Si chiama fare i conti senza l’oste. I conti sono quelli storicamente fallimentari dell’Italia. L’oste sono gli arcigni guardiani dell’euro, la Bce, la Merkel, i mercati che ci considerano alla stregua di quei debitori sciagurati (2 mila miliardi) che, dopo aver tirato un po’ la cinghia, bruciano gli ultimi spiccioli in una notte di gozzoviglie.
Eppure, qualche giorno fa bastava leggere Mario Monti per capire chi comandava il gioco. Quella frase del premier a proposito della leadership che riguarderebbe soltanto la “crosta” della politica, poiché molto più importanti sono i programmi e i contenuti, lasciava intravedere un sistema a due piani dove, sotto la crosta – appunto – della competizione elettorale che assegna i posti a sedere in Parlamento, c’è il potere vero che interviene e decide sulle cose che contano. Poteri innominabili, come sostiene Aldo Busi? No, hanno il nome e cognome dei nostri creditori globalizzati e di chi teme che il contagio di Roma, se non arginato in tempo, possa infettare l’intera Europa.
La stampa internazionale maramaldeggia sul ritorno della “mummia” Berlusconi (Libération), non risparmiando critiche alla “bolla” Monti, scoppiata la quale gli investitori stranieri realizzeranno che molto poco è cambiato, tranne il fatto che l’economia italiana è caduta in una profonda depressione (Financial Times).
Può darsi, anche se più delle opinioni e dei vaticini in questo frangente contano i fatti. La Borsa che affonda e lo spread che torna a crescere parlano il linguaggio della realtà e dicono che, bolla o non bolla, basta che Monti dica “me ne vado” perché i riflettori della speculazione tornino ad accendersi spietati sui nostri guai. Un segnale che certamente rafforza la spinta di chi lavora (Casini, Montezemolo, il Quirinale) perché il Professore resti a Palazzo Chigi comunque vadano le elezioni. Una brutta notizia per Bersani e il Pd, che i sondaggi danno col vento in poppa. Ma forse neppure tanto brutta. Se poi si è costretti a governare l’Italia sotto il ricatto dello spread, per conto terzi e con un programma lacrime e sangue, meglio Monti forever?