bucciantini, allora capo reparto Programmazione e controllo dell’Unità territoriale linee Sud di Rfi, Ivo Rebai, ai tempi responsabile della Struttura operativa Ingegneria della Dtp e Marco Gallini, allora dirigente della Struttura organizzativa di Rfi.
Sono le 7.01 del 25 gennaio 2018 quando il treno 10452 esce dai binari e tre delle sei carrozze, dopo il deragliamento, si ribaltano. Tra le lamiere della carrozza numero 3 muoiono Pierangela Tadini, 51 anni, Giuseppina Pirri, 39 anni, e Ida Maddalena Milanesi, 61, dottoressa dell'ospedale neurologico Carlo Besta di Milano. Dall'ispezione della sede ferroviaria "viene accertato sul binario una rottura della superficie della rotaia" che diventerà il 'punto zero' per l'inchiesta.
(segue)
Roma, 25 feb. (Adnkronos) - Luca Attanasio, "convinto che la sua missione istituzionale non potesse prescindere dall'impegno sociale, è sempre rimasto a fianco degli ultimi, esprimendo l'ideale del diplomatico dal volto umano, nella certezza che nessuno, in qualsiasi parte del mondo, dovesse essere lasciato indietro". Lo ha affermato il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, ricordando in Aula l'ambasciatore Attanasio, ucciso insieme al carabiniere Vittorio Iacovacci e all’autista Mustapha Milambo in un agguato nella Repubblica democratica del Congo il 22 febbraio di quattro anni fa.
"Oggi rendiamo omaggio alla memoria di un uomo -ha aggiunto il presidente della Camera- che ha dedicato la propria esistenza al servizio del Paese e a sostegno della cooperazione internazionale. Ma non possiamo non ricordare il coraggio e l’alto senso del dovere dimostrati dal carabiniere scelto Iacovacci che, nel tentativo di proteggere l’ambasciatore, non ha esitato a fargli da scudo con il proprio corpo. Un gesto nobile e generoso che gli è valso il conferimento alla memoria della Medaglia d’oro al valor militare e che riflette i valori più autentici che contraddistinguono le donne e gli uomini dell’Arma".
"Un ringraziamento va anche a tutto il personale civile e militare che, spesso esponendosi a pericoli estremi, svolge un ruolo cruciale nella promozione della pace e dell’assistenza alle popolazioni più vulnerabili in zone di crisi e contesti ad alto rischio. A loro esprimo la mia profonda gratitudine e riconoscenza. Ai familiari dell’ambasciatore Luca Attanasio e di Vittorio Iacovacci, oggi qui presenti, desidero rinnovare la vicinanza mia personale e della Camera dei deputati. Il loro -ha concluso Fontana- è il dolore dell’Italia intera, che non può e non deve dimenticare il sacrificio di chi l’ha servita con onore e disciplina". L'Aula ha quindi osservato un minuto di silenzio.
Kinshasa, 25 feb. (Adnkronos/Afp) - Il procuratore della Corte penale internazionale (Cpi), Karim Khan, è arrivato nella Repubblica Democratica del Congo. Lo ha comunicato il suo ufficio, mentre è in atto una recrudescenza dei combattimenti nella parte orientale del Paese. Nelle ultime settimane, l'M23, sostenuto dal Ruanda, ha conquistato due importanti città nella Repubblica Democratica del Congo orientale, rafforzando così il suo potere nella regione da quando ha ripreso le armi alla fine del 2021.
"Siamo estremamente preoccupati per i recenti sviluppi in Congo, sappiamo che la situazione è grave, soprattutto nella parte orientale", ha detto Khan ai giornalisti al suo arrivo nella capitale Kinshasa. "Il messaggio deve essere trasmesso in modo molto chiaro: nessun gruppo armato, nessuna forza armata, nessun alleato di gruppi armati o forze armate ha un assegno in bianco. Devono rispettare il diritto umanitario internazionale".
Secondo gli esperti delle Nazioni Unite, l'M23 è supportato da circa 4.000 soldati ruandesi. Sin dalla sua rinascita, gli scontri tra il gruppo e le forze armate congolesi hanno provocato una crisi umanitaria in una regione flagellata da tre decenni di guerre. "Questo è il momento in cui vedremo se il diritto penale internazionale può soddisfare le richieste avanzate dal popolo della Repubblica Democratica del Congo, ovvero l'applicazione equa della legge", ha affermato Khan. "Il popolo della Rdc è prezioso quanto il popolo dell'Ucraina, il popolo di Israele o della Palestina, le ragazze o le donne dell'Afghanistan", ha aggiunto.
Khan incontrerà il presidente Felix Tshisekedi, alcuni ministri, il rappresentante nazionale del Segretario generale delle Nazioni Unite Bintou Keita, nonché le vittime del conflitto e membri della società civile. La prima indagine avviata dalla Cpi nella Repubblica Democratica del Congo risale al 2002. Da allora, il tribunale ha condannato tre persone per crimini commessi nel Paese. Nel 2023, la procura della Cpi ha inoltre avviato un'indagine sulle accuse di crimini commessi a partire da gennaio 2022 nella provincia del Nord Kivu, nella parte orientale della nazione. L'ufficio di Khan, che ha visitato il Paese nel maggio 2023, ha dichiarato all'inizio di questo mese che l'attuale situazione nella Rdc orientale "fa oggetto di un'indagine che è in corso".
Roma, 25 feb. (Adnkronos Salute) - "L'impegno di Danone per far conoscere alle persone l'importanza di un microbiota in salute nasce 35 anni fa, quando lanciammo Activia, un prodotto che ha la vocazione di migliorare il benessere intestinale di tutti gli italiani. Oggi diamo un'accelerazione a questo impegno grazie alla nuova campagna con la quale lanciamo un nuovo strumento: un questionario online molto semplice, creato su basi scientifiche e in grado di dare un risultato, una specie di assessment, sullo stato di salute del microbiota intestinale dei rispondenti". Così Yoann Steri, digital & data director di Danone Italia, in occasione dell'evento 'Innovazione e benessere: il microbiota al centro', organizzato dall'azienda, illustra l'iniziativa del questionario online validato scientificamente da Giovanni Barbara, tra i massimi esperti di microbiota, che analizza lo stato del microbiota intestinale e consente, in modo semplice, di indicare come le abitudini alimentari e, in generale, lo stile di vita influenzano lo stato del microbiota.
"Attraverso il questionario, il rispondente può avere indicazioni e risultati che gli permettono di migliorare il suo stato di salute attraverso l'analisi di diversi fattori, come lo stress, l'attività fisica, la qualità del sonno e la nutrizione, in cui Activia ha un ruolo molto importante", conclude.