La strategia economica di Monti è in frantumi. Non così l’Agenda Monti: essa è viva e vegeta. Chiarire quest’ossimoro può aiutare a trovare risposte giuste.
La Banca d’Italia ha pubblicato l’altro ieri un dato sconvolgente – dovrebbe esserlo – sul cui significato i commentatori hanno benevolmente sorvolato: il debito pubblico ha superato i duemila miliardi. Il significato del dato è illustrato dal grafico qui sotto, che mostra l’andamento del rapporto fra debito e Pil, l’indicatore fondamentale per valutare le condizioni della finanza pubblica.
Vedete anche voi quello che vedo io? In termini finanziari, io vedo un debito che esplode. In termini economici, vedo un Pil che continua a calare (con annessa l’occupazione). In termini politici – Monti disse: ‘fate sacrifici per mettere a posto la finanza pubblica’ – vedo un fallimento.
I dirigenti pubblici ‘firmano’ gli obiettivi dell’anno entrante. Se non li raggiungono perdono una fetta cospicua di stipendio, talvolta anche il posto. Vero, il sistema è largamente disapplicato. Per fortuna, perché la valutazione non funziona! Perciò le sanzioni ‘dure’ consentono più che altro di piegare i dirigenti con la schiena dritta. Ricordate ‘la cricca’? Lo scandalo venne fuori grazie all’outing di un gruppo di dipendenti ‘onesti’. Spero che in futuro anche la P.A. italiana si darà un sistema di valutazione indipendente e qualificato, in grado di incentivare il merito. Monti è il vertice della P.A. Si era dato degli obiettivi per il 2012; li ha falliti; non di poco, di una enormità. Se si ricandida, dimostrerà che fallire gli obiettivi non conta nulla. E allora, che fine farà la battaglia meritocratica? Nessuna riforma strutturale è più importante di questa.
Ad onor del vero, secondo il FMI il nostro premier è in folta compagnia: gli obiettivi macro – scrive – sono stati clamorosamente falliti da tutti e solo i leader che hanno seguito la ricetta ‘austerità + riforme strutturali’ (e no, non ha nessuna importanza in depressione la percentuale di tagli e di tasse: non esiste un solo studio che confermi questa idea, messa in giro dai soliti noti). Ma il fatto che Monti e l’Europa seguano teorie economiche sbagliate non consola. Sia chiaro, Monti ha fatto molto meglio di Berlusconi: la recessione iniziò nell’estate 2011. Ma il punto non è questo: è che la ‘strategia Monti’, benché migliore, è inadeguata rispetto ai problemi, ed è nettamente inferiore ad alcune delle alternative possibili.
Questo non significa che l’Italia sia necessariamente destinata a cadere in una spirale senza fine. A un certo punto le auto si rompono e la gente deve ricomprarle. A un certo punto, la crescita dell’America di Obama e Bernanke – non quella del fiscal cliff – ci aiuterà. A un certo punto, i nostri salari saranno così in basso da rendere competitive le nostre merci. E il debito, gli spread? Gli spread dipendono dalla Bce: da quando Draghi ‘uomo dell’anno’, uhm…, si è degnato di dire ‘basta!’ a metà, gli spread sono crollati a metà. Si può continuare per anni col debito in crescita e spread bassi: vedi Giappone (e no, non c’entra nulla che gli investitori esteri detengano quote ridotte di debito giapponese). Insomma, davanti a noi non c’è una tempesta: ci sono le sabbie mobili.
L’agenda Monti è un’altra cosa. È un tentativo serio di portare l’Italia – grazie alle riforme microeconomiche strutturali – fuori da un declino epocale (un problema di ‘offerta’, diverso dalla attuale crisi della domanda). Si può criticare l’eccesso di enfasi sull’economia, sulla promozione della concorrenza nel mercato dei beni e servizi piuttosto che nel ‘mercato della politica’; o una scarsa propensione per l’equità… Ma sono dettagli… (si fa per dire). L’esempio di serietà riformista, di coraggio (di fronte a un Parlamento spesso ostile), di onestà personale, i criteri seguiti per alcune nomine (Rai) valgono, in prospettiva, di più.
Se Monti si candida a premier, proporrà agli italiani di ingoiare, assieme a una strategia microeconomica di un certo valore anche una strategia macroeconomica scadente, una terapia medievale del salasso: forse diranno di no all’intero pacchetto?! E invece le due cose andrebbero scisse (Pronto! Casini, Luca Cordero, Olivero?). Se non si candida, la sua sempre possibile discesa in campo sarà un pungolo continuo per la maggioranza. Inoltre Monti dimostrerà di saper riconoscere i propri limiti (errori?). Sarà ‘riserva della Repubblica’ (se rinuncia anche alla Presidenza della Repubblica). Lascerà ai partiti la possibilità di ‘crescere’ in qualità (potrebbe chiedere loro di candidare economisti, giuristi, leader dell’associazionismo; dopo le elezioni, potrebbe chiedere molte altre cose in nome del senso dello Stato, unendo invece di dividere). Lascerà spazio a nuovi leader europei, se ve ne sono, del calibro di Adenauer e De Gasperi, in grado di co-rifondare l’Eurozona: lui non ne ha la statura, quel che poteva dare l’ha dato. Rispetterà una parola data. E darà un esempio di umiltà (troppi si credono indispensabili, in questo mondo) e di distacco da poltrone e potere.