“Il tempo dei tecnici è finito, noi durante il nostro governo siamo stati migliori di questo”. E ancora, nessuna sorpresa per l’annuncio di dimissioni dato dal permier Mario Monti dopo lo sfilamento del Pdl dalla maggioranza: “Sorpreso? No, pensavamo che fosse doveroso un comportamento siffatto”. Silvio Berlusconi si tuffa in piena campagna elettorale parlando con i giornalisti fuori da una pizzeria di Milano (ironia della sorte, in via Vincenzo Monti), dove ha cenato dopo il vertice del Pdl sulle regionali lombarde nella villa di via Rovani. L’attacco al professore e al suo esecutivo è netto e fa capire i toni che Berlusconi utilizzerà nei prossimi mesi.
“Noi abbiamo tenuto fede agli impegni. Cambia poco perché abbiamo l’anticipo di un voto di un mese, un mese e mezzo”, ha continuato il Cavaliere, assicurando che il breve lasso di tempo che separa il paese dal voto è più che sufficiente per battere il Pd di Bersani: “Penso di sì, sono più giovane politicamente di Bersani, Casini” e di altri politici del centrosinistra “e sono assistito dal migliore giovane che c’è in campo, Angelino Alfano“.
Non manca l’apertura allo sfidante del leader del Pd alle primarie – “Se Renzi volesse venire con noi, sappia che ai liberali tengo sempre la porta aperta” – ma soprattutto è chiara l’impronta anti-europeista che Berlusconi intende imprimere alla competizione elettorale: “Non si può continuare con queste politiche germano-centriche in ossequio all’Europa“. In conclusione, i leader del Pdl ha affermato di confidare “nel buon senso degli italiani – cui cercherò di spiegare andando nel prossimo mese in tv che il voto frammentato rende il Paese ingovernabile“.
Il ritorno al passato si completa con la riedizione dell’alleanza con il Carroccio: “Mai venuta meno l’alleanza con la Lega. Un ragionamento che l’ex presidente del Consiglio ha fatto anche con il vertice lombardo del partito riunito per oltre quattro ore in via Rovani, storica residenza milanese del Cavaliere. Un incontro definito “molto costruttivo” dall’ex capo del governo che tra i vari argomenti ha discusso appunto con i suoi dirigenti del futuro della Lombardia e dell’ipotesi di un accordo con la Lega.
Elezioni in Lombardia. L’idea che il Pdl appoggi la candidatura di Roberto Maroni va bene al Cavaliere che però, come contropartita, chiede un impegno del Carroccio a siglare un’intesa a livello nazionale. “Prima di parlare di candidato in Lombardia, bisogna parlare di contesto nazionale. Anche noi abbiamo i nostri candidati”. E per questo “per noi è prioritario che la Lega esprima la sua posizione in un quadro nazionale” fa sapere, a termine della riunione, il coordinatore lombardo del Pdl Mario Mantovani. Per la poltrona del Pirellone l’ipotesi è infatti quella di un ticket di due ex ministri: il segretario della Lega Nord Roberto Maroni e di Mariastella Gelmini. Quello che è certo è il duo Maroni-Gelmini non piace al presidente uscente della Lombardia, Roberto Formigoni, che prima di entrare spiegava: “Preferisco Coppi-Bartali”. Perché per il Celeste il candidato giusto era Gabriele Albertini (che oggi in una intervista ha fatto sapere che non rinnoverà la tessera del Pdl, ndr). Il governatore ha sempre dichiarato la sua preferenza per la candidatura alla presidenza della Lombardia dell’ex sindaco di Milano, ma oggi questa candidatura potrebbe essere tramontata. Certo è che “si sono prese decisioni importanti” .
Per B. Monti avrebbe solo il 13% delle preferenze. Lega a parte, l’ex capo del governo attende che il premier faccia la sua mossa e dica apertamente se intende candidarsi o meno. E pensare – è il ragionamento – che sono stato il primo ad indicare Monti come la persona giusta per metter insieme tutti i moderati mettendo bene in chiaro al Professore che avrebbe potuto godere del mio appoggio. Ora – prosegue ancora l’ex capo con i suoi uomini più fidati – Monti decide di schierarsi e siglare un accordo solo con una parte politica. Il Cavaliere sa bene che il rapporto con il Professore è ormai irrecuperabile. Berlusconi ne avrebbe parlato anche con Gianni Letta che oggi lo ha informato di un colloquio avuto con il Capo dello Stato a margine del concerto di Natale al Quirinale. Il presidente della Repubblica avrebbe espresso le sue valutazioni sulla decisione assunta dal Cavaliere di sfiduciare il governo accelerando la fine di una legislatura ormai arrivata agli sgoccioli. In attesa di capire le mosse di Monti, il Cavaliere è convinto che il premier ancora in carica non riscuota successo in quella fetta di elettori a cui guarda il leader del Pdl. Parole che sarebbero supportate da una serie di sondaggi (quelli nuovi arriveranno domani mattina) secondo cui il premier non avrebbe un gradimento significativo, si parla di un 13% massimo. Sondaggi a parte però il capo del governo si prepara alla controffensiva. L’accelerazione sulle legge di stabilità e lo scioglimento della legislatura prima di Natale rafforza l’idea che si vada a votare a febbraio. L’obiettivo del partito è quello di provare a fare il più possibile ostruzionismo in Parlamento per allungare i tempi sperando che si voti il 24-25 febbraio. Il poco tempo a disposizione impone al Cavaliere anche una revisione su come impostare la campagna elettorale che ruoterà intorno al tema delle tasse e al rischio di un aumento nel caso al governo vada il centro sinistra.
La strategia anti Grillo. L’ex capo del governo ha intenzione di alzare il livello dei toni ed anche l’allarmismo cercando di attrarre quegli elettori pronti a sostenere Grillo, che ancora oggi dal suo blog ha lanciato strali contro Monti e tutti gli altri. L’obiettivo – spiegano i pidiellini – è arrivare prima del Movimento 5 Stelle. Ecco perché l’intenzione è arrivare ad un’intesa con la Lega. Certo, l’idea di ‘consegnare’ al Carroccio anche la Lombardia non piace allo stato maggiore del partito, poco convinto che un’intesa nazionale con i leghisti consenta al Pdl di poter mandare in tilt il Senato. Già perché potrebbe essere quella la strategia da seguire visto il ‘peso’ in termini di elezione di senatori che ha la Lombardia. I sondaggi in questo momento danno il partito del Cavaliere in caduta libera in tutte le Regioni per cui risalire la china è complicato.
Volti nuovi per le liste elettorali. Occhi puntati poi sulla composizione delle liste elettorali. Raccontano che l’ex capo del governo sia intenzionato a fare ‘piazza pulita’ rinnovando con una serie di volti nuovi. Tra cui non ci sarà quello di Flavio Briatore che su Twitter ha ribadito che non si candiderà e che voterà turandosi il naso. L’idea di dare vita ad un partito che assomigli nei fatti ad un nuova Forza Italia potrebbe portare una parte degli ex An a lasciare il Pdl. Nel vertice Ignazio La Russa, a quanto raccontano i presenti, avrebbe esposto l’idea a Berlusconi che non si sarebbe detto contrario: “Ditemi quello che volete fare – avrebbe replicato il Cavaliere – se pensate che divisi si possa recuperare consenso io non metto ostacoli”.
Politica
Elezioni, Berlusconi a Monti: “Il tempo dei tecnici è finito”. Aut aut alla Lega
Il Cavaliere sfida il Professore: "Il mio governo migliore del suo". Dopo il vertice nella residenza milanese il Pdl sembra intenzionato a dare la Lombardia al Carroccio in cambio dell'appoggio a livello nazionale. Intanto si pensa a volti nuovi per le liste elettorali e alla strategia anti Grillo
“Il tempo dei tecnici è finito, noi durante il nostro governo siamo stati migliori di questo”. E ancora, nessuna sorpresa per l’annuncio di dimissioni dato dal permier Mario Monti dopo lo sfilamento del Pdl dalla maggioranza: “Sorpreso? No, pensavamo che fosse doveroso un comportamento siffatto”. Silvio Berlusconi si tuffa in piena campagna elettorale parlando con i giornalisti fuori da una pizzeria di Milano (ironia della sorte, in via Vincenzo Monti), dove ha cenato dopo il vertice del Pdl sulle regionali lombarde nella villa di via Rovani. L’attacco al professore e al suo esecutivo è netto e fa capire i toni che Berlusconi utilizzerà nei prossimi mesi.
“Noi abbiamo tenuto fede agli impegni. Cambia poco perché abbiamo l’anticipo di un voto di un mese, un mese e mezzo”, ha continuato il Cavaliere, assicurando che il breve lasso di tempo che separa il paese dal voto è più che sufficiente per battere il Pd di Bersani: “Penso di sì, sono più giovane politicamente di Bersani, Casini” e di altri politici del centrosinistra “e sono assistito dal migliore giovane che c’è in campo, Angelino Alfano“.
Non manca l’apertura allo sfidante del leader del Pd alle primarie – “Se Renzi volesse venire con noi, sappia che ai liberali tengo sempre la porta aperta” – ma soprattutto è chiara l’impronta anti-europeista che Berlusconi intende imprimere alla competizione elettorale: “Non si può continuare con queste politiche germano-centriche in ossequio all’Europa“. In conclusione, i leader del Pdl ha affermato di confidare “nel buon senso degli italiani – cui cercherò di spiegare andando nel prossimo mese in tv che il voto frammentato rende il Paese ingovernabile“.
Il ritorno al passato si completa con la riedizione dell’alleanza con il Carroccio: “Mai venuta meno l’alleanza con la Lega. Un ragionamento che l’ex presidente del Consiglio ha fatto anche con il vertice lombardo del partito riunito per oltre quattro ore in via Rovani, storica residenza milanese del Cavaliere. Un incontro definito “molto costruttivo” dall’ex capo del governo che tra i vari argomenti ha discusso appunto con i suoi dirigenti del futuro della Lombardia e dell’ipotesi di un accordo con la Lega.
Elezioni in Lombardia. L’idea che il Pdl appoggi la candidatura di Roberto Maroni va bene al Cavaliere che però, come contropartita, chiede un impegno del Carroccio a siglare un’intesa a livello nazionale. “Prima di parlare di candidato in Lombardia, bisogna parlare di contesto nazionale. Anche noi abbiamo i nostri candidati”. E per questo “per noi è prioritario che la Lega esprima la sua posizione in un quadro nazionale” fa sapere, a termine della riunione, il coordinatore lombardo del Pdl Mario Mantovani. Per la poltrona del Pirellone l’ipotesi è infatti quella di un ticket di due ex ministri: il segretario della Lega Nord Roberto Maroni e di Mariastella Gelmini. Quello che è certo è il duo Maroni-Gelmini non piace al presidente uscente della Lombardia, Roberto Formigoni, che prima di entrare spiegava: “Preferisco Coppi-Bartali”. Perché per il Celeste il candidato giusto era Gabriele Albertini (che oggi in una intervista ha fatto sapere che non rinnoverà la tessera del Pdl, ndr). Il governatore ha sempre dichiarato la sua preferenza per la candidatura alla presidenza della Lombardia dell’ex sindaco di Milano, ma oggi questa candidatura potrebbe essere tramontata. Certo è che “si sono prese decisioni importanti” .
Per B. Monti avrebbe solo il 13% delle preferenze. Lega a parte, l’ex capo del governo attende che il premier faccia la sua mossa e dica apertamente se intende candidarsi o meno. E pensare – è il ragionamento – che sono stato il primo ad indicare Monti come la persona giusta per metter insieme tutti i moderati mettendo bene in chiaro al Professore che avrebbe potuto godere del mio appoggio. Ora – prosegue ancora l’ex capo con i suoi uomini più fidati – Monti decide di schierarsi e siglare un accordo solo con una parte politica. Il Cavaliere sa bene che il rapporto con il Professore è ormai irrecuperabile. Berlusconi ne avrebbe parlato anche con Gianni Letta che oggi lo ha informato di un colloquio avuto con il Capo dello Stato a margine del concerto di Natale al Quirinale. Il presidente della Repubblica avrebbe espresso le sue valutazioni sulla decisione assunta dal Cavaliere di sfiduciare il governo accelerando la fine di una legislatura ormai arrivata agli sgoccioli. In attesa di capire le mosse di Monti, il Cavaliere è convinto che il premier ancora in carica non riscuota successo in quella fetta di elettori a cui guarda il leader del Pdl. Parole che sarebbero supportate da una serie di sondaggi (quelli nuovi arriveranno domani mattina) secondo cui il premier non avrebbe un gradimento significativo, si parla di un 13% massimo. Sondaggi a parte però il capo del governo si prepara alla controffensiva. L’accelerazione sulle legge di stabilità e lo scioglimento della legislatura prima di Natale rafforza l’idea che si vada a votare a febbraio. L’obiettivo del partito è quello di provare a fare il più possibile ostruzionismo in Parlamento per allungare i tempi sperando che si voti il 24-25 febbraio. Il poco tempo a disposizione impone al Cavaliere anche una revisione su come impostare la campagna elettorale che ruoterà intorno al tema delle tasse e al rischio di un aumento nel caso al governo vada il centro sinistra.
La strategia anti Grillo. L’ex capo del governo ha intenzione di alzare il livello dei toni ed anche l’allarmismo cercando di attrarre quegli elettori pronti a sostenere Grillo, che ancora oggi dal suo blog ha lanciato strali contro Monti e tutti gli altri. L’obiettivo – spiegano i pidiellini – è arrivare prima del Movimento 5 Stelle. Ecco perché l’intenzione è arrivare ad un’intesa con la Lega. Certo, l’idea di ‘consegnare’ al Carroccio anche la Lombardia non piace allo stato maggiore del partito, poco convinto che un’intesa nazionale con i leghisti consenta al Pdl di poter mandare in tilt il Senato. Già perché potrebbe essere quella la strategia da seguire visto il ‘peso’ in termini di elezione di senatori che ha la Lombardia. I sondaggi in questo momento danno il partito del Cavaliere in caduta libera in tutte le Regioni per cui risalire la china è complicato.
Volti nuovi per le liste elettorali. Occhi puntati poi sulla composizione delle liste elettorali. Raccontano che l’ex capo del governo sia intenzionato a fare ‘piazza pulita’ rinnovando con una serie di volti nuovi. Tra cui non ci sarà quello di Flavio Briatore che su Twitter ha ribadito che non si candiderà e che voterà turandosi il naso. L’idea di dare vita ad un partito che assomigli nei fatti ad un nuova Forza Italia potrebbe portare una parte degli ex An a lasciare il Pdl. Nel vertice Ignazio La Russa, a quanto raccontano i presenti, avrebbe esposto l’idea a Berlusconi che non si sarebbe detto contrario: “Ditemi quello che volete fare – avrebbe replicato il Cavaliere – se pensate che divisi si possa recuperare consenso io non metto ostacoli”.
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Crisi, ipotesi scioglimento Camera il 21. Elezioni tra il 10 e il 24 febbraio
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Renzi a Berlusconi: “Porte aperte per me? Chiudile, non servono”
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Politica
La Camera respinge la sfiducia a Santanchè: “Sulle dimissioni rifletterò”. Conte: “Siete responsabili di un disastro morale”. Schlein: “Meloni ancora in fuga”
Economia & Lobby
A Milano indagine per evasione fiscale su Twitter-X. Mancati pagamenti Iva per 12,5 milioni
Cronaca
Francesco, condizioni critiche ma stazionarie: “Nuova tac di controllo”. Ha visto il cardinale Parolin. Buenos Aires in ansia per il ‘suo’ Papa
Washington, 25 feb. (Adnkronos) - La portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, ha dichiarato durante il briefing di oggi che l'amministrazione determinerà quali organi di stampa faranno parte del pool stampa della Casa Bianca. Attualmente la White House Correspondents Association aiuta a coordinare la copertura del pool.
La Leavitt ha affermato che alle "testate tradizionali" sarà comunque consentito di unirsi al pool, ma ha osservato che l'amministrazione consentirà l'adesione anche ad altri siti. "Sono orgogliosa di annunciare che restituiremo il potere alle persone che leggono i vostri giornali, che guardano i vostri programmi televisivi e che ascoltano le vostre stazioni radio", ha aggiunto.
(Adnkronos) - L'indagine su Twitter International Uk vede due indagati - si tratta di due ex amministratori (un irlandese e un indiano) - che si sono succeduti negli ultimi anni alla guida del social poi rilevato da Elon Musk a fine 2022. L'indagine nasce da un controllo fiscale della Gdf, concluso ad aprile 2024, proprio sulla piattaforma americana, che oggi si chiama 'X', sulla scia delle stesse verifiche fatte su Meta. Il fascicolo è affidato dal pm Giovanni Polizzi, già protagonista di altre indagini sui colossi del web.
Il punto centrale del fascicolo affidato a Polizzi, lo stesso che si è occupato dell'inchiesta su Meta, è l'idea che debbano essere tassate come transazioni commerciali le iscrizioni gratuite alle piattaforme online in cambio della cessione dei propri dati personali, che hanno un valore economico, visto che consentono la profilazione degli utenti.
Solo lo scorso dicembre la procura di Milano ha notificato l'avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti dei rappresentanti legali della società di diritto irlandese Meta, titolare dei social Facebook e Instagram. L'inchiesta - ancora aperta - ipotizza per il colosso l'omessa dichiarazione e mancato pagamento - tra il 2015 e il 2021 - dell'Iva per un totale di oltre 877 milioni di euro.
Washington, 25 feb. (Adnkronos) - La Casa Bianca attribuisce il grosso livido sulla mano destra di Donald Trump, che era visibile durante l'incontro di ieri con il presidente francese Emmanuel Macron, alle strette di mano del presidente americano.
"Il presidente Trump è un uomo del popolo", ha affermato la portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt, aggiungendo: "Il suo impegno è incrollabile e lo dimostra ogni singolo giorno. Il presidente Trump ha lividi sulla mano perché lavora costantemente e stringe mani tutto il giorno, tutti i giorni".
Roma, 25 feb. (Adnkronos) - Sono due i momenti della replica di Daniela Santanchè sottolineati dalle opposizioni, che oggi hanno votato compatte la mozione di sfiducia alla ministra del Turismo. Il primo quello sull''intemerata' del tacco 12 e il glamour, della sinistra che odia la ricchezza. Un tentativo di 'buttarla in caciara' e uscire dal merito, grave, della vicenda, dicono le opposizioni. L'altro passaggio è meno di colore e più inquietante, sostengono, ed è quando la ministra ha detto che alla prossima udienza valuterà le dimissioni "ma lo farò da sola - ha scandito- con me stessa, senza nessuna costrizione e forzatura". Una sottolineatura che, secondo le opposizioni, è un chiaro messaggio a Giorgia Meloni. E fa crescere l'interrogativo: perché la premier Meloni si fa trattare in questo modo? E' la domanda dei parlamentari di minoranza in Transatlantico.
Giuseppe Conte intervenendo in aula nelle dichiarazioni di voto ha dato una sua versione: "Ci sono solo due plausibili spiegazioni. La prima è che lei, Santanchè, ricatta Meloni. Può darsi che all'opposizione abbiate condiviso segreti che oggi mettono in imbarazzo la presidente del Consiglio e allora comprenderemmo perché ogni giorno Meloni dice che non è ricattabile... La seconda è che Fdi dopo aver avuto come motto 'legge e ordine', oggi che siete al potere si sentite casta intoccabile. Il caso Delmastro è l'esempio di questa vostra convinzione di essere al di sopra della legge".
Anche Elly Schlein si rivolge alla premier Meloni: "Cosa le impedisce di far dimettere Santanchè? Come è possibile accettare in silenzio, dopo che Santanchè ha detto che del pressing di Fdi se ne frega, che lei e solo lei decide se dimettersi come se non esistesse una presidente del Consiglio?". E insiste: "Meloni è stata campionessa mondiale di richieste di dimissioni e oggi ha disertato quest'aula, come fa non vergognarsi della sua incoerenza, come fa a non rendersi conto di quanto sia vigliacco il suo atteggiamento di continua fuga da quest'aula e dalla realtà? Dove si è nascosta la premier? Forse sta registrando un altro video, un contributo da inviare a una convention fra motoseghe e saluti nazisti?".
Conte ribatte anche al passaggio 'tacco 12' della ministra: "Lei ha detto che odiamo la ricchezza, ma non dica baggianate, siete voi che avete fatto la guerra ai poveri, che odiate i poveri. Noi odiamo o meglio ancora contrastiamo, la disonestà". Una questione, quella dei tacchi e delle borsette, che fa sbottare Schlein: "Lei viene qui a difendere le borsette, chi difende gli italiani dalla bollette? Noi non siamo qui per fare un processo ma per porre una gigantesca questione di opportunità politica: davanti ad accuse così gravi, per non ledere le istituzioni, avrebbe dovuto dimettersi".
La segretaria del Pd si rivolge quindi alla maggioranza: "Speriamo in un sussulto della maggioranza e dei singoli parlamentari. Se oggi salvate Santanchè dimostrate che a voi interessa difendere i vostri più che difendere l'onore delle istituzioni. Questa non è difesa nazionale, è difesa tribale". Per Elisabetta Piccolotti che interviene a nome di Avs, "il problema non è la ricchezza della ministra, il problema è che quando si è ricchi e non si pagano" gli stipendi ai lavoratori e si umiliano "le persone più povere".
Anche Iv, Più Europa e Azione che non avevano sottoscritto la mozione di sfiducia, hanno comunque dichiarato il voto a favore in aula. "Noi sappiamo che la mozione di sfiducia non sarà approvata, ma chiunque si è accorto che la ministra Santanchè non è sfiduciata da coloro che hanno presentato questa mozione ma dalla sua stessa maggioranza, dalla premier Meloni", dice Davide Faraone di Iv. Per Azione Antonio D'Alessio spiega: "Le mozioni di sfiducia non ci piacciono" e "la ministra non è colpevole fino a prova contraria" ma "è il quadro complessivo che finisce con il restituirci una politica rispetto alla quale scivolano via situazioni che non consentono una azione della ministra libera di condizionamenti". Linea simile a Riccardo Magi di Più Europa: "Per noi Santanché dovrebbe dimettersi" non per le questioni giudiziarie, ma "perché ha inanellato una serie di fallimenti da ministro". Intanto in serata l'aula ha respinto la sfiducia con 206 voti.
Londra, 25 feb. (Adnkronos/Afp) - Il primo ministro britannico Keir Starmer ha confermato che ospiterà colloqui sull'Ucraina con gli alleati nel fine settimana, dopo essere tornato dall'incontro con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump alla Casa Bianca. "Ospiterò diversi paesi questo fine settimana per continuare a discutere di come procedere insieme come alleati alla luce della situazione che ci troviamo ad affrontare", ha detto ai giornalisti.
Tel Aviv, 25 feb. (Adnkronos) - Le Idf e lo Shin Bet hanno sventato un piano terroristico che prevedeva l'uso di una bomba da 100 kg a Kabatiya, in Cisgiordania. Lo ha reso noto l'Idf, aggiungendo che nel corso dell'operazione, i soldati hanno perquisito decine di siti, arrestato 15 terroristi, localizzato armi e smantellato esplosivi.
Washington, 25 feb. (Adnkronos) - "Sono stata rapita dai terroristi di Hamas il 7 ottobre dal Nova Festival insieme al mio compagno, Avinatan Or. Siamo stati presi con la forza, separati e siamo entrati nell'inferno sulla terra". Lo ha detto l'ostaggio liberato Noa Argamani al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, aggiungendo che "non abbiamo più tempo! Sono qui oggi, il che è un miracolo, ma ci sono ancora 63 ostaggi che stanno vivendo questo incubo, senza sapere se vivranno o moriranno. Non c'è bisogno che vi racconti di Kfir e Ariel Bibas e della loro madre Shiri. Una madre e i suoi bambini che sono stati brutalmente assassinati in prigionia".